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Ma, come in ogni altro contesto, è praticamente impossibile tentare di gestire, e ancor più di
migliorare, ciò che non si conosce perfettamente; pertanto, il punto di partenza per ogni attività
di miglioramento è l’analisi, la descrizione di un processo, tanto di uno già esistente per
migliorarlo, quanto di uno nascente, per definirne preliminarmente le criticità e i punti di forza
atti a guidarne la corretta gestione.
L’intento del presente lavoro di tesi è stato proprio l’approccio alla descrizione dei
processi, sfruttando la metodologia RUP, servendosi del linguaggio UML, in particolare
della potenza descrittiva ed evocativa del modello dei Casi d’uso; rappresentare poi tutto
questo mediante gli strumenti software della IBM Rational: RequisitePro e Rose.
Questo lavoro si propone i seguenti obiettivi:
ξ Definire e approfondire i concetti di Workflow management e descrizione di
Processi aziendali;
ξ Tracciare il percorso che ha fatto dello Unified Modeling Language (UML) uno
standard OMG per la formalizzazione dei processi;
ξ Descrivere la tecnica UML dei Casi d’uso e la rappresentazione dei sistemi tramite
il Main Use Case Diagram
ξ Introdurre la metodologia RUP e gli strumenti software della IBM Rational:
Rational RequisitePro e Rational Rose
ξ Definire il “Requirement Management” come elemento critico per la corretta
gestione dei Processi
ξ Considerare il Caso di studio della Segreteria Studenti della Facoltà di Ingegneria,
scegliendo al suo interno il Processo “Piani di Studi” per analizzarlo e descriverlo
Quando si vuole descrivere un Processo ancora da creare, non si può fare riferimento ad
altro che ad una accurata analisi dei requisiti del sistema, dello scopo che il Processo
dovrebbe raggiungere e dei vincoli che deve rispettare. Ma quando si vuole descrivere un
processo già esistente, ma che non sia ancora stato formalizzato, come nel presente caso, i
riferimenti da tenere in considerazione non mancano; infatti, per capire effettivamente
come funziona un sistema ci sono almeno tre possibili vie:
1. Utilizzare il sistema;
2. Intervistare tutti i soggetti coinvolti;
3. Studiare tutta la modulistica e il materiale cartaceo di ogni tipo relativo al processo
stesso.
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Le ultime due sono state le strade da me percorse, permettendomi, così, di avere un’idea
abbastanza chiara di come il processo relativo ai Piani di Studi realmente funzionasse.
Conclusa così la fase iniziale di analisi, ho effettuato la descrizione e la modellazione di
quanto osservato; si inserisce qui l’utilizzo degli strumenti software della IBM Rational,
RequisitePro e Rose. Con il primo ho potuto descrivere, in appositi documenti Word, i
Casi d’uso individuati nella preliminare fase di analisi, e, cosa non meno importante,
definire Requisiti e Features del Sistema fornendo una rappresentazione matriciale
dell’impatto degli uni sulle altre; Rational Rose, mentre, mi ha supportato nella stesura del
Main Use Case Diagram, una rappresentazione del sistema di immediata chiarezza per
addetti ai lavori e non.
Poiché il presente lavoro è stato svolto all’interno del Tirocinio intra moenia svolto presso
il dipartimento di Informatica e Sistemistica, ho deciso analizzare il processo relativo ai
Piani di Studi del Corso di Laurea in Ingegneria Informatica (anche perché, essendo questo
uno dei Corsi di Laurea più affollati dell’intera Facoltà, presenta complessità di gestione
maggiori rispetto ad altri Corsi, e riuscire modellare ciò che è più complicato, rende
sicuramente più agevole fare lo stesso per ciò che è più semplice).
L’elaborato si articola in sette capitoli:
Nel primo capitolo si introducono i concetti di Workflow Management e di Processo
aziendale, definendo per quest’ultimo l’importanza di un corretto approccio alla sua
gestione e alla sua descrizione mediante metodologia RUP.
Nel secondo capitolo, dopo un breve accenno all’approccio Object Oriented, è tracciato il
percorso che ha fatto dello Unified Modeling Language (UML) dei “Tres Amigos” Boock,
Rumbaugh e Jacobson uno standard OMG per la formalizzazione dei Processi; ne sono poi
descritte le principali caratteristiche e i Diagrammi che rientrano nello standard.
Il terzo capitolo è incentrato sui Casi d’uso come tecnica del linguaggio UML.
Nel quarto capitolo è presente ancora un’introduzione alla metodologia RUP e agli
strumenti software Rational RequisitePro e Rational Rose.
Il quinto capitolo è relativo al “Requirements managemnt”, con la definizione dei Requisiti
all’interno di un progetto di sviluppo software come fattore critico, e la proposta di una
metodologia per la gestione degli stessi.
Infine, negli ultimi due capitoli, è presentato il Caso di Studio su cui è incentrato il
presente elaborato: il processo relativo ai Piani di Studi all’interno della Segreteria Studenti
della Facoltà di Ingegneria:
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il sesto costituisce un breve excursus sulla Normativa universitaria Nazionale e di Ateneo
che guida la definizione del Piano di Studi del Corso di Laurea in Ingegneria Informatica.
nel settimo è descritto tutto il lavoro di descrizione e rappresentazione del processo “Piani
di Studi”, partendo dalla fase delle interviste ai soggetti coinvolti, fino alla descrizione dei
casi d’uso individuati a mezzo dello Strumento RequisitePro, e la rappresentazione del
Main Use Case Diagram mediante lo strumento Rational Rose.
Come già anticipato, il presente lavoro è iniziato con la fase delle interviste ai soggetti
coinvolti nel processo. Pertanto, è per me doveroso citare la preziosa collaborazione della
direttrice della Segreteria Studenti della Facoltà di Ingegneria, la dott.ssa Seccia, e di tutti
gli impiegati che hanno esaurientemente risposto ad ogni mio interrogativo circa il
funzionamento del Processo; a loro va il mio sentito ringraziamento.
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Capitolo 1
1 WORKFLOW MANAGEMENT E DESCRIZIONE DEI PROCESSI
AZIENDALI
1.1 Introduzione
Per WORKFLOW, o automatizzazione dei processi si intende:
“Un sistema che in modo completo definisce, gestisce ed esegue un flusso di lavoro
attraverso l’esecuzione di un software, secondo un ordine e regole guidati da una
rappresentazione automatica del flusso logico del processo”.
Il Workflow può inoltre essere considerato come uno strumento per la definizione,
l’esecuzione e il monitoraggio dei Processi. Come supporto per la definizione dei processi,
è innanzitutto uno strumento di organizzazione aziendale, in quanto ogni organizzazione ha
caratteristiche diverse che si evolvono nel tempo. La definizione dei processi rappresenta
anche un aspetto estremamente importante del Knowledge Management, ed un importante
strumento di diffusione. Inteso come supporto per l’esecuzione dei progetti, il Workflow
gestisce:
ξ i cicli produttivi;
ξ i flussi di informazioni.
I flussi di informazioni richiedono:
ξ interattività
ξ integrazione con l’esterno
ξ possibilità di accesso a tutte le infrastrutture, compreso il WEB.
Quindi, un efficace sistema di Workflow dovrebbe:
ξ Consentire una definizione dei processi semplice, intuitiva e “scalabile” secondo i
gradi di complessità presenti;
ξ Permettere una forte “elasticità” nel governo dell’applicazione (esigenza della
P.A.).
ξ Essere facilmente diffondibile tra gli utenti (anche per favorire la “customer
satisfaction”);
ξ Presentare un alto grado di possibilità di integrazione con tutti i diversi possibili
flussi informativi;
ξ Essere economico;
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Va però considerato che i prodotti di workflow normalmente mancano di flessibilità dato
che è estremamente improbabile che gli strumenti forniti possano coprire tutte le casistiche
che si possono verificare modellando i flussi informativi di un’organizzazione; inoltre, gli
stessi prodotti tendono a “coprire” del tutto le applicazioni rendendole di fatto non
esportabili su altri supporti o in diversi contesti, ed abbassando anche la qualità media delle
realizzazioni informatiche, in quanto risulta impossibile inserire soluzioni diverse più
avanzate in punti strategici delle stesse.
1.2 Workflow Management
Con il termine Workflow Management (WfM) s’intende la semplificazione o automazione
tramite tecnologie informatiche di un processo di business o di parte di esso.
Una definizione sufficientemente esaustiva di WfM è la seguente:
“L’automazione, in tutto o in parte, di un processo aziendale ( business process ) nel quale,
documenti, informazioni e compiti sono inviati (elettronicamente) da un partecipante (
risorsa umane e/o IT ) ad un altro per essere eseguiti o elaborati, secondo un insieme
predefinito di regole procedurali, per raggiungere un obiettivo comune di business (
business goal )”.
Da quanto detto si evince quindi che il WfM si basa su un sistema IT, definito Workflow
Management System (WfMS), che costituisce un supporto informatico per l’automazione
procedurale.
Un WFMS è un sistema che definisce, crea, gestisce ed esegue workflow attraverso uno o
più “workflow engine” capaci di interpretare la definizione dei processi, interagire con i
partecipanti e utilizzare applicazioni e strumenti software esterni, provvedendo quindi
all’automazione di processi di business attraverso la gestione di sequenze d’attività di
lavoro e l’invocazione di appropriate risorse umane e/o IT associate alle varie attività.
Dunque un WfMS è un software che si rivolge ad un gruppo di individui operanti in
un’impresa; in particolar modo interessa tutti i procedimenti che trattano un fatto, interno
od esterno, dal momento del suo avvenimento fino al termine del suo trattamento. Per ogni
fase di un procedimento, il sistema di workflow crea un caso poiché è a conoscenza delle
funzioni da svolgere e della procedura da applicare per i casi di sua competenza. Questo
caso obbedirà ad una procedura che descrive con precisione le tappe del trattamento, la
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loro concatenazione, la responsabilità di ciascun oggetto, e per ogni tappa, le operazioni
necessarie.
Dal momento in cui questo caso è stato creato, il WfMS presenta le fasi da eseguire
conformemente alla procedura alla quale il caso obbedisce. Inoltre esso distribuisce le
varie fasi agli agenti secondo le regole di gestione determinata dalla procedura stessa.
Terminata una tappa, il sistema di workflow crea quelle che seguono e le destina agli
agenti in funzione delle regole prestabilite. Questo ciclo prosegue fino al termine del caso.
Questo è il motivo del perché l’introduzione del workflow costituisce un cambiamento
netto nell’organizzazione di lavoro delle imprese: una applicazione di questo tipo influenza
direttamente i processi alla base, ne segue l’evoluzione, attribuisce compiti agli attori,
tratta le eccezioni, segue le scadenze.
Interessandosi alle procedure dell’impresa, il workflow prende in considerazione i processi
di produzione corrispondenti alle finalità dell’impresa stessa, ad esempio dalla domanda
del cliente fino alla sua completa soddisfazione. Inoltre, durante tutto il processo, registra i
dati che permettono di effettuare l’analisi dei costi e dei carichi di lavoro.
Per questi motivi il workflow trasforma le attività legate all’informazione in vere e proprie
attività industriali: misurabili, pianificabili e controllabili nel tempo; il guadagno in
produttività che una applicazione di workflow può apportare si attesta dal 30 al 50 %
relativamente ai compiti che essa automatizza.
Molti produttori di software al giorno d’oggi offrono prodotti di WfMS, tuttavia, l’assenza
di uno standard in materia, non consente la cooperazione e l’interoperabilità di differenti
prodotti di WFM, il che porta, come conseguenza, all’esistenza di isole incompatibili di
automazione di processo. Sulla base di tale problema, nell’agosto del 1993 è stata fondata
la Workflow Management Coalition (WfMC), un’organizzazione internazionale no-profit
che comprende venditori di tecnologia WfMS, utenti ed analisti, il cui obiettivo
predominante è quello di favorire l’uso di WfMS definendo una terminologia standard di
interconnessione tra diversi WfMS con applicazioni esterne. Si è infatti riconosciuto che
tutti i prodotti di WfM hanno delle caratteristiche comuni che li rendono potenzialmente in
grado di raggiungere un certo grado d’interoperabilità attraverso l’uso di standard comuni
su varie funzioni. La WfMC si è posta l’obiettivo di identificare queste aree funzionali e di
sviluppare specifiche appropriate per l’implementazione di prodotti di WfM. Tali
specifiche dovrebbero consentire l’interoperabilità tra prodotti di WfM eterogenei e
potenziare l’integrazione tra tali prodotti ed altri servizi IT quali la posta elettronica, i
sistemi di document management, ecc.
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Il denominatore comune dei sistemi di gestione documentale in azienda è rappresentato
dall'esigenza di consultazione in tempi rapidi dei documenti. Tale esigenza è effetto (mai
causa) di analisi che conducono alla consapevolezza della criticità dell'informazione: dalla
sua gestione all'interno dell'azienda (back office) e nei confronti dell'esterno (front office).
Il documento elettronico, che in quest'ottica costituisce l'oggetto dell'archivio digitale,
rispetto al documento cartaceo ha un'evidente caratteristica: la facile reperibilità e la
disponibilità immediata dell'informazione, ovviamente a condizione che l'archivio digitale
sia strutturato con opportune chiavi di ricerca che sintetizzino i meccanismi logici di
reperimento dell'informazione stessa. Inoltre il documento elettronico può essere facilmente
condiviso: pensiamo ad una rete locale o ad un archivio su WEB in cui l'accesso alle
informazioni, che fisicamente risiedono presso il fornitore del servizio, avviene da qualsiasi
parte del mondo tramite un normale browser Internet. L'informazione può essere quindi
facilmente condivisa (pensiamo a una rete locale o ad un archivio on-line tramite web
browser), duplicata, resa disponibile a più persone con diversi livelli di accesso e di
possibilità di modifica della stessa.
1.3 Ragionare per Processi
Il punto fondamentale di ogni progetto di sviluppo software è il “ragionare per processi”,
vale a dire mettere il cambiamento dei processi al centro dell’analisi e della progettazione.
Tradizionalmente i processi erano invece considerati invarianti rispetto all’intervento di
reingegnerizzazzione, rappresentando talvolta addirittura un vincolo.
Per processo (o “processo di servizio”, nei contesti, come la Pubblica Amministrazione,
tesi all’erogazione di servizi) si intende un insieme di attività tra loro interrelate, svolte da
una o più unità organizzative, finalizzate alla realizzazione di un risultato definito e
misurabile (il prodotto/servizio) che contribuisce al raggiungimento della missione
dell’amministrazione e che trasferisce valore al fruitore del servizio (il cliente). Ogni
processo di servizio è caratterizzato dalla compresenza di una pluralità di componenti (o
dimensioni) tra le quali:
ξ la natura e le caratteristiche del prodotto/servizio erogato;
ξ il flusso operativo del processo (le attività componenti e le loro relazioni);
ξ le strutture organizzative coinvolte e la distribuzione delle responsabilità;
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ξ le regole (norme) a cui deve obbedire il processo;
ξ le varie risorse utilizzate (risorse umane coinvolte, la logistica, le risorse materiali e
strumentali, le informazioni, le tecnologie dell'informazione e della
comunicazione).
“Ragionare per processi” significa pertanto individuare prodotti/servizi e processi
tesi alla loro produzione ed erogazione, diagnosticarne le criticità e successivamente
intervenire per cambiare e migliorare. Intervenire su un processo di servizio
significa modificare una delle sue componenti o un insieme di esse.
In genere si definisce “intervento tecnologico” una modifica (o l’introduzione) di
tecnologie dell’informazione e della comunicazione (più rari, nei contesti caratterizzati
dall’erogazione di servizi, sono infatti gli interventi sulle risorse materiali o su altre risorse
strumentali), mentre si usa chiamare “intervento organizzativo” una modifica che agisce
sulle altre componenti del processo.
La fase di riprogettazione costituisce un passaggio non schematizzabile
completamente in attività predefinite, ma è fortemente legato all’esperienza e alle
capacità soggettive. È dunque indispensabile un contributo originale di intelligenza
degli analisti nell’utilizzo dei sistemi diagnostici e una elevata capacità di interagire
con gli attori coinvolti ai diversi livelli.
È ovviamente possibile che emergano più soluzioni alternative, ed una delle attività della
fase di riprogettazione è pertanto quella di confrontare le varie alternative e scegliere in base
a determinati criteri di valutazione.
Numerose sono le tecniche di valutazione che è possibile impiegare e la scelta sarà
principalmente influenzata dagli obiettivi dell’intervento. Appare evidente che se l’obiettivo
dell’intervento è il tempo di completamento del processo, la tecnica del Critical Path Method
(CPM) che mira ad individuare il cammino critico in termini di tempo, è una delle tecniche
più indicate, così come l’Activity Based Costing (ABC), il cui scopo è identificare e
quantificare le principali componenti di costo di un prodotto e a correlarle alle attività, è una
delle tecniche utilizzabili per valutare l’efficienza del processo in termini di costi.
Se invece l’obiettivo è fornire una migliore qualità del servizio particolarmente utili possono
essere le tecniche di Customer Satisfaction e di Quality Function Deployment.
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1.4 Efficace gestione dei Processi
Con l’attuale interesse alla gestione dei processi e con la moderna tendenza a vendere
vecchie idee sotto nuovi nomi, è necessario riesaminare l’approccio tradizionale alla gestione
dei processi.
Per mettersi d’accordo su dove si incastrano i processi all’interno dello schema generale,
aiuta partire dall’alto (v. figura 1.1), con quella che si chiamava “gestione dei sistemi”, e che
ora si chiama con una moltitudine di nomi, quali “gestione integrata dei sistemi” o “gestione
dei sistemi aziendali”. La gestione dei sistemi è semplice. Cerca di far sì che:
ξ Tutti i requisiti esterni specificati negli statuti, nei regolamenti, nelle licenze per il
commercio e tutte le esigenze dei clienti vengano trattati nel sistema di gestione
come “requisiti definiti del sistema”;
ξ Il personale rilevante riceva la formazione nei requisiti di sistema;
ξ Siano definite le misure delle prestazioni per i requisiti del sistema;
ξ Siano prodotte evidenze che i requisiti del sistema siano stati eseguiti;
ξ Sia monitorata l’estensione della conformità alle misure delle prestazioni e che ne sia
fatto rapporto;
ξ I cambiamenti dei requisiti esterni siano monitorati e rispecchiati nei cambiamenti
dei “requisiti definiti del sistema”, quando applicabile;
ξ Il sistema di gestione e i suoi processi siano misurati, verificati e regolati;
ξ Siano stabiliti una cultura e un processo per cercare opportunità per migliorare le
prestazioni, prevenire il riverificarsi di errori e per condividere l’esperienza;
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Figura 1-1 Modello di sistema di gestione
Le ragioni per attuare la gestione dei sistemi sono varie. Tradizionalmente, gli sproni più
efficaci per la produzione di un sistema di gestione che aggiunga valore a un’organizzazione
sono il miglioramento delle prestazioni e un incremento dell’utile netto, una gestione efficace
dei rischi, l’assicurazione della qualità, il prodotto o il servizio per il cliente e l’attuazione di
una cultura per le opportunità. Più di recente, è stato considerato come sprone il bisogno di
acquisire un simbolo di riconoscimento internazionale.
Un modello di un sistema di gestione a base di processi ha tre importanti aspetti:
1. Analisi del divario tra requisiti esterni e struttura della direzione: i processi (e le
competenze e le procedure che li sostengono) permettono a un’organizzazione di
gestire la propria esposizione al rischio efficacemente
2. Il modello introduce l’idea che i processi sono sostenuti dalla documentazione
istruttiva e/o dalle competenze
3. Questo modello introduce anche la necessità di identificare le attività associate ai
processi. Il modo tradizionale di vedere un processo, vale a dire che le attività siano
trasformate in attività aumentate, sarà discusso sotto.
Avendo stabilito il modello di sistemi di gestione (quello sopra è solo uno dei modi per
farlo), un’organizzazione identificherà i processi che portano guadagno e le attività che li
sostengono. La struttura dei processi aziendali individuali può essere trattata in maggiore
dettaglio, considerando tre stadi chiave:
ξ Specificare e definire il processo;
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ξ Costruire il processo;
ξ Gestire il processo.
La tendenza attuale nella descrizione dei processi aziendali è quella di usare definizioni
concise, ma siccome in questo contesto viene riesaminato l’approccio tradizionale, si
dovrebbe cercare una definizione appropriata:
“I Processi aziendali sono catene di attività ricorrenti, chiaramente identificabili, con un
esito pianificato, che si estendono per tutta l’organizzazione e attraverso i quali gli input sono
trasformati in output, di qualità, costo e tempo di consegna definiti, per clienti interni ed
esterni”.
Questa descrizione mette immediatamente in luce tre aspetti vitali di un processo:INPUT,
OUTPUT, ed ESITI o RISULTATI. Alcuni potrebbero chiedersi perché non siano stati usati
i termini dell’ingegneria: attività e attività aumentate; ma quelli erano termini per coloro ai
quali piaceva l’implicazione che un processo fosse un processo solo se apportava valore. A
difesa della terminologia moderna, alcune attività attuali non accettano così prontamente la
terminologia tradizionale: cercare di persuadere il servizio di assistenza tecnica per software
che gli input (un’infinita serie di problemi) dovrebbero essere classificati come attività non è
consigliabile, anche se – strettamente parlando – qualunque fonte di entrata potenziale è
un’attività.
Può essere d’aiuto il chiarimento della differenza tra output di un processo ed esito o risultato
di un processo. Prendendo il “Servizio di assistenza tecnica” come esempio, si può dire che
l’output di questo processo è una soluzione al problema originario, il suo esito pianificato è
la fornitura di una soluzione appropriata, data in maniera professionale, entro una tabella
temporale predeterminata e con costi predeterminati, che soddisfa le aspettative del cliente.
Un output è il risultato tangibile della trasformazione di input (hardware, software, proprietà
intellettuale o altro); si può descrivere un esito come la consegna di un output secondo
predeterminati requisiti (solitamente di costo, di qualità e di data di consegna).
1.4.1 La responsabilità e il processo
Il modo secondo cui le organizzazioni assegnano gli individui a vari ruoli e responsabilità
dipende:
ξ dalle loro dimensioni e dal loro tipo;
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ξ dalla loro complessità;
ξ dalla loro percezione dei rischi.
Ciò che è importante è che siano esaminate e assegnate tutte le responsabilità associate ai
vari ruoli (v. figura 1.2). La prima componente del processo solitamente è la persona o il
gruppo (nelle grandi organizzazioni può trattarsi di un consiglio o di un comitato) con la
responsabilità dell’esito del processo. Il consiglio di un club di football è responsabile per la
posizione finale del gruppo nel campionato e anche se il responsabile di processo (il direttore
del club o l’allenatore) può avere una responsabilità secondaria o accessoria, la responsabilità
del consiglio non può essere delegata. In una piccola organizzazione, il responsabile di
processo e la persona responsabile per gli esiti del processo possono essere lo stesso
individuo, laddove in organizzazioni di dimensioni medie la società può essere responsabile
per l’esito del processo e il responsabile di processo può essere uno dei soci. Spetta al
responsabile di processo fornire gli scopi e le mire del processo e identificare i suoi clienti
interni o esterni. Chiaramente, bisogna capire le aspettative del cliente quando si
determinano gli esiti del processo. Il responsabile di processo deciderà anche chi è
responsabile per l’integrità tecnica e commerciale degli esiti.
La responsabilità per l’integrità tecnica sarà importante nello sviluppo della logica del
processo per assicurarsi che siano stati inclusi i controlli appropriati e che siano stati
determinati gli specifici requisiti tecnici e le relative misure per l’esito. In una compagnia di
piccole o medie dimensioni, la stessa persona può essere responsabile per l’integrità tecnica
degli input, per gli stadi di trasformazione intermedia e per gli output. A seconda delle
dimensioni della compagnia e delle risorse disponibili, la responsabilità per la preparazione
delle specifiche tecniche per gli input e le relative misure applicate agli input può essere
delegata al personale che lavora nel processo. Solitamente intrapreso dai membri del gruppo,
uno degli aspetti più importanti della definizione del processo è l’identificazione e la
progettazione degli stadi di trasformazione chiave del processo (talvolta noti come “logica
del processo”). Un aspetto della trasformazione degli input in output è che gli input non sono
sempre richiesti all’inizio, ma a vari stadi di tutto il processo, particolarmente nei processi di
assemblaggio dove si introducono componenti continuamente. Lo stesso può essere vero per
gli output.
Facendo riferimento ancora una volta alla figura 1.2, gli input sono stati descritti come
“attività“ o come “problemi“ e gli output sono stati descritti come “attività aumentate“ o
“soluzioni“, per cercare di coprire sia processi collegati ai prodotti sia quelli collegati ai
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servizi. Si dovrebbe anche menzionare che il termine attività viene usato, nel suo contesto
più ampio, per includere beni, merci di consumo, servizi, proprietà intellettuale, software e
materie prime.
Figura 1-2 Modello di un processo
Avendo specificato il processo, il prossimo stadio è definirlo e fornire visibilità di processo e
chiarezza di istruzioni a coloro che sono associati ad esso (le parti in causa). Anche se
definire le competenze e la documentazione d’istruzione che sostiene i processi è al di fuori
degli obiettivi di questo articolo, i processi essenzialmente sono “ciò che deve essere fatto,
chi deve farlo e l’evidenza che è stato fatto”.
Le procedure e gli altri documenti d’istruzione (istruzioni di lavoro / funzionamento)
definiranno come dovrebbe essere svolta un’attività. L’estensione in cui un’organizzazione
dettaglierà tutto questo nella propria documentazione dipenderà:
ξ da ciò che è richiesto per mantenerne l’esposizione al rischio a un livello accettabile;
ξ dal punto in cui la chiarezza diventa descrizione eccessiva;
ξ dalle dimensioni e dal tipo di organizzazione;
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ξ dalla complessità dei processi;
ξ dai livelli definiti di competenze necessarie.
Una definizione di successo permetterà al gruppo del processo di fornire facilmente visibilità
di processo e chiarezza di istruzioni, e il processo potrà essere cambiato rapidamente, se
necessario.
1.4.2 Ereditare un processo o costruirlo dal nulla
La maggior parte dei responsabili di processo ereditano un processo piuttosto che costruirlo
dal nulla; pertanto, costruire un processo spesso viene detto “ri-crearlo”, “ri-costruirlo” o “ri-
progettarlo”. Ci sono comunque alcuni passi di base per assicurare un’efficace
trasformazione di input in output. A partire da un processo completamente definito e
dall’esperienza delle parti in causa, si farà una stima delle risorse necessarie per eseguireil
processo con ottima efficienza.
Quando la qualità dell’esito di un processo fa affidamento sulle competenze, queste
dovrebbero essere definite attentamente e le risorse umane dovrebbero combaciare con i
requisiti. La fornitura delle necessarie infrastrutture del processo – in termini di strutture,
impianti ed equipaggiamento – è parimenti importante e probabilmente è più facilmente
misurabile così come lo è la fornitura di merci di consumo per il processo. Le risorse
finanziarie richieste dovrebbero essere prese in considerazione perché devono essere
registrate quando si misurano i costi di consegna degli esiti del processo.
Un aspetto significativo della costruzione del processo è determinare gli input con fonte
interna e quelli che dovranno essere ottenuti dai fornitori. Una volta presa questa decisione,
bisogna definire e concordare con i fornitori quali siano i requisiti tecnici, commerciali e
relazionali. È stato svolto molto lavoro di recente sul valore delle relazioni con i fornitori e
alla fine è stato riconosciuto che “relazioni con i fornitori mutuamente benefiche” sono la
chiave per il successo degli esiti del processo.
A seconda del tipo di processo, lo si dovrebbe collaudare per assicurarsi che il livello di
risorse sia il migliore per consegnare gli esiti del processo entro i parametri specificati.
Aggiustare il livello di risorse è un’attività continua, perché la maggior parte dei processi
consegnano una quantità fluttuante di output.