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IPOTESI
Il Progetto Sperimentale, finalizzato alla riduzione del rischio di cadute in 2
gruppi di 10 donne anziane (diversi per età e capacità motorie), prevede la
misurazione e la valutazione di 2 parametri (equilibrio e R.O.M.) mediante
l’utilizzo di vari strumenti di valutazione (pedana stabilometrica, test di
Tinetti e goniometro a bracci), in rapporto all’applicazione per 5 mesi di un
protocollo operativo di Attività Motoria Adattata.
Lo studio di questo Progetto è inoltre indirizzato alla valutazione
dell’eventuale diversità di efficacia del protocollo operativo su i 2 differenti
gruppi di soggetti.
Si ipotizza, in base ai dati raccolti ed analizzati, il miglioramento della
capacità di equilibrio e della mobilità articolare, le quali in modo indiretto
ci possono dare un’indicazione del miglioramento della forza muscolare e
della vascolarizzazione.
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Capitolo 1
INTRODUZIONE
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“Invecchiare è un privilegio e una meta della società. E’ anche una sfida, che ha un impatto
su tutti gli aspetti della società del XXI secolo”.
“E’ uno dei messaggi proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sul tema della
salute degli anziani. Un argomento che acquista sempre maggiore importanza in una società,
come la nostra, che sta vivendo una sorta di “rivoluzione demografica”: nel 2000, nel mondo
c’erano circa 600 milioni di persone con più di 60 anni, nel 2025 ce ne saranno 1,2 miliardi e
2 miliardi nel 2050. Inoltre le donne vivono più a lungo degli uomini virtualmente in tutte le
società. Di conseguenza nella fascia di popolazione molto anziana il rapporto fra donne e
uomini è di 2 a 1.”
1
La struttura della popolazione mondiale si sta trasformando da una
tradizionale piramide con una larga base in una piramide capovolta. Il mondo si sta,
letteralmente, capovolgendo in termini demografici.
“Secondo le stime Istat, nel 2001 in Italia il numero di ultra65enni ammontava a circa 10
milioni e mezzo di persone (il 18% della popolazione italiana), nel 2006 si stima che questo
numero lieviti fino ad arrivare a circa 11 milioni e mezzo di persone.”
2
L’indice di
invecchiamento è pari al 135,9% (gennaio 2004).
La popolazione anziana compresa tra i 65 anni e gli 83 anni è di circa 10 milioni al gennaio
2005 e si presume (stime Istat, ipotesi centrale) che questa arrivi ai 14 milioni già nell’anno
2038.
“Secondo il rapporto “Stato di salute e prestazioni sanitarie nella popolazione anziana” del
Ministero della Salute, la popolazione anziana oggi in Italia determina il 37% dei ricoveri
ospedalieri ordinari e il 49% delle giornate di degenza e dei relativi costi stimati.
Infatti, l’invecchiamento della popolazione è tipicamente accompagnato da un aumento del
carico delle malattie non trasmissibili, come quelle cardiovascolari, il diabete, la malattia di
Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttive
e problemi muscoloscheletrici. Come conseguenza, la pressione sul sistema sanitario
mondiale aumenta. Le malattie croniche impongono alla popolazione anziana un peso elevato
in termini di salute e economico a causa proprio della lunga durata di queste malattie, della
diminuzione della qualità della vita e dei costi per le cure.
Sebbene il rischio di malattie aumenti con l’età, i problemi di salute non sono una
conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Infatti se per molte di queste patologie non si
conoscono misure preventive efficaci, per altre invece già sono note: fra queste c’è l’adozione
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http://www.epicentro.iss.it/problemi/anziani/anziani.asp
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http://www.epicentro.iss.it/problemi/anziani/anziani.asp
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di un sano stile di vita che include una regolare attività fisica, una sana alimentazione
evitando il fumo.”
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Il Corso di Laurea Specialistica in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie e Sportive
Preventive e Adattative trova in questa categoria di popolazione uno dei maggiori spunti di
studio, di ricerca e di lavoro in quanto la correzione dello stile di vita, in uno dei suoi aspetti
più importanti come l’attività motoria, risulta efficace, anche se messa in atto in età avanzata,
dopo lunghi periodi di inattività (sindromi algiche da ipomobilità), e anche se successiva
all’insorgenza di una patologia a carattere cronico-degenerativo (patologie cardiovascolari
come l’ipertensione e l’ictus, patologie dell’apparato locomotore come l’artrosi e
l’osteoporosi, patologie del sistema nervoso come il morbo di Parkinson, ecc.).
A seguito del necessario intervento riabilitativo il soggetto che viene così a trovarsi in una
condizione clinica stabilizzata negli esiti, ma necessita comunque in molti dei casi un
intervento a carattere non sanitario, che quindi non vada a gravare ulteriormente sui bilanci
del Sistema Sanitario Nazionale, che permetta il mantenimento di risultati raggiunti durante la
fase d’intervento precedente.
Dalla caratteristica condizione di “fragilità” dell’anziano emerge un ulteriore problema che è
rappresentato dall’aumento del rischio di cadute, oggetto di grande attenzione negli ultimi
anni (Elder Fall Prevention Act of 2002) in quanto l’incidenza delle cadute nei soggetti con
più di 65 anni che vivono in comunità è del 35-40%/anno. Nei soggetti ospiti delle strutture
per anziani (RSA) l’incidenza è 3 volte più alta rispetto a coloro che vivono ancora nelle
proprie abitazioni: le cadute sono così una causa importante di fratture traumatiche e il 65%
delle morti da caduta si verificano in pazienti con più di 75 anni. La percentuale di cadute che
porta a morte è più alto tra gli uomini che tra le donne.
Le cause di caduta nell’anziano sono molteplici e sono spesso direttamente correlate al
processo fisiologico di invecchiamento, che comporta riduzione della massa e della forza
muscolare, incertezza nell’andatura e nell’equilibrio, riduzione della vista e dell’udito. Altre
volte sono invece correlate ad altri fattori come per esempio: disturbi circolatori cerebrali (che
possono manifestarsi attraverso le vertigini), diabete, ipotensione ortostatica, artrosi, cataratta
e glaucoma, morbo di Parkinson, demenze, patologie genito-urinarie (che spesso determinano
necessità di alzarsi di notte per raggiungere rapidamente il bagno), farmaci, fattori ambientali
(gradini, tappeti, marciapiedi sconnessi ecc.).
La caduta a sua volta è la causa più diretta di frattura scheletrica e nell’anziano il femore è il
segmento più pericolosamente colpito. Il 75% degli anziani con frattura di femore (FF)
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http://www.epicentro.iss.it/problemi/anziani/anziani.asp
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muoiono entro il 1 anno; il numero di ricoveri per FF è in aumento con alti costi anche per la
disabilità permanente che ne segue, nonostante le raffinate tecniche ortopediche di protesi e
l’attenzione al decorso pre- e post-operatorio. Oltre al danno biologico le cadute hanno anche
conseguenze psicologiche e sociali; la paura di cadere e la sindrome ansiosa post-caduta
(post-fall syndrome) sono conseguenze ormai note. La perdita della capacità di deambulare
può essere dovuta a limitazioni funzionali che i soggetti si auto-impongono a seguito di una
caduta.
Questi dati ci fanno capire la reale importanza di questo fenomeno che colpisce la società e
l’individuo su vari livelli: fisico, psicologico, emotivo, economico, sociale. E considerato che
per circa il 20% dei casi le cause sono imputabili a equilibrio precario e debolezza si delinea
la necessità di intervento in questo settore facendo nascere quindi l’idea di progettare un
protocollo sperimentale di Attività Motoria Adattata per soggetti anziani finalizzato alla
prevenzione delle cadute che utilizzi sistemi di allenamento semplici (come ad esempio gli
esercizi specifici per il miglioramento dell’equilibrio e quelli per l’incremento della forza
muscolare) e strumenti facilmente reperibili di basso costo (bastoni, palle di spugna, palline
da tennis, ecc.). In quanto, considerata l’estensione reale e potenziale di questo fenomeno
sociale all’interno della nostra regione, il protocollo dovrebbe potersi facilmente mettere in
pratica all’interno di qualsiasi palestra attraverso un percorso di attività motoria adattata sotto
l’attenta guida di figure professionali qualificate, come ad esempio il Laureato Specialistico in
Scienze e Tecniche delle Attività Motorie e Sportive Preventive e Adattative.
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Capitolo 2
PRESENTAZIONE
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2.1 INTRODUZIONE
2.1.1 Nascita del C.R.A.F.
Il CENTRO RIATTIVAZIONE ANZIANI DELLA FRATELLANZA POPOLARE DI
PERETOLA (FIRENZE) è nato nel 1995 con lo scopo principale di offrire un servizio sociale
e di aggregazione, completamente gratuito, pensato per tutti quegli anziani affetti da
“patologie” (osteoporosi, artrosi, protesi d’anca, protesi di ginocchio, ictus, morbo di
Parkinson, sindromi da immobilizzazione ecc.) tali da non poter effettuare una comune
“ginnastica “ ma un’attività mirata al recupero ed al mantenimento di uno status ottimale sia da
un punto di vista sociale che fisico.
Ad oggi il CRAF si avvale di due sedi, la prima in Via Morosi (zona di Novoli) e la seconda
nata presso la sede della Fratellanza Popolare in via di Peretola con un programma che vede
utilizzati tutti i giorni della settimana dal lunedì al venerdì con orari che vanno dalle ore 9.30
alle ore 16.
Il programma prevede due incontri settimanali di circa tre ore in cui si alternano una
ginnastica dolce di gruppo ed un’attività personalizzata individuale.
Gli anziani che partecipano al C.R.A.F. sono suddivisi in gruppi ed ogni gruppo riunisce
soggetti con patologie simili e prevede un’attività mirata alle necessità. Inoltre sono previsti
ogni volta momenti tipicamente aggregativi che coinvolgono i soggetti sia sotto il profilo
culturale che ricreativo.
L’attività durante l’anno 2003-04 presso la sede di via Morosi (Novoli) ha accolto 53 persone
con patologie di vario genere, suddivise in gruppi e sottogruppi omogenei in relazione al
livello di autosufficienza ed alla patologia specifica.
Nel febbraio 2004 lo stesso servizio è stato allargato anche alla sede della Fratellanza
Popolare di Peretola in via di Peretola dando così accoglienza ad altre 50 persone.
In entrambe le sedi sono stati creati 4 gruppi così articolati:
- GRUPPO NEUROLOGICO: comprende i soggetti con esiti legati ad ictus cerebrale e
soggetti con grave compromissione delle performance motorie legate comunque a
danno del sistema nervoso centrale. Il programma prevede durante la fase iniziale un
lavoro di gruppo in cui vengono mobilizzati tutti i gruppi motori sia attivamente che
passivamente a cui segue una parte di lavoro individuale con ausili specifici a seconda
del grado e del livello di capacità funzionali residue.
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- GRUPPO MISTO ARTICOLARE: comprende soggetti con esiti di artrosi, poliartrosi
e osteoporosi e soggetti portatori di protesi osteoarticolari. L’attività si svolge con un
iniziale lavoro di gruppo per poi suddividersi in base alla patologia ed al livello di
funzionalità in sottogruppi omogenei.
- GRUPPO OSTEOARTICOLARE AVANZATO: comprende soggetti che presentano
limitazioni funzionali legate ad artrosi ed altre patologie articolari di grado lieve.
- GRUPPO PARKINSON: comprende soggetti affetti da morbo di Parkinson e svolge
la propria attività insieme al Gruppo Misto Articolare per poi effettuare esercizi
specifici per la malattia. Motivo principe del lavoro in parallelo con l’altro gruppo è
soprattutto la socializzazione, per evitare una possibile ghettizzazione in cui
potrebbero cadere i soggetti affetti da questa malattia.
19; 21%
31; 34%
36; 38%
6; 7%
G. Neurologico
G. Misto Articolare
G. Osteoarticolare
Avanzato
G. Parkinson
Figura 2-A: Rappresentazione grafica della distribuzione dei soggetti nei 4 gruppi del Centro.
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74; 70%
31; 30%
Donne
Uomini
Figura 2-B: Il Centro accoglie in totale 105 soggetti di cui 74 di sesso femminile e 31 di sesso maschile (dati
aggiornati ad Ottobre 2005).
2.1.2 Nascita ed evoluzione del Progetto Sperimentale
Questo Progetto Sperimentale nasce dalla mia casuale scoperta della “paternità” della pedana
stabilometrica presente nella palestra del C.R.A.F.. Infatti durante una lezione di
Bioingegneria I tenuta dal Prof. F. Puglisi ho scoperto che quella pedana era stata anni prima
da lui costruita presso l’I.T.I. Leonardo da Vinci ed in seguito donata alla AVS Fratellanza
Popolare di Peretola.
Al fine di creare un progetto sperimentale, di ricerca, ho cercato quindi di mettere insieme
vari elementi: il luogo in cui lavoro e tutte le persone che lo frequentano, il Prof. R. Lazzeri
nostro docente di Teoria Tecnica e Didattica dell’Attività Motoria per l’Età Adulta e Anziana
e di Posturologia, il Prof. F. Puglisi nostro docente di Bioingegneria e la sua pedana
stabilometrica.
Il Progetto prevede la misurazione di 2 parametri (equilibrio e ROM) su due gruppi di donne
anziane (scelti all’interno del Gruppo Osteoarticolare Avanzato (gruppo 1) e del Gruppo
Misto Articolare, gruppo 2), in rapporto ad un periodo di attività motoria adattata (protocollo
operativo) attraverso l’utilizzo di vari strumenti: pedana stabilometrica, test di Tinetti e
goniometro a bracci. I dati relativi ai 2 parametri vengono infine comparati e discussi.
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2.2 PAROLE CHIAVE
Attività motoria adattata, fragilità, cadute, equilibrio, forza, propriocezione, posturologia,
bioingegneria, stabilometrica statica, attività fisica generale.
2.3 METODOLOGIA
2.3.1 Campione
Il campione è formato da 20 soggetti (donne anziane) frequentanti il C.R.A.F., suddivisi in 2
gruppi da 10 soggetti ciascuno. La suddivisione è avvenuta in base ai gruppi settimanali di
frequenza presso il C.R.A.F., ma soprattutto secondo 4 parametri:
- età media;
- sintomatologia affine;
- capacità motorie generali;
- capacità di svolgere esercizi in decubito (supino o laterale).
Questi ultimi 2 parametri rappresentano i veri e propri “spartiacque” tra i 2 gruppi.
Il primo gruppo presenta:
- un’età media di 71,6 ± 4,38 anni;
- un’altezza media di 159 ± 5,72 cm;
- un peso medio di 66 ± 7,29 kg;
- algie alla schiena (artrosi, ernie, protrusioni, osteoporosi, ecc.);
- possibilità di svolgere esercizi in decubito.
Il secondo gruppo presenta:
- un’età media di 75,7 ± 4,74 anni;
- un’altezza media di 159 ± 8,2 cm;
- un peso medio di 72 ± 13,7 kg;
- algie alla schiena (artrosi, ernie, protrusioni, osteoporosi, ecc.);
- impossibilità nello svolgimento di esercizi in decubito (marcata difficoltà nel distendersi su
materassino a terra dovuta a varie cause).
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2.3.2 Progetto
Il Progetto Sperimentale prevede l’osservazione e la misurazione di 2 parametri (equilibrio
statico e dinamico, gradi articolari di caviglia e ginocchio) in relazione agli effetti della
somministrazione del protocollo di attività motoria adattata (5 mesi, da Settembre 2005 a
Gennaio 2006).
2.3.3 Obiettivi
Miglioramento o mantenimento dell’equilibrio in entrambi i gruppi di lavoro.
Verifica degli eventuali risultati ottenuti dall’applicazione del protocollo sperimentale di
attività motoria adattata attraverso le misurazioni effettuate con gli strumenti scelti.
2.3.4 Metodi
Esercizi di forza, interval training, circuit training, esercizi per la propriocezione, esercizi per
la flessibilità, esercizi per la coordinazione, esercizi specifici per l’equilibrio statico e
dinamico, esercizi di mobilità attiva generale, esercizi di rilassamento.
2.3.5 Mezzi
Sedie, pedane propriocettive, scala in legno, spalliere, bacchette, palline da tennis, palloni di
spugna, cavigliere da 0,5 kg e 1 kg, tappeti di vario genere, pedana stabilometrica.
2.3.6 Strumenti di misurazione
Pedana stabilometrica (fig. 2-C), test di Tinetti e goniometro a bracci (fig. 2-D).
Figura 2-C e 2-D
2.3.7 Tempi
Il Progetto Sperimentale inizia a Settembre 2005 e finisce a Gennaio 2006, per una durata
totale di 5 mesi.
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2.3.8 Procedura
A. Raccolta dei dati nella fase iniziale del Progetto Sperimentale (primi giorni del mese di
Settembre 2005);
B. Attuazione del Protocollo Operativo (da Settembre 2005 a Gennaio 2006);
C. Raccolta dei dati al termine del Protocollo Operativo (primi giorni di Febbraio 2006);
D. Analisi e valutazione dei dati.