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INTRODUZIONE
«Un'idea italiana stupirà il mondo»
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(Jason Whitmire)
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. In un contesto di
incertezza nazionale ed internazionale, il carattere e la creatività
dell’Italia appaiono rivitalizzati: la crisi economica genera nuove
tendenze di consumo e conseguenti nuove opportunità per coloro i quali
sono in grado di coglierle. Si è, però, conclusa l’era dell’imprenditore
che improvvisa. Il moderno imprenditore deve affrontare un percorso
arduo di preparazione e di ricerca nel periodo precedente alla creazione
dell’impresa, per valutare la fattibilità dalla business idea, procedendo
per fasi, come esplicitato nel Capitolo 1. Quando si parla di “impresa”
bisogna tenere presente che lo scopo non è solo crearne una, ma
soprattutto, creare le condizioni affinché sopravviva ed abbia
prospettive di crescita. Molti tentano la strada dell’imprenditorialità, ma
numerosi cessano l’attività in breve tempo: il tasso di “mortalità
infantile” delle nuove imprese è, infatti, molto elevato.
Con lo scopo principale di rintracciare e beneficiare delle opportunità
che il mio territorio (Sub Appennino Dauno) può offrire, ho analizzato,
nel Capitolo 2, il settore agroalimentare e, nello specifico il comparto
olivicolo: le aziende agricole italiane stanno per scomparire; secondo
l’ultimo censimento condotto dall’ISTAT, il 32,2% delle imprese legate
alla terra (più di 770.000 aziende) ha chiuso negli ultimi 10 anni.
Dopo una panoramica di presentazione del prodotto “olio di oliva”, ed in
particolare dei fattori che influenzano la qualità dello stesso (agronomici
e tecnologici di estrazione), ho proseguito il lavoro con una sintesi dei
dati di settore, confrontando la Spagna, prima produttrice di olio nel
mondo, e l’Italia, prima per qualità e per il prestigio riconosciuto nei
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http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-11-18/unidea-italiana-stupira-mondo-
173144.shtml?uuid=Aa0clhME.
2
“è un venture capitalist, lavora per una delle più importanti società tedesca Earlybird, fornendo
consulenza servizi mobili, cloud computing e tecnologie per media digitali.
Whitmire ha messo gli occhi sull'Italia: sul suo tavolo ci sono quasi 700 business plan provenienti
dal nostro paese.” Articolo sole24ore di Antonio Larizza, 20 novembre 2011.
II
mercati. Ed infatti, le connessioni dell’olio d’oliva con la storia, il
paesaggio, l’ambiente e la cultura dell’Italia sono innumerevoli, ed è
riduttivo assoggettare tale mercato ad un elenco di cifre. All’interno del
contesto nazionale, la Regione Puglia riveste una posizione dominante.
L’albero di olivo è un’immagine fortemente caratterizzante della
Regione, la quale produce olio extra vergine di oliva e vanta il
riconoscimento DOP per quattro tipologie di olio: Dauno, Terra di Bari,
Colline di Brindisi, Terra D’Otranto. Infine, ho ristretto l’analisi al
contesto del Sub Appennino Dauno, un territorio che “a causa della
fragilità, della scarsa dinamicità del sistema economico locale e della
carenza endemica delle infrastrutture e dei servizi, non è ancora riuscito
ad esprimere le sue potenzialità competitive.”
Fornita una visione d’insieme del settore e delle problematiche
connesse, ho tentato, nel Capitolo 3, di intercettare delle proposte per
migliorare la situazione del comparto dell’agroalimentare: avvalersi
delle misure nazionali e comunitarie per aumentare e rafforzare la
presenza dei giovani in agricoltura; la creazione di un’impresa
multifunzionale, offrendo ospitalità (agriturismo) ed organizzando
attività educative (masseria didattica) o ricreative (escursioni, trekking,
equitazione, piscina); l’uso alternativo dell’olio di oliva (il recupero
della sansa usata per produrre calore, il ricavare biodiesel dall’olio e la
creazione di saponi con l’olio “vecchio”); la vendita dell’olio senza
intermediari, cogliendo le potenzialità dell’e-commerce (impresa
online.it, “adotta un ulivo”).
I dati contenuti nei capitoli precedenti, costituiscono la premessa per la
redazione del piano di marketing di un’ipotetica impresa olivicola nel
territorio (Capitolo 4): l’obiettivo è quello di offrire un prodotto di
qualità, di mettere in campo adeguate strategie per valorizzarne la
superiorità (l’olio DOP Dauno è il meno valorizzato ed il meno conosciuto
dagli addetti della GDO), e di donare al consumatore un’esperienza
III
completa del rapporto con il bene, partecipando alla sua produzione ed
apprezzando l’assenza di intermediari. È stata delineata l’analisi SWOT e
definite le leve del marketing mix: le tendenze delle imprese esistenti,
la dinamica dei prezzi, le modalità distributive, il ruolo dell’olio DOP o
IGP nella GDO, la nascita di Eataly, la promozione gratuita attraverso
portali dedicati al settore.
“L’incremento demografico, la trasformazione dei costumi alimentari, il
progresso scientifico e tecnologico, lo sviluppo economico e commerciale
avranno nel prossimo futuro l’effetto di aumentare la domanda dei
prodotti agricoli e delle relative risorse necessarie alla loro produzione.
Se in passato i principali obiettivi dell’agricoltura erano legati
all’aumento della produttività delle colture, adesso è diventato
altrettanto importante lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, in grado
di ridurre l’inquinamento e il degrado ambientale, di fornire servizi
ambientali e, al tempo stesso, mantenere una buona capacità di
produzione.”
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Il settore soffre per la mancanza di un piano olivicolo nazionale, per
l’assenza di strategie di marketing condivise e comuni, per la
frammentazione delle aziende senza spirito collaborativo, per
l’insufficienza di iniziative di supporto che rendano gli olivicoltori i
protagonisti del mercato, per la pratica di svendere il prodotto per
liberare la cantina.
Con tale lavoro di tesi, mi accingo a riassumere le informazioni raccolte,
cercando di gettare le basi per la redazione futura di un Business Plan di
una start up agricola nel mio territorio. Per il momento l’analisi delle
problematiche e delle prospettive del settore sono sogni e semplici
parole sulla carta, ma confido nella possibilità di approfondire il tema e
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Rossi F., Nicolini A., Filipponi M., Analisi dei fabbisogni energetici di un’azienda
agroalimentare. CIRIAF, Università degli Studi di Perugia.
IV
realizzare un’impresa nel futuro, che probabilmente darà una nuova
opportunità a me e al mio territorio di origine.
Poiché, considerati i tempi: “Il posto fisso? Me lo faccio da solo”.
4
4
www.giovaneimpresa.it/index.php?option=com_content&view=article&id=525&itemid=20.
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Capitolo 1
La struttura del Business Plan.
1.1. Fare impresa è un’impresa!
Il 28 gennaio 2009 il Dipartimento della Gioventù, attraverso il Fondo
delle Politiche Giovanili, ha indetto un bando per la presentazione di
progetti volti a promuovere la cultura d’impresa tra i giovani e
l’orientamento al lavoro autonomo, ai sensi dell’articolo 2 del D.M. 29
ottobre 2008.
Il bando si proponeva di favorire l’occupazione dei giovani e di creare la
coscienza del “fare impresa”, in particolare agevolando sinergie tra
Università e associazioni studentesche, e sostenendo la creatività degli
studenti universitari di età compresa tra i 18 e i 30 anni.
Gli organismi privi di scopo di lucro, quali enti ed associazioni composti
in maggioranza da studenti universitari e con una esperienza pregressa in
attività rivolte ai giovani, potevano presentare un solo progetto entro il
30 marzo 2009. Se approvato, il progetto era finanziabile nella misura
massima di € 240.000,00 IVA inclusa.
1
Gli enti associativi che hanno presentato progetti in collaborazione con
l’Università degli Studi di Bari, ed hanno ottenuto i finanziamenti del
Ministero, sono stati: l’associazione culturale “Levante”
2
e l’associazione
“Consules”
3
. Le suddette associazioni hanno lanciato un bando di
concorso rivolto ai giovani universitari, ed ho avuto l’opportunità di
essere selezionata per entrambi i progetti: “Self Entrepreneurship…dal
sapere universitario al saper fare”, indirizzato a 30 studenti
dell’Università degli Studi di Bari, e “ISD! Imprenditori si diventa”,
esteso a 100 universitari della macroarea Lazio-Abruzzo-Molise-Puglia.
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www.gioventu.gov.it/bandi-e-concorsi/bando-per-la-presentazione-di-progetti-volti-a
promuovere-la-cultura-d’impresa-tra-i-giovani.aspx.
2
http://www.associazionelevante.it/, http://selfentrepreneurship.it/.
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http://www.consules.org/, http://www.imprenditorisidiventa.org/.
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Sebbene con i limiti derivanti dal sistema di finanziamenti pubblici, che
spesso non rispetta le esaltanti promesse iniziali, i due progetti condotti
quasi parallelamente, hanno evidenziato il diverso, e comunque
arricchente, modo di interpretare il medesimo bando ministeriale, nello
svolgimento, nei luoghi e nei tempi. Nello specifico, il primo progetto
“Self Entrepreneurship…dal sapere universitario al saper fare,” si è
svolto nell’arco di 20 mesi circa, e ha previsto:
□ una prima fase in aula con lezioni frontali svolte da professori,
professionisti e imprenditori locali;
□ una seconda fase di visite in aziende del territorio;
□ una terza fase di ritorno in aula con lezioni di approfondimento;
□ una quarta fase di stage retribuito in azienda.
Il progetto dell’associazione romana Consules, di durata semestrale, ha
previsto una serie di lezioni con cadenza settimanale nell’università di
appartenenza, e un incontro mensile nei vari capoluoghi interessati
(Roma, Campobasso, Pescara, Bari), sotto forma di competizione tra
team formatisi durante il corso.
Nel corso dei progetti abbiamo avuto la possibilità di presentare delle
idee, di modificarle, di riproporle, di rigettarle e pensare delle nuove. Di
certo c’è stata la possibilità di imparare e arricchire il proprio bagaglio
di conoscenze.
Per scrivere un Business Plan è necessario avere un progetto
imprenditoriale, comprendere chi si vuole raggiungere, e in quale modo.
È un documento orientato al futuro e costituisce uno degli output del
processo di formulazione della strategia imprenditoriale, oltre ai piani
strategici, i piani operativi e il budget.
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“Plans are worthless, but planning is ever.”(Eisenhower)
4
PAROLINI C., Dall’idea al progetto di impresa. Università Bocconi.
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1.2. Creare un’impresa partendo dal Business Plan.
Attualmente, mettersi in proprio significa sfidare il mercato e cercarvi,
al suo interno, la sopravvivenza, in un ambiente dove lo spazio è esiguo
e la saturazione è dietro l’angolo. Tuttavia esistono, ed esisteranno in
futuro, grandi opportunità, per chi è disposto ad affrontare un percorso
di preparazione e di ricerca, con l’obiettivo di ridurre il periodo iniziale
di rischio, di godere di un’entrata più veloce nel settore prescelto, e di
aumentare la possibilità di sopravvivenza nel mercato di riferimento.
Molti tentano la strada del mettersi in proprio, ma tanti cessano
l’attività in breve tempo: il tasso di “mortalità infantile” delle nuove
imprese è, infatti, molto elevato.
Si è conclusa l’era dell’imprenditore che improvvisa. Rispetto al passato,
l’imprenditore di oggi ha la necessità di essere preparato, conscio del
proprio ruolo, non potendosi permettere di apprendere solo sul campo e
attraverso il compimento di errori nella pratica. Il moderno
imprenditore, quindi, deve studiare la futura attività, nel periodo
precedente alla creazione dell’impresa, durante la gestione e nel futuro
ed eventuale ampliamento della stessa.
Il percorso per realizzare un’idea imprenditoriale non è semplice,
occorre procedere per fasi.
I tappa: Valutare le proprie attitudini imprenditoriali;
II tappa: Definire l’idea imprenditoriale;
III tappa: Affrontare gli adempimenti burocratici;
IV tappa: Analizzare il mercato e il prodotto;
V tappa: Organizzare l’azienda;
VI tappa: Redigere il piano d’impresa;
VII tappa: Acquisire le informazioni mancanti.
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Definire in modo corretto la business idea è fondamentale. Affinché si
possa parlare di una “buona idea d’impresa”, la stessa deve soddisfare i
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RETECAMERE, Avviare un’impresa – Percorso guidato alla creazione d’impresa, Maggio 2008.
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requisiti di originalità e di fattibilità. È, inoltre, necessario partire dai
bisogni dei consumatori e misurare il grado di convenienza ed il rischio
associato alla realizzazione del progetto.
Il documento indispensabile per il nuovo profilo dell’imprenditore è il
Business Plan, anche definito piano d’impresa o piano di fattibilità. Con
tale strumento si definisce il progetto imprenditoriale, si delineano le
linee strategiche, si stabiliscono gli obiettivi e si effettua la
pianificazione economico-finanziaria. Di solito il Business Plan è
concepito come lo strumento da utilizzare per le decisioni di avvio di una
nuova impresa. Tuttavia, limitare la sua funzione a tale obiettivo, è
estremamente riduttivo. Infatti, esso rappresenta un supporto sia nelle
“fasi straordinarie” della vita dell’impresa (la nascita, la crescita,
l’aggregazione), sia nella “fase ordinaria” della gestione corrente. Il
Business Plan costituisce uno strumento essenziale per la valutazione di
fattibilità tecnica ed economico‐finanziaria di un progetto
d’investimento, come un’iniziativa imprenditoriale a carattere duraturo.
Un Business Plan ben redatto:
□ consente di verificare la possibilità di realizzazione
dell’iniziativa sotto i profili tecnico, commerciale,
economico e finanziario;
□ costituisce una guida operativa per l’imprenditore nei
primi periodi di gestione;
□ pone il lettore nella condizione di percepire
immediatamente le finalità del Business Plan, consentendo
una selezione dei vari paragrafi ai quali può essere
interessato;
□ rappresenta un biglietto da visita per qualsiasi contatto
con i potenziali finanziatori;
□ consente al redattore l’acquisizione di una visione globale
e complessiva del progetto;
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□ dà risposta a due domande fondamentali: 1) Conviene dar
vita all’impresa? 2) Quale è il modo migliore per
realizzarla?
Sebbene la struttura del Business Plan non sia codificata e rigida, è
consigliabile prevedere una parte qualitativa, discorsiva e descrittiva, ed
una parte quantitativa. Il Business Plan non costituisce uno strumento
statico di previsione, ma rappresenta un elaborato dinamico che deve
evolversi unitamente al progetto d’impresa.
I principi generali di redazione del Business Plan sono:
□ Chiarezza. Il Business Plan deve rispondere al principio della
chiarezza, inteso come semplicità di lettura e immediata
comprensibilità. Il rispetto di tale principio consente al
destinatario di apprendere immediatamente l’idea
imprenditoriale, gli obiettivi prefissati, con quali strumenti si
intende risolvere il problema oggetto d’esame, e con quali risorse
si vuole sostenere l’impresa nascente.
□ Completezza. Tale principio implica l’inclusione di ogni
informazione ritenuta rilevante per l’effettiva e consapevole
comprensione del progetto a cui il documento previsionale si
riferisce. Esso trova applicazione nell’ambito di riferimento del
documento (completezza sostanziale) e nei contenuti documentali
(completezza formale).
□ Affidabilità. È necessario che sia affidabile il metodo utilizzato
per la raccolta dei dati e controllabile la successiva elaborazione.
□ Attendibilità. Il Business Plan è attendibile quando il contenuto
complessivo ed i singoli elementi costitutivi risultano compatibili,
coerenti e ragionevoli. Il giudizio di attendibilità conforta il
lettore in merito alla reale fattibilità del progetto. Due sono i
momenti che caratterizzano la verifica di attendibilità nella scelta
e nell’allocazione delle risorse: la verifica della loro disponibilità
e la possibilità di combinarle.