Capitolo 1 – Il pneumatico
3
Capitolo 1 – Il pneumatico
1.1) Caratteristiche generali
In questi ultimi anni, durante la fase di progettazione, le caratteristiche dinamiche di
un’autovettura sono passate in primo piano nei confronti dell’aspetto prestazionale: questo
testimonia la raggiunta maturità dell’acquirente medio. Infatti si è notato che, nella scelta
di una nuova vettura, il cliente predilige (oltre naturalmente al prezzo e alla qualità del
prodotto) il comfort alle prestazioni. Da qui si può ben capire il motivo per il quale ha
assunto notevole importanza l’analisi NVH1. Si è quindi assistito ad una concentrazione
degli sforzi di progettazione nello studio del comportamento del veicolo nelle diverse
condizioni di utilizzo, quali ad esempio l’accelerazione a piena potenza piuttosto che la
marcia su strada sconnessa.
Essendo il pneumatico il solo elemento dell’automobile a contatto con la superficie
stradale, si può facilmente comprendere come il comportamento di un’autovettura sia
strettamente legato alle caratteristiche del pneumatico stesso. La sua funzione essenziale è
interagire con la strada allo scopo di produrre le forze necessarie per sostenere e
movimentare il sistema autoveicolo. Tali forze si rendono necessarie per consentire la sua
accelerazione, frenata e percorrenza di traiettorie curvilinee. Il pneumatico deve inoltre
essere una sorta di smorzatore al fine di ridurre la trasmissione delle irregolarità della
superficie stradale alla sospensione e da qui all’intero veicolo, in modo da limitare
l’instaurarsi di modi risonanti e migliorare il comfort dei passeggeri. Deve inoltre avere
una elevata durata e si vuole che il suo ciclo di vita termini non a causa della rottura di uno
dei suoi elementi ma in seguito all’usura del battistrada. Diventa quindi importante il
discorso dell’integrità strutturale e della durata a fatica che, come si può ben capire, deve
essere maggiore di quella del pneumatico stesso.
Esso deve quindi essere sufficientemente rigido per resistere alle forze cui è soggetto e al
tempo stesso deformabile per poter assorbire gli urti. Dovendo soddisfare due richieste
opposte è necessario un compromesso. Negli autoveicoli sportivi, privilegiando le
prestazioni, si ricorre all’utilizzo di pneumatici più rigidi di quelli utilizzati per le
1
L’acronimo NVH significa: Noise (rumore nel campo delle medie-alte frequenze), Vibration (vibrazioni nel
campo delle basse frequenze), Harshness (percezione combinata di rumore e vibrazioni nel campo delle
frequenze medio–basse).
Capitolo 1 – Il pneumatico
4
autovetture di uso più comune, alle quali si richiede un livello di comfort superiore di
quanto non se ne domandi alle prime.
1.2) Tipologie
Analizzando la disposizione delle tele costituenti la carcassa, si possono distinguere due
diverse tipologie di pneumatici:
• Pneumatico a tele incrociate o convenzionale;
• Pneumatico radiale.
Nel convenzionale le tele della carcassa sono inclinate e disposte in modo tale che i fili
costituenti una te la incrocino quelli della tela adiacente e la bisettrice dell’angolo di
incrocio sia contenuta nel piano di simmetria longitudinale del pneumatico. Per avere uno
stato di equilibrio, le tele adiacenti devono avere inclinazione opposta: il numero delle tele
è quindi sempre pari. Questo tipo di struttura è in via di abbandono per la costruzione di
pneumatici per automobili e veicoli industriali. E’ invece molto diffusa nel campo delle
motociclette.
Fig. 1.1– Pneumatico convenzionale
In questa tipologia il battistrada è solidale ai fianchi e pertanto, durante il rotolamento, i
movimenti di flessione del fianco sono trasmessi al battistrada. Questo si ripercuote in una
deformazione dell’orma di contatto che causa una diminuzione della tenuta laterale,
maggiori strisciamenti col terreno e quindi una maggiore usura del battistrada e un
incremento della temperatura di esercizio a causa della frizione tra le tele della carcassa.
Battistrada Strati carcassa
Capitolo 1 – Il pneumatico
5
Nel pneumatico radiale la carcassa è costituita da una o più tele con i fili disposti
radialmente. La struttura è quindi simmetrica ed il numero delle tele può anche essere
dispari. Per rendere la carcassa stabile ed impedire movimenti parassiti del battistrada
nell’area di contatto con il terreno, si posiziona, sopra la carcassa e sotto il battistrada, una
struttura anulare di rinforzo detta cintura. Grazie a questa modifica il fianco e il battistrada
lavorano con differente rigidezza ed indipendentemente l’uno dall’altro: i movimenti di
flessione del fianco non sono così trasmessi al battistrada. Quindi il pneumatico radiale
affida alla cedevolezza del fianco le sue caratteristiche di comfort di marcia e alla rigidezza
del battistrada la precisione di guida, intesa come rapidità di risposta alle sollecitazioni
dello sterzo. Rispetto il convenzionale, si ha:
• Aumento dell’area di impronta con conseguenti maggiori prestazioni;
• Maggiore costanza dell’impronta a terra al variare della pressione di gonfiaggio.
Tuttavia questo non significa che anche la distribuzione delle tensioni nell’orma di
contatto non vari al variare della pressione;
• Riduzione delle deformazioni dell’area di contatto col terreno in curva, con una
conseguente maggiore tenuta laterale;
• Riduzione degli strisciamenti sul suolo che causa una minore usura del battistrada;
• Maggiore flessibilità dei fianchi e quindi migliore assorbimento delle asperità;
• Riduzione delle temperature di esercizio poiché non esiste frizione tra tele adiacenti.
Fig. 1.2– Pneumatico radiale
Battistrada
Sottofondo
Liner
Tallone
Carcassa
Cerchietto
Risvolto tele
Cintura
Capitolo 1 – Il pneumatico
6
Nella tabella 1.1 sono riportati gli svantaggi del pneumatico convenzionale ed i vantaggi
di quello radiale derivanti dall’adozione di una tipologia piuttosto che dell’altra.
Svantaggi pneumatico convenzionale
Minore aderenza
Minore efficienza in frenata
Minore stabilità
Minore sicurezza
Minore durata
Minore risparmio di carburante
Minore economia di esercizio
Vantaggio pneumatico radiale
Maggiore aderenza
Maggiore efficienza in frenata
Maggiore stabilità
Maggiore controllabilità
Maggior sicurezza
Migliore assorbimento delle asperità Maggior comfort
Maggior durata
Maggior risparmio di carburante
Maggior economia d’esercizio
Tabella 1.1 – Confronto radiale - convenzionale
Capitolo 1 – Il pneumatico
7
1.3) Componenti
Il pneumatico è un componente costituito dall’abbinamento di materiali con
caratteristiche diverse. Per poterne parlare nel dettaglio si ritiene necessario consentire una
distinzione tra le varie parti costituenti, distinzione che può essere effettuata osservando la
sezione di un generico pneumatico. Nel seguito si analizzerà ciascun elemento [1].
Fig. 1.3 – Nomenclatura
• Battistrada : come dice il nome stesso, è l’elemento a contatto col terreno. E’ costituito
da una mescola di gomma e da un disegno idonei a garantire sia una buona resistenza
all’abrasione sia una buona aderenza al suolo nelle condizioni di asciutto e bagnato.
Deve anche avere delle buone caratteristiche di silenziosità di marcia. Il disegno è
costituito da una particolare disposizione di “pieni” (tasselli) e “vuoti” (incavi) ed è
studiato per assicurare una buona aderenza anche sul bagnato. Le mescole costituenti
possono contenere gomma naturale o sintetica (ad esempio, SBR stirene butadiene
Cordolo di protezione
Fianco
Sottofondo
Battistrada
Spalla
Cordolo di centratura
Capitolo 1 – Il pneumatico
8
rubber: polimero di stirene e butadiene), nerofumo, agenti vulcanizzanti e di
protezione contro l’invecchiamento.
• Sottofondo : è lo strato interno del battistrada a contatto con la cintura o, nel caso di
struttura convenzionale, con l’ultima tela della carcassa. Può essere costituito da fibre
di nylon.
• Spalla : zona del battistrada compresa tra lo spigolo e l’inizio del fianco. Funge da
elemento di transizione tra il battistrada stesso e il fianco.
• Fianco: zona compresa tra la spalla ed il cordolo di centratura. E’ costituito da una
strato di gomma più o meno sottile ed è destinato a proteggere le tele della carcassa
contro gli urti laterali, come ad esempio gli spigoli dei marciapiedi.
• Cordolo di protezione: è un rilievo circonferenziale posto nella zona del fianco più
esposta a strisciamenti accidentali.
• Cordolo di centratura: è un piccolo rilievo che, delimitando circonferenzialmente la
parte superiore dell’incavo tallone, serve come riferimento per verificare l’esatto
centraggio della copertura sul cerchione dopo il montaggio.
• Tallone: è la parte di accoppiamento tra il pneumatico ed il cerchione. Attraverso esso
passano quindi tutte le forze che si trasmettono dalla strada al veicolo e viceversa. La
punta del tallone è lo spigolo interno, lo sperone la sua parte estrema, la base la zona
d’appoggio con il cerchio e l’incavo la parte concava sulla quale appoggia la balconata
del cerchione.
Fig. 1.4 – Tallone
Capitolo 1 – Il pneumatico
9
• Cerchietto: è un anello metallico composto dall’intreccio di più fili d’acciaio il cui
diametro unitario è 1 o 2 mm. Ad esso sono ancorate le tele della carcassa.
• Risvolto : è la parte della tela della carcassa che viene avvolta attorno al cerchietto ed
adagiata contro la carcassa stessa, al fine di ancorarla ed impedirne lo sfilamento.
• Bordo o rinforzo: è un inserto di tessuto, metallico o tessile, disposto in
corrispondenza della parte esterna del tallone; serve a proteggere le tele della carcassa
dallo strisciamento contro la balconata del cerchione.
• Riempimento : è un profilato di gomma a sezione generalmente triangolare, disposto
sopra il cerchietto; assicura la rigidità del tallone e crea una graduale compensazione
alla brusca discontinuità di spessore provocata dal cerchietto.
• Carcassa : costituisce la struttura resistente del pneumatico ed è composta da uno o più
strati di tele gommate. Le tele possono essere tessili (nylon, rayon, poliestere, aramide)
o metalliche e sono trattate con un adesivo e quindi gommate fino ad avere uno
spessore di circa 1 mm.
• Liner: è una foglietta di mescola impermeabile all’aria, vulcanizzata all’interno delle
coperture tubeless, vale a dire senza camera d’aria. Contribuisce ad assicurare la tenuta
dell’aria in pressione contenuta nella carcassa.
• Cintura: è una struttura circonferenziale inestensibile composta da tele incrociate ad
angoli molto bassi (15°÷30°), posizionata sotto il battistrada con lo scopo di
stabilizzare la carcassa nell’area di interazione del pneumatico con la strada. Può
essere costituita da acciaio, nylon, rayon o kevlar.
Capitolo 1 – Il pneumatico
10
1.4) Composizione della mescola e processo di fabbricazione
Avendo acquisito la terminologia delle parti costituenti il pneumatico, è ora possibile
descriverne la composizione ed il processo di fabbricazione [3].
L’elemento base per i materiali in gomma, detti anche elastomeri, è il caucciù, che può
essere ottenuto sia come gomma sintetica nelle industrie chimiche sia in modo naturale
nelle piantagioni di “hevea brasiliensis”. Questo è un albero che, se inciso, secerne un
particolare lattice che, seccandosi, forma una densa massa elastica; gli indigeni chiamano
tale albero “cahuchu” (da cui deriva la parola caucciù) che significa legno piangente. La
gomma è quindi plastificata e mescolata con degli additivi. Si ottiene così una mescola che
viene vulcanizzata ad alte temperature (fino a 300°C). La vulcanizzazione, scoperta nel
1839 da Charles Goodyear, è una trasformazione chimico fisica durante la quale la gomma,
prevalentemente plastica, passa allo stato di gomma elastica grazie alla formazione di ponti
di zolfo tra le unità ripetitive del polimero in esame. Poiché l’elasticità del polimero crudo
decade a temperature superiori di 80°C, attraverso la vulcanizzazione si estende il campo
elastico fino a circa 200°C.
Può essere utile riportare la composizione di una generica mescola per avere un’idea della
presenza percentuale delle varie componenti:
Ingredienti Parti in peso
Elastomero 100
Zolfo 1
Attivanti vulcanizzazione:
Acido stearico 1
Ossido di zinco 5
Acceleranti 2
Ausiliari per la lavorazione 3
Plastificanti 5÷15
Cariche rinforzanti:
Nerofumo 40÷ 50
Antinvecchiante 2
Totale 159÷ 179
Capitolo 1 – Il pneumatico
11
Esaminiamo brevemente ciascun ingrediente:
– Zolfo: è il più importante agente vulcanizzante. Con lo zolfo è possibile
vulcanizzare solo quei tipi di gomma che hanno dei legami doppi nella catena
principale. La dose di zolfo varia da mescola a mescola ed influisce sulle
caratteristiche meccaniche e sull’invecchiamento del prodotto vulcanizzato. Queste
peggiorano al crescere della perce ntuale di zolfo introdotta.
– Attivanti: sono sostanze che aumentano l’efficacia degli acceleranti.
– Acceleranti: sono sostanze che permettono di diminuire le dosi di zolfo e la durata
della vulcanizzazione.
– Ausiliari per la lavorazione: si utilizzano per conferire al prodotto una buona
stabilità dimensionale. Così facendo gli articoli mantengono stabile la loro forma dalla
vulcanizzazione in aria alla vulcanizzazione completa.
– Plastificanti: sono utilizzati per vari motivi quali, ad esempio, aumentare la
plasticità della mescola per avere una migliore lavorabilità della stessa, avere una
diminuzione del prezzo della mescola e modificare le caratteristiche meccaniche del
prodotto vulcanizzato.
– Cariche rinforzanti: sono aggiunte in grandi quantità per permettere la
lavorazione ed ottenere le caratteristiche desiderate, in particolar modo la durezza. La
maggior parte ha un’azione rinforzante (vale a dire miglioramento delle caratteristiche
meccaniche come, ad esempio, la resistenza a trazione, l’allungamento a rottura, la
resistenza all’abrasione) sulle gomme vulcanizzate. La carica rinforzante più utilizzata
è il nerofumo
– Antinvecchiante: sono composti organici utilizzati per ritardare l’invecchiamento
del prodotto vulcanizzato. Devono avere un’azione antiossidante, per proteggere
dall’azione dell’ossigeno, antiozonante, per impedire la fessurazione dovuta all’azione
dell’ozono nella sollecitazione statica, e fungere da agenti protettivi contro particolari
agenti invecchianti come la luce e la fatica derivante dallo schiacciamento.
E’ bene rimarcare che si è fatto riferimento ad una mescola generica. Poiché la sua
composizione contribuisce notevolmente a differenziare un pneumatico da un altro, non è
possibile affrontare tale argomento riferendosi ad una mescola che rappresenti alla
perfezione tutti i pneumatici.
Capitolo 1 – Il pneumatico
12
E’ notizia recente la sostituzione, compiuta dall’azienda Goodyear, di parte della silice
presente nella mescola della gomma con un polimero biologico derivato dall’amido di
mais. La particolare composizione chimica di tale polimero ha l’effetto di diminuire la
resistenza al rotolamento ed aumentare la morbidezza della mescola. Diretta conseguenza è
un minore consumo di carburante ed un leggero incremento delle prestazioni del
pneumatico sia in frenata sia s ul bagnato.
Analizziamo ora il processo produttivo. La prima operazione è la preparazione della
mescola. Poiché la gomma, naturale o sintetica che sia, è fornita in balle, per la sua
lavorazione è necessario tranciarla in pezzi e mescolarla con il nerofumo e altri prodotti
chimici in potenti mescolatori. Visto che le caratteristiche del pneumatico dipendono
fortemente dalla composizione della mescola, i vari ingredienti, prima di essere introdotti
nei mescolatori, sono pesati per accertarsi che si abbia la quantità voluta dalla “ricetta” del
costruttore. La miscela così ottenuta è detta “mescola madre”.
Fig. 1.5 – Miscelazione
Di seguito alla misce lazione si ha una operazione di calandratura. Questo è un processo
in cui la struttura di corde in tessuto o acciaio è rivestita con una pellicola di gomma su
entrambi i lati. I tessuti calandrati quali il rayon, il rayon e il poliestere si usano per
l’involucro e le tele del battistrada; quelli in acciaio si usano per le cinture.
Fig. 1.6 – Calandratura
Capitolo 1 – Il pneumatico
13
Il battistrada ed il fianco, costituiti da due diversi tipi di mescole, sono realizzati tramite
un processo di estrusione. Gli estrusori producono un tratto continuo di gomma da
battistrada che viene poi raffreddato e tagliato in spezzoni di una data lunghezza.
Fig. 1.7 – Estrusione
L’anima del tallone è foggiata rivestendo i cerchietti in acciaio placcato, i quali sono
avvolti su una foggiatrice di talloni per un dato numero di volte, allo scopo di ricavare un
diametro specifico e la resistenza adatta al particolare tipo di pneumatico.
Fig. 1.8 – Preparazione del cerchietto
I semilavorati (battistrada, fianchi, tele e cerchietti) sono quindi inseriti in una macchina
confezionatrice costituita da un tamburo rotante e contraibile in senso radiale, sul quale i
vari materiali vengono sovrapposti a cominciare da quelli che occupano la posizione più
interna. Le estremità dello strato interno della copertura sono unite alle tele di rinforzo dei
talloni e alla tela della carcassa. Successivamente si ha l’inserimento dei cerchietti e dei
fogli di diversa qualità nelle zone dei talloni, dei fianc hi e del battistrada. Il nascituro
pneumatico può ora essere portato alle dimensioni richieste per la posa della cintura sulla
quale va ulteriormente incollato il battistrada. Questo processo porta alla creazione di un
pneumatico crudo.
Capitolo 1 – Il pneumatico
14
Fig. 1.9 –Processo di costruzione
Può ora aver inizio l’operazione di vulcanizzazione.
L’operazione di vulcanizzazione in stampo, che si realizza con speciali presse di
vulcanizzazione e sfrutta sia l’azione del calore che della pressione, fa perdere l’originaria
plasticità e conferisce caratteristiche elastiche. Il tempo di vulcanizzazione è in genere
compreso tra i 10 e i 15 minuti.
Fig. 1.10 – Vulcanizzazione
Terminata la vulcanizzazione, si effettua una operazione di rifinitura togliendo la gomma
in eccesso dovuta al processo precedente. Ogni pneumatico è quindi collaudato sia
visivamente che elettronicamente per verificare la qualità e l’uniformità dello stesso.
Capitolo 1 – Il pneumatico
15
Fig. 1.11 – Rifinitura e collaudo finale
Le differenze esistenti tra un pneumatico di una ditta e l’altra non sono dovute al processo
di fabbricazione, praticamente simile per tutti i produttori, ma ai materiali impiegati per le
tele, al loro numero, al tipo di mescola e al disegno del battistrada, che ha un riscontro
pratico sul piano dell’utilizzazione pratica.