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Introduzione
Scrive Seymur Lipset:
«Le classi più povere sono ovunque più liberali o più estremiste per quanto concerne i
problemi economici; esse si fanno sostenitrici di misure dirette ad assicurare un maggiore
stato di benessere, rivendicano migliori salari, la progressività nella tassazione al reddito,
l’appoggio ai sindacati, e così via. Ma definendo il liberalismo in termini non economici
-cioè come difesa delle libertà civili, dell’internazionalismo, ecc. – il rapporto è inverso.
I più ricchi sono più liberali, i più poveri, più intolleranti» (1960, 103-104).
Le parole di Lipset nei confronti delle classi sociali meno abbienti contribuiscono
a definire la base del consenso, e per riflesso la Lega, di Matteo Salvini. Oggi, ci
ritroviamo di fronte a un partito che ha estremizzato la propria componente
autoritaria dal punto di vista culturale ed addolcito quella economica, ponendosi
come risposta ai problemi delle classi più povere della società italiana sconfitte,
deluse e pervase da un sentimento di rabbia. In questo modo si è delineato un
partito in grado di coniugare componenti culturali dell’estrema destra a peculiarità
tradizionalmente proprie della sinistra.
La presente ricerca si pone come obbiettivo lo studio dell’evoluzione del partito
più longevo del nostro Parlamento, nato il 4 Dicembre 1989 dall’unione di diverse
leghe autonomiste, regionaliste del Nord Italia, formatesi tra la fine degli anni
Settanta e gli anni Ottanta. Molti sono stati i cambiamenti della società da quel
periodo che ancora doveva conoscere la globalizzazione, lo sviluppo di internet, la
recente crisi economica, la terziarizzazione e, ancora, la crisi migratoria, il diffuso
malcontento nei confronti dell’Unione Europea e potrei proseguire. Alcuni di
questi avvenimenti sono collegati tra di loro, altri no, ma La Lega, ex Lega Nord,
è sopravvissuta a tutto questo e, anzi, ha tratto da questi mutamenti opportunità
nuove che le hanno permesso di affermarsi come prima forza politica italiana alle
elezioni europee del 2019 e nei successi sondaggi elettorali proposti fino a questo
momento.
Le pagine che seguono sono volte ad esporre i riferimenti teorici e comparati
dell’evoluzione dei sistemi partitici; quindi, partendo dalla teoria dei cleavages di
Lipset e Rokkan sono affrontate le principali diramazioni di questa fino ai giorni
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nostri, così da porre delle solide fondamenta teoriche come base dello studio del
soggetto politico di nostro interesse. Tutto ciò è realizzato con uno sguardo al
mutato sistema politico italiano.
Il secondo capitolo, invece, è dedicato all’analisi delle componenti principali della
Lega, ovvero i suoi leader, gli elettori ed i luoghi, analizzati principalmente tramite
l’utilizzo di dati derivanti da sondaggi post-elettorali ITANES, e dal sito ufficiale
del Ministero degli Interni. In questo modo sono affrontati i tre leader più o meno
carismatici che hanno guidato la transizione da Lega Nord a Lega, la differente
composizione dell’elettorato di un partito che sembra, oggi, attrarre nuove
categorie di individui e, infine, la distribuzione dello stesso sul territorio italiano,
tracciandone l’espansione negli anni dal Po verso l’Imera meridionale. Questo
studio è stato effettuato in una prospettiva diacronica, volta a determinare
l’evoluzione di questi elementi nel periodo considerato, cioè dalla nascita della
Lega Nord, ad oggi.
Nel terzo ed ultimo capitolo è, invece, esposto l’elemento mancante nel
precedente, ovvero l’ideologia del soggetto politico, grazie all’analisi dei
programmi politici proposti alle elezioni nazionali attraverso l’utilizzo del
Comparative Manifestos Project. Questo strumento, che si basa su un’analisi di
tipo quantitativo dei messaggi contenuti nei programmi politici, ci ha permesso di
rendere visibile la differente salienza dei settori di policy negli anni e di osservare
lo spostamento nelle principali dimensioni del dibattito pubblico di un partito che,
mai come prima, si pone come punto di riferimento di una particolare componente
di elettori, nonché possibile guida di una futura coalizione di destra.
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Capitolo 1: Tra vecchie e nuove fratture
1.1 La teoria dei cleavages di Lipset e Rokkan
Il punto focale della teoria dei cleavages di Lipset e Rokkan, proposta nel loro
famoso articolo Cleavage Structures, Party Systems, and Voter Alignments del
1967, è costituito da un modello multidimensionale che sfrutta una rielaborazione
del paradigma AGIL di parsonsiana memoria per lo studio della società europea,
ponendo quest’ultima in relazione con eventi storici significativi la cui portata
condiziona la strutturazione delle istituzioni politiche e dei partiti del XX secolo.
In questo modo Rokkan traccia i confini di un modello conoscitivo basato sul
concetto di cleavage, termine con il quale l’autore indica le fratture e i conflitti
latenti presenti nella società, i quali emergono e si istituzionalizzano mediante la
formazione di partiti politici al verificarsi di giunture critiche, determinate da
mutamenti estremi, rivoluzioni, guerre la cui portata comporta cambiamenti
strutturali di lungo periodo. La questione può essere letta come una strutturazione
dei cittadini a livello nazionale in blocchi o fazioni contrapposte, determinate da
trasformazioni epocali, in grado di evocare in una parte della popolazione nuovi
bisogni ed interessi in contrasto con lo stato precedente al mutamento, ai quali i
partiti rispondono tramite una specifica organizzazione e proposta politica.
Com’è possibile osservare nella figura 1, le dicotomie individuate da Parsons e
strutturate nel suo schema AGIL sono state trasformate in coordinate continue che
si sviluppano in due assi, dando così origine a due dimensioni: l’asse l-g
rappresenta la dimensione territoriale mentre l’asse a-i la dimensione funzionale.
Come sostenuto da Rokkan la dimensione territoriale (asse l-g) presenta ai suoi
punti estremi due tipologie di conflitto. Al punto “l” lo scontro è interno al sistema
e coinvolge gruppi territoriali minoritari e le élite dominanti. Ciò produce una
tensione derivante dalla pressione alla centralizzazione e standardizzazione
esercitata dagli Stati nei confronti di questi gruppi. Al punto “g”, invece, lo scontro
avviene per il controllo del sistema nel suo complesso. In quest’ultimo caso gli
attori possono essere élite portatrici di interessi contrapposti che si giocano il
controllo del potere centrale.
La dimensione funzionale (asse a-i) supera invece i confini territoriali e mostra le
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Figura 1: Rielaborazione dello schema AGIL utilizzato da Lipset e Rokkan
Fonte: S.M. Lipset, S. Rokkan, 1967.
alleanze tra soggetti caratterizzati da orientamenti simili o affini, che possono
minare la solidarietà delle comunità territoriali. All’estremo “a” di questa
dimensione si trovano i conflitti di breve e lungo periodo per l’allocazione delle
risorse economiche, si pensi per esempio alla contrapposizione tra produttori e
consumatori, capitalisti e proletariato, contribuenti e beneficiari etc. Man mano che
ci si sposta verso l’estremo “i” della dimensione funzionale, acquisisce maggiore
rilevanza l’opposizione del “noi contro loro” fino ad arrivare all’estremo rigetto
del gruppo “loro”. Questo secondo conflitto, a differenza del precedente che si
manifesta per motivazioni economiche, è centrato sulla concezione morale della
società, nonché su visioni ed interpretazioni della storia. Gli autori precisano che
raramente un cleavage si ritroverà ad un polo dei due assi, in quanto raramente uno
scontro è esclusivamente territoriale o funzionale; inoltre, lo schema è da
considerarsi solo come una linea guida, dato che gli assi non sono facilmente
quantificabili. (Rokkan, 1970).
Come accennato in precedenza, ruolo centrale nell’affermazione dei cleavages è
detenuto dalle giunture critiche; due sono le più importanti rilevate dagli autori
1
.
La prima è rappresentata dalle Rivoluzioni nazionali conseguenti alla Rivoluzione
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francese e alle guerre napoleoniche, le quali hanno portato ad uno scontro tra Stato
e gruppi sub-nazionali costituiti da minoranze etniche, linguistiche e religiose (1
in figura 2) e tra Stato e Chiesa (2). Questi scontri sono incentrati sulla pressione
alla standardizzazione e centralizzazione esercitata da parte degli Stati nazione. Il
secondo turning point è costituito dalla Rivoluzione industriale, la quale invece ha
portato ad un conflitto di interessi economici tra le campagne e la crescente classe
di imprenditori che abitano le città (3), nonché ad un conflitto di classe tra
proprietari e datori di lavoro da una parte e proletariato industriale dall’altra
2
(4).
Figura 2: Posizionamento dei cleavages teorizzati da Lipset e Rokkan nello schema AGIL
Fonte: ibidem
1
Precedente a queste due giunture critiche ve ne è una terza, costituita da Riforma e Controriforma, che
nel XV secolo portarono alla rottura dell’unità religiosa europea tramite l’affermazione del protestantesimo
e alla conseguente reazione della Chiesa cattolica, volta alla protezione della propria integrità morale e
spirituale messa in discussione dalla riforma protestante.
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La diversa espressione del cleavage città-campagna negli Stati è attribuita da Rokkan alle differenze
nazionali relative al tipo di organizzazione preindustriale delle zone rurali. La frattura capitale-lavoro,
invece, diventerebbe cruciale solo dopo la Rivoluzione russa del 1917 e la conseguente Rivoluzione
internazionale, quarta ed ultima giuntura critica individuata dagli autori alla quale però, come nel caso della
Riforma e Controriforma, non viene dato nessun ruolo specifico nella determinazione di nuovi cleavages
(Lipset e Rokkan 1967, 40).
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È importante ricordare che non tutti i cambiamenti creano fratture politiche ma
solo quelli la cui portata oltrepassa quella che Lipset e Rokkan hanno definito
sequenza di soglie, il cui superamento permette che il conflitto sociale
generatosi dal mutamento sia tradotto dai partiti in scontro politico. Gli autori
individuano quattro soglie fondamentali:
-soglia di legittimazione: riguarda il riconoscimento da parte delle élite politiche
della libertà di parola, del diritto di petizione, critica ed opposizione politica.
-soglia di incorporazione: corrisponde ai diritti di partecipazione politica e
comprende, quindi, i canali per l’espressione e la mobilitazione della protesta
tramite regolari elezioni anziché tramite scioperi, sabotaggi o azioni violente.
-soglia di rappresentanza: concerne le opportunità, i costi ed i benefici delle
alleanze all’interno del sistema, nonché le barriere che impediscono la
rappresentanza dei nuovi movimenti.
-soglia del potere esecutivo: si riferisce alle implicazioni e limitazioni della regola
della maggioranza, ovvero alla capacità e possibilità dell’esecutivo di influenzare
le istituzioni presenti all’interno del sistema (Rokkan, 1970).
L’abbassamento della soglia di legittimazione comporta un aumento esponenziale
dell’audience e del mercato politico potenziali relativi alla competizione politica.
Superate le prime due barriere si entra nell’era delle elezioni e dell’organizzazione
di massa, ma ciò non comporta uniformità nelle strutture elettorali in quanto i
sistemi sono suscettibili di variazioni derivanti dalle diverse regole della
rappresentanza e dell’accesso al potere esecutivo.
Secondo l’ipotesi di Rokkan la pressione ad un sistema proporzionale aumenta con
l’eterogeneità etnica e religiosa dei cittadini e, anche in elettorati etnicamente
omogenei, aumenta con la differenziazione economica causata
dall’urbanizzazione delle transazioni; inoltre l’affermazione di tale sistema
incontra minori resistenze nelle democrazie articolate e con scarse risorse
governative, mentre i plurality sistems sono difesi efficientemente nei sistemi
politici più grandi e con strutture governative più forti.
Le quattro soglie individuate dagli autori sono caratterizzate da una relazione di
mutua influenza, in quanto un mutamento in una soglia produce una variazione
nelle altre. L’aspetto fondamentale risulta essere il timing, ovvero la serie
temporale che caratterizza il superamento delle varie soglie, dove i gruppi politici,