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Introduzione
La società che ci circonda è una realtà particolare e in continua
evoluzione, caratterizzata da un processo ininterrotto d’innovazione
nel campo tecnologico e in cui, le attività di ricerca e sviluppo
assumono un ruolo sempre più tangibile e decisivo. Ci troviamo così,
a vivere in un’era dove le informazioni e le conoscenze acquisite in
ogni campo, possono diffondersi in maniera immediata e senza che
questa cosa comporti necessariamente dei costi aggiuntivi:
l’informazione assume così, le caratteristiche tipiche dei beni pubblici,
ossia la non rivalità e la non escludibilità. Ognuno di noi ha cioè la
possibilità di goderne, in maniera sostanzialmente priva di ostacoli, e
senza che ciò intralci il godimento altrui.
Siamo quindi in una situazione, in cui i costi marginali per produrre
un’unità ulteriore di quel dato bene-informazione, sono pressoché
nulli. In tale stato si calano alla perfezione, in tutte le loro forme, i
diritti di proprietà intellettuale: sono considerati allo stesso tempo, sia
come elementi costitutivi della nuova ricchezza, sia come condizioni
essenziali allo sviluppo, andando perciò a configurarsi come vere e
proprie armi strategiche. Essi garantiscono, infatti, al creatore un
ampio margine di profitto, ad esempio tramite la costituzione di una
situazione di monopolio per un dato periodo (è il caso del brevetto), o
comunque garantendo, tramite un sistema di diritti esclusivi, una
sufficiente remunerazione allo sforzo creativo e agli investimenti fatti.
Emerge dunque, la centralità della figura della proprietà intellettuale e
dei diritti da essa derivanti nell’ambito del commercio internazionale.
Si afferma di pari passo, una tendenza internazionale al rafforzamento
della loro tutela in ogni ambito, derivante dalla necessità, oggi
impellente, di una protezione adeguata dei diritti di proprietà
intellettuale, e che possa operare il più uniformemente possibile su
scala globale; ciò sembra condivisibile, tuttavia non dovrebbe però
sfociare, in un eccesso di comportamenti protezionistici, che nel lungo
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periodo, finiscono per pregiudicare ed influire sulle condizioni di
concorrenza internazionale da un lato, così come sullo sviluppo dei
paesi coinvolti, dall’altro.
Con questo lavoro si propone di analizzare la Proprietà Intellettuale,
non solo da un punto di vista meramente legislativo, ma soprattutto
economico, cercando di ripercorrerne le origini, i motivi che ne
giustificano l’esistenza, la sua evoluzione nel corso del tempo; si tenta
inoltre di costatare come essa operi nei comportamenti e nelle
relazioni quotidiane, come si ripercuota cioè, più o meno
indirettamente e consapevolmente, su tutti noi.
Nella prima parte si tratterà il tema dell’Informazione intesa come
bene pubblico, di come, una volta scoperta ed affinata, un’innovazione
tecnologica possa essere riprodotta senza costi aggiuntivi a vantaggio
di tutti; di come venga così a crearsi un fallimento del mercato e, di
conseguenza, configurandosi l’ipotesi di assegnare un diritto di
esclusiva, al titolare dell’invenzione: questo non è altro che il diritto di
proprietà intellettuale destinato a garantire al suo creatore, una
sufficiente remunerazione e assicurando, di fatto, un certo grado di
appropriabilità alla realizzazione. Dopo aver esaminato la
composizione dei costi del bene-informazione, si passerà dunque a
considerare i contributi forniti dai più importanti analisti del settore
(un nome su tutti è certamente quello di Coase), per riuscire a trovare
una qualche possibile soluzione, a questo esempio di fallimento del
mercato, facendo in modo di garantire sì all’ideatore, un incentivo a
innovare, ma contemporaneamente, permettere una rapida diffusione
della conoscenza, senza che si creino ulteriori esternalità negative per
la collettività: proprio una delle ipotesi paventate, è quella dei diritti di
proprietà intellettuale.
Nella seconda parte si analizzerà più in concreto quali sono tali diritti,
come nascono, come sono disciplinati dall’ordinamento, quali sono i
loro requisiti; s’inizierà tale percorso partendo dal brevetto,
analizzando quelle che sono le sue caratteristiche e quale sia la sua
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estensione ottimale, secondo una prospettiva economica; si passerà
poi a esaminare che cosa costituisce oggetto di tutela da parte del
diritto d’autore prima, per arrivare a un’analisi del marchio poi. Infine,
si valuteranno brevemente in questa seconda parte, quelle che sono le
possibilità alternative per garantire una qualche forma di
appropriabilità dell’invenzione, al suo titolare.
La terza e conclusiva parte, è dedicata agli sviluppi più concreti e
talvolta drammatici, che i diritti di esclusiva generano nella vita
quotidiana, e alle possibili conseguenze che porteranno nel nostro
futuro, data la sempre crescente pressione da parte dei paesi
industrializzati e delle multinazionali, affinché questi diritti siano
sempre più restringenti e invasivi.
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1. L ’ INFORMAZIONE COME BENE COMUNE
1 . 1 I n t r o d u z i o n e
Una delle principali forze motrici dello sviluppo è rappresentata
dall’innovazione tecnologica. Considerato da un punto di vista
economico, il sapere presenta le tipiche caratteristiche della non
rivalità: una volta scoperta ed affinata, un’innovazione tecnologica
può essere riprodotta senza costi aggiuntivi a vantaggio di tutti. Lo
stesso vale per molte opere dell’ingegno e creatività: una volta
prodotte tutti ne possono trarre godimento senza limite. In questi casi
restringere l’accesso al bene tramite un sistema di prezzi è
inefficiente: tutti dovrebbero essere messi nelle condizioni di godere
del bene al solo costo della sua riproduzione, costo spesso
trascurabile. Come avviene per i beni pubblici, si può esser indotti a
pensare che la soluzione al fallimento del mercato possa esser trovata
nella produzione pubblica: il decisore politico assegna il compito di
produrre il bene pubblico al livello ottimale (ossia quando i benefici
marginali per la collettività eguagliano i costi marginali di
produzione) a enti pubblici o privati. Va da sé come questa soluzione
non dia spazio ai diritti di proprietà intellettuale, che
rappresenterebbero un ostacolo alla diffusione del bene pubblico.
L’inventore, il creatore o l’artista sarebbero pagati per quello che
producono, ma non avrebbero diritto di escludere alcuno dalla
fruizione delle proprie opere. Quindi il motivo della loro necessaria
esistenza sta nella difficoltà di realizzare un sistema puramente
pubblico di produzione del sapere. E’ estremamente difficile stabilire
a priori il valore della miriade di innovazioni potenzialmente
ottenibili in campo tecnologico, così come valutarne i veri costi di
10
produzione: in tale prospettiva il decisore politico non potrebbe che
“fallire”, producendo a sua volta inefficienze
1
.
Occorre quindi valutare settore per settore, se il fallimento del
governo sia peggiore o migliore, del fallimento del mercato
2
associato
all’assegnazione di diritti di esclusiva; ed è il mercato che in ultima
analisi decide il livello di remunerazione e finanzia l’inventore
creatore.
1 . 2 E c o n o m i a d e l l ’ i n f o r m a z i o n e
La visione di Schumpeter
3
crea un nuovo punto di vista rispetto
all’analisi statica tradizionale, sottolineando l’importanza
dell’imprenditore o innovatore, cioè la persona che introduce “nuove
combinazioni” nella forma di nuovi prodotti o di nuovi metodi
1
Nordhaus – Samuelson, “Economia”, Milano, McGraw-Hill, 2006.
2
Con questa espressione ci si riferisce a tre specifiche situazioni:
∞ Presenza di esternalità - si tratta d’inefficienze che comportano scambi involontari
di costi o benefici ad altri soggetti, al di fuori delle relazioni di mercato(ad
esempio l’inquinamento dovuto alle esalazioni di uno stabilimento industriale,
provoca danni ai vicini e alla loro salute; generalmente si avrà una esternalità nel
caso di mancato risarcimento del danno);
∞ Concorrenza imperfetta - si tratta di un certo potere goduto da un’impresa (ad
esempio un monopolio ottenuto a seguito di brevetto), alza il prezzo sopra il
costo marginale: si acquistano meno beni e minore è la soddisfazione del
consumatore e ciò è causa d’inefficienza);
∞ Imperfezione nella diffusione d’informazioni – si dà per scontato che venditori e
acquirenti abbiano necessarie informazioni sui beni che vendono o acquistano; la
realtà è ben diversa, causando un danno dovuto all’imperfezione nella diffusione
di informazioni.
3
Schumpeter, “La teoria dello sviluppo economico”, Milano, Mondadori, 1911.
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organizzativi: queste producono sì profitti enormi, ma temporanei,
perché l’imitazione li erode.
Le interpretazioni moderne delle teorie di Schumpeter pongono
particolare attenzione sugli aspetti peculiari dell’economia
dell’informazione. Essa è fondamentalmente un bene diverso dagli
altri: è molto costoso produrla, ma molto economico riprodurla,
perciò i mercati dell’informazione sono soggetti a gravi fallimenti di
mercato. Ad esempio possiamo pensare alla produzione di alcuni dei
software più diffusi, come Windows XP, Microsoft Autocad,
Microsoft Office XP, e Photoshop. Sono stati impiegati molti anni e
spese decine di miliardi di dollari per svilupparli, ma adesso è
possibile acquistarli a molto meno del loro prezzo di mercato
(attenzione alla violazione delle leggi sul diritto d’autore)
4
. Lo stesso
fenomeno riguarda l’editoria, i prodotti farmaceutici, di
intrattenimento e tutti quei settori in cui i beni hanno un elevato
contenuto di informazione. Qui la partecipazione allo sviluppo può
esser un processo laborioso che richiede anni, ma una volta che il
lavoro è nero su bianco, o registrato su nastro o su CD, può esser
usato e riprodotto in modo essenzialmente gratuito.
L’incapacità delle imprese di sfruttare appieno il valore monetario
delle loro invenzioni viene definita inappropriabilità. Vari studi hanno
dimostrato che il rendimento sociale delle invenzioni, è di molte volte
superiore al guadagno personale dell’inventore. L’inappropriabilità
delle invenzioni determina una carenza di investimenti nella ricerca e
nello sviluppo, soprattutto nel settore della ricerca di base, e ciò
spinge molti stati a sovvenzionare tali settori in campo medico e
scientifico.
4
WINDOWS XP Prezzo reale: 335 euro - Prezzo pirata: 10 euro; OFFICE
XP Prezzo reale: 618 euro - Prezzo pirata: 10 euro; AUTOCAD Prezzo reale: 4500
euro - Prezzo pirata: 10 euro; PHOTOSHOP Prezzo reale: 1249 euro Prezzo pirata:
10 euro. http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001016473.
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1 . 3 I b e n i - i n f o r m a z i o n e e i p r i n c i p i b a s e d e l l ’ e c o n o m i a
d e l l ’ i n f o r m a z i o n e
Informazione è tutto ciò che può essere digitalizzato, ovvero
rappresentato come una sequenza di bit. Lo sviluppo senza freni
dell’economia dell’informazione negli anni recenti è dovuto al
progresso che si è avuto nell’infrastruttura. Il valore della rete Web
risiede sia nella sua capacità di fornire accesso immediato alle
informazioni che sono immagazzinate in ogni parte del mondo, sia
nella possibilità che ci è offerta, di un’informazione che può essere
immediatamente manipolata e processata.
Grazie infatti a sistemi informatici elettronici a basso costo come
Internet, è tecnologicamente possibile rendere l’informazione
disponibile per tutti, ovunque e tendenzialmente con un costo
marginale pari a zero: in questa situazione la concorrenza perfetta non
può sussistere perché il prezzo uguale al costo marginale zero
produce un rendimento pari a zero, e nessuna impresa è attuabile a
queste condizioni. Si mette quindi in evidenza il conflitto tra
efficienza e incentivi: le informazioni rese conoscibili a un costo pari
a zero, riducono o distruggono l’incentivo a produrre nuovi dati,
nuovi libri, nuovi spettacoli, perché i creatori non traggono profitto
dalla loro attività
5
.
Il bene informazione è un “bene esperienza”, ossia un bene il cui
valore può essere giudicato solo attraverso il consumo. Per
promuovere nuovi “prodotti esperienza” le imprese in genere
sviluppano apposite strategie di marketing, quali l’offerta di copie
omaggio, il lancio a prezzi di promozione o campagne pubblicitarie
che aiutano il consumatore ad apprendere le caratteristiche del nuovo
5
Nordhaus – Samuelson, “Economia”, Milano, McGraw-Hill, 2006.
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bene. Nel caso dei giornali, si pensi ai tabelloni esposti fuori dalle
edicole con i titoli. La maggior parte dei produttori risolve il
problema connesso alla vendita di tali beni, facendosi un nome (o un
marchio) e investendo in reputazione.
Il problema fondamentale nell’economia dell’informazione, è
rappresentato dal contrasto tra il mettere l’informazione a
disposizione dei consumatori (per far sapere quello che si offre loro) e
far pagare un prezzo che permetta di coprire i costi di produzione
della stessa. Inoltre data la velocità con cui si dispone delle notizie, la
loro ubiquità e il bassissimo costo cui sono distribuite, esiste il
problema di un eccesso di informazioni. Perciò un produttore di
informazione crea valore effettivo per il consumatore nel momento in
cui localizza, filtra e comunica le informazioni che sono veramente
utili al consumatore. Non a caso i siti Web più popolari sono i motori
di ricerca
6
.
Vendere l’attenzione di coloro i quali osservano, è da sempre la strada
più efficace per realizzare ricavi da parte dei produttori dei beni
informazione. Gli spot commerciali sono una fonte di sostegno per le
reti televisive e la pubblicità è spesso la principale fonte di ricavo per
giornali e riviste. Si vende quindi l’attenzione degli osservatori,
invece del prodotto realizzato che è offerto gratuitamente o quasi.
Internet è a metà strada tra un mezzo televisivo e un mezzo di
comunicazione, e per questo offre straordinarie potenzialità
d’incontro fra clienti e produttori. I server Web sono in grado di
registrare il comportamento di milioni di utenti e di realizzare
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Amazon.com, la libreria on-line, nel 2001 ha stipulato un accordo a lungo termine
con America Online (AOL) per avere accesso ai suoi 8,5 milioni di clienti. Il costo di
questo contratto si aggira sui 19 milioni di dollari(in un investimento globale di circa
100 milioni di $), e può essere interpretato come il prezzo pagato da Amazon per
acquistare l’attenzione dei clienti di AOL.
http://www.nytimes.com/2001/07/24/business/aol-invests-100-million-in-
amazoncom.html?sec=&spon=&pagewanted=2
14
istantaneamente siti con un contenuto personalizzato, in cui sono
caratterizzate anche le pubblicità che vengono mostrate. Ad esempio
Hotmail
7
offre gratuitamente servizi di posta elettronica, ma prima
richiede agli utenti che compilino un questionario sulle proprie
abitudini di consumo e sui propri interessi. Grazie a queste
informazioni, Hotmail è in grado di personalizzare la pubblicità che
viene mostrata insieme ai messaggi di posta elettronica ricevuti dal
cliente (marketing one-to-one); in realtà esisteva già: è stato infatti
messo a punto da alcune Società Giapponesi all'inizio degli anni '80 e
si chiamava “Custom Marketing”, cioè marketing fatto a misura del
singolo consumatore. Si trattava di marketing di beni industriali, ma è
stato ben presto adottato dalle Società di Computer come l’HP, e poi
anche da altri tipi di imprese, nei più svariati settori. Consiste, in
sostanza, nel progettare un prodotto in modo molto "elastico", così
che se ne possano poi fare varianti e adattamenti secondo le esigenze
del singolo Cliente. Anche su Internet spesso si vedono azioni
definite one-to-one marketing ma che, in realtà, sono azioni di
Comunicazione “personalizzate”, fatte cioè per il singolo utente. La
differenza è, ovviamente, sostanziale, perché un conto è se ti vendo
un prodotto che ho modificato apposta per te e per le tue esigenze, un
altro è se mi limito a fare una pubblicità che ti dia l'impressione di
rivolgersi solo a te. Insomma: la differenza tra forma e sostanza.
“Fare dell'one-to-one a livello di comunicazione non è difficile; farlo
a livello di prodotto richiede un enorme sforzo di progettazione; farlo
a livello di servizio è invece più semplice, basta avere una vasta
preparazione e conoscenza del mercato, nonché una mentalità elastica
e aperta ai bisogni del consumatore”
8
.
7
www.hotmail.com
8
D. Peppers, M. Rogers, B. Dorf, “Marketing one-to-one. Manuale operativo del marketing di
relazione” Milano, Il Sole 24 Ore Libri, 2000;