Introduzione
9
INTRODUZIONE
Il conseguimento della sicurezza sismica, ma prima ancora l’adeguamento di
quegli ambienti agli standard di vita moderni, è un compito che se svolto senza la
consapevolezza del valore e della natura dell’ambiente su cui si opera può
produrre guasti irreparabili.
La prima reazione dopo una catastrofe come quella che sconvolge territorio e
famiglie è l’esigenza di sicurezza, tema, d’altronde, che costituisce il criterio di
base nella formulazione delle normative sismiche. Tuttavia un’altra esigenza
oggi appare indilazionabile: è quella della conservazione della memoria storica
dei nostri centri urbani.
I centri storici italiani, come per tutta Europa, hanno una storia lunga. Derivano
da antichi impianti, spesso di epoca romana, hanno subito le ristrutturazioni
medievali e le trasformazioni del Rinascimento e della Controriforma, hanno
acquistato un tocco borghese nell’Ottocento. La tecnologia comune è quella
muraria ma ciò che differenzia quel modo di costruire dagli usi di oggi è la
caratteristica “popolare” dell’arte edificatoria di allora, contro il fondamento
“colto” della tecnica moderna.
L’analisi “personalizzata” di un centro storico prende le mosse dallo studio della
sismicità locale. Esiste la zonazione sismica ufficiale che assegna il grado di
sismicità a ciascun comune del territorio nazionale, ma com’è noto questa non
può che raccogliere dentro grandi medie statistiche le informazioni storiche e i
dati geografici disponibili.
Le tecniche costruttive, come si è già detto, sono patrimonio culturale di ogni
epoca e di ogni comunità, la omogeneità costruttiva conduce alla omogeneità di
reazione all’evento sismico, In sostanza, in termini matematici, un edificio
esistente può essere visto come un campione di un insieme stocastico.
Dall’analisi della morfologia urbana si scende allo studio della effettiva
consistenza degli elementi costruttivi e dei sistemi di assemblaggio strutturale. Le
murature sono spesso caratterizzate dal tipo di pietra che le cave locali
forniscono. La roccia sedimentaria che si sfalda per piani paralleli dà luogo a muri
in pietra simili a quelli di mattoni, altro tipo di roccia fornisce scaglie lenticolari,
frequentissimo è l’uso di ciottoli di torrente interni o spaccati.
Le regole fondamentali per la costruzione del muro, riguardano sostanzialmente
la posa delle pietre, un muro costruito in conformità a queste regole veniva detto
“eseguito a regola d’arte”. La “regola d’arte” è quindi il complesso di regole che
governa l’esecuzione dell’opera, che ne condiziona il buon esito contro le azioni
esterne. L’aderenza alla “regola d’arte” corrisponde al moderno soddisfacimento
dei dettagli costruttivi previsti dalle norme. Tale definizione è in realtà un dato di
tesi_copia2.pdf 9 22/04/10 02:12
Introduzione
10
esperienza: essa discende dalla individuazione delle caratteristiche comuni alle
murature esistenti come frutto di una cultura popolare non ancora codificata,
selezionando quella che avevano dimostrato un utile comportamento
meccanico.
Le caratteristiche meccaniche di un muro eseguito a “regola d’arte” è quella di
arrivare al collasso attraverso la realizzazione di cinematismi che comportano la
formazione di cerniere cilindriche, mentre le porzioni comprese tra le fessure
offrono un comportamento tipo monolitico.
Un “meccanismo di collasso” di tal tipo, descrivibile in prima approssimazione
come una catena cinematica, consente talvolta una modellazione matematica
che consente una semplificata previsione del suo formarsi e suggerisce il mezzo
per evitarlo. La minor qualità del muro, il suo discostarsi dalla “regola d’arte” gli
togli tale caratteristica.
E’ interessante osservare che i rilievi eseguiti in varie parti d’Italia mostrano
murature tutt’altro che eseguite a “regola d’arte”. La perfezione nella posa delle
pietre, gloria di tanti monumenti di durata millenaria, non è molto frequente
nell’edilizia storica.
Attraverso un modello del comportamento strutturale anche solo qualitativo, si
può formulare una diagnosi attendibile sulla risposta del manufatto alle azioni
sismiche. L’individuazione degli ipotetici meccanismi di collasso consente inoltre
di evidenziare gli elementi di debolezza della fabbrica e di guidare gli interventi di
consolidamento per correggere le carenze strutturali nel rispetto dell’organismo
resistente originario. Tuttavia per una valutazione più accurata e anche
quantitativa della prestazione sismica di tali edifici occorre disporre di modelli
tridimensionali globali, capaci di modellare tutti gli elementi resistenti della
fabbrica e le loro mutue interazioni, modellando contemporaneamente il
comportamento nel piano e fuori piano della muratura [1].
Questo lavoro vuole indagare questi aspetti comportamentali degli aggregati dei
centri storici, prima analizzando le risposte che si ottengono da prototipi che
assumono tutte le caratteristiche di un aggregato urbano, facendo variare in loro
i parametri che più li caratterizzano, dopo analizzando un caso reale.
Per quanto riguarda lo studio dei prototipi, inizialmente sarà un confronto con
dei risultati già ottenuti da un report [38], dopo di che verranno indagati gli stessi
prototipi cambiando le caratteristiche che li caratterizzano, come la differenza
d’altezza tra le varie cellule che li compongono.
Verrà fatto un studio in dettaglio dei moduli base, caratterizzante questi prototipi,
adottando diversi tipi di modellazione tra cui quella agli elementi finiti, mentre
per tutte le altre indagini verranno effettuate modellazioni con macro elementi
tesi_copia2.pdf 10 22/04/10 02:12
Introduzione
11
utilizzando prevalentemente il 3DMacro® all’interno del quale è implementato un
macroelemento bi-dimensionale sviluppato presso l’Università di Catania.
Successivamente verranno fatte delle analisi dinamiche lineari su interfaccia
Sap2000 per ottenere dei risultati in termini di accelerazioni.
Per quel che riguarda l’applicazione su un caso reale, verrà scelto un tipico
aggregato della Ragusa “ricostruita” ovvero Ragusa Ibla, ricostruita dopo il
terremoto del 1693 che la distrusse.
In particolare di Ragusa Ibla verrà analizzato, mediante modellazione e indagato
mediante analisi push-over nelle varie direzioni, un aggregato sito a piazza
Duomo, lo studio si concentrerà sul confronto delle risposte che le singole cellule,
o unità strutturali, daranno se indagate singolarmente o all’interno
dell’aggregato, per cercare di capire se l’interazione tra varie unità strutturali
all’interno dell’aggregato dia un beneficio o meno in termini di vulnerabilità
sismica.
tesi_copia2.pdf 11 22/04/10 02:12
Caratteristiche
morfologiche e meccaniche
degli aggregati
3
tesi_copia2.pdf 43 22/04/10 02:12
Capitolo 3 - 44
3.1 CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA DEGLI
AGGREGATI
Gli aggregati edilizi costituiscono il tessuto della città storica; in generale,
possiamo dire che tale tessuto è costituito da edilizia muraria, ma sono rari i casi
in cui alterazioni costruttive più o meno estese più o meno capillari conducono a
situazioni caratterizzate anche da una sostanziale differenza costruttiva riguardo
a tecniche e a comportamento strutturale.
Una seconda osservazione sul tessuto edilizio è che esso è costituito per la
stragrande maggioranza da edifici residenziali, ma le aggregazioni possono
contenere anche edifici a tipologia specialistica e questi possono porre problemi
anche sostanzialmente diversi, anche se non sempre più complicati, sia per
dimensione che per importanza.
La riflessione sulle peculiarità generalizzabili dell’aggregato edilizio e sulle
influenze che queste hanno sulla vulnerabilità sismica d’assieme serve per
formulare una classificazione tipologica degli aggregati, che non è pensata per la
realizzazione di “schede”, ma come strumento metodologico che consenta di
acquisire una dimestichezza con problematiche più generali di quelle riscontrabili
nel singolo edificio. Attraverso l’esame di tali parametri e delle reciproche
correlazioni si può pensare di dare una classificazione tipologica, individuando la
caratteristiche generali che li contraddistinguono, e di elencare i fattori di
vulnerabilità sismica, le caratteristiche da tenere in considerazione sono:
aggregazione semplice e/o complessa;
caratteristiche tipologiche;
irregolarità altimetrica;
irregolarità planimetrica:
morfologia del terreno
sostituzioni di edifici.
tesi_copia2.pdf 44 22/04/10 02:12
Caratteristiche morfologiche e meccaniche degli aggregati
45
3.1.1 AGGREGAZIONE SEMPLICE E/0 COMPLESA
Poiché la proposta di classificazione si basa su una descrizione sintetica di
caratteristiche generali della aggregazione, il parametro a cui si attribuisce un
ruolo prevalente è una distinzione preliminare tra aggregazioni “semplici” e
aggregazioni “complesse”.
La prima categoria potrebbe contenere quei brani di tessuto che possiamo
definire regolari, ovvero pianificati ovvero non stratificati secondo direttrici
lineari: gli edifici si evolvono, accostandosi uno all’altro dando origine a schiere,
spesso cortine di percorsi stradali (Fig.3.1). Le situazioni, poi, possono anche
complicarsi dalla successione delle fasi edificatorie di una schiera, partendo da
edifici isolati, a successivi addossamenti, intasamenti di spazi lasciati liberi o
demolizioni o crolli di edifici intermedi, ed eventuali riedificazioni.
Fig 3.1. Esempio di schiera sorta lungo un pendio
La seconda categoria contiene invece i tessuti edilizi frutto di complesse fasi di
trasformazione/evoluzione che risultano di più complessa lettura (Fig. 3.2), come
edificio complesso si identifica un aggregazione edilizia risultante da una genesi
articolata, in cui non si seguono andamenti prevalenti ma si accostano in ogni
direzione (Fig. 3.3) dovuta a molteplici fattori quali il cambio di materiali, le
mutazioni di destinazione d’uso, l’avvicendarsi dei proprietari e la lontananza fra
i tempi di costruzione.
tesi_copia2.pdf 45 22/04/10 02:12
Capitolo 3 - 46
Fig .3. 2 Esempio di aggregazione a blocco
È chiaro che la complessità a cui ci si riferisce deve essere facilmente valutabile a
priori, mediante, ad esempio, la forma planimetrica ed altimetrica, introducendo,
come fa la norma sismica per l’edificio, degli indicatori sintetici che devono essere
rispettati.
Le difficoltà di interpretazione dello schema strutturale di tali edifici, ai fini di
un’analisi di vulnerabilità, evidenziano la scarsa chiarezza del problema da punto
di vista tecnico, concettuale e culturale. I fattori che complicano la struttura,
possono essere gli sfalsamenti dei solai, la presenza di logge, l’irregolarità
distributive. Più è complesso l’edificio, più si moltiplicano le anomalie, più sarà
difficoltosa la determinazione della loro vulnerabilità.
Fig. 3.3: differenze di “complessità” in aggregati di un centro storico:
a sinistra il tessuto derivato dall’impianto romano; a destra l’espansione extra moenia del borgo.
tesi_copia2.pdf 46 22/04/10 02:12
Caratteristiche morfologiche e meccaniche degli aggregati
47
I meccanismi evolutivi possono interessare anche progressioni verticali (fig 3.4).
Questo è particolarmente importante in q u a n t o l e i r r e g o larità altimetri
determinano irregolarità nella distribuzione di masse e rigidezza, ma anche nelle
tecniche costruttive. Non è rara, infatti, la sopraelevazione di strutture in
murature ad esempio con elementi in c.a.. In tal caso, oltre la mancanza di
continuità costruttiva, si evidenzia una potenziale vulnerabilità nell’ancoraggio
della nuova struttura alla precedente.
Fig .3. 4 Esempio di evoluzione verticale
Quando i meccanismi evolutivi interessano le progressioni verticali una
conseguenza del tutto inevitabile, tra gli edifici facente parte di un aggregato, è lo
sfalsamento dei solai contigui, la lettura di essa può fornire indicazioni sia per
ricercare possibili fonti di danno in rapporto ai carichi verticali e sismici, sia per
affinare l’interpretazione dei meccanismi di aggregazione.
3.1.2 CARATTERISTICE TIPOLOGICHE DEGLI EDIFICI
COMPONENTI
In sostanza si tratta di evidenziare se all’interno della aggregazione sono presenti
o meno edifici “speciali” ovvero a destinazione non residenziale. Tale
informazione evidenzia la eventuale presenza di strutture con dimensioni non
usuali rispetto a quelle delle cellule abitative, quali chiese, palazzi, capannoni,
ecc. La presenza di edifici che presentano dimensioni, configurazioni e a volte
tecniche differenziate deve essere tenuta in considerazione individuando come
questi possono influire nei confronti degli edifici contermini. Nei due casi delle
figure 3.5 e 3.6 seguenti, la posizione della chiesa all’interno dell’aggregato gioca
ruoli differenti. Nel primo caso la chiesa si trova all’interno dell’isolato con le
pareti di confine ad eccezione della parete di facciata addossate alle cellule
murarie delle case. Nel secondo caso, la chiesa è posta a testata dell’isolato ed in
questo modo ne risulta quasi separata, insistendo solo con la sua parete di fondo
tesi_copia2.pdf 47 22/04/10 02:12
Capitolo 3 - 48
verso le unità abitative. Nella figura 3.7 è illustrato un caso in cui l’aggregato è
interamente costituito da edifici specialistici.
Fig.3.5 Siracusa, Ortigia. Quartiere della Giudecca, isolato che contiene la chiesa di San Giovannello
Fig.3.6 Siracusa, Ortigia. Quartiere della Giudecca, isolato che contiene la chiesa di San Filippo (rilievo da G. Scalora)
Fig.3.7 Napoli, centro antico; l’isolato è composto da palazzi e chiese aggregati.
3.1.3 IRREGOLARITA’ ALTIMETRICA
Si tratta di evidenziare le altezze assolute ma soprattutto le altezze relative tra gli
edifici contermini al fine di evidenziare le pareti esposte non solo sui fronti strada
ma all’interno dei volumi edificati. La presenza di scalettature sommitali (altezza
tesi_copia2.pdf 48 22/04/10 02:12
Caratteristiche morfologiche e meccaniche degli aggregati
49
relativa tra gli edifici contermini) deve essere considerata una precarietà poiché
aumenta il numero di pareti esposte all’interno dell’aggregato. La maggiore
vulnerabilità di edifici murari che presentano notevole altezza è legata alla
maggiore snellezza complessiva delle pareti.
Fig. 3.8 Siracusa, Ortigia. Quartiere della Giudecca, fronte strada dell’isolato di San Filippo (rilievo da G. Scalora)
Fig. 3.9 Catania, via Vittorio Emanuele II. Fig. 3.10 Schema del meccanismo di danno
Scalettatura del fronte strada dei timpani murari isolati
tesi_copia2.pdf 49 22/04/10 02:12