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INTRODUZIONE GENERALE.
Il Distretto “Strada Maestra”, localizzato nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della
Laga, nell’Appennino centro-meridionale, ha un’estensione di circa 42.000 ha, nel territorio Nord-
occidentale della Regione Abruzzo, province dell’Aquila e Teramo, nella Regione Lazio provincia di
Rieti e nella Regione Marche, provincia di Ascoli Piceno.
L’area in studio è la porzione orientale del Distretto, ricadente nella provincia di Teramo ed è
caratterizzata da una grande varietà di ambienti che ne determinano un’elevata diversità abiotica e
biotica.
Il presente lavoro si articola in due parti, delle quali, la prima consiste nella presentazione delle
ricerche condotte sulla vegetazione e gli habitat presenti nel territorio compreso nella parte orientale
del “Distretto Strada Maestra” (di circa 15000 ha), condotta dal gruppo di ricerca coordinato dal Prof.
Edoardo Biondi, dell’Università Politecnica delle Marche (Ancona) a seguito di un progetto di analisi
di monitoraggio della biodiversità a livello territoriale, finanziato dal Parco Nazionale del Gran Sasso
e Monti della Laga con i fondi del Ministero dell’Ambiente. Al progetto di ricerca hanno partecipato
anche ricercatori dell’Università dell’Aquila, coordinati dal Prof. Gianfranco Pirone, che hanno
indagato la parte occidentale dello stesso distretto.
La seconda parte della presente tesi riguarda lo studio, condotto esclusivamente dal sottoscritto, dei
processi diacronici della vegetazione, in un’area del territorio del Comune di Pietracamela, situato
all’interno del Distretto “Strada Maestra”, in cui l’abbandono delle attività agricole e silvo-pastorali,
ha determinato la ripresa dei processi evolutivi della vegetazione.
Lo studio dei meccanismi e delle tipologie vegetazionali che intervengono in questi processi è, infatti,
importante per comprendere come la vegetazione naturalmente recupera e quindi assume una
fondamentale importanza per l’attuazione di una razionale gestione dell’ambiente. Affiancato a questo
studio vengono esposte delle considerazioni sulle entità critiche rinvenute nel territorio indagato
riguardo alla tassonomia delle subspecie della specie Juniperus communis. In particolare delle
subspecie hemisphaerica e intermedia.
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Parte 1: ANALISI FITOSOCIOLOGICA E SINFITOSOCIOLOGICA DEL TERRITORIO
COMPRESO NELLA PARTE ORIENTALE DEL DISTRETTO “STRADA MAESTRA”
(Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga)
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1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
1.1 Confini dell’area
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è situato nell'Italia centrale, dove si estende su
un territorio di circa 150.000 ha. Il territorio ricade nelle Regioni Abruzzo, Marche e Lazio e nelle
Province dell’Aquila, Pescara, Teramo, Ascoli Piceno e Rieti, che complessivamente comprendono
ben 44 Comuni. Il Parco è articolato in undici Distretti ambientali, turistico-culturali tra cui il Distretto
oggetto di studio: “Strada Maestra” (Fig. 1), situato nella parte centrale, lungo il tracciato della S.S. 80
del Gran Sasso d'Italia le cui origini risalgono all’epoca romana (Via Caecilia).
Il Distretto “Strada Maestra” copre una superficie totale di 42.241 ha, di cui 31.552 ha ricadenti
all’interno del Parco; comprende i comuni di: L’Aquila, Capitignano, Pizzoli e Campotosto, nella
provincia dell’Aquila; di: Crognaleto, Fano Adriano, Montorio al Vomano e Pietracamela nella
provincia di Teramo.
In questo territorio si realizza il collegamento tra i rilievi dei Monti della Laga e la catena calcarea del
Gran Sasso, tra Montorio al Vomano e la frazione di Arischia. Il distretto è solcato dal corso del fiume
Vomano e comprende la Valle del Chiarino, il Lago di Campotosto (Biondi et al., 2006).
Fig. 1 – Territorio occupato dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (in verde), suddiviso in distretti tra i
quali viene posto in evidenza quello della “Strada Maestra” (in rosso) e l’area in studio (linea gialla)
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L’area oggetto di studio riguarda il settore orientale del Distretto “Strada Maestra”, indagata
dall’équipe dell’Università Politecnica delle Marche, nella quale il sottoscritto ha svolto la sua tesi
di Dottorato di Ricerca. L’area di indagine è situata in provincia di Teramo, e ricopre
complessivamente una superficie di 15.288 ha, compresa nei territori comunali di Crognaleto,
Nerito, Tottea, Fano Adriano, Prato Selva e Pietracamela, nei contrafforti settentrionali del
Massiccio del Gran Sasso d’Italia (Fig. 2).
Fig. 2 L’Area che viene presentata si riferisce alla parte (in verde), del Distretto “Strada Maestra”, indagata dall’équipe
dell’Università Politecnica delle Marche
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1.2 Orografia
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è caratterizzato dalla presenza di tre catene
montuose delle quali due sono localizzate nel settore nord-orientale: la dorsale dei Monti Gemelli,
costituita dalla Montagna dei Fiori (che culmina con il Monte Girella di 1814 m) e dalla Montagna
di Campli (che culmina con il Monte Foltrone di 1718 m) e la catena dei Monti della Laga ad
andamento Nord-Sud (culminante con la Cima Lepri di 2445 m). Una terza catena, quella del Gran
Sasso, situata più a Sud rispetto alle altre, e prossima al Distretto “Strada Maestra”, comprende un
grande acrocoro del quale fanno parte cime importanti quali: M. Corvo (2623 m), Pizzo Intermesoli
(2635 m), M. Brancastello (2385 m), M. Prena (2561m), M. Camicia (2564 m). In questa catena si
inserisce anche la cima del Corno Grande che, con i suoi 2912 m, rappresenta la maggiore
elevazione dell’intero Appennino. (Biondi et al., 2000)
La carta orografica (Fig. 3) creata appositamente mediante elaborazione GIS con curve di livello alla
scala 1:25000 mostra come l’area di studio sia prevalentemente montuosa ed attraversata dal corso
del fiume Vomano in direzione Ovest-Est. Il fiume Vomano copre un dislivello altitudinale
compreso tra 900 m e 425 m, dividendo in due la catena arenaceo-argillosa dei Monti della Laga a
Nord e la catena calcareo dolomitica del Gran Sasso a Sud. La parte settentrionale mostra una
morfologia ondulata con rilievi di modesta altitudine con quote massime intorno a 1700m, tranne
che per il M. di Mezzo che raggiunge i 2153 m. La parte meridionale è interessata dalle maggiori
elevazioni montuose quali: Corno Grande, Corno Piccolo, P.zo Intermesoli.
Fig. 3 - Orografia dell’area indagata
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1.3 Acclività dei versanti
Dalla carta delle acclività dei versanti, anch’essa ottenuta tramite elaborazioni GIS, si può notare che
il territorio indagato mostra pendenze accentuate fino all’88% in particolare sui rilievi della catena
del Gran Sasso del settore meridionale e del 40% nel settore settentrionale. Le pendenze minime dal
5% al 20% si riscontrano nelle località di Piano di Crognaleto e di Piano Aielli, per il settore
settentrionale e negli altopiani di Prati di Tivo, Prato Selva, C.le Pagliaro, Piani di Malafede, Piana
Dum e Prati di Incodara, del settore meridionale. I Torrenti presenti nell’area manifestano una
caratteristica struttura a pettine i cui impluvi sono delimitati, agli orli, da scarpate più o meno ripide
che raggiungono pendenze assai elevate (dal 37 all’65%) fino a formare in alcuni punti vere e
proprie pareti rocciose (80%) che risultano ben evidenti in località La Cresta (Alvi) a sinistra
idrografica del torrente Fucino. Si riscontrano inoltre acclività accentuate con punti fino al 75% sulle
pendici settentrionali di M. Piano e meridionali di M. Cardito.(Fig. 4).
Fig. 4 - Carta delle acclività dell’area studiata
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1.4 Esposizione dei versanti
La carta delle esposizioni dei versanti, realizzata mediante elaborazioni GIS, mette in evidenza che il
settore meridionale del “Distretto Strada Maestra” (comuni: Pietracamela, Fano Adriano) ha una
esposizione prevalentemente settentrionale, mentre nel settore settentrionale (Macchia al Vomano,
San Giorgio, Piano Vomano) le aree sono prevalentemente esposte a Sud. Pochissime sono le aree
pianeggianti che localizziamo sulle sommità di alcuni colli e pianori (Fig. 5).
Fig. 5 - Carta delle esposizioni dell’area in studio.
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1.5 Idrografia
Il Distretto “Strada maestra” è solcato dal corso del fiume Vomano che ha origine nella provincia
dell’Aquila in prossimità del Passo delle Capannelle, sulle pendici nord-occidentali del Monte S.
Franco, a circa 1200 m di altitudine, e sfocia nel mare Adriatico, nei pressi di Roseto degli Abruzzi.
Il corso del fiume Vomano bagna per 68 Km la porzione settentrionale del territorio abruzzese, quasi
completamente compreso nella provincia di Teramo e, solo per un brevissimo tratto, in quello della
Provincia dell’Aquila.
Il suo bacino idrico si estende su una superficie complessiva di 782 Km² e confina a sinistra con
quello del fiume Tordino. Il Vomano raccoglie il contributo di oltre trenta corpi idrici grandi e
piccoli, tra cui i più importanti affluenti di destra idrografica sono: il torrente Grande, il torrente
Rocchetta e il rio Arno mentre nella sinistra idrografica scorrono il torrente Zingano e il Rio Fucino.
Nel tratto superiore, il letto del Vomano è scavato entro un solco inciso nelle arenarie mioceniche
intercalate a strati di argilla; in quello intermedio entro sponde calcaree e infine nell’ultimo tratto,
fino alla foce, il letto si allarga su terreni alluvionali.
Fig. 6 - Carta idrografica dell’area in studio
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Il naturale defluire delle acque è interrotto da bacini di captazione a scopo idroelettrico che
permettono di trasferire consistenti volumi d’acqua e provocano sensibili variazioni, anche
giornaliere, di flusso idrico che rimangono evidenti fino alla foce: la diga di Provvidenza (1060 m),
che costituisce l’omonimo serbatoio, la cui funzione è quella di ricevere le acque di scarico della
centrale idroelettrica di Provvidenza, provenienti dal lago di Campotosto. Il torrente Rocchetta ha
piccole dimensioni con una lunghezza di circa 8 Km; presenta caratteristiche montane e possiede
oltre che una forte pendenza anche una sostenuta ritenzione idrica causata dalla presenza, nel letto
fluviale, di ciottoli e massi di notevoli dimensioni. Il rio Arno Fig. 7 nasce da una sorgente sulle
pendici nord-occidentali del Corno Piccolo a 1524 m; il suo percorso di soli 12 Km è distribuito
interamente nel tratto montano ed è caratterizzato da una forte pendenza (circa 10%).
Fig. 7 Torrente Rio Arno
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Bibliografia
Biondi E., Allegrezza M., Ballelli S., Taffetani F., 2000 – “La vegetazione del Corno Grande (2912
m) nel Gran Sasso d’Italia (Appennino centrale)”. Fitosociologia, 37(1): 153-168.
Biondi E., Casavecchia S., Pesaresi S., Galassi S., Paradisi L., Angelini E., Pirone G., Frattaroli
A.R., Ciaschetti G., Di Martino L., 2006. “Analisi della biodiversità vegetale e del paesaggio del
distretto "Strada Maestra" e del comprensorio "Campo Imperatore-M.te Scindarella-Fossa di
Paganica" nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: metodologie, processi e primi
risultati” In: Documenti Tecnico-scientifici del Parco Nazionale della Majella, vol. 3 "La
biodiversità vegetale nelle aree protette in Abruzzo": 148-179.
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2 GEOLOGIA E GEOMORFOLGIA
2.1 Stratigrafia
Dal punto di vista geologico l’area oggetto di studio comprende due distinti domini paleogeografici
rappresentati dal bacino pelagico (bacino Marchigiano) a Nord, ove in ambiente di mare profondo si
è avuto un prolungato e costante deposito di sedimenti a granulometria minuta ed omogenea (Flysch
della Laga), a Sud dalla piattaforma continentale (Piattaforma Laziale –Abruzzese) ove, in ambienti
di scarsa profondità, si sono depositati i sedimenti costituiti prevalentemente di carbonati di calcio e
magnesio di origine organogena e la fascia di transizione rappresentata dalla catena del Gran Sasso
(Serie di transizione o del Gran Sasso) che collega i due diversi domini e costituisce il risultato e la
testimonianza delle variazioni delle condizioni ambientali che si sono succedute, attraverso le ere
geologiche: i sedimenti infatti, sono di natura molto varia in conseguenza dei mutamenti
paleoclimatici del retroterra, dalle frequenti variazioni di profondità che producevano cambiamenti
ambientali con immediata ripercussione sulle comunità biologiche, ed a causa dei fenomeni di
crollo, erosioni e rapidi spostamenti di considerevoli quantità di detriti. (Clementi & Osella, 2002).
In base alla Carta Geologica dell’Abruzzo Fig. 8 (Vezzani. & Ghisetti, 1998) si riscontrano i
seguenti litotipi:
1a) Depositi lacustri argilloso-limosi-sabbiosi; depositi fluviali e fluvio glaciali prevalentemente
ghiaioso-sabbiosi e travertini. Detriti di falda e copertura detritico-colluviali; depositi residuali; terre
rosse.
1b) Depositi morenici.Olocene-Pleistocene superiore
3a) Depositi lacustri argilloso-limoso-sabbiosi; Pliocene inferiore.
Successione costituita da depositi lacustri argilloso limosi e sabbiosi passanti verso l’alto a ghiaie e
sabbie con lenti di brecce calcaree a tessitura caotica, contenente blocchi di dimensioni fino a
migliaia di metri cubi. Pliocene.
UNITÁ DELLA PIATTAFORMA CARBONATICA LAZIALE-ABRUZZESE
Unità del Gran Sasso, M. Cappucciata, M. Mentino, Forca Caruso, M. Genzana
45) Flysch del Gran Sasso, di Torninparte e di Rocca Pia. Alternanza di argille marnose e di
arenarie gradate in strati da 20 cm a 1 m, talora con banchi fino a 3-4 m, con marne scure alla base.
Microfaune generalmente assenti; solo localmente sono presenti livelli con associazioni oligotipiche
a Bulimina gr. aculeata e piccoli Globorenidi in cattivo stato di conservazione. Spessore fino a 900 -
1000 m. Messiniano
46) Marne a orbulina. Marne e marne calcaree a foraminiferi planctonici. Spessore 30-40 m.
Messiniano inferiore – Tortoniano. Formazione di Monte Fiore. Alternanza di calcareniti e
calciruditi bioclastiche e di peliti nerastre bituminose passanti verso l’alto ad arenarie, in parte
eteropica delle Marne a Orbulina. Spessore 100-150 m. Messiniano inferiore – Miocene medio.
47) Marne con Cerrogna, Marne e calcari marnosi con intercalazioni di calcareniti. Alla base
calcareniti a Pectinidi e calcareniti glauconitiche (M.San Franco, Passo delle Capannelle). Bisciaro.
Calcari marnosi con liste e noduli di selce nera. Spessore: 400-500 m. miocene medio- inferiore
49) Calcareniti Spongolitiche. Alternanza di packstones e grainstones a spicole di spugna e
Macroforaminiferi in strati fino a 3-4 m (Valle del Venacquaro, Pizzo Camarda). Calcareniti
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Glauconitiche . calcareniti con spicole di Spugna in alternanza con Marne scure. (F. Tirino).
Calcareniti Bioclastiche. Calcareniti con Macroforaminiferi, passati verso l’alto a marne calcaree
verdastre glauconitiche (M. della Scindarella, con Pectinidi, Ostreidi, Briozoi (M. Luco), e con selce
nei livelli basali (M.Ripa). Spessore 100- 400 m. Miocene medio-inferiore.
50) Scaglia cinerea equiv. Marne calcaree frequentemente bioturbate, a noduli di selce, con
intercalazioni di calcareniti torbiditiche. Faune a Foraminiferi planctonici e Macrofoaminiferi.
Spessore 30-70 m.
51c) Calcareniti ad Entrochi. Calcareniti bioclastiche in banchi da 2 cm a 3 m, talora con struttura
flusso-torbiditica, con resti di coralli ed Ellipsactinie (Corno Piccolo). Localmente (Campo Pericoli)
sono presenti filoni sedimentari riempiti da calcari marnosi rosati e Globotruncanidi e da Calcareniti
a Nummuliti. Faune con Protopeneroplis striata. Spessore 150-400 m. Malm – Dogger p.p. Nella
zona di Genzana- M.di Greco ed a Nord dell’Aquila (Casaline, Cansatessa, M. S. Onofrio) le
Calcareniti ad Entrochi sono parzialmente sostituite da Diaspri con sporadiche intercalazioni
calcarenitiche.
UNITÁ MARCHIGIANA
Unità del Montagnone – Montagna dei Fiori
57e, f) Flysch della Laga. Membro post-evaporitico. Alternanza torbiditica di arenarie ed argille
con intercalazioni calcarenitico-calciruditiche con intercalazioni di corpi arenacei a sviluppo
tabulare (corpi amalgamati basin floor e lobi di conoide); arenarie di natura torbiditica in corpi
tabulari spessi e massicci, amalgamati (basin floor). Spessore: 1800 m. Messiniano.
58a,b) Marne a orbulina. Marne e marne calcaree emipelagiche azzurre con microfaune a
prevalenti Orbulina spp.. Spessore 30-40 m. Messiniano Tortoniano superiore.
Marne con Cerrogna, Bisciaro. Calcari marnosi, marne calcaree e marne arenacei, talora
glauconitiche, bioturbate, con intercalazioni di calcareniti e di calciruditi. Spessore: 300-400 m.
Miocene medio – inferiore.