6
I due tipi di analisi vengono ad operare in condizioni differenti. Infatti,
l analisi interna pu u sufruire, oltre che del bilancio ufficiale, anche di
tutta la documentazione e delle notizie dirette ed indirette, utili
all indagine, reperibili all interno dell azienda stessa.
L analisi esterna, basata esclusivamente sul bilancio d esercizio, Ł
invece condizionata dalla limitatezza dei dati a disposizione ed Ł molto
spesso influenzata dalla capacit e dall esperienza dell analista. Alla luce
di queste considerazioni possiamo affermare che l analisi di tipo esterno
Ł caratterizzata da un maggior grado di soggettivit rispetto a quella
interna.
Gli scopi delle analisi di bilancio sono sostanzialmente due:
-Controllo di gestione;
-Valutazioni delle performance aziendali.
In via generale possiamo dire che interessati all analisi sono tutti quei
soggetti che hanno o possono avere potenzialmente dei rapporti con
l impresa, si tratta dei c.d. stakeholder.
In particolare i soggetti interessati sono, l azienda stessa, i fornitori, i
finanziatori oppure gli stessi concorrenti attraverso il processo di
banchmarking.
Con questo termine si definisce l attivit sistematica di controllo della
concorrenza mediante il confronto delle performance realizzate. Lo
scopo Ł quello di individuare le principali differenze tra i competitori e le
cause del vantaggio competitivo.
Da questa forma di controllo deriva la possibilit di ottenere, mediante
comparazioni spaziali2, informazioni utili per modificare il
2
TERZANI S., Le comparazioni di bilancio, Padova, Cedam, 1996.
7
comportamento strategico3 e competitivo dell entit ec onomica oggetto
di analisi.
Possiamo individuare nel processo di analisi tre distinte ma collegate
fasi:
-Riclassificazione dei prospetti di bilancio;
-Costruzione di un sistema di indici;
-Analisi ed interpretazione dei risultati ottenuti.
La necessit di procedere alla riclassificazione dei prospetti di bilancio
deriva dal fatto che questi documenti, per forma e struttura, non sono in
grado di evidenziare aggregati utili per l analisi di gestione.
La riclassificazione si pone quindi come la fase preliminare in cui i dati
di bilancio vengono disaggregati e riordinati in maniera funzionale alla
successiva analisi.
La seconda fase si realizza attraverso la predisposizione ed il calcolo
degli indici, ordinati per tipo di indagine. Vengono cos predisposti indici
volti ad indagare sulla performance reddituale complessiva ed operativa,
sulla solidit e sulla liquidit del gruppo.
La terza fase consiste nell interpretare i risultati ottenuti nella fase
precedente per dare giudizi sulla gestione aziendale.
3
Si veda:
-INVERNIZZI G.-MOLTENI M., Analisi di bilancio e diagnosi strategica, Milano, EtasLibri,
1990;
-MARTELLI A., Analisi strategica mediante scenari, Milano, EtasLibri, 1992.
8
1.2 La riclassificazione dello stato patrimoniale
La fase di riclassificazione del bilancio ufficiale Ł il primo e
fondamentale passo nel processo di analisi. Lo stato patrimoniale pu
essere predisposto all analisi attraverso l applicazione di due principali
criteri di riclassificazione: il criterio finanziario ed il criterio della
pertinenza gestionale, quest ultimo Ł stato preferito nella realizzazione
del presente lavoro.
Il criterio finanziario
4
Ł quello maggiormente utilizzato e si basa sulla
presumibile velocit di trasformazione in denaro dei singoli investimenti
e sulla velocit di richiedere denaro dei finanziamenti.
La finalit c onoscitiva di questo modello Ł quello di misurare il grado di
solvibilit dell impresa, intesa come capacit di far fronte ai propri
debiti.
4
Si veda:
-AGOSTINONE A.-VESCOVI G.M., La lettura finanziaria del bilancio, in I corsi di
Amministrazione & Finanza , lezione n.2/1994;
-ALBERICI A., Analisi di bilancio e previsione delle insolvenze, Milano, Isedi, 1975;
-DE LAURENTIS G., Il rischio di credito, Milano, Egea, 1994;
-DE MATTE C., La valutazione della capacit d i credito nelle analisi di fido, Milano,
Vallardi, 1974;
-FERRERO G.-DEZZANI F., Manuale delle analisi di bilancio, Milano, GiuffrŁ, 1979;
-FERRERO G.-DEZZANI F-PISONI P.-PUDDU L., ., Le analisi di bilancio, Milano, GiuffrŁ,
1998;
-GIUNTA F., L impiego dei nuovi schemi di bilancio di derivazione comunitaria per le analisi
economico-finanziarie d impresa, Padova, Cedam, 1992;
-GIUNTA F., Interpretare la gestione con lo stato patrimoniale finanziario, in
Amministrazione & Finanza , n.1/1997;
-GIUNTA F., Margini di liquidit : un primo argine al rischio finanziario, in
Amministrazione & Finanza , n.5/1997;
-GIUNTA F., Margini di solidit : il secondo argine al rischio finanziario, in
Amministrazione & Finanza , n.8/1997;
-GIUNTA F., Il capitale netto di garanzia a tutela dei creditori, in Amministrazione &
Finanza , n.9/1997;
-GIUNTA F., Appunti delle lezioni del corso di Metodologie e Determinazioni Quantitative
d Azienda, Universit degli Studi di Firenze, www.cce.unifi.it/dsa/giunta, A.A. 1999/2000;
-GUATRI L., Investimenti e politiche finanziare delle aziende industriali, Milano, GiuffrŁ,
1982;
-LIZZA F., Le riclassificazioni di bilancio, Ancona, Clua, 1989.
9
Il criterio della pertinenza gestionale
5
individua e raggruppa gli elementi
dello stato patrimoniale a seconda della loro appartenenza a determinate
aree di gestione. In base a tale criterio individuiamo all interno della
gestione d impresa l area ordinaria e l area di gestione straordinaria. La
prima riguarda il complesso delle operazioni che vengono svolte in modo
ricorrente, secondo l ordine consueto e duraturo delle cose. La seconda
area di gestione Ł caratterizzata da operazioni che per natura e frequenza
non rientrano nel concetto di normalit , il cui isolamento soddisfa
all esigenza di non alterare il significato dei risultati propri della gestione
ordinaria 6.
All interno dell area di gestione ordinaria abbiamo individuato una
gestione operativa ed una finanziaria.
L area operativa Ł composta da una parte corrente, caratterizzata da
operazioni che derivano dai quotidiani processi di acquisto,
trasformazione e vendita, i quali marcano specificamente l attivit
dell impresa, e da una parte strutturale riguardante la predisposizione, la
conservazione e lo sviluppo dell apparato produttivo del gruppo.
L area della gestione finanziaria Ł suddivisa in attiva e passiva .
La gestione finanziaria attiva riguarda le operazioni di impiego delle
risorse monetarie in investimenti finanziari; la gestione delle attivit
5
Si veda:
-BRUNETTI G., Le riclassificazioni delle sintesi di bilancio, in BRUNETTI G.-CODA V.-
FAVOTTO F., Analisi, previsioni, simulazioni economico-finanziarie d impresa, Milano,
EtasLibri, 1995;
-FERRERO G.-DEZZANI F-PISONI P.-PUDDU L., Le analisi, op. cit.;
-GIUNTA F., L impiego dei nuovi schemi, op. cit.;
-GIUNTA F., Il bilancio letto per aree di gestione, in Amministrazione & Finanza ,
n.20/1997;
-GIUNTA F., Appunti, op. cit.;
-MARCHI L.-QUAGLI A., Il bilancio gestionale, Trieste, EBC, 1991;
-MASSARI M., Gli strumenti per l analisi finanziaria, in PIVATO G. (a cura di), Trattato di
finanza aziendale, Milano, Angeli, 1983;
-TAMI A., Analisi di bilancio, Roma, Buffetti Editore, 1990.
6
FERRERO G-DEZZANI F., Manuale, op. cit., pag. 238.
10
finanziarie passive, Ł volta al reperimento delle risorse necessarie alla
copertura del fabbisogno finanziario.
In conseguenza della logica seguita le varie poste dell attivo e del
passivo sono raccolte in zone. L attivo dello stato patrimoniale contiene
quindi:
Investimenti legati al ciclo operativo;
Investimenti legati alla struttura operativa;
Investimenti finanziari.
Gli investimenti legati al ciclo operativo (o capitale circolante lordo
commerciale) sono quelli che derivano dal normale processo di acquisto
trasformazione e vendita, sono inclusi in questo aggregato
principalmente crediti di natura commerciale e rimanenze di magazzino.
Gli investimenti legati alla struttura operativa rappresentano il complesso
delle immobilizzazioni materiali ed immateriali di cui il gruppo si avvale
per lo svolgimento della sua gestione.
Gli investimenti finanziari sono composti sia da liquidit immediate che
titoli di credito aventi natura finanziaria. Nell ambito della gestione
finanziaria attiva sono state individuate e separate le partecipazioni che
non sono state soggette al consolidamento.
Il passivo Ł cos strutturato:
Finanziamenti spontanei del ciclo operativo
Finanziamenti spontanei della struttura operativa
Debiti finanziari
Capitale proprio
11
All interno dei finanziamenti spontanei trovano collocazione i debiti di
funzionamento collegabili a dilazioni di pagamento di fattori produttivi
impiegati nella gestione operativa. In questa zona sono dunque presenti
tutte quelle passivit c he sono la diretta conseguenza dello svolgimento
del ciclo operativo come i debiti commerciali.
Nei finanziamenti spontanei strutturali troviamo passivit , legate alla
struttura, cioŁ fondi rischi ed oneri come ad esempio il trattamento di
fine rapporto (TFR).
Nei debiti finanziari trovano posto tutti quei finanziamenti (capitale con
vincolo di prestito) che sono stati contrattati direttamente sul mercato dei
capitali, e che presentano onerosit e splicita.
Il capitale proprio indica invece il capitale reperito sul mercato dei
capitali con vincolo di rischio, in esso troviamo sia la quota di spettanza
dei terzi che della societ ca pogruppo.
Lo stato patrimoniale cos riclassificato Ł in grado di fornire
informazioni sia di natura economica che finanziaria7.
Sotto l aspetto economico il modello di pertinenza permette di effettuare
corrette analisi di redditivit . Infatti il modello in questione riesce a
determinare la quantit (volumi) di capitali raccolti sul mercato
finanziario ed impiegati nelle diverse aree di gestione. E cos possibile
mettere a confronto i flussi reddituali di una data area di gestione con gli
aggregati patrimoniali di pertinenza della stessa area, potendo cos
misurare il contributo reddituale offerto dalle varie aree di gestione alla
complessiva economia d impresa.
Sotto l aspetto finanziario il modello non offre indicazioni riguardanti la
solvibilit dell impresa, cos come il modello finanziario, ma fornisce
7
Si veda:
-GIUNTA F., Redditivit e fabbisogni finanziari per aree di gestione, in Amministrazione &
Finanza , n.24/1998;
-INCOLLINGO A., Il fabbisogno finanziario dell impresa, Milano, GiuffrŁ, 1996.
12
indicazioni sulle variabili che influiscono sui fabbisogni finanziari,
fornendo utili contributi all analisi previsionale e programmatoria8.
La riclassificazione effettuata Ł utilmente completata dall esposizione
dello stato patrimoniale in forma scalare attraverso il prospetto capitale
investito-capitale raccolto, il quale permette di individuare alcuni
margini9 di notevole importanza.
Riportiamo di seguito lo stato patrimoniale riclassificato ed esposto con
il prospetto capitale investito-capitale raccolto.
Tabella 1-SP Riclassificato.Prospetto capitale investito-capitale raccolto
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áâãäåâæ çè&â'á(á(é*æ+åé
Questo prospetto offre importanti informazioni sulla formazione e
copertura del fabbisogno finanziario.
8
INVERNIZZI G.-MOLTENI M., I bilanci preventivi nella formazione delle strategie
d impresa, Milano, EtasLibri, 1993.
9
Sui margini del prospetto capitale investito-capitale raccolto si veda GIUNTA F., Appunti,
op. cit..
13
Il capitale circolante lordo commerciale (CCLc) indica gli investimenti
derivanti dallo svolgimento delle operazioni operative correnti e sono
rappresentate principalmente da crediti commerciali e rimanenze di
magazzino, per cui questo margine indica il fabbisogno finanziario di cui
il gruppo necessita per lo svolgimento delle attivit c orrenti di vendita e
produzione.
Sottraendo dal CCLc le passivit spontanee derivanti dal ciclo otteniamo
un importante margine, il capitale circolante netto commerciale10
(CCNc).
Il CCNc esprime il fabbisogno finanziario netto derivante dal processo di
acquisto, trasformazione e vendita. Tale margine pu assumere valore
positivo o negativo.
ê CCNc > 0
Un margine positivo indica che la gestione operativa corrente genera
fabbisogni piø elevati delle passivit spontanee che riesce a generare
(principalmente debiti di fornitura). Tale maggior valore deve trovare
quindi copertura con mezzi esterni.
ë CCNc < 0
Il segno negativo del CCNc indica che gli investimenti derivanti dal ciclo
operativo sono inferiori alle passivit spontanee, in questo caso il valore
negativo non deve far pensare ad una situazione di squilibrio. Infatti in
10
Sul capitale circolante si veda:
-BRUGGER G. (a cura di), La gestione del capitale circolante, Milano, Egea, 1991;
-BRUNETTI G.-OLIVOTTO L, Il controllo del capitale circolante, Torino, UTET, 1992;
-CATTANEO M., Il capitale circolante netto, Torino, Utet, 1988.
14
questa situazione lo svolgimento del ciclo operativo non determina
fabbisogni, ma anzi, genera disponibilit monetarie.
Per cui tanto piø negativo risulta il margine in questione tanto maggiore
sar il vantaggio in termini di liquidit .
Il capitale immobilizzato netto deriva dalla differenza tra le
immobilizzazioni materiali ed immateriali e le passivit strutturali quali
ad esempio il TFR.
Sommando il CCNc al capitale immobilizzato netto perveniamo ad un
altro importante margine: il capitale operativo investito netto (COIN).
Sotto l aspetto finanziario esso segnala il fabbisogno netto di cui il
gruppo necessita per lo svolgimento della gestione operativa.
Ai fini dell analisi reddituale il COIN essendo una grandezza
determinata al netto delle passivit spontanee, come i debiti verso
fornitori, si pone come il corretto riferimento per il calcolo della
redditivit operativa anche in presenza degli oneri finanziari impliciti.
Aggiungendo al COIN gli investimenti finanziari si giunge al capitale
investito netto (CIN) consolidato il quale esprime il fabbisogno netto
dell intera gestione appartenente all area del consolidato.
Rimangono fuori le partecipazioni non soggette al consolidamento,
quest ultime sommate al CIN consolidato danno origine al CIN di
gruppo, il quale rappresenta gli investimenti e di conseguenza il
fabbisogno totale del gruppo.
La seconda parte del prospetto evidenzia le fonti a cui si Ł fatto ricorso
per la copertura del fabbisogno complessivo netto.
La copertura del fabbisogno netto si realizza attraverso capitali acquisiti
con vincolo di rischio e con vincolo di prestito.
15
Il capitale di rischio Ł suddiviso in capitale di pertinenza della
capogruppo e di pertinenza delle minoranze11.
Il capitale di terzi Ł espresso dai debiti finanziari, questi rappresentano il
complesso dei capitali direttamente contrattati sul mercato, sono stati
suddivisi in debiti a breve e debiti a medio lungo termine. Questa
distinzione, fatta in base alla durata originaria12, Ł utile per verificare il
grado di aggressivit della struttura finanziaria. Una struttura risulta tanto
piø aggressiva quanto maggiore Ł il peso dei debiti finanziari a breve
rispetto quelli a lungo. La maggiore aggressivit dovrebbe comportare
una migliore gestione dei tassi consentendo di cogliere le opportunit c he
di volta in volta il mercato pu o ffrire.
11
Al riguardo si veda AA.VV., Il bilancio consolidato. Aspetti giuridici, aspetti fiscali,
tecniche contabili, analisi di bilancio, controllo, sistemi di reporting di gruppo, Milano,
IPSOA, 1995.
12
Nel modello finanziario, invece, la distinzione dei debiti tra breve e lungo termine Ł fondata
sulla durata residua.
16
1.3 La riclassificazione del conto economico
Il conto economico presente nei bilanci ufficiali deve essere elaborato al
fine di mettere in evidenza il contributo che le diverse aree di gestione
offrono alla realizzazione del reddito complessivo netto.
Come noto la gestione Ł stata divisa in
ì Ordinaria;
í Straordinaria;
í Tributaria.
All interno della gestione ordinaria abbiamo individuato una gestione:
í Operativa
í Finanziaria
La riclassificazione del conto economico13 Ł stata realizzata utilizzando il
modello a valore della produzione e valore aggiunto14. I costi ed i ricavi
sono riclassificati in base alla natura delle operazioni che li generano.
13
Si veda:
-CODA V., Il concetto di reddito operativo nella riclassificazione del conto economico, in
BRUNETTI G.-CODA V.-FAVOTTO F., Analisi, previsioni, simulazioni economico-
finanziarie d impresa, Milano, EtasLibri, 1995;
-CONFALONIERI M., Forme, strutture e schemi di bilancio, Torino, Utet, 1992;
-GIUNTA F., L impiego dei nuovi schemi., op. cit.;
14
Oltre al modello indicato la teoria e la pratica hanno messo a punto altri modelli di
rielaborazione del conto economico quali il modello funzionale e quello a margine di
contribuzione . Entrambi i modelli richiedono informazioni dettagliate che non Ł dato reperire
dall analista esterno.
17
Il criterio utilizzato si adatta meglio all analisi esterna in quanto non
necessita di informazioni particolari ed approfondite che il semplice
bilancio ufficiale non Ł in grado di dare.
Lo schema utilizzato Ł riportato di seguito.
Tabella 2-CE Riclassificato a valore aggiunto
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Il modello in questione mostra diverse grandezze utili per l analisi, prime
tra tutte troviamo la produzione dell esercizio, cioŁ il valore della
produzione lorda realizzata nell esercizio. Questo aggregato deriva dal
valore della produzione venduta, cioŁ i ricavi di vendita, e dalla
variazione delle scorte in prodotti finiti e dalle lavorazioni in economia.
Dalla produzione dell esercizio si parte, per l individuazione di quello
che risulta essere un valore cardine nel modello in questione, il valore
18
aggiunto15. Quest ultimo si ottiene sottraendo dalla produzione
dell esercizio i costi sostenuti per l acquisto ed il consumo dei materiali e
servizi esterni, andando ad indicare l incremento di valore che questi
beni hanno subito per effetto del processo produttivo.
L analisi temporale e spaziale del valore aggiunto permette di esprimere
giudizi sull efficienza delle risorse impiegate nel processo produttivo e
dell efficacia della realizzazione delle strategie aziendali.
Sottraendo dal valore aggiunto il costo del personale, comprensivo degli
accantonamenti al TFR giungiamo al margine operativo lordo (MOL).
Il MOL Ł una grandezza molto importante a duplice valenza: economica
e finanziaria.
Sotto l aspetto economico il MOL indica il reddito generato dalla
gestione operativa al lordo di costi operativi discrezionali come gli
ammortamenti e gli accantonamenti. In questo modo il reddito operativo
non viene contaminato da politiche di bilancio.
Al MOL pu essere attribuito anche un significato finanziario, infatti
esso, derivando dalla contrapposizione di costi e ricavi numerari Ł in
grado di palesare il flusso di cassa potenziale della gestione operativa.
Proseguendo nella descrizione del prospetto di riclassificazione
giungiamo al margine operativo netto (MON) il quale esprime il reddito
operativo della gestione operativa propria al netto di quei costi che in
precedenza abbiamo descritto come discrezionali.
Scendendo lungo il prospetto arriviamo a quei costi e ricavi accessori, e
derivanti dalle partecipazioni che non hanno trovato collocazione
nell area di consolidamento. Questi elementi reddituali sono stati inseriti
15
Sul valore aggiunto si veda:
-CATTURI G., Lezioni di economia aziendale, Vol.II, Padova, Cedam, 1984;
-GABROVEC MEI O., Il valore aggiunto nell impresa, Trieste, Libreria Goliardica, 1984;
-MASSARI M., Gli strumenti, op. cit.;
-RISPOLI M., Il valore aggiunto nel controllo della strategia aziendale, in Finanza,
Marketing e Produzione , n.4, 1983.
19
nella gestione operativa allargata ottenendo cos il risultato operativo
globale (ROG).
Al di fuori della gestione operativa troviamo la gestione finanziaria
suddivisa in attiva e passiva. La gestione attiva intesa come quelle
operazioni volte all investimento in titoli esprime il suo risultato nella
voce proventi finanziari i quali aggiunti al ROG portano all EBIT
(Earning before interest and taxes). Questa grandezza esprime il reddito
prodotto dall intero ammontare degli investimenti, ed essendo al lordo
degli oneri finanziari esprime il rendimento dei capitali investiti senza
tener conto del come sono stati finanziati.
Eliminando dall EBIT gli oneri finanziari otteniamo il risultato corrente,
ossia il reddito prodotto dalla gestione corrente.
Al di sotto della gestione corrente troviamo i componenti di reddito
straordinari ed i componenti tributari.
Notiamo che il reddito complessivo d esercizio Ł stato individuato prima
come gruppo e poi Ł stato diviso tra quota di pertinenza della capogruppo
e quota di pertinenza degli azionisti di minoranza.
1.4 Analisi della redditivit
Nell analizzare la capacit reddituale del gruppo procederemo ad
analizzare, in un primo momento, la redditivit c omplessiva del gruppo
approfondendo successivamente l analisi attraverso la scomposizione del
ROE. Il passo successivo sar rivolto all analisi della gestione operativa
attraverso l indice ROIop e le sue determinanti.