4
In questa ipotesi, si è verificata la stabilità delle formazioni studiate. Si è
quindi trovato un modo per tenere conto del rigonfiamento equatoriale
della Terra anche nella soluzione delle equazioni di Hill, nel caso di
satelliti su orbite polari ed in formazione circolare.
5
Introduzione
Negli ultimi anni si è andato delineando un sempre più vivo interesse per
la possibilità di far volare satelliti di piccole dimensioni in formazione.
Una formazione è costituita da un gruppo di satelliti che orbitano in
prossimità gli uni degli altri e che possono quindi scambiare tra loro dati
e interagire per portare a termine la stessa missione.
Il volo in formazione rappresenta un’alternativa interessante al
tradizionale ricorso ad un unico satellite, e ciò sia dal punto di vista
economico che tecnico. Infatti, piuttosto che costruire e mettere in orbita
un satellite complesso e di grandi dimensioni, è più conveniente
distribuire le apparecchiature necessarie alla missione su un certo numero
di piccoli satelliti (vedi Fig.I-1), che operino insieme come se si trattasse
di un unico satellite virtuale.
Fig. I-1 Il volo in formazione di più satelliti come alternativa al
ricorso ad un unico satellite
6
Finora il ricorso a formazioni di piccoli satelliti era impedito da un limite
di natura tecnologica, legato dalle basse prestazioni che essi potevano
fornire (in termini di potenza, memoria e capacità computazionali). Il
recente sviluppo delle micro e delle nanotecnologie ha consentito di
superare questo ostacolo.
I vantaggi che si avrebbero dall’impiego di formazioni di piccoli satelliti
sono molteplici:
- il peso di ciascun satellite della formazione sarebbe compreso tra i
10 ed i 100kg, mentre un satellite tradizionale ha un peso
sicuramente superiore ai 1000kg. Questo ha senz’altro un
immediato risvolto sui costi per la messa in orbita. Le dimensioni
limitate, inoltre, consentono di alloggiare più satelliti sullo stesso
lanciatore, ottimizzandone le capacità di carico.
- A ciò si devono aggiungere i vantaggi legati alla possibilità di poter
modificare in qualsiasi momento la configurazione del gruppo di
satelliti, semplicemente modificandone le posizioni relative. In
questo modo è possibile cambiare la tipologia di missione alla quale
è deposta la formazione. Si veda in proposito la Fig.I-2:
Fig.I-2 Le formazioni possono essere riconfigurate per svolgere missioni
diverse
7
- Inoltre è possibile, e ciò è particolarmente interessante per
l’osservazione della superficie terrestre, disporre i satelliti in modo
da avere una apertura senz’altro maggiore di quella ottenibile con un
solo satellite, per quanto grande possa essere. In pratica l’apertura
che è possibile ottenere è illimitata, dato che non dipende più dalle
dimensioni del singolo satellite, ma piuttosto dal numero di satelliti
impiegati.
- D’altra parte l’eventuale guasto di uno dei satelliti non pregiudica
completamente la missione, ma si ha un degrado graduale delle
prestazioni dell’intera formazione. Il singolo satellite può essere
sostituito, con costi senz’altro inferiori di quelli che si avrebbero nel
caso in cui si dovesse sostituire un satellite di grandi dimensioni.
Inoltre la formazione può essere riconfigurata per minimizzare gli
effetti del guasto.
- La possibilità di produrre questi microsatelliti in serie riduce i costi
di produzione.
- E’ possibile ricorrere, per ciascun satellite, ad un sistema di
propulsione al plasma (si veda la Fig.I-3).
Fig.I-3 Propulsore al plasma, adatto per satelliti di piccole dimensioni
8
- Ultimo aspetto da considerare è che spesso una piattaforma spaziale
abitata, come la Stazione Spaziale Internazionale, proprio a causa
della presenza di equipaggio a bordo, e anche per le sue grandi
dimensioni, non è in grado di realizzare condizioni di “0g” ottimali,
specie nei punti ad una certa distanza dal centro di massa; a questo
problema si può ovviare prevedendo piattaforme ausiliarie, non
abitate, che volino in formazione con la I.S.S., ad una distanza che
rimanga costante nel tempo.
Per progettare le possibili configurazioni dei “clusters”, verificando che
siano sufficientemente stabili (cioè che la formazione non si sciolga a
causa dell’allontanamento relativo dei satelliti), è necessario riuscire a
determinare con accuratezza la posizione dei vari satelliti.
Tradizionalmente si è fatto ricorso alle equazioni di Hill (anche note
come equazioni di Clohessy-Willshire), che sono un sistema di equazioni
linearizzate che descrivono il moto relativo di due satelliti vicini, in
orbite quasi-circolari, e immersi nel campo gravitazionale di un corpo
centrale a simmetria sferica. Le equazioni di Hill furono inizialmente
utilizzate con successo per problemi di rendezvous, ma la loro
applicazione è stata poi estesa anche al volo in formazione.
In questo lavoro di tesi saranno ricavate analiticamente tali equazioni, e
se ne determinerà la soluzione nell’ipotesi che i satelliti della formazione
siano soggetti soltanto alla forza di attrazione gravitazionale della Terra,
supposta a simmetria sferica.
9
Si passerà dunque a studiare alcune particolari configurazioni che una
formazione di satelliti può assumere. In particolare, faremo l’assunzione
che ciascuna formazione sia costituita da soli due satelliti, ipotesi, questa,
che non lede in nessun modo la generalità dei risultati ottenuti. Uno dei
due satelliti della formazione sarà assunto come riferimento, e il moto
della formazione sarà descritto in termini del moto relativo del secondo
satellite rispetto ad esso.
Si determinerà dunque il valore che bisogna assegnare all’istante iniziale
ai vettori spostamento e velocità relativi del secondo satellite rispetto a
quello di riferimento, in modo che effettivamente i due satelliti, nel corso
del loro moto di rivoluzione attorno alla Terra, si mantengano nella
configurazione desiderata.
Le configurazioni per il volo in formazione di satelliti che saranno
esaminate sono quattro:
- satelliti sulla stessa orbita, ad una distanza che si mantiene costante
nel tempo;
- satelliti che hanno la stessa traccia al suolo;
- satelliti in formazione circolare (i satelliti della formazione, nel corso
del loro moto orbitale attorno alla Terra, descrivono, in termini di
moto relativo al satellite di riferimento, una circonferenza di raggio
costante. In pratica, stiamo dicendo che il moto orbitale dei satelliti
della formazione si traduce, se osservato dal satellite di riferimento,
in una circonferenza di centro coincidente proprio con tale satellite);
10
- satelliti in formazione con proiezione circolare (in questo caso i
satelliti descrivono una traiettoria ellittica attorno al satellite di
riferimento, che appare però essere una circonferenza se osservata
dalla superficie terrestre).
Tali formazioni sono state studiate da Sabol, Burns e McLaughlin (rif.5),
in questa tesi si proporranno alcune dimostrazioni analitiche dei risultati
da essi conseguiti.
Una volta determinati, utilizzando le equazioni di Hill, i valori da
assegnare ai vettori posizione e velocità iniziali dei due satelliti, si
propagheranno nel tempo tali vettori e si ricaveranno le caratteristiche
delle orbite da essi descritte attorno alla Terra. Ciò servirà anche come
verifica della validità delle equazioni di Hill, perché mostreremo come la
previsione del moto relativo fatta sulla base di tali equazioni si discosti in
maniera trascurabile dalla realtà fisica.
Infine, si introdurrà nelle simulazioni numeriche l’effetto del
rigonfiamento equatoriale della Terra, e si verificherà che esso è
destabilizzante per le formazioni circolari ed a proiezione circolare
esaminate, nel senso che è la causa di un allontanamento progressivo dei
satelliti della formazione.
Si proporrà dunque un modo per tenere conto dell’effetto del
rigonfiamento equatoriale della Terra anche nelle equazioni di Hill, nel
caso particolare di formazione circolare in cui i satelliti siano su orbite
polari.
11
Introduzione dei sistemi di riferimento utilizzati.
Nel testo si farà uso dei seguenti sistemi di riferimento:
- sistema di riferimento geocentrico inerziale (X_p, Y_p, Z_p):
il piano fondamentale è quello equatoriale terrestre, cui appartengono gli assi X_p e
Y_p, in particolare l’asse X_p punta verso la direzione dell’equinozio di primavera;
l’asse Z_p coincide con l’asse di rotazione della Terra. Si veda la Fig.1.
Fig.1 Sistemi di riferimento geocentrico e perifocale
Y_p
X_p
γ
Z_p
Z_ω ≡ h
i
satellite
X_ω
linea
dei
nodi
Ω
ω
perigeo
12
- Sistema di riferimento perifocale (X_ω, Y_ω, Z_ω):
il piano fondamentale è quello dell’orbita; l’asse X_ω punta verso il perigeo; l’asse Y_ω
è ruotato di 90° nella direzione del moto orbitale; l’asse Z_ω è lungo la direzione del
vettore momento angolare, h, e completa la terna levogira. Nel testo si indicheranno
rispettivamente con
^^^
, WeQP i versori di questi assi. Si veda la Fig.1.
- Sistema di riferimento solidale al satellite (x, y, z):
l’asse x si trova lungo la direzione radiale, ed è diretto dal centro della Terra al satellite,
l’asse y è tangente all’orbita e orientato lungo il verso del moto, e l’asse z è normale al
piano dell’orbita descritta dal satellite. Si veda la figura 2.
Fig.2 Sistema di riferimento solidale al satellite
ρ
c.T.
13
1.1 Le equazioni di Hill
Come detto le equazioni di Hill sono state impiegate con successo in tipici problemi di
rendezvous, in cui nella fase finale, prima dell’aggancio vero e proprio, i due satelliti
sono in prossimità l’uno dell’altro e spesso su traiettorie quasi-circolari, ed è necessario
studiare il loro moto relativo. Tuttavia esiste una ampia letteratura a livello
internazionale in cui le stesse equazioni sono applicate allo studio del volo in
formazione.
Consideriamo due satelliti in orbite vicine quasi-circolari attorno ad un corpo centrale:
sat_1 e sat_2.
Possiamo ad esempio supporre che le due orbite abbiano lo stesso periodo, ma un valore
diverso dell’eccentricità (e), sicchè ci sarà un moto relativo tra i due satelliti. Vogliamo
ora descrivere questo moto relativo in un sistema di riferimento solidale con il sat_1
(che assumiamo come satellite di riferimento), che sia così definito: l’asse x si trova
lungo la direzione radiale, ed è diretto dal centro della Terra al sat_1, l’asse y è tangente
all’orbita e orientato lungo il verso del moto, e l’asse z è normale al piano dell’orbita. Si
veda la figura 3.
14
Fig.3 Posizione relativa dei due satelliti rispetto al sistema di riferimento geocentrico inerziale
e rispetto a quello solidale al sat_1
Assumiamo quindi che sul sat_1 agisca esclusivamente la forza di gravità esercitata dal
corpo centrale. Di conseguenza possiamo descrivere il moto del sat_1 nel campo
gravitazionale del corpo centrale con la classica equazione che descrive il problema dei
due corpi (rif.1):
(1)
3
1
1
..
1
r
r
r
Π
ρ
^
x
^
z
^
y
Terra
sat_1
sat_2
15
Le ipotesi che sono alla base della validità di questa equazione e che vanno
evidentemente riprese anche a proposito delle equazioni di Hill che da essa discendono,
sono le seguenti:
ξ la Terra è assunta essere a simmetria sferica e quindi può essere trattata come
un punto massa;
ξ si può trascurare l’attrazione gravitazionale esercitata da ciascuno dei due
satelliti sulla Terra e sull’altro satellite;
ξ si può trascurare la massa del sat_1 e del sat_2 rispetto a quella della Terra
A questo punto possiamo scrivere l’equazione che descrive la traiettoria del sat_2
attorno al corpo centrale, prevedendo però la possibilità che questo sat_2 sia sottoposto
a una qualche forza esterna, es. ad una spinta, in grado di modificarne la traiettoria:
f
r
r
r
3
2
2
..
2
Π
(2)
dove f è una forza specifica. Introduciamo un vettore posizione relativa ρ(x,y,z) tale che
12
rr + Υ (3)
e che rappresenta quindi il vettore posizione del sat_2 rispetto al sat_1. Andando a
derivare due volte l’equazione (3), otteniamo evidentemente che:
Figura 4 Triangolo dei vettori in esame
sat_1
sat_2
16
....
1
..
2
Υ rr (4)
e, quindi:
..
1
..
2
..
rr Υ (5)
per cui, ricordando le (1) e (2), si ha:
(6)
In base alla (3), e ricordando il teorema di Carnot applicato al triangolo di vettori
riportato in Fig. 4, possiamo scrivere che:
2\3
1
22
1
1
2\3
2
2
1
3
2
2
cos2 − Υ Υ
Υ Υ
rr
r
r
r
r
r
(7)
Per cui, sostituendo a − Υcos
1
r il prodotto scalare Υ
1
r , si ottiene:
2\3
1
22
1
1
3
2
2
2 Υ Υ
Υ
rr
r
r
r
(8)
vale a dire:
2\3
1
22
11
3
2
2
2
ΥΥΥ rrr
r
r
(9)
A questo punto mettiamo in evidenza
2
1
r e, assumiamo che ρ<<r
1
e che quindi 1
2
1
2
r
Υ
;
possiamo allora scrivere:
2\3
2
1
1
3
1
1
3
2
2
2
1
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
r
r
r
r
r
r ΥΥ
(10)
fr
r
r
r
r
≈
…
≡
↔
←
♠
2
3
2
3
1
1
3
1
..
Π
Υ
17
Ricordando che:
)(1)1(
2
xoxx ∆
∆
nell’ipotesi di x<<1 posso troncare la serie al termine del primo ordine, e quindi la (10)
diventa:
°
↵
°
°
↓
°
→
↑
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
...
2
2
3
1
2
1
1
3
1
1
3
2
2
r
r
r
r
r
r ΥΥ
(1)
dove abbiamo tenuto conto del fatto che sicuramente, nell’ipotesi di piccolo
spostamento relativo tra i due satelliti, 1
2
1
1
r
r Υ
.
Se ora andiamo a sostituire la (11) nella (6) otteniamo:
f
r
r
r
r
rr
r
°
↵
°
°
↓
°
→
↑
≈
≈
…
≡
↔
↔
←
♠
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
2
1
1
3
1
1
3
11
3
1
..
2
2
3
1
ΥΥ
Π
Υ (12)
Sviluppando il prodotto e trascurando il termine Υ
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
2
1
1
2
2
3
r
r Υ
si ha:
f
r
r
rrr
r
°
↵
°
°
↓
°
→
↑
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
2
1
1
111
3
1
..
3
Υ
Υ
Π
Υ (13)
cioè:
f
r
r
r
r
r
°
↵
°
°
↓
°
→
↑
÷
÷
≠
•
♦
♦
♥
♣
ΥΥ
Π
Υ
1
1
1
1
3
1
..
3 (14)
..
Υè la accelerazione inerziale del sat_2 rispetto al sat_1. In realtà a noi interessa
conoscere l’accelerazione relativa del sat_2, vale a dire l’accelerazione del sat_2 così
come è vista dal sat_1.