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Prefazione
La realizzazione di questo elaborato ha rappresentato un’importante occasione di
riflessione e confronto sulle problematiche che possano accomunare i professionisti
sanitari della riabilitazione: l'evoluzione della materia ha infatti portato ad una
specializzazione con conseguente creazione di professionali alquanto diversi.
Una delle principali problematiche, emersa sin dai primi scambi di opinioni, è la
scarsa conoscenza delle specifiche competenze di tali operatori sanitari, non solo
come più facilmente ipotizzabile da parte dei cittadini, i quali si rivolgono ad essi
solo a seguito di indicazioni specialistiche, ma anche da parte dei medici. Tutto
questo limita la possibilità di intervento ed il campo d’azione dei professionisti
sanitari della riabilitazione, a discapito di una tempestiva risposta alla richiesta di
salute da parte del cittadino, rispetto a quanto avviene in altri paesi occidentali.
A partire da tale premessa si è voluta condurre una scrupolosa analisi delle fonti
normative che regolano l’autonomia di queste professioni, e analizzato lo status quo
nel quale ci si trova a operare, prospettando una realizzabile evoluzione e una
revisione dei modelli organizzativi; tutto ciò in considerazione anche del periodo di
crisi economica in cui ci troviamo, definendo le possibili aree di intervento e nuovi
ambiti specifici con cui le professioni sanitarie possano inserirsi nei percorsi di cura,
con un'impronta multidisciplinare e integrativa.
Lo scopo del progetto è stato pertanto quello di valorizzare i professionisti
sanitari della riabilitazione, individuando le strategie d’azione più appropriate
dell’intervento sanitario nella gestione di un ambulatorio, razionalizzando l'uso
delle risorse e contenendo la spesa sanitaria stessa in funzione del principio della
sostenibilità.
L’obiettivo è stato quello di realizzare una sorta di manuale, il quale possa
risultare utile nel guidare ciascun operatore (medico o professionista sanitario)
nell’ambito della sua specifica professione, con risvolti vantaggiosi sia per il
cittadino sia per l’operatore sanitario medesimo.
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Il seguente elaborato prenderà in considerazione nello specifico la figura
dell’ortottista assistente di oftalmologia, ma il progetto è nato con l’idea di poterlo
realizzare per ciascuna professione sanitaria dell’area riabilitativa. Attualmente un
progetto simile è stato attuato in parallelo a questo lavoro per il fisioterapista, ed è
in previsione per le professioni del logopedista e del tecnico della
neuropsicomotricità
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Introduzione
Sin dall'antichità grande attenzione è stata rivolta all'esercizio della vista, della
meccanica della visione e dei disturbi visivi, ma solo in tempi moderni si è giunti
alla definizione della figura dell'Ortottista-Assistente di Oftalmologia, intesa come
l'operatore sanitario che tratta i disturbi motori e sensoriali della visione ed esegue
le tecniche di semeiologia strumentale-oftalmologica, responsabile
nell’organizzazione e pianificazione di atti professionali nell’ambito delle proprie
competenze.
In Italia la figura dell’ortottista nasce a Milano (1954 R.D.1592 del 31.8.33) con
percorso da subito esclusivamente universitario. La legislazione, le politiche socio-
sanitarie, i nuovi bisogni legati ai cambiamenti sociali, l'innalzamento dell’età
media della popolazione, l’esplosione della tecnologia in medicina ne hanno
modificato nel tempo il profilo effettivo, ampliandone le competenze.
La professione ortottica necessita pertanto di un processo di ridefinizione e
valorizzazione, iniziato a partire da una rivisitazione del suo profilo professionale
risalente al ‘94. La legge 42/99, la legge 251/00 e il Decreto del Ministero
dell’Università 2 aprile 2001, hanno rappresentato l’avvio di una nuova cultura, con
un riconoscimento dell’importanza dell’autonomia delle professioni sanitarie sia in
ambito clinico, che in ambito organizzativo/gestionale.
Uno degli aspetti che qualificano i moderni sistemi sanitari è rappresentato dalla
strutturale tendenza all'ampliamento dell'area delle attività di carattere professionale
e le modificazioni delle caratteristiche professionali sono in genere il risultato di
cambiamenti imposti dalle istituzioni sanitarie. La valorizzazione delle persone nei
diversi ruoli e livelli di responsabilità è oggi indispensabile e imprescindibile,
poiché lo sviluppo delle organizzazioni è strettamente collegato allo sviluppo dello
skill degli individui che ne fanno parte. Quando la capacità di guarire era l'unico
fattore in grado di attribuire a chi la detenesse la qualifica di "professionista", ossia
di persona cui è attribuita piena autonomia decisionale con riguardo ai propri atti,
tale caratterizzazione era riconosciuta esclusivamente al medico, capace di
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rispondere ai bisogni di salute giacché in possesso di conoscenze, competenze e
abilità di diagnosi e cura che gli consentivano di modificare la condizione di
benessere fisico e psichico della persona.
Il ruolo degli altri operatori sanitari consisteva nel supporto all'espletamento della
diagnosi e della cura con compiti e funzioni ben precise, caratterizzati da una
limitata o inesistente autonomia di scelta da parte di chi li svolgeva e il rischio
conseguente di impoverire la capacità di apprendimento dell'organizzazione (cioè
attività essenzialmente ausiliaria). L'esigenza degli utenti di avere servizi sanitari di
qualità sempre maggiore e la crescente complessità dei fattori che influenzano il
bisogno di salute fa sì che la risposta sanitaria richieda oggi molteplici prestazioni
garantite da differenti campi di conoscenze.
Il periodo attuale, non solo in campo sanitario, è caratterizzato dalla progressiva
presa di coscienza di non poter più disporre di risorse un tempo ritenute illimitate,
fatto ritenuto fideisticamente scontato fino a poco tempo fa, sull'onda emotiva
determinata da un rapido progredire delle soluzioni tecnologiche e da una sempre
crescente attenzione riconosciuta a questo settore da tutte le componenti sociali.
Oggi fattori quali l’invecchiamento della popolazione e il ricorso a tecnologie
avanzate, obbligano a ridiscutere le modalità e l'eticità d’intervento e di
distribuzione del relativo costo.
Pertanto il panorama sanitario futuro vedrà un probabile ridimensionamento del
concetto universalistico delle prestazioni, con un incremento del ruolo del privato in
alcuni settori, e si assisterà ad un riassetto del rapporto tra le professioni:
contrazione del numero degli specialisti in oculistica, un numero stabile di ortottisti,
un aumento di ottici diplomati, a fronte di una riduzione del numero e della
tipologia di prestazioni erogabili nell'ambito del SSN. Pertanto appare inevitabile
che alcune prestazioni saranno indispensabilmente demandate a personale non
medico. Nelle organizzazioni professionali quali quelle sanitarie, le competenze
specifiche dei singoli operatori rappresentano inoltre fonti di generazione del valore
e di reale differenziazione nella capacità di offerta delle singole strutture. Gli
operatori introducono con la loro professionalità un patrimonio culturale e tecnico
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che sviluppa un clima organizzativo più integrato. Una delle principali
problematiche, che tuttavia emerge, è rappresentata dalla scarsa conoscenza delle
competenze dell'ortottista-assistente in oftalmologia non solo da parte dei cittadini,
ma soprattutto da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri, i quali, il più
delle volte, ne ignorano la totalità delle potenzialità e delle mansioni effettive. Per
superare ciò è necessario promuovere le competenze di ognuno e la partecipazione
attiva di tutti per condividere obiettivi comuni tra dirigenza e professionisti e tra
professionisti e pazienti, nonché lavorare al fine di mettere in condizione gli
operatori di sviluppare nuove metodiche di lavoro maggiormente consone alla
specificità dei casi ed innovative, nella prospettiva di orientare i processi di
miglioramento continuo della qualità.
Il management applicato alle scienze ortottiche rappresenta uno strumento
essenziale per interpretare al meglio questo nuovo ruolo, con il fine ultimo di
rispondere al bisogno di salute, organizzando e ottimizzando le risorse necessarie.
In sintesi in questa tesi è stata condotta un’analisi la più possibile scrupolosa ed
attenta delle fonti normative che regolano l’autonomia ed il ruolo odierno
dell’ortottista, del suo attuale profilo professionale e del core competence, per
svilupparsi in seguito con una ricerca sui servizi di ortottica presenti sul territorio
piemontese e sull'occupazione degli ortottisti e del loro possibile ruolo futuro, per
terminare con una valutazione manageriale della professione, con particolare
riferimento alla fase di pianificazione di un progetto di lavoro individuale per la
realizzazione e l’organizzazione di uno studio di ortottica.
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CAPITOLO I - Panorama contemporaneo dell’economia sanitaria
“ Tutti dovremmo preoccuparci del futuro,
perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita”
Charles F. Kettering
1.1 L'economia sanitaria
Il sistema sanitario, all'interno di quello economico complessivo, ha lo
scopo di produrre un particolare tipo di bene economico: le prestazioni o i
servizi sanitari (per esempio i ricoveri, visite, esami diagnostici) al fine di
promuovere salute.
Ogni attività sanitaria ha in sé anche un aspetto economico, poiché
utilizza risorse in forme sempre più copiose. Queste sono, peraltro, scarse a
livello di collettività e bisogna quindi utilizzarle al meglio. Non essendo
possibile ottenere tutto ciò che si vorrebbe (o che il sistema impone come
necessario), è necessario fare delle scelte: l'economia sanitaria fornisce
strumenti per aiutare a prendere decisioni che siano compatibili con il
miglior uso possibile delle risorse, in relazione ai risultati in termine di
salute perseguiti. I criteri per determinare quante di esse destinare alla
produzione di servizi sanitari, piuttosto che ad altri beni, si rifanno a quattro
quesiti fondamentali: che cosa produrre, come produrre, per chi produrre e
chi prende le decisioni, cui oggi si afferma un quinto elemento incentrato su
chi valuta le prestazioni.
Prima ancora di chiedersi quante risorse destinare alla produzione di
prestazioni sanitarie, è necessario domandarsi se è vero che "più sanità"
significhi anche "più salute". Questa relazione, infatti, non è così scontata
ed univocamente dimostrata come potrebbe sembrare: la salute di una
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collettività non dipende soltanto dalla quantità di servizi sanitari disponibili
e non è detto che questi migliorino automaticamente la salute.
La salute di una determinata collettività dipende da molti fattori: dalla
disponibilità di prestazioni sanitarie (prevenzione, cura, diagnostica), ma
anche dal patrimonio genetico, dalle condizioni ambientali, da fattori
socioeconomici e dai conseguenti stili di vita. Anzi, in termini quantitativi
le determinanti non sanitarie sembrano essere notevolmente più rilevanti
rispetto a quelle sanitarie: esse concorrerebbero alla produzione di salute
per circa l'80-85% rispetto a un contributo del 15-20% delle prestazioni
sanitarie. Questa è la ragione per cui nei piani sanitari, dal Piano sanitario
nazionale 1998-2001, si sono considerati non soltanto obiettivi strettamente
sanitari, ma anche stili di vita, alimentazione ecc. (oltre agli aspetti etici che
il non perseguire una condizione favorevole al mantenimento della salute
può comportare nella suddivisione tra carico fiscale e partecipazione diretta
alla spesa dal pare del singolo). Ne deriva, inoltre, che le politiche sanitarie
e sociali sono affrontate sempre più in modo unitario in piani che diventano
"sociosanitari", riconoscendo come si tratti di due aspetti inscindibili che, se
non affrontati unitariamente, provocano sprechi di risorse. A livello di
collettività, pertanto, le risorse che producono salute non sono soltanto
quelle destinate alla produzione di prestazioni sanitarie, ma anche quelle
destinate a un’adeguata educazione a corretti stili di vita, alla difesa
ambientale, al superamento del degrado sociale che facilmente degenera in
problemi sanitari e così via. Tutto ciò, oltre a portare indubbi vantaggi sulla
salute, potrebbe consentire anche di risparmiare sulle risorse necessarie per
i servizi sanitari.
1.2 Il panorama dell’economia sanitaria
Agli inizi del nuovo millennio il panorama dell'economia sanitaria e
delle sfide che dovranno essere affrontate in futuro potrebbe essere
riassunto in questo modo: spesa crescente e paradossalmente un maggiore