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1.1 IL “PROBLEMA ALIMENTARE”
Una corretta alimentazione è alla base di una buona salute. Predisposizione
genetica, ambiente di vita e alimentazione sono infatti i tre fattori principali che
condizionano la salute di ogni individuo.
Salute e qualità della vita sono strettamente intrecciate. È chiaro pertanto che la
diffusione di una corretta informazione alimentare, che comprenda sia un'adeguata
consapevolezza dei rischi per la salute che un’alimentazione errata comporta sia validi
principi di igiene alimentare, è di importanza fondamentale per migliorare la qualità
della vita complessiva della comunità.
Negli ultimi anni, si è intensificata l'attenzione dell'opinione pubblica verso il
“problema alimentare”. Desta allarme, in particolare, il fatto che nell'European Health
report 2002, il rapporto sulla salute in Europa nell'anno 2002, pubblicato dall'Ufficio
Regionale Europeo dell'OMS, l'obesità sia definita come una vera e propria epidemia
estesa a tutta la Regione Europea. "In molti Paesi europei - si legge - più della metà
della popolazione adulta si trova al di sopra della soglia di sovrappeso e circa il 20-30%
degli individui adulti rientra nella categoria degli obesi
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("clinically obese") (il rapporto
è scaricabile dal sito www.euro.who.int).
In Italia sono molti i bambini e gli adolescenti che lamentano un cattivo rapporto
con la bilancia.
Il riscontro statistico non lascia dubbi: secondo i risultati dell'indagine
Multiscopo del 2000, condotta dall'Istituto Nazionale di Statistica (Istat), nel nostro
Paese nel 1999-2000 la percentuale di bambini ed adolescenti (per un campione di età
compresa tra i 6 ed i 17 anni) in sovrappeso raggiungeva circa il 20%, mentre era pari al
4% la quota degli obesi. Il problema interessa soprattutto la fascia di età 6-13 anni,
riguardando più i maschi che le bambine (vedi box 1.1)
Più allarmanti gli aggiornamenti forniti da Legambiente nel giugno 2004,
riportati su www.orizzontescuola.it e tratti da greenplanet.net: stando ai dati
dell'International Obesity Task Force, in Italia sarebbe sovrappeso il 35% dei ragazzi tra
i 6 e i 17 anni, e il 10-12% sarebbe obeso. Dati confermati dal Fadoi (Federazione delle
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L’obesità può essere definita come un eccesso di tessuto adiposo in grado di indurre un aumento
significativo di rischi per la salute (www.ministerosalute.it). Il criterio di diagnosi è dato dal valore del
BMI (vedi Appendice 1): se questo è compreso tra 25 e 30 si parla di sovrappeso, sopra 30 di obesità.
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Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti) Sardegna in occasione della
presentazione del 10° congresso nazionale del Fadoi, durante la quale è stata denunciata
l'allarmante incidenza nell'isola del diabete mellito di tipo I (La Nuova Sardegna,
04.05.2005).
Box 1.1 Aspetti dell’obesità infantile in Italia
Secondo l’indagine ISTAT, il problema dell'obesità infantile peggiora
scendendo dal nord al sud del Paese: il "primato" di Regione con più alta presenza
di bambini e adolescenti con eccesso di peso spetta alla Campania, col 36%, mentre
sono più "in linea" i piccoli abitanti della Valle d'Aosta (14,3%).
Avere uno o più genitori con eccesso di peso comporta un maggior rischio
per bambini e adolescenti di avere lo stesso problema.
Più precisamente, dall'indagine Istat risulta che in presenza di entrambi i
genitori in sovrappeso, la percentuale di ragazzi nella fascia di età esaminata che
presentano lo stesso disturbo è di circa il 34%, mentre la quota scende al 18% se
nessuno dei due genitori lamenta un eccesso di peso. La percentuale è di circa il
25% se a pesare troppo è solo la mamma (25,4%) o solo il papà (24,8%).
Inoltre, se in famiglia c'è almeno un adulto obeso, senza tener conto del grado di
parentela, i bambini tra i 6 e i 13 anni con problemi di peso sono ben il 42,1%.
Per quanto riguarda gli stili di vita, una delle maggiori cause di obesità e
sovrappeso infantile è la sedentarietà, tanto che si tende sempre più a dare maggiore
importanza al basso dispendio energetico conseguente ad una vita sedentaria, senza
nessuna attività fisico-sportiva, rispetto all'assunzione di cibi molto calorici.
Considerando lo status socio-economico, ed in particolare il titolo di studio
della madre, dai dati emerge che il rischio di obesità infantile è superiore nel caso
in cui la madre ha la licenza elementare o nessun titolo di studio (25,9% di bambini
e adolescenti con eccesso di peso) rispetto a quello in cui il titolo di studio della
genitrice è una laurea o un diploma di scuola media superiore (22,5%). La
percentuale di ragazzi obesi o in sovrappeso si attesta al 25,1% nel caso in cui la
madre sia in possesso di una licenza di scuola media inferiore.
Infine, sempre in tema di status socio-economico, si nota come la percentuale dei
ragazzi tra i 6 e i 17 anni di età con eccesso di peso sia del 26,6% nel caso in cui il
giudizio sulle risorse economiche della famiglia è negativo, mentre scende al 23,1%
se le disponibilità economiche familiari vengono considerate ottime o comunque
adeguate.
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1.2 AZIONI EDUCATIVE
L’Unione Europea, che ha lanciato nel marzo 2005 la piattaforma d’azione
“Alimentazione, attività fisica e salute” (www.europa.eu.int), ha individuato
nell’istruzione dei consumatori uno dei punti su cui intervenire. Partendo anche e
soprattutto dalle scuole, per raggiungere i più giovani.
Le norme e le abitudini alimentari, infatti, si apprendono e si formano
principalmente durante l’infanzia. È quindi necessario che le principali agenzie
educative promuovano azioni positive in tal senso. E la scuola, per la sua parte, può
rivestire un ruolo di primo piano nella diffusione di tutte le informazioni riguardanti
l’educazione alla salute.
L’alimentazione non è una vera e propria materia di studio. Rientra però in altre
materie, come ad esempio – nella scuola primaria – nelle “scienze motorie” (il modulo
si chiama “L’alimentazione e la corporeità”), ed ha obiettivi specifici nella cosiddetta
“educazione alla convivenza civile”. Nella scuola secondaria di primo grado, la materia
in cui si parla di alimentazione è “Scienze”: nei primi due anni si spiegherà il concetto
di catena alimentare, mentre in terza ci si occuperà dei singoli alimenti e delle loro
componenti.
Nello spirito della riforma Moratti, non ci sono programmi rigidi ma
“indicazioni nazionali” sugli obiettivi di apprendimento da raggiungere. Ad esempio,
alle elementari i bambini dovrebbero saper descrivere la propria alimentazione, capire
se è corretta e individuare un menu appropriato. Alle medie i ragazzi dovrebbero avere
dimestichezza con il concetto di “calorie”, saper leggere le etichette, predisporre menu
equilibrati anche nell’arco della giornata, ed essere consapevoli del “problema
alimentare”. Insomma: l’adolescente che emerge dal primo ciclo di istruzione
(elementari e medie) dopo le lezioni di educazione alimentare dovrebbe essere meno
sensibile al martellamento della pubblicità, ed essere in grado di limitare il numero di
merendine e hamburger, capendo anche il perché. “Ma avviene davvero così? Le
statistiche sull’obesità in Italia dicono di no” (Altroconsumo, settembre 2005).
Si ritiene pertanto utile proporre alle scuole un percorso di educazione
alimentare che possa coinvolgere i bambini e le loro famiglie.
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1.3 CARATTERISTICHE DI UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE
INFANTILE ED ERRORI ALIMENTARI
All'interno del mondo della medicina, dell'igiene e della nutrizione c'è attualmente
un forte accordo su alcuni elementi-chiave di una corretta alimentazione: varietà,
moderazione, qualità, equilibrio (Franchini, 1996).
Varietà
Una scelta limitata di alimenti facilita l'insorgere di stati carenziali, dato che nessun
alimento può dirsi “completo” (cioè contenente in proporzioni equilibrate tutti i
nutrienti necessari all'organismo umano) e pertanto è necessario integrare diversi
alimenti per raggiungere un’assunzione sufficiente e bilanciata di tutti i nutrienti.
Moderazione
L'ipernutrizione, dovuta in genere soprattutto all'introito eccessivo di zuccheri e
grassi, è la causa principale dell'obesità infantile, in costante aumento e fortemente
predittiva dell'obesità in età adulta, e importante fattore di rischio per malattie del
metabolismo quali il diabete. A sua volta, l'obesità aumenta il rischio di incorrere in
gravi disturbi quali malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete, alcuni tumori. Come
è evidente dalla Fig. 1.1, un'alimentazione non corretta interviene a vari livelli nella rete
di fattori di rischio di un gran numero di malattie.
Tra le conseguenze precoci dell’obesità, le più frequenti sono rappresentate da
problemi di tipo respiratorio (affaticabilità, apnea notturna), dovute al carico meccanico
(varismo/valgismo degli arti inferiori, ossia gambe ad arco o ad "X", dolori articolari,
mobilità ridotta, piedi piatti), disturbi dell'apparato digerente, disturbi di tipo
psicologico: i bambini grassottelli possono sentirsi a disagio e vergognarsi, fino ad
arrivare ad un vero rifiuto del proprio aspetto fisico; spesso sono bambini derisi, vittime
di scherzi da parte dei coetanei e a rischio di perdere l'autostima e sviluppare un senso
di insicurezza, che li può portare all'isolamento: escono meno di casa, stanno più tempo
davanti alla televisione, instaurando un circolo vizioso che li porta ad una
iperalimentazione reattiva.
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Tra le conseguenze tardive, occorre sottolineare che l'obesità infantile rappresenta
un fattore predittivo di obesità nell'età adulta. Oltre ad avere una maggiore
predisposizione al sovrappeso/obesità, la persona che è stata cicciottella da piccola
risulta maggiormente esposta a determinate patologie, soprattutto di natura
cardiocircolatoria (ipertensione arteriosa, coronaropatie), muscoloscheletrica
(insorgenza precoce di artrosi dovuta all'aumento delle sollecitazioni statico-dinamiche
sulle articolazioni della colonna e degli arti inferiori, più soggette al carico), a
conseguenze di tipo metabolico (diabete mellito, ipercolesterolemia ecc), a disturbi
alimentari, fino allo sviluppo di tumori del tratto gastroenterico.
Da non sottovalutare le conseguenze di tipo psicologico, che possono trascinarsi ed
amplificarsi negli anni. Il disturbo può arrivare a stravolgere la vita del soggetto e i suoi
rapporti sociali: si comincia col rifiutare gli inviti degli amici fino a chiudersi in se
stessi, vittime del proprio problema, che sembra senza via di uscita
(www.amicopediatra.it).
Qualità
La “qualità” degli alimenti, attualmente al centro dell'attenzione dei consumatori
(www.altroconsumo.it; www.ilsalvagente.it), comporta diversi aspetti relativi alla loro
composizione, conservazione, ricchezza in principi alimentari essenziali, eventuale
pericolosità per la presenza di sostanze dannose – o potenzialmente tali – per
l'organismo umano. È accolto come un segnale positivo l'aumento del numero di mense
scolastiche che scelgono di introdurre nei menu alimenti biologici e locali. Secondo
Legambiente (su www.orizzontescuola.it, da greenplanet.net), è salita al 77% la
percentuale di pasti parzialmente biologici serviti nelle mense comunali, mentre si
attesta al 2,77% quella dei pasti interamente bio.
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Equilibrio
L'equilibrio dei nutrienti (carboidrati semplici e complessi, proteine di varia
provenienza, grassi animali e vegetali, vitamine e minerali) è l'obiettivo principale da
raggiungere, insieme ad un introito calorico adeguato. Questo richiede che i genitori
conoscano i principi fondamentali della nutrizione. Attualmente, attraverso i mass-
media queste informazioni sono in certa misura alla portata di tutti. È però importante
che i genitori ricevano alcune nozioni basilari dal mondo della scuola e della sanità al
fine di saper discernere le informazioni corrette dai luoghi comuni e da quelle distorte:
si vedano ad esempio alcune campagne pubblicitarie camuffate da campagne
nutrizionali, come quella di una famosa catena di fast-food mirante a indicare i menu
proposti dai propri ristoranti come equilibrati dal punto di vista alimentare
(www.mcdonalds.com; www.mcdonalds.it; Graziani, 2005).
La maggior parte dei nutrizionisti (Franchini, 1996; Fidanza, 1996; Fois, 1997;
inn.ingrm.it; www.ministerosalute.it) concorda nell'indicare, relativamente al bambino
in età scolare, le seguenti norme di educazione alimentare:
1. consumare ogni giorno tipi diversi di alimenti;
2. fare sì che circa il 50% dell'introito calorico sia rappresentato da glucidi complessi,
non più del 10% da glucidi semplici, il 10% da proteine di varia provenienza
(legumi, latticini, pesce, carne, uova), il 30% da grassi, limitando quelli di origine
animale che non dovrebbero superare 1/3 del totale;
3. limitare il consumo di zuccheri semplici, sale e carne, tendenzialmente eccessivo
nelle diete occidentali;
4. controllare il peso corporeo e adeguare l'introito calorico al consumo energetico,
promuovendo comunque una vita attiva e non sedentaria;
5. garantire un'assunzione sufficiente di acqua e fibre;
6. rispettare, fin dall'infanzia, la raccomandazione dell'OMS di assumere ogni giorno
tre porzioni di verdura e due di frutta;
7. distribuire l'assunzione di alimenti in 4-5 pasti giornalieri, tra cui la prima
colazione.
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I principali errori alimentari individuati da dietologi e nutrizionisti nei bambini in età
scolare sono i seguenti:
1. eccessivo introito calorico in rapporto al dispendio energetico: questo fenomeno,
alla base dell'aumento della prevalenza di bambini obesi nell'ultimo decennio,
ritenuto addirittura allarmante, è attribuibile sia – principalmente – ad uno stile di
vita dei nostri bambini sempre più sedentario, sia all'aumentata disponibilità di
alimenti ipercalorici e appetibili. A loro volta, la diminuita attività fisica dei bambini
è correlata all'aumento dell'uso di TV e videogiochi e alla minor disponibilità di
tempi e spazi per i giochi all'aperto, mentre l'aumentato consumo di dolci può essere
causato da vari fattori concomitanti quali bombardamento mediatico, scarso controllo
di acquisti e consumi da parte dei genitori (per mancanza di tempo ma anche per
conseguente senso di colpa o paura di far sentire i propri figli “diversi” dai coetanei),
cambiamenti nella qualità e composizione dei cibi consumati in famiglia etc.
2. squilibrio nell'assunzione di nutrienti, dovuto alla monotonia della dieta familiare e
all'aumento dell'assunzione di fuoripasto dolci e molto calorici: non mi sembra
azzardato affermare che il “mercato”, attraverso la manipolazione dell'offerta
alimentare e la pubblicità, promuova, per motivazioni di origine prettamente
economica e commerciale, il consumo di alimenti più complessi e raffinati, di qualità
nutrizionale decisamente più bassa di quelli più semplici e meno lavorati, e una
composizione dietetica che si allontana sempre più dalla vecchia “dieta
mediterranea”, privilegiando il consumo di carne, sale e glucidi semplici a scapito di
legumi e ortaggi.
È evidente che la base delle abitudini e degli errori alimentari del bambino è la
dieta familiare: non è possibile pertanto migliorare l'alimentazione infantile senza
agire anche sulle famiglie.