procedendo verso un inarrestabile processo di secolarizzazione,
inteso come perdita dell’influenza sociale della religione.
Il problema è di chiederci, dato per scontato il processo di
secolarizzazione in atto, quanto sia allargata l'influenza della
religione nella società, quanto abbia ancora a persistere la
religione in un contesto in cui sono profondamente mutati i
rapporti sociali.
Il tentativo si è sviluppato in relazione a due ambiti territoriali
differenti: quello nazionale e quello provinciale romano.
E’ attraverso un attento ed opportuno confronto con i dati
dell'indagine svolta a livello nazionale nel 1994, anno di
riferimento ultimo del lavoro qui svolto, dall'Università
Cattolica di Milano, che è emerso un primo elemento di grande
rilevanza, quale l'estensibilità in linea di massima delle
conclusioni raggiunte dal livello provinciale a quello nazionale,
non tralasciando però di considerare le differenze riscontrate
allorquando queste si verifichino.
Dalla lettura dei dati vien fuori una rappresentazione della
realtà religiosa che dissente dalle immagini troppo spesso
manipolatorie propinateci dai grandi mezzi di comunicazione di
massa, con il loro ampliare oltre misura gli eventi insoliti, le
trasgressioni, i miracoli, gli scandali, generalizzando in maniera
impropria alla società intera comportamenti ed atteggiamenti
che al contrario non la rappresentano nella sua vera veste.
Fra le tendenze emerse ve ne sono sicuramente alcune che
confermano i tratti tipici delle culture moderne quali
frammentazione, relativismo, soggettivismo, ma ve ne sono
altre che evidenziano il permanere di diffusi atteggiamenti di
fede e concezioni religiose.
Il lavoro si inserisce in un quadro di ricerca a più ampio
raggio coordinata dall'Università Cattolica di Milano
riguardante l'intero territorio nazionale i cui risultati sono
riportati nel volume "La religiosità in Italia", pubblicato nel
corso del 1995 ad opera di autori vari (Cesareo, Cipriani,
Gonelli, Lanzetti, Rovati).
Detta ricerca sulla realtà religiosa in Italia, si caratterizza per
l'estensione e la rappresentatività del campione, nonché per la
vastità delle questioni indagate.
Si tratta dello studio delle principali tendenze religiose e
culturali in Italia studiate sotto diverse angolature (credenze,
vissuti, pratiche, appartenenze) e tenendo sempre conto delle
differenze e di tipo culturale-politico e di tipo socio-anagrafico
(età, sesso, livello d'istruzione, area geografica e livello di
urbanizzazione).
Nella presente tesi, limitatamente alla sola realtà
circoscrizionale romana, è stata compiuta una ricognizione la
più completa possibile del fenomeno "religiosità" considerato in
tutte le sue principali dimensioni di base, ma rivolgendo
un'attenzione particolare allo studio del rapporto fra cattolici e
politica nel tentativo di dare risposta all'annosa e sempre attuale
questione circa la destinazione del voto cattolico.
L’attenzione che è stata rivolta allo studio approfondito del
rapporto fra cattolici e politica, è derivata dall’osservazione
della centralità assunta da numerose tendenze e singoli eventi di
natura internazionale e interna che hanno profondamente
segnato la storia recente dei primi anni Novanta.
Ricordiamo:
a) l’emergere di una progressiva disaffezione degli elettori
verso i partiti “tradizionali” (di governo e di opposizione) con
la conseguente trasformazione del voto di appartenenza e di
scambio in voto d’opinione.
b) La nascita di nuove formazioni politiche.
c) La formazione di nuove regole elettorali che a loro volta
hanno portato a nuove aggregazioni politiche e a nuove
motivazioni di voto.
Fra le tendenze di lungo periodo va annoverata la crescente
sfiducia nei confronti delle istituzioni politiche che ha
contraddistinto tutti gli anni Ottanta, di pari passo con la crisi di
credibilità delle sintesi ideologiche di “sinistra”, di “destra” e di
“centro” alla base dei partiti nazionali italiani.
Alle trasformazioni dei comportamenti di voto vanno aggiunti
alcuni importanti cambiamenti culturali e sociali maturati nella
cosiddetta società civile che mettono in crisi la tenuta delle
consolidate “subculture politiche” (cattoliche, comuniste,
socialiste) che alimentavano il voto di appartenenza per i
maggiori partiti di massa (DC, PCI, PSI).
L’inizio del nuovo ciclo politico può essere ricondotto alle
elezioni per il Parlamento europeo del giugno 1989, allorché si
avvia l’imprevista ascesa delle leghe regionali del Nord poi
confluite (febbraio 1991) nella Lega Nord.
Il ciclo prosegue con lo scandalo di Tangentopoli (febbraio
1992) il quale mette allo scoperto il vasto sistema di corruzione
che legava ampi settori del mondo politico, della grande
imprenditoria privata e pubblica, dell’apparato amministrativo,
con il mondo giudiziario e dell’informazione.
Un’ulteriore spinta alla rottura degli equilibri politici
proviene, a partire dal giugno 1993, dalle elezioni con nuove
regole dei consigli municipali e provinciali, che hanno favorito
l’attivazione di nuove aggregazioni politico-elettorali e la
sperimentazione di diverse forme di competizione e di
comunicazione politica.
Nelle diverse tornate elettorali succedutesi dal 1993 al 1995, i
cittadini hanno premiato gli schieramenti inediti e le novità.
All’interno di questo scenario si comprendono le recenti
iniziative delle forze politiche per dar vita a nuovi poli, con
l’identico obiettivo di riuscire ad attrarre l’elettorato moderato o
di centro che in un sistema maggioritario funziona da vero e
proprio ago della bilancia.
E’ stato in considerazione dei numerosi e profondi mutamenti
avutisi nella società civile e politica italiana degli anni Novanta,
che è sorto il nostro interesse per lo studio del rapporto fra
cattolici e scelte elettorali, nel tentativo di evidenziare come
questo particolare gruppo sociale si sia riassestato nei confronti
del mutato scenario politico.
Le elaborazioni sono state svolte in riferimento al gruppo
cattolico, scisso fra quanti abbiamo classificato come
“professanti” e quanti abbiamo chiamato “credenti”.
Tutto questo è stato possibile grazie alla predisposizione di
un questionario-dati somministrato ad un campione di 700
soggetti di età compresa fra i 18 ed i 74 anni, contattati
nell'ambito, lo ripetiamo, della sola provincia di Roma.
Nel primo capitolo il fenomeno della religiosità è stato
analizzato con esclusivo riferimento al territorio nazionale
italiano, ma non sono mancati i riferimenti ad altre ricerche
precedentemente svolte, al fine di evidenziare la specificità di
quello che abbiamo definito "caso italiano".
Oltre a quanto detto, si è approfondito l’aspetto dell’unità
italiana dal punto di vista religioso e del raggiunto livello di
secolarizzazione.
Nel secondo capitolo faremo una ricognizione, la più
completa possibile, delle principali tendenze culturali e
religiose limitatamente alla provincia di Roma evidenziando di
volta in volta le differenze riscontrate sia rispetto ai risultati
nazionali, sia a livello socio-anagrafico e cioè in termini di
sesso, età, livello d'istruzione, status socio-professionale
d'appartenenza.
Sempre in riferimento poi allo stesso ambito territoriale, è
stato ritenuto opportuno dedicare un capitolo a parte alla
trattazione del rapporto fra cattolici e politica in seguito alla
considerazione della particolare attualità e centralità del tema
nella società di oggi.
Le analisi relative a questa particolare questione sono
riportate nel terzo capitolo della tesi.
PRIMO CAPITOLO
LE DIMENSIONI DELLA RELIGIOSITÀ
IN ITALIA
1. Verso un inarrestabile declino?
Una lunga stagione di rimozioni, inadempienze e
imprevidenze è definitivamente tramontata con la fine degli
anni Ottanta; con il nuovo decennio l'equilibrio che governava
il sistema politico italiano, e che appariva inossidabile come
molti dei suoi protagonisti di primo piano, si è frantumato in un
modo che pare oggi irrimediabile.
Si fa inoltre un gran parlare nella società contemporanea della
crisi del cristianesimo, come di una realtà sempre più relegata ai
margini della vita sociale, che costituisce un fatto privato per
quote sempre più ristrette di popolazione, non più in grado di
modellare in profondità le coscienze.
La lunga curva del cristianesimo sarebbe ormai in fase
discendente secondo un processo che vede la caduta della
pratica religiosa, la diminuzione dei fanciulli catechizzati, la
crisi (o il crollo) delle vocazioni religiose, l’obsolescenza delle
strutture, la perdita del senso religioso, la disaffezione delle
chiese, ecc., e ciò man mano che ci si addentra nelle dinamiche
della modernità, della secolarizzazione della vita sociale.
Per molti si tratterebbe di un processo inarrestabile,
nonostante i segni di una certa vitalità di forze e figure
religiose, del riproporsi della Chiesa e dei gruppi religiosi in
alcuni campi della società civile e politica.
Tuttavia non tutti gli autori che si sono occupati
dell'argomento in questione giungono alle stesse conclusioni
negative: "Nel tempo presente sembra arduo ipotizzare
l'esaurimento sociale del cattolicesimo italiano... Nel nostro
paese la religione cattolica sembra ancora manifestare
un'insospettata vitalità, una forte capacità di tenuta, grazie alle
quali essa assolve ad una importante funzione di equilibrio
nelle dinamiche sociali”, sostiene Franco Garelli.
1
2. Secolarizzazione: concetti e teorie
I teologi, i sociologi ed il pubblico in genere sembrano
ritenere che la religione stia scomparendo nelle nazioni
occidentali e che questi Paesi stiano diventando sempre più
secolarizzati.
La secolarizzazione è il processo con cui le idee riguardanti il
soprannaturale e le pratiche ad esse associate vengono
screditate e l’istituto della religione perde la propria influenza
sociale.
2
1
F. Garelli, Religione e Chiesa in Italia, Il Mulino, Bologna 1991, p.11.
2
J. Wilson, Religion in American Society: The Effective Presence, Englewood Cliffs, N.J., Prentice-
Hall, 1978.
I sostenitori di questo punto di vista fanno notare i diversi
fattori che hanno contribuito al declino della religione.
Tra questi ricordiamo:
a) Il progresso della scienza. Per secoli religione e scienza
sono state in contrasto.
La scienza è infatti pratica, richiede imparzialità, razionalità e
apertura alle nuove scoperte, mentre la religione sottolinea
l’importanza della fede e della tradizione al di sopra della
conoscenza empirica.
b) Il sorgere dello Stato moderno. Lo Stato moderno è
separato dalla Chiesa ed è governato lungo linee impersonali e
razionali per il bene di tutti i cittadini.
In altre parole, lo Stato è secolare e non sostiene una religione
più di un’altra.
Ciò erode l’autorità della Chiesa.
c) La diffusione del capitalismo. Le società capitalistiche
possono minacciare la Chiesa sottolineando i valori
materialistici e costituendo burocrazie impersonali.
d) La perdita del senso di comunità. L’espansione
dell’urbanesimo, combinata con l’aumento della mobilità
geografica e sociale, rende difficile per la Chiesa formare
legami a lungo termine con la comunità.
e) Altre istituzioni. I mezzi di comunicazione di massa, gli
sport, il moltiplicarsi di celebrazioni e feste non religiose,
hanno sostituito quelle attività educative e del tempo libero che
erano una volta dominio incontrastato della Chiesa.
Dobbiamo a Max Weber le riflessioni più approfondite ed
insieme più originali su questo processo di razionalizzazione
tipico dell’Occidente, il quale si spinge fino alla critica radicale
e giunge allo sbocco contraddittorio di un’esaltazione massima
della ragione.