Analisi dell'ovodeposizione
in un allevamento di struzzi.
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1.2 CLASSIFICAZIONE.
Già dal primo approccio di tipo tassonomico, possiamo
comprendere quanto sia originale, e per molti aspetti ancora oscuro, il
mondo dello struzzo.
Questo grande uccello, pur disponendo di due grosse ali, non è
in grado di spiccare il volo a causa della mancanza della carena e dei
grandi muscoli pettorali ad essa inseriti, sostituita da uno sterno piatto
a forma di scudo che ha l’unica funzione di proteggere gli organi
interni.
La conformazione “a zattera” (“rata” in latino) dell’osso del
petto ha dato origine alla denominazione al gruppo dei RATITI che
riunisce più ordini di “volatili” non atti al volo.
In contrapposizione all’impossibilità di librarsi nel cielo, questi
uccelli possiedono degli arti inferiori molto sviluppati che consentono
di correre molto velocemente e, per questo motivo, tale
raggruppamento viene chiamato anche dei CORRIDORI.
Alla luce di quanto appena menzionato, sono in atto delle
discussioni sull’opportunità di reputare tali uccelli primitivi rispetto ai
carenati o viceversa; la maggior parte degli studiosi li reputa una
involuzione, in quanto solo in una seconda fase, a causa della
riduzione delle ali e della regressione della muscolatura pettorale,
avrebbero perso la capacità di volare (Anderloni, 1995 e).
Sulla questione in oggetto di trattazione, oltre alle dispute
scientifiche si ritrovano anche parecchie disquisizioni di tipo
mitologico, tra le quali in una leggenda araba si narra che il grande
uccello, inorgoglito delle sue ali grandi e potenti, si librò nel cielo con
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l’intento di arrivare a toccare il sole, ma accecato dal suo stesso
orgoglio si spinse così vicino all’astro che finì per bruciarsi le
remiganti e, per questo suo peccato di superbia, fu relegato per sempre
sulla terra. (Mesini, 1992).
Il gruppo dei ratiti, superordine secondo una vecchia
classificazione che raggruppa gli uccelli in Carenati e Ratiti (Vanini,
1982), comprende quindi diversi ordini, ovvero quello degli
struzioniformi (al quale appartiene lo struzzo), quello dei reiformi
(nandù), quello dei casuariformi (emù, casuario), e quello degli
apterigiformi (kiwi), si presume tutti legati da un antenato comune che
popolava la Pangea (continente che raggruppava tutte le terre emerse)
fino al Mesozoico (60 milioni di anni fa); con la deriva dei continenti,
i diversi ordini si sono evoluti differentemente, mantenendo
comunque la stessa nicchia ecologica (Burlini, 1995).
Lo struzzo appartiene quindi all’ordine degli Struthioniformes,
sottordine Struthiones, famiglia Struthionidae.
Lo struzzo africano (Struthio camelus Linneo 1758) rappresenta
oggi l’unica specie vivente del sottordine degli Struthiones e
comprende le seguenti sottospecie:
Struthio camelus camelus (Linneo, 1758), originario del
Nord Africa, con collo rosso (Red Neck), presente in molti zoo
d’Europa e del Nord America;
Struthio camelus molybdophanes (Reichenow, 1883),
presente in Somalia, Etiopia ed anche in Kenya, con collo blu (Blue
Neck);
Struthio camelus massaicus (Neumann 1898), struzzo
masai presente in Kenya e Tanzania, con collo rosso (Red Neck)
parzialmente nudo;
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Struthio camelus australis (Gurney, 1868), originario
dell’emisfero dell’Africa australe, presente in Namibia, Sudafrica,
Zimbabwe, ecc.;
Struthio camelus syriacus (Rothschild, 1919), tipico dei
paesi arabi, dal medio oriente all’Egitto, estinto nel 1941 ( Falla et
al., 1971).
Ad eccezione della sottospecie Struthio camelus australis, lo
struzzo è una specie in via di estinzione e perciò protetta;
l’allevamento a scopo di reddito è limitato alla sola sottospecie
sudafricana.
Oggi, dopo l’opera di selezione effettuata dagli allevatori
sudafricani (che hanno incrociato con lo Struthio camelus australis
altre sottospecie), alcuni studiosi propongono il riconoscimento di una
nuova sottospecie: lo Struthio camelus domesticus.
Nella sottospecie “domestica” è possibile individuare tre ceppi
(o varietà o tipi genetici o razze, a seconda dei diversi autori): il Red
Neck (collo rosso) che deriva dall’incrocio della sottospecie australis
con quella massaicus, il Blue Neck (collo blu) originato dall’incrocio
con individui della sottospecie molybdophanes, e l’African Black al
quale appartengono gli struzzi allevati da tempo in Sudafrica, di taglia
inferiore rispetto ai Blue Neck ma meno aggressivi e più
prolifici.(Anderloni, 1995 -Burlini, 1995).
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Schematicamente la classificazione dello struzzo dovrebbe
presentarsi nel modo seguente:
REGNO Animalia
SOTTOREGNO Metazoa
PHYLUM Chordata
SUBPHYLUM Vertebrata
CLASSE Aves
ORDINE Struthioniformes
SOTTORDINE Struthiones
FAMIGLIA Struthionidae
GENERE Struthio
SPECIE Struthio camelus
SOTTOSPECIE Struthio camelus camelus
Struthio camelus molybdophanes
Struthio camelus massaicus
Struthio camelus australis
Struthio camelus domesticus
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1.3 CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLO STRUZZO.
1.3.1 Caratteristiche generali.
Lo struzzo (Struthio camelus) è l’uccello più grande di quelli
viventi.
Le sottospecie camelus camelus e camelus massaicus hanno
dimensioni maggiori rispetto alla sottospecie allevata camelus
australis (per alcuni camelus domesticus).
Il maschio adulto può raggiungere, a collo eretto, un’altezza di
m 2.60-2.80, ed una apertura alare di m 2.70-3.00; il peso a 14-16
mesi di età si aggira intorno a kg 150-160.
La femmina, rispetto al maschio, ha delle dimensioni
leggermente più contenute ed un peso di poco inferiore.
E’ dotato di un becco piatto, con punta arrotondata e di due
grandi occhi (protetti da tre palpebre) al di sopra dei quali vi sono
ciglia folte e lunghe.
Le zampe, anch’esse molto lunghe, terminano con due sole dita
(si presume siano il terzo ed il quarto della zampa primordiale) rivolte
in avanti e di cui solo il terzo, più lungo, è munito di un’unghia, usata
come rostro in funzione di difesa.
Nell’animale adulto è visibilmente riscontrabile un dimorfismo
tra i due sessi a livello del piumaggio che presenta un colore nero con
piume bianche su coda ed ali nel maschio, mentre nella femmina il
colore del piumaggio è grigio- marrone con alla coda e sulle ali piume
di colore bianco sporco; un’altra caratteristica morfologica che
distingue il maschio in attività sessuale è la pigmentazione del becco e
della parte anteriore del tarso- metatarso di colore rosso intenso.
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La denominazione CAMELUS è da attribuirsi al fatto che
esistono con il Cammello alcune affinità di tipo morfologico come il
collo e le zampe lunghe, la forma delle dita e le callosità in diversi
punti del corpo (nello struzzo sull’addome, sullo sterno e sul
polpastrello del terzo dito) tipiche degli animali che vivono su terreni
aridi e sassosi; inoltre lo struzzo si corica in modo analogo al
cammello, piegando dapprima il ginocchio, per poi appoggiare lo
sterno e lasciando cadere sul terreno per ultima la parte posteriore
(Anderloni, 1995 e).
1.3.2 Sistema tegumentale.
Così come tutti gli altri uccelli, lo struzzo è ricoperto di penne,
che però sono localizzate prevalentemente sul dorso, con la funzione
protettiva nei confronti dei raggi solari; le parti sprovviste di copertura
permettono una miglior dispersione del calore nei periodi molto caldi.
A differenza di altri tipi di uccelli, le piume di struzzo hanno
barbule sprovviste degli uncini che le ancorano tra loro e che
permettono una miglior resa nel volo; inoltre non è provvisto della
ghiandola uropigea (produttrice di una sostanza grassa con la quale gli
altri uccelli, impregnandosi le penne col becco, si proteggono
dall’acqua) e di conseguenza lo struzzo si bagna più facilmente e
risente particolarmente dei climi umidi e piovosi.
Se le penne rimangono asciutte l’animale resiste benissimo
anche ai climi più rigidi in quanto il piumaggio forma un cuscinetto
d’aria isolante che riduce la dispersione termica.
Essendo un animale omeotermo, lo struzzo ha un sistema
termoregolatore che mantiene la temperatura corporea intorno ai 38.5-
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39.5°C, temperatura simile a quella dei grandi erbivori e la più bassa
tra gli uccelli. A differenza dei mammiferi, lo struzzo non possiede
ghiandole sudoripare e la temperatura corporea è mantenuta costante
mediante l’emissione di vapore acqueo dai sacchi aerei, dalla trachea e
dalla laringe (Burlini, 1995).
Le regioni del tarso-metatarso e la parte dorsale delle dita, sono
rivestite da grosse squame cornee, molto simili a quelle dei rettili;
nelle zone ricoperte da piumaggio invece, la pelle presenta dei fori
caratteristici lasciati dall’inserzione dei calami delle penne su di essa.
Sotto le dita, sono presenti dei cuscinetti, simili a quelli del
cavallo, che hanno la funzione di ammortizzare l’impatto col terreno
(Anderloni, 1995 e - Burlini, 1995).
1.3.3 Sistema muscolare e scheletrico.
I ratiti, a differenza degli uccelli volatori, hanno le ali
atrofizzate e inadatte al volo; conseguentemente l’apparato scheletrico
è meno complesso e sono quasi inesistenti i muscoli pettorali,
necessari proprio per librarsi nel cielo.
La scapola, la clavicola ed il coracoide sono fusi in un unico
osso e attaccati alla parte craniale dello sterno; quest’ultimo come già
ricordato, è piatto ed ha una funzione protettiva nei confronti degli
organi interni.
La cintura pelvica invece, data la propensione alla corsa di
questi uccelli, è molto più robusta e somiglia a quella dei mammiferi;
nello struzzo, infatti, è presente la sinfisi ischio-pubica.
Gli arti posteriori sono costituiti da ossa lunghe cave (femore,
tibia, tarso-metatarso, dita), con una parete ossea molto spessa e che
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portano alle estremità condili e troclee, necessari per permettere
movimenti postero-anteriori ampi e al contrario meno ampi. La
muscolatura degli arti posteriori è molto sviluppata (Anderloni, 1995 e
- Burlini, 1995).
1.3.4 Apparato respiratorio.
Le prime vie aeree dell’apparato respiratorio sono costituite
dalle narici, situate alla base del becco in posizione laterale e dal
becco stesso, che continua con la trachea; quest’ultima discende lungo
il collo (nel lato sinistro) per poi dividersi in due formando i bronchi
che a loro volta entrano nel complesso polmoni-sacchi aerei in modo
analogo agli altri uccelli; nello struzzo, comunque, i sacchi aerei sono
di dimensioni ridotte rispetto a quelli dei carenati (Anderloni,1995 e).
Lo struzzo a riposo ha una frequenza respiratoria che va da 6 a
12 atti al minuto; con l’aumentare della temperatura la frequenza
respiratoria può salire fino a 40-60 atti al minuto, proprio per facilitare
la dispersione di calore (Burlini, 1995).
1.3.5 Apparato circolatorio.
L’apparato circolatorio dello struzzo é simile a quello degli altri
uccelli.
Il cuore é ben sviluppato e pesa all’incirca 1 kg. Inoltre é
facilmente visibile la giugulare destra, che viene utilizzata per fare
iniezioni endovenose (Anderloni, 1995 e - Burlini, 1995).
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1.3.6 Sistema nervoso.
Il sistema nervoso dello struzzo non é molto sviluppato e
presenta un cervello di dimensioni ridotte (Anderloni, 1995 e).
1.3.7 Organi di fonazione.
Lo struzzo, a causa della mancanza delle corde vocali, per la
quasi totalità della sua vita non emette suoni.
Il pulcino appena schiuso, fino a quando non si sente
autosufficiente, emette dei “gorgoglii” simili a fischi che si presume
abbiano la funzione di richiamare l’attenzione dei genitori e degli altri
fratelli.
L’unica situazione in cui lo struzzo adulto emette dei suoni si
verifica quando il maschio inizia la fase del corteggiamento: in questo
momento vengono emessi dei suoni simili a “muggiti” o “ruggiti”; la
femmina invece, una volta terminata la “fase di svezzamento” non
emette più alcun suono (Anderloni, 1995 e).
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1.3.8 Organi di senso.
Vista.
Lo struzzo ha un apparato oculare (più sviluppato rispetto agli
altri uccelli) che gli permette di vedere fino a tre chilometri di distanza
(Burlini, 1995).
Lo sviluppo in profondità della vista, però, gli consente di avere
una visione grandangolare ridotta; ne consegue che se un oggetto si
sposta rapidamente, lo struzzo non è in grado di spostare lo sguardo
verso l’oggetto stesso.
Questa grave carenza è però sopperita da un udito finissimo che
indirizza lo sguardo verso la fonte del suono: lo struzzo infatti è un
ottimo cacciatore di mosche, ma se gli venisse a mancare l’udito non
riuscirebbe a seguire il volo dell’insetto (Anderloni, 1995 e).
Udito.
Le aperture auricolari, sono poste sui lati del capo e, nonostante
siano rivolte all’indietro, consentono allo struzzo di percepire il
minimo rumore anche a distanze notevoli; grazie all’udito molto
sviluppato, il ratite è in grado di localizzare rapidamente la fonte di
rumore ed indirizzarne lo sguardo verso la stessa (Anderloni, 1995 e).
Olfatto e gusto.
L’olfatto e il gusto dello struzzo non sono molto sviluppati; più
che attraverso questi organi di senso, la sua attrazione verso tutto ciò
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che ingerisce è di tipo visivo, con predilezione verso i colori chiari e
brillanti.(Anderloni, 1995 e).
1.3.9 Sistema digerente.
Il sistema digerente dello struzzo, che nell’adulto ha una
lunghezza di circa 20 m, ha inizio dalla cavità formata dalle due valve
lisce del becco che non gli consentono una buona presa del cibo.
La lingua ha dimensioni ridottissime ed è a forma di triangolo
equilatero.
Dalla cavità del becco ha inizio l’esofago, che discende nel
collo dalla parte destra e sbocca direttamente nel proventriglio (manca
l’ingluvie).
Le pareti dell’esofago sono in grado di dilatarsi notevolmente
(durante la presa del cibo l’esofago forma un’ansa che contiene molto
cibo, in modo che l’animale non debba continuamente alzarsi per fare
procedere l’alimento verso lo stomaco ghiandolare) e la superficie
interna ha una notevole resistenza (Anderloni, 1995 e - Burlini, 1995).
Il proventriglio (stomaco ghiandolare) ha la forma di una sacca
la cui superficie interna viene ridotta dalla presenza di numerose
pieghe longitudinali della mucosa.
Successivamente al proventriglio troviamo lo stomaco
muscolare (ventriglio) che è costituito da una parete muscolare molto
spessa e termina nell’intestino.
Il fegato (2.8 kg nell’adulto) è posto dietro al cuore e davanti al
ventriglio e separa la cavità toracica da quella addominale (come negli
altri uccelli manca del diaframma); come nel cavallo, lo struzzo non
presenta la cistifellea (Anderloni, 1995 e - Burlini, 1995).
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L’intestino tenue, che segue lo stomaco ghiandolare, ha una
lunghezza (nell’animale adulto) di circa 7.5 m ed é ripiegato su se
stesso (a formare le anse intestinali) nella parte posteriore sinistra
dell’addome. L’ansa duodenale circonda il pancreas.
Nel punto di collegamento tra l’intestino tenue e il colon si
inseriscono i due sacchi ciecali della lunghezza (nell’adulto) di circa
70-90 cm; il colon ha una lunghezza di circa 8-10 m ed è suddiviso in
due porzioni di cui la prima (quella prossimale) ha una parete spessa,
mentre la seconda (retto) ha una parete sottile.
Il digerente termina con lo sbocco del retto nella cloaca
(Anderloni, 1995 e- Burlini, 1995).
La fisiologia della digestione é differente rispetto a quella degli
altri uccelli, in particolare, perché nello struzzo manca il gozzo; come
conseguenza l’alimento passa direttamente, attraverso l’esofago, dal
becco allo stomaco ghiandolare per gravità (nella seconda parte
dell’esofago c’è anche l’azione dell’onda peristaltica che fa avanzare
il cibo), senza subire nessun tipo di rimescolamento.
Il ventriglio si presenta quindi come una sorta di deposito nel
quale il cibo si impregna dei succhi gastrici (acido cloridrico e
pepsina).
La differenziazione nell’ingestione dei diversi alimenti (acqua
compresa), mancando la masticazione e l’azione di rimescolamento
dell’ingluvie, è fondamentale per fare arrivare allo stomaco
muscolare una massa omogenea ed evitare il blocco del processo
digestivo, nota col nome di impaction (Anderloni, 1995 e).
La digestione vera e propria ha inizio nel ventriglio e prosegue
nell’intestino.
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La gran parte della disgregazione della cellulosa avviene
all’interno dei ciechi grazie alla presenza di microrganismi intestinali
(batteri, protozoi e lieviti); la microflora intestinale è necessaria allo
struzzo perché sintetizza amminoacidi essenziali, vitamine del gruppo
B e la vitamina K.
Gli alimenti hanno una permanenza nei ciechi per un periodo di
circa 36 ore con una capacità di digestione della parete cellulare del
47%, del 66% per le emicellulose e del 39% per la cellulosa (ci si
riferisce sempre al soggetto adulto).
Questi dati ci fanno comprendere il motivo per il quale lo
struzzo è definito un “uccello pascolatore” ( Burlini, 1995).
Nel retto avviene il riassorbimento dei liquidi ed il deposito
delle feci che, al contrario degli altri volatili non si differenziano in
feci ciecali e feci intestinali e non sono neanche mescolate alle urine.
L’animale effettua la defecazione più volte nel corso della giornata;
gli escrementi hanno un colore verde scuro ed un aspetto globoso
(Anderloni, 1995 e).
1.3.10 Apparato escretore.
L’apparato escretore dello struzzo è molto simile a quello degli
altri uccelli ed é costituito dai reni, dagli ureteri (che non sboccano
direttamente nella cloaca ma depositano l’urina nella “bursa cloacale”
,derivante da una modificazione della borsa di Fabrizio) e termina
nell’urodeo.
Lo struzzo emette urina di colore biancastro frequentemente, in
quanto la vescica è di dimensioni piuttosto ridotte (Anderloni, 1995e).
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1.3.11 Apparato riproduttore.
Per le caratteristiche principali l’apparato riproduttore è uguale
a quello degli altri uccelli; una caratteristica che discosta il maschio
dello struzzo, rispetto a quelli degli altri volatili, è la presenza di un
vero e proprio organo copulatore, simile a quello dei mammiferi.
Dai testicoli partono i dotti deferenti che, passando attraverso la
papilla eiaculatoria, sboccano nel solco presente sulla superficie
ventrale del pene, organo di colore rosso brillante a sezione
arrotondata. A differenza di quello dei mammiferi, il fallo dello
struzzo non possiede l’uretra e quindi non svolge anche una funzione
urinaria; inoltre, nonostante sia anch’esso costituito da tessuti erettili,
questi si gonfiano perché irrorati da liquido linfatico e non da sangue
come nei mammiferi.
Durante il riposo il pene ha una dimensione di circa 20 cm e,
ripiegato all’interno della cloaca ne occupa tutto il volume; per questo
motivo viene estroflesso anche nei momenti di emissione delle urine e
di defecazione.
La femmina, nella parete ventrale della cloaca, al posto del pene
presenta un clitoride, di forma più appiattita e di colore più chiaro.
Sin dalla nascita, i pulcini presentano il pene (di dimensioni
ridottissime) o il clitoride e, attraverso alcune tecniche, già dalle prime
settimane di vita è possibile sessare i soggetti, senza dover aspettare la
comparsa dei caratteri secondari (colorazione differenziata delle
piume) che avviene in età adulta.
La cloaca nello struzzo è suddivisa in tre camere dette
coprodeo, urodeo e proctodeo; nella prima sbocca l’apparato
digerente, nella seconda gli apparati escretore e riproduttore e, l’ultima