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INTRODUZIONE
Il lavoro qui presentato prende l’avvio dall’analisi delle caratteristiche del
turismo nelle aree minori, rurali, periferiche, o più in generale nelle aree turisticamente
più deboli, a livello internazionale, nazionale e regionale, per spiegare come sono
cambiati gli interessi dei viaggiatori e come si è modificato, di conseguenza, il mercato
del turismo negli anni, passando da una tendenza all’omologazione del prodotto
turistico a una diversificazione dello stesso e quindi alla riscoperta e valorizzazione del
patrimonio identitario di ogni singola località e dunque all’affermazione dell’unicità del
prodotto turistico locale. Questo concetto viene indagato attraverso la descrizione di
alcuni esempi significativi e attraverso l’esposizione del percorso legislativo, attuato
dallo Stato italiano e, successivamente, dalla Regione Sardegna, che ha portato negli
anni all’affermazione, nel nostro Paese, della nuova tendenza del mercato turistico.
Questa prima parte servirà, successivamente, ad introdurre nella seconda parte del
lavoro l’analisi di una realtà territoriale minore e turisticamente debole. Il Guilcier è una
regione del centro della Sardegna in cui lo sviluppo turistico si trova ancora in una fase
embrionale o fase 0 (Mïossec, 1976), nonostante le sue peculiarità ambientali e culturali
e la centralità della sua posizione avrebbero potuto essere già da tempo fattori di
attrazione importanti. Il secondo capitolo mira, perciò, ad indagare la situazione attuale
del sistema turistico della regione in questione, attraverso l’analisi dei dati relativi al
movimento turistico, alla quantità e alle caratteristiche delle strutture ricettive presenti,
al flusso di visitatori registrato nei siti d’interesse della zona dotati di
un’organizzazione. I siti presi in considerazione in questa sezione sono: la Casa Museo
di Antonio Gramsci di Ghilarza, il complesso archeologico del nuraghe Losa di
Abbasanta, l’area archeologica di Santa Cristina e il Museo archeologico- etnografico
Palazzo Atzori di Paulilatino, l’area archeologica delle Terme Romane e la Casa
Aragonese di Fordongianus. Tutti i siti vengono indagati primariamente dal punto di
vista descrittivo e successivamente dal punto di vista di presenze turistiche. E’
necessario precisare che nell’analisi viene inserito anche il paese di Fordongianus che
non si trova nella regione del Guilcier, bensì fa parte della confinante regione del
Barigadu.
Il terzo capitolo prende avvio dalle considerazioni derivanti dalle analisi
precedenti per giungere ad individuare quali sono le problematiche che limitano le
possibilità di sviluppo turistico dell’area. Vengono quindi avanzate delle ipotesi di
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valorizzazione di alcuni siti del territorio ritenuti turisticamente molto validi ma non
ancora sufficientemente affermati nel mercato. Si analizza il caso del lago Omodeo e dei
musei presenti nell’area, individuandone i problemi e i limiti esistenti.
Per realizzare il presente lavoro è stato utile anzitutto effettuare una raccolta dei
dati statistici riguardanti la zona, ottenuti grazie alla disponibilità dell’Assessorato al
Turismo della Provincia di Oristano, dell’Associazione Casa Museo di Antonio Gramsci
di Ghilarza, della Cooperativa Paleotur di Abbasanta, della Cooperativa Archeotour di
Paulilatino e della Cooperativa Forum Traiani di Fordongianus. E’ stato inoltre
necessario il ricorso a ulteriori dati statistici pubblicati dall’ Istituto nazionale di
statistica (ISTAT) e dal World Tourism Organization (WTO) e reperibili sui
corrispettivi siti web. Infine, il lavoro è stato portato a termine dopo aver consultato
un’ampia bibliografia, riguardante sia il turismo sia la regione presa in considerazione,
di proprietà privata o reperita nella Biblioteca del Dipartimento di teorie e ricerche dei
sistemi culturali dell’Università di Sassari e nella Biblioteca Comunale del Comune di
Ghilarza.
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Capitolo 1. Il fenomeno turistico.
1.1. Il fenomeno turistico internazionale: il turismo nelle aree
minori.
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, l’industria turistica ha raggiunto,
sia in termini di movimentazione passeggeri sia di fatturato, dimensioni d’interesse
mondiale e appare essere un settore in continua crescita. Si è passati dai 25 milioni di
arrivi nel 1950 ai 300 milioni nel 1980 fino ad arrivare agli 806 milioni del 2005.
Nell’anno 2007 si sono avuti addirittura 900 milioni di arrivi, 56 milioni in più rispetto
al 2006, con una crescita del 6,6% rispetto all’anno precedente. Gli introiti che
l’industria turistica ha avuto nel 2007 sono stati pari a 625 miliardi di euro.1 Secondo le
previsioni del W. T. O. (World Tourism Organization), se i flussi turistici dovessero
continuare a crescere con questo ritmo, nel 2020 si raggiungerebbero i 1600 milioni di
arrivi all’anno.
Da queste premesse, si può facilmente comprendere perché oggi il turismo è uno
dei settori che attira maggiori attenzioni sia da parte degli investitori sia da parte dei
governi, in particolar modo di quelli dei Paesi sottosviluppati. Negli ultimi decenni si è
assistito ad una trasformazione dei settori industriali, entrando appunto in economie
globalizzate e quindi, anche nell’industria turistica, ad una omologazione dell’offerta.
Le società multinazionali dei paesi sviluppati controllano una buona parte dell’industria
turistica e creano strutture stereotipate in tutto il mondo, anche nei paesi sottosviluppati
dell’Africa o dell’Asia, in cui addirittura le località turistiche gestite dalle compagnie
straniere sono del tutto autosufficienti e apportano solo minimi benefici economici alle
popolazioni locali, legati più che altro alla fornitura di prodotti alimentari o di servizi
poco qualificati. In risposta alla tendenza all’omologazione dell’offerta turistica si è
sviluppato in alcune località il desiderio di una ricerca delle proprie radici e della
propria identità, che si manifesta attraverso una valorizzazione del patrimonio
identitario e delle tradizioni popolari. E’ nata quindi una nuova contrapposizione tra
globale e locale, in cui anche le zone meno turistiche cercano di emergere nel mercato,
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Fonte: World Tourism Organization. Fondata nel 1975, è un’organizzazione intergovernativa
delle Nazioni Unite con potere esecutivo. Gli Stati aderenti sono 150. Essa svolge attività di monitoraggio
e di interrelazione a fini cooperativi tra i vari Stati, assicurando uno sviluppo turistico.
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promuovendo le loro peculiarità. Si sente l’esigenza di una diversificazione delle
proposte e di una creazione di nuove strategie, che possono essere realizzate attraverso:
- un’ integrazione dei servizi secondo una logica di sistema;
- un’innovazione dell’offerta e un ampliamento della gamma dei
prodotti;
- una collaborazione tra operatori del settore.
L’obiettivo di queste località è quello di riuscire ad affermare e valorizzare
l’unicità del prodotto turistico locale, quale fattore di sviluppo sia economico che
sociale. Si tratta di un fattore di sviluppo economico in quanto legato a una
differenziazione dell’offerta turistica, si tratta invece di un fattore di sviluppo sociale
poiché permette alle zone interne di uscire dal proprio isolamento.
Le grandi città del mondo non hanno bisogno di proporre nuove politiche di
sviluppo turistico e di valorizzare il proprio patrimonio, perché già il fatto di essere
delle metropoli importanti a livello internazionale (Londra, Parigi, New York, Milano)
oppure di possedere un litoma artistico e culturale di grande spessore conosciuto in tutto
il mondo (Firenze, Roma), permette loro di attrarre da decenni un numero enorme di
turisti. Il turismo, com’è noto, genera turismo. In altre parole, una città che attira
numerosi turisti ogni anno, continua ad attirarne perché essa stessa diviene un simbolo,
un luogo che è quasi obbligatorio visitare. L’immagine che una località si crea
attraverso i canali di informazione è estremamente importante per le sue sorti.
L’immagine di Parigi ad esempio, è quella di una grande città, caratterizzata da un
immenso patrimonio artistico, monumentale e culturale ma anche da quartieri dediti allo
svago o agli affari, che ospita ogni anno milioni di turisti. Parigi, come gli altri grandi
poli urbani, non ha la necessità di attuare nuove politiche di sviluppo e di rinnovarsi, ma
organizzando semplicemente qualche manifestazione riesce ad attrarre un numero
considerevole di turisti. La situazione è invece ben diversa per le zone periferiche dei
grandi centri urbani o le regioni interne. Queste aree tendono a rimanere escluse dai
circuiti turistici, in quanto i visitatori tendono a concentrarsi nei principali poli
d’attrazione. E’ per questa ragione che le aree minori mirano al ritrovamento della
propria identità e alla valorizzazione delle peculiarità del proprio territorio, dal punto di
vista naturalistico, storico, culturale o anche folkloristico. Un esempio di valorizzazione
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di aree esterne alle città è dato dalla valle della Loira in Francia.2 La zona è stata
valorizzata adeguatamente e accoglie attualmente milioni di visitatori ogni anno,
drenando in un territorio rurale una buona parte dei flussi turistici in arrivo nel Paese.
L’esempio francese è significativo in quanto si tratta della prima nazione al mondo nella
classifica annuale degli arrivi dei turisti. Secondo i dati riportati dalla W. T. O. infatti, i
visitatori nel 2007 sono stati quasi 82 milioni, mentre la Spagna, che si trova al secondo
posto, ha ospitato nel 2007 poco più di 59 milioni di turisti. La Francia ha cercato anche
di valorizzare le aree rurali già dagli anni Ottanta, attraverso la forma dell’agriturismo,
che associa la popolazione agricola e rurale alla funzione ricettiva e talvolta anche
all’animazione (Lozato- Giotart, 1999). Quest’organizzazione, in verità già sviluppata in
precedenza nel nord dell’Europa e presente soltanto da pochi anni anche in Italia,
permette di valorizzare l’enogastronomia e le tradizioni locali, attraverso la presenza di
strutture ricettive e pararicettive, ma anche attraverso l’iniziazione dei villeggianti alle
attività artigianali. Le tradizioni locali vengono valorizzate anche attraverso la
realizzazione di sagre, fiere e manifestazioni varie che attirano un numero notevole di
visitatori. Basti pensare ad esempio alla valorizzazione dei vigneti della Francia, alla
corsa dei tori di Pamplona in Spagna, all’Oktoberfest di Monaco, alle manifestazioni
folkloristiche dell’area alpina, alle varie tradizioni legate al Carnevale presenti al
mondo. Ogni regione cerca di valorizzare ciò che possiede e di renderlo fruibile oltre
che alla popolazione locale, anche ai forestieri.
Appare ben chiaro perciò che la tendenza diffusa nel mondo è quella di
valorizzare il patrimonio di ciascuna regione, in modo da metterne in evidenza le
peculiarità e le tradizioni, e riuscire in questo modo a occupare dei segmenti ancora
liberi del mercato turistico, o che comunque permettano alla località di competere con le
altre. Si può parlare a tal proposito di heritage tourism, intendendo con questo termine
un turismo fondato sulla valorizzazione dell’identità dei luoghi, dal punto di vista
storico, naturale e culturale. Si tratta in particolare di acquisire consapevolezza del
valore del passato e di voler conoscere e dialogare con i luoghi attraverso il loro
patrimonio culturale, che non è semplicemente un insieme di monumenti e oggetti, ma
una espressione di civiltà e una testimonianza della storia di una comunità (Carta,
2002).
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La Valle della Loira è una regione situata tra Orleans e Nantes, nella quale sono presenti oltre
trecento castelli, costruiti a partire dal X secolo, quando i sovrani di Francia scelsero la valle per le loro
dimore estive. La zona è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2000.