Introduzione
I due fenomeni principali di instabilità di funzionamento che caratterizzano i
compressori dinamici sono lo stallo rotante e il pompaggio.
Sono processi di instabilità aerodinamica generati da un’instabilità di tipo operativo
dovuta al funzionamento della macchina stessa, come riportato in Pampreeen [8].
Il punto di lavoro di un compressore dinamico, portata e pressione che esso sviluppa,
si individua sulla sua curva caratteristica tramite l’intersezione della stessa con la
caratteristica dell’impianto utilizzatore.
Quando il compressore viene portato a lavorare in un punto della sua mappa troppo
vicino al massimo rapporto di pressione che esso può fornire, il punto di lavoro della
macchina può diventare instabile.
Un compressore che sta lavorando in un punto stabile e risente di una piccola
perturbazione esterna (es. diminuzione di portata dovuta allo strozzamento di una
valvola o ad altro motivo), reagisce con un transitorio durante il quale la macchina si
adegua alle nuove condizioni operative richieste dall’impianto e una volta che esso è
terminato ritorna a lavorare in regime stabile e stazionario.
Al contrario un compressore portato a un punto di lavoro instabile, raggiunge delle
nuove condizioni di lavoro che possono portare a un funzionamento in stallo rotante
o in pompaggio. Lo stallo rotante è caratterizzato da un valore medio
circonferenziale costante della portata che attraversa il compressore, ma presenta
un’alta instabilità del campo di moto del fluido all’interno della macchina. Il
pompaggio è un fenomeno molto più vistoso e assolutamente non stazionario,
caratterizzato da oscillazioni di portata in direzione meridiana. Il verificarsi dell’una
o dell’altra instabilità è determinato da un parametro caratteristico del sistema di
compressione che verrà esaminato in seguito.
Per determinare i campi di funzionamento stabile oppure instabile dei compressori, si
sono eseguiti svariati studi sia teorici che sperimentali. Come primo approccio al
problema si possono considerare le mappe caratteristiche delle macchine e degli
impianti in cui esse vengono messe in opera, l’intersezione tra queste curve
determina il punto di funzionamento del compressore.
Una prima analisi delle mappe caratteristiche porta alla conclusione che i punti di
stabilità per i compressori sono tutti quelli in cui la sua caratteristica ha pendenza
minore di quella della curva rappresentativa dell’impianto, sia sul ramo stabile che su
quello instabile della mappa.
Questo è un criterio molto semplicistico, che non tiene conto delle condizioni
dinamiche di funzionamento, sperimentando le quali si vede che il campo stabile è
assai più ristretto di quello che si ricava guardando solo le curve caratteristiche.
Infatti instabilità di funzionamento viene riscontrata già in punti di lavoro a destra del
massimo rapporto di compressione raggiungibile, apparentemente stabili secondo
questo criterio, nonché in punti alla sinistra in cui si ha pendenza negativa della
caratteristica.
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Fig. : Diverse curve caratteristiche di impianto accoppiate con la stessa caratteristica
di macchina
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PHI
PSI
L’inesattezza di questo metodo di valutazione risiede nel fatto che esso non tiene
conto dei fenomeni aerodinamici che avvengono nelle macchine quando queste
subiscono i transitori che poi le mandano in instabilità. Di qui la necessità di uno
studio molto approfondito di questi fenomeni. L’instabilità aerodinamica dei
compressori si esplica nei due fenomeni precedentemente citati: lo stallo rotante e il
pompaggio. Molto più rara è la presenza dello stallo stazionario non rotante, per cui
questo fenomeno viene solamente citato in questo lavoro
Lo stallo rotante consiste nel distacco della vena fluida da uno o più profili palari e
nella formazione della cosiddetta cella di stallo, cioè di una perturbazione del flusso
che ruota lungo la schiera di pale causando una diminuzione delle prestazioni del
compressore e in più provoca delle sollecitazioni di tipo periodico sui profili palari,
con il rischio di attivare diversi modi di vibrazione degli stessi e quindi causarne la
rottura.
Il pompaggio è il fenomeno in cui si osservano delle oscillazioni cicliche del valore
della portata. Esso si instaura quando il compressore, a causa di una riduzione della
portata, non riesce più a mantenere il valore della pressione che ha instaurato a valle.
A causa di questo gradiente di pressione avverso il fluido tende a risalire i condotti
della macchina e in questo suo comportamento è contrastato dalla macchina stessa, la
quale tende a riportarlo nella direzione originaria incrementandogli la pressione. Il
compressore però fallisce in questo tentativo a causa dello stallo della palettatura
dovuto al basso coefficiente di flusso e il ciclo si ripete. Nei casi di più alta instabilità
la portata arriva a diventare negativa e si è in presenza del cosiddetto pompaggio
profondo.
Questa oscillazione ciclica della portata è dannosa del punto di vista dell’impianto, le
vibrazioni che si instaurano infatti sono caratterizzate da una bassa frequenza e
possono causare se protratte nel tempo danneggiamenti alla macchina ed agli altri
componenti
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1 Compressori dinamici
I compressori sono delle macchine operatrici che hanno lo scopo di incrementare la
pressione del fluido che elaborano. Si dividono nelle due grandi categorie dei
compressori volumetrici e dei compressori dinamici. Dato che i fenomeni di
instabilità presi in considerazione in questo studio riguardano solo i compressori
dinamici, verrano presentate le caratteristiche generali solamente di questo tipo di
macchine.
Il principio di funzionamento di un compressore dinamico si basa sull’equazione di
conservazione della quantità di moto. La forma di questa relazione, nella maniera in
cui essa è formulata per le turbomacchine, giustifica il passaggio da una forma di
energia a un’altra relativamente a quelle specie che sono presenti nel funzionamento
delle turbomacchine stesse.
La trasformazione energetica che interessa i compressori dinamici è la conversione di
energia cinetica in energia di pressione, essi si basano sullo stesso principio quindi
dei diffusori. Il fluido che entra in un compressore dinamico subisce un incremento
di energia meccanica sotto forma di energia cinetica, dovuto alla girante che lo
accelera. L’incremento di pressione richiesto si ottiene facendo diffondere il flusso
gassoso attuando così il recupero di energia cinetica in energia di pressione.
Questo recupero viene attuato tramite dei vani palari che deflettono la corrente che
perdendo energia cinetica aumenta la sua pressione.
1.1 Caratteristiche generali e di funzionamento in campo stabile
I compressori dinamici si dividono a loro volta in altre due categorie: compressori
assiali e compressori centrifughi.
Le macchine del primo tipo sono costituite da una serie di stadi posti in serie. Il
singolo stadio si compone di una girante composta da una corona di palette, calettate
al rotore della macchina, seguite da una corona di palette fisse calettate alla cassa e
denominate palette statoriche. I palettaggi di un compressore assiale sono di
dimensioni ridotte, le palette devono essere poco deflesse, sottili e con profili
aerodinamici simili a quelli delle ali degli aeroplani. I rapporti tra i raggi di mozzo e
di cassa sono generalmente compresi tra 0,6 per gli stadi di testa e 0,9 per gli stadi
terminali. Questo sviluppo radiale decrescente, che fa incontrare al fluido volumi a
propria disposizione sempre minori, si rende necessario per permettere di mantenere
la velocità meridiana pressoché costante lungo la macchina dato l’aumento della
densità del fluido via via che esso viene compresso.
Come già illustrato il fluido che entra nello stadio viene accelerato nella girante e poi
rallentato nel vano palare formato dalle palette fisse, chiamato diffusore. Anche la
girante contribuisce a una parte del recupero di pressione, cosicché la pressione viene
aumentata già prima di entrare nello statore. Il recupero di pressione effettuato in
girante si può rivelare una quota molto significativa del recupero totale essendo pari
a quello che si ottiene nel diffusore; solitamente infatti il grado di reazione dei
compressori assiali è pari a 0,5.
Il numero di stadi è generalmente dell’ordine di quindici, si possono anche avere
macchine con trenta stadi, specialmente se utilizzate per applicazioni aeronautiche,
questo è dovuto al fatto che un singolo stadio di un compressore assiale ha un
rapporto di compressione che non è superiore a 1,1-1,2 e può essere quindi assimilato
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ad un ventilatore. Per ottenere rapporti di compressione quali quelli richiesti dalle
applicazioni industriali queste macchine devono essere sempre pluristadio.
La spiegazione di questo vincolo progettuale risiede nel problema del sostenimento
dello strato limite all’interno dello stadio, con la concomitante presenza di un
gradiente di pressione avverso al moto. La pressione va infatti aumentando mentre il
fluido si muove dall’ ingresso della girante verso l’uscita del diffusore. Il gradiente di
pressione contrario al moto causa l’ispessimento dello strato limite che si forma
come naturale conseguenza del contatto di un fluido in moto con delle superfici
solide (le palette, il mozzo, la cassa), nel caso di gradienti troppo elevati, ossia di
rapporti di compressione sviluppati dal singolo stadio troppo alti, si può arrivare al
distacco dello strato limite. Questa situazione porta un’alta turbolenza nel campo di
moto, con conseguente stallo dei profili, formazione di celle di stallo e tutti i
problemi dovuti a questo tipo di fenomeno che verranno analizzati in seguito.
All’imbocco del compressore, prima del primo stadio può esserci un palettaggio
statorico espandente a calettamento variabile denominato IGV (inlet guide vanes) :
vani di guida in ingresso. Esso ha la funzione di conferire una componente periferica
alla velocità assoluta in ingresso, che altrimenti sarebbe perfettamente assiale; come
conseguenza di questa deviazione del flusso, l’angolo della velocità relativa in
ingresso al primo stadio diminuisce e questo porta a due effetti benefici sul campo di
moto. Il primo consiste nella diminuzione dell’incidenza della velocità relativa sulla
paletta con conseguente minor rischio di stallo del profilo, quando la macchina
lavora a portata ridotta. La seconda è una diminuzione del modulo della velocità
relativa con conseguente diminuzione del numero di Mach relativo in ingresso, il
quale se raggiungesse il valore sonico potrebbe dar luogo a bolle soniche o onde
d’urto che sono causa di forti perdite.
L’uso dei compressori assiali ha cominciato ad avere il suo massimo sviluppo subito
dopo il termine della seconda guerra mondiale, quando sono stati introdotti i motori a
getto per aerei, in cui esso compie il ruolo di fornire la portata d’aria in pressione da
inviare alle camere di combustione. In campo industriale inoltre viene usato in
impianti in cui si necessita di alte portate e di rapporti di compressione medio-alti,
ma non elevatissimi. Questa macchina è in grado infatti di elaborare portate fino a
valori dell’ordine di 300 kg/s, con valori tipici che si aggirano intorno a 2530 kg/s.
Il rapporto di compressione sviluppato invece varia approssimativamente tra 10 e 35,
con punte di oltre 40.
Un’altra peculiarità dei compressori assiali è la ripidità della loro caratteristica,
questo consente alla macchina di garantire una “riserva di pressione” all’impianto,
cioè nel caso che in un determinato istante si richieda un aumento del rapporto di
compressione ad esempio per l’aumento della resistenza al passaggio dell’aria nelle
tubazioni a causa di un’ostruzione, la macchina è in grado di incrementare la
pressione di mandata senza dover diminuire eccessivamente la portata elaborata,
garantendo così una maggior stabilità operativa dell’impianto.
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Fig 1-1 : Esempio di curve caratteristiche di un compressore assiale
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I compressori centrifughi sono delle macchine con uno sviluppo assiale-radiale, il
fluido entra assialmente nella girante dove viene accelerato e subisce una parziale
diffusione e ne esce con una velocità che ha sia una componente radiale che una
tangenziale. La prima parte della girante, fino al punto in cui le pale incominciano il
loro sviluppo radiale, si chiama induttore. Il bordo d’ingresso delle pale è ricurvo e la
curvatura è diversa spostandosi dal mozzo alla cassa, questo perché la velocità
assoluta assiale è circa costante lungo il bordo d’ingresso, mentre la velocità
periferica aumenta allontanandosi dall’asse della macchina e quindi varia in
inclinazione e modulo la velocità relativa.
Il fluido, dopo essere stato accelerato e in parte diffuso nella girante, esce e incontra
lo spazio anulare tra girante e diffusore dove portata e pressione vengono equalizzate
ed entra nel diffusore dove viene completato il recupero di pressione. Dal punto di
vista del grado di reazione, le macchine centrifughe presentano valori dell’ordine di
0,5 o superiori, questo sta a indicare che la maggior parte del recupero di pressione
avviene nella girante.
Viste nel piano interpalare, le pale della girante possono essere rivolte all’indietro
rispetto al verso di rotazione della girante o essere completamente radiali. La
configurazione con pale rivolte all’indietro ha il pregio di rendere più stabile le
macchina. Il motivo risiede nel fatto che a parità di velocità di rotazione e di
diametro della girante, la velocità assoluta in uscita decresce spostandosi dalla
configurazione con pale radiali a quella con pale rivolte all’indietro rispetto alla
rotazione. Analogamente si può dire che la velocità assoluta in uscita decresce al
diminuire dell’angolo della velocità relativa in uscita. Avere un’alta velocità in uscita
dalla girante comporta la necessità di una decelerazione molto spinta nel diffusore, il
quale essendo essenzialmente un condotto divergente è soggetto all’inconveniente
del distacco dello strato limite dalle sue pareti con il rischio della formazione di celle
di stallo che possono risalire fino alla girante, spinte dal gradiente di pressione
avverso al moto, causando così lo stallo della macchina. La configurazione a pale
radiali si utilizza maggiormente per compressori ad alte prestazioni che presentano
velocità di rotazione molto elevate alfine di sollecitare i profili solo a trazione
piuttosto che a tensoflessione.
I diffusori dei compressori centrifughi possono essere palettati oppure no, per alte
prestazioni si usano comunque solo diffusori palettati. I diffusori provvisti di pale
tuttavia sono maggiormente soggetti al fenomeno già menzionato del distacco dello
strato limite e quindi sono più a rischio di stallo. Nel diffusore il fluido subisce una
forte decelerazione (dell’ordine del 70-80%), prima di essere convogliato verso la
voluta a chiocciola che raccoglie il fluido uscente e lo manda alle utenze. Anche la
voluta contribuisce ad un’ulteriore finale diffusione del fluido.
Un singolo stadio di un compressore centrifugo (girante più diffusore) può
sviluppare dei rapporti di compressione dell’ordine di 4-6, al contrario delle
macchine assiali, questo perché il campo di forze centrifughe che agisce sul fluido
ostacola il distacco dello strato limite e il pericolo di stallo. Macchine centrifughe
pluristadio si utilizzano comunque per evitare la necessità di avere velocità
periferiche troppo elevate e quindi sforzi di tensoflessione sulle pale insostenibili dal
punto di vista strutturale, nonché quando vengono richiesti rapporti di compressione
molto alti, tipicamente maggiori di 50, ad esempio nelle stazioni di compressione dei
metanodotti.
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