2
Figura 1.1 La Laguna di Venezia e le bocche di comunicazione con il mare Adriatico [Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio
Venezia Nuova].
La formazione della Laguna di Venezia ha preso il via in seguito all’ ultima glaciazione
pleistocenica. Lo scioglimento dei ghiacci, seguito dall’aumento del livello medio del mare,
determinò la sommersione di buona parte dell’area adiacente la laguna; il contributo dei sedimenti
trasportati dai fiumi diede un apporto alla formazione delle prime isole e dei primi cordoni litoranei
sabbiosi. L’effetto combinato delle sabbie mosse dal mare e del trasporto eolico, consentì a tali
strutture di emergere andando a delimitare vaste zone di acque paludose e originando una laguna di
acqua dolce. In seguito, l’abbassamento progressivo del suolo dovuto alla compattazione dei
sedimenti e l’azione del moto ondoso determinarono l’invasione da parte del mare per sfondamento
del cordone litoraneo.
Intorno al 1000 d.C., la struttura della laguna era mutata (Figura 1.2), presentando otto
bocche di collegamento col mare Adriatico, attraverso le quali avveniva il regolare ricambio delle
acque ad opera della marea, mentre l’apporto dei sedimenti era garantito dai principali affluenti che
solcavano la pianura veneta: il Sile e il Piave per il bacino nord, il Brenta e il Bacchiglione per il
bacino sud. L’interferenza dei fiumi, però, costituì presto un pericolo per la città di Venezia, dal
momento che erano compromessi la funzionalità dei canali, il regime idraulico del sistema e le
condizioni igienico-sanitarie dell’ambiente.
3
Dopo la metà del XV secolo l’intervento antropico consentì di limitare l’apporto solido
fluviale; sistemazioni idrauliche consentirono di far sfociare a mare i principali fiumi veneti: la
riduzione di acqua dolce fece assumere alle acque un carattere salmastro.
Il limitato apporto solido fluviale che ne conseguì, associato all’escavazione di grandi canali
per la navigazione commerciale, col tempo innescò processi di erosione e di omogeneizzazione dei
fondali che portarono presto al sorgere di nuovi problemi per l’equilibrio lagunare.
Lo spostamento delle foci dei fiumi all’estremo della laguna causò, infatti, un aumento della
deposizione delle sabbie che venivano trasportate dalle correnti marine lungo l’attuale penisola di
Cavallino e il litorale di Sottomarina, portando progressivamente all’interrimento dei porti di Lido
e Chioggia.
Per contrastare questo fenomeno e difendere i litorali e le bocche di porto si intervenne
arginando i litorali di Pallestrina e Sottomarina nel 1738, mediante la realizzazione di murazzi
1
, e
costruendo delle dighe alle imboccature portuali di Lido, Malamocco e Chioggia. Ma tali interventi
portarono a modificazioni della morfologia lagunare, in quanto da una parte innescarono un
processo di erosione del fondale dovuto alla corrente di riflusso incanalata attraverso le dighe
portuali, dall’altra provocarono una destabilizzazione dei litorali di Lido e Pellestrina.
Figura 1.2 La Laguna di Venezia nel 1300 [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato
alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova].
1
I murazzi sono possenti arginature in grandi blocchi di pietra d’Istria; sono situati lungo il litorale di Pellestrina e
Caroman.
4
Figura 1.3 La Laguna di Venezia nel 2000 [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle
Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova].
Oggi la Laguna di Venezia può essere considerata la più grande laguna d’ Italia, con una
superficie di circa 550 km
2
. E’ situata nella costa settentrionale del mare Adriatico, con l’ asse
maggiore orientato in direzione Nord-Est Sud-Ovest; la larghezza media è di 10km, mentre la
lunghezza media è di 50km. Buona parte della sua superficie è sottoposta al regime mareale; le
variazioni dei livelli massimi e minimi di marea nell’alto Adriatico, infatti, sono tra le più ampie del
Mediterraneo, influenzate non solo dai fattori astronomici, ma anche dalle caratteristiche condizioni
meteorologiche: il fenomeno di alta marea è accentuato dalla bassa pressione e dal forte vento di
scirocco, mentre si riduce notevolmente in caso di alta pressione e di vento da nord-est.
In Tabella 1.1 sono riportati alcuni dati generali relativi all’ambiente lagunare veneziano
[CVN, 2002], con particolare riferimento agli scambi con il bacino scolante, che convoglia le acque
piovane e fluviali in laguna contribuendo ad una forte immissione di nutrienti, soprattutto composti
dell’azoto e del fosforo.
5
Tabella 1.1 Dati generali relativi all’ambiente lagunare veneziano [CVN, 2002].
Sulla costa si alternano tre cordoni litoranei interrotti da tre bocche di porto, attraverso le
quali avvengono gli scambi tra il mare e la laguna (Figura 1.4): partendo da Nord si incontrano
Lido, larga 900m e dalla profondità media di 12m, Malamocco, larga 450m e dalla profondità media
di 16m e Chioggia, larga 440m e dalla profondità media di 8.5m.
6
Figura 1.4 La Laguna di Venezia con i principali corsi d’acqua del bacino scolante e le bocche di comunicazione
con il mare Adriatico [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Magistrato alle Acque di Venezia tramite
il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova].
7
Le escursioni di marea generano alle tre bocche una variazione del livello rispetto al medio
mare tale da consentire il ricambio necessario al mantenimento dell’ecosistema lagunare. Questa
escursione è dovuta principalmente alla marea astronomica che si attesta su valori medi di 50cm, ma
in caso di eventi particolari (storm-surge), può raggiungere valori eccezionali di 170cm.
Il bacino scolante, attraverso il quale avviene la raccolta e il passaggio delle acque
dall’entroterra alla laguna in situazioni meteorologiche secche, si estende su una superficie di circa
1850km
2
. E’ limitato a Sud dal canale Gorzone, ad Ovest dalla linea dei Colli Euganei e delle
Prealpi-Asolane e a Nord dal fiume Sile.
Il bacino scolante è caratterizzato da tre sottosistemi idrografici:
9 la rete idrografica vera e propria, quella fluviale, comprendente il Piave, il Brenta
e il Bacchiglione, il bacino del Sile. Il Piave oggi è separato dal sistema lagunare e
le sue acque defluiscono direttamente in mare. Il Sile ha mantenuto un
collegamento regolato con la Laguna attraverso i nodi di Businello e di Grezze. Il
Brenta non fa più parte della laguna dal 1990, sfocia in mare insieme al
Bacchiglione e al Garzone.
9 la rete delle acque alte minori, che consente il libero deflusso delle acque stesse in
laguna, in mare e nel sottosistema precedente. Comprende i fiumi Vallio, Meolo,
Zero, Dese, Marzenego, Muson, Vecchio-Novissimo, gli scoli Tergola-Pionca-
Serraglio-Naviglio inferiore, Lusore, Menegon e Muson dei Sassi.
9 la rete delle acque basse, posta sotto il livello medio marino, in cui le acque
devono essere sollevate meccanicamente e sversate in laguna, mare o altre reti.
Le acque lagunari sono soggette alle forzanti meteorologiche rappresentate dai sistemi
ventosi dell’ Adriatico settentrionale: Scirocco e Bora. Lo Scirocco è un vento caldo ed umido,
proveniente dai quadranti meridionali ed associato ad un’area di bassa pressione a ridosso del Nord-
Ovest italiano; quando spira in concomitanza con l’alta marea astronomica è capace di innescare
una forte elevazione del livello marino (la cosiddetta acqua alta) con effetti disastrosi sulla laguna
ed, in particolare, sulla città di Venezia. A tal proposito si ricorda il 4 novembre 1966 quando, alle
cinque pomeridiane, il livello marino raggiunse il valore più alto mai registrato, cioè 1,94m sopra
quello medio [Leuzzi et al., 2006]. La Bora è un vento secco e freddo che soffia da Nord-Est,
influenza il bacino adriatico, in particolare la sua parte più settentrionale; raffredda e mescola le
acque superficiali fino a raggiungere i bassi fondali, producendo così le acque dense e fredde di
fondo.
8
1.2 Strutture geomorfologiche caratteristiche
L’area lagunare racchiude il sistema suolo, costituito dall’insieme delle terre emerse, di natura
artificiale o naturale (litorali, casse di colmata, isole, argini) e rappresenta circa l’8% di tutta la
superficie della laguna; il sistema acqua (restante 92%), che comprende i canali (12%), i bassifondi,
le velme e le barene (80%).
Figura 1.5 Distribuzione dell’area lagunare e delle strutture morfologiche [SAL.VE, attività per la salvaguardia
della laguna di Venezia].
In funzione dell’influenza dell’azione marina attraverso le tre bocche di porto, la laguna può
anche essere suddivisa in:
9 laguna aperta (o viva) all’espansione di marea, comprese le velme e le barene ed
escluse le isole e le casse di colmata. Ha una superficie di circa 420km
2
e
comprende le bocche di porto e le aree circostanti. Si estende all’interno della
laguna in modo irregolare, seguendo i principali canali ed in dipendenza della
presenza di isole, barene e paludi. Gli scambi col mare aperto garantiscono buoni
valori di ossigenazione, mentre la salinità mantiene un valore elevato e
relativamente costante.
9 laguna chiusa (o morta) all’espansione di marea, ovvero l’insieme delle valli da
pesca, con le loro isole interne, le velme e le barene, ma esclusi i loro argini di
delimitazione, per una superficie di 85km
2
. Si caratterizza per la variabilità di
proprietà delle acque, quali le oscillazioni di temperatura, salinità e concentrazione
di ossigeno disciolto. Questa variabilità si unisce poi alla composizione dei fondali,
caratterizzata da zone più interne o confinate (laguna morta) ricche di frazioni
9
sottili (limi ed argille), e in prossimità delle bocche di porto dall’abbondanza di
componenti grossolane, principalmente sabbiose.
9 argini occupanti una superficie di 7,5 km
2
.
9 isole, escluse Lido, Pellestrina e Treporti e comprese le casse di colmata, per una
superficie complessiva di circa 29 km
2
.
I principali elementi geomorfologici costitutivi della laguna veneta, tipici comunque delle
lagune in generale, sono i seguenti:
le velme (Figura 1.6), ossia vasti bassifondi di sedimento molle privi di vegetazione. In
genere sono poste tra il livello medio delle maree di quadratura e il livello medio delle
maree sigiziali, per cui spesso emergono.
Figura 1.6 Immagine di una velma [CVN, 2002].
le valli da pesca, bacini poco profondi di acque salmastre, tipiche della Laguna di Venezia.
Sono considerati ambienti molto particolari, dal momento che fin dai tempi antichissimi si
era soliti attrezzarli per l’itticoltura e la caccia. Al loro interno racchiudono specchi d’acqua,
canali artificiali o naturali, barene e strutture funzionali per gestire gli apporti di acqua dolce
e salata.
il cordone litoraneo (Figura 1.7), striscia di terra che separa la laguna dal mare. La sua
evoluzione è regolata dalla competizione delle forze distruttive (fenomeni erosivi dovuti
all’azione disgregatrice delle correnti e del moto ondoso) e di quelle costruttive (il
ripascimento con nuova sabbia).
10
Figura 1.7 Immagine di un cordone litoraneo [CVN, 2002].
le isole, escluse Lido, Pellestrina e Treporti (poiché parte del cordone litoraneo),
costituiscono l’8% della superficie totale della laguna e possono essere di origine naturale o
artificiale. In genere le isole naturali sono residui degli antichi cordoni litoranei, oppure
derivano dalla deposizione e accumulo dei materiali solidi trasportati dai fiumi. Consistente
è il numero di isole artificiali che, a partire dal XIX secolo, ha trasformato il paesaggio della
laguna, assolvendo funzioni diverse ed articolate: sono state sedi militari, conventuali,
ospedaliere. Oggi buona parte di esse sono completamente abbandonate.
le casse di colmata, isole artificiali realizzate negli anni ’60 con il materiale proveniente
dallo scavo del Canale dei Petroli, realizzato per consentire l’accesso delle navi al porto
industriale di Marghera. Si estendono su una superficie complessiva di 11km
2
, in precedenza
occupata da barene. La costruzione delle casse di colmata ha avuto come conseguenze la
riduzione del ricambio idrico tra la laguna viva e gli specchi d’acqua alle spalle delle casse
di colmata; interventi recenti in alcune zone hanno consentito il ripristino della circolazione
idrica e la rinaturalizzazione delle casse stesse.
11
Figura 1.8 Immagini di casse di colmata prima e dopo i lavori di rinaturalizzazione [CVN, 2002].
i canali (principali e secondari), strutture fondamentali per la Laguna, dal momento che,
oltre ad essere la principale via di comunicazione interna, assicurano il ricambio idrico
tra le zone interne e il mare (Figura 1.9), dipartendosi dalle tre bocche di porto ed
inserendosi con un percorso meandriforme nella laguna. Nel bacino lagunare si distingue
una fitta rete di canali con una superficie di circa 67km
2
, che si sviluppa per una
lunghezza di 700km. La profondità dei canali varia tra 15m e 1m. All’interno di questa
rete è possibile individuare la ramificazione di un numero elevatissimo di canali minori,
detti ghebi (Figura 1.10), che si addentrano nelle barene e terminano nei chiari (Figura
1.11), specchi d’acqua piovana salmastra.
Figura 1.9 Immagine di un canale [CVN, 2002].
12
Figura 1.10 Vista di un ghebo [CVN, 2002]. Figura 1.11Immagine di un chiaro [CVN, 2002].
le barene (Figura 1.12), elemento morfologico caratteristico dei bacini a marea presenti
lungo estuari, specchi d’acqua costieri protetti da lidi, alle medie ed alte latitudini. In
quanto elementi formatisi tra terra e mare, le barene risentono dei processi di entrambi
gli ambienti; esse possono essere considerate molto importanti dal punto di vista
ecologico, sociale ed economico. Essendo aree con presenza di sostanza organica e
nutrienti, spesso le barene sono siti di riproduzione e rifugio per molte specie di uccelli,
ma anche per pesci e molluschi.
Figura 1.12 Barene con differenti tipi di vegetazione [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato
alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova].
13
Le barene devono la loro formazione all’apporto di materiale solido sulla superficie di
alcune zone di bassofondo melmose. Iniziano così a costituirsi zone dove l’onda di
marea si espande con minor energia rispetto alle zone circostanti, contribuendo ad una
maggiore sedimentazione e ad una minore erosione. Queste superfici sono dunque più
elevate rispetto al livello medio marino, col vantaggio di essere sommerse meno
frequentemente e per periodi di tempo inferiore.
Importante nella formazione di barena è la presenza della vegetazione: foglie e fusti
interagiscono con il campo idrodinamico favorendo la sedimentazione; l’espulsione dei
sali dai tessuti di alcune specie favorisce la flocculazione dei sedimenti più fini e la
massa di radici aumenta la stabilità del materiale già depositato. Inoltre la presenza di
microalghe stabilizza le superfici fangose. Le piante, poi, coprendo le superfici,
impediscono il disseccamento e proteggono il suolo dal dilavamento in caso di
sommersioni, ed il materiale organico prodotto nella loro crescita incrementa
attivamente la quota della barena. Le barene presentano notevole importanza dal punto
di vista naturalistico, dal momento che ospitano una specie vegetale particolare, detta
Alofita, in grado di resistere a un ambiente ad elevata salinità e con umidità spesso
variabile.
Figura 1.13 Profilo altimetrico di una barena [Van Duin et al., 1996].
La forma di una barena cambia durante tutto l’anno, con maggiore evidenza in
primavera e in inverno.
14
In primavera l’attività biologica cresce e la deposizione delle sostanze organiche è
massima; l’altezza della barena aumenta soprattutto nella parte interna, dove c’è
maggiore produzione primaria. In inverno, invece, le piogge più abbondanti portano ad
una riduzione della salinità e dell’ attività biologica; correnti più forti, piogge più intense
ed onde maggiori scompongono la barena trasportando i sedimenti dalla zona interna a
quella più a contatto con la marea.
La Laguna di Venezia si caratterizza per quattro tipologie di barene, riconducibili a
quattro diverse origini [Bonometto, 2003]:
9 barene di margine lagunare, originatisi da suoli continentali sprofondati e
raggiunti da acque salmastre;
9 barene di ingressione marina, formatesi in zone caratterizzate dalla presenza di
paludi d’acqua dolce e successivamente invase da acque salmastre in seguito alla
diversione dei fiumi;
9 barene di origine fluviale, dovute ai corsi d’acqua che si immettono in laguna,
con caratteri intermedi tra apparati deltizi allungati ed argini naturali;
9 barene di canale lagunare, legate agli apporti di sedimenti marini, depositati ai
bordi dei canali di ingresso della marea.
1.3 Problematiche relative ai processi evolutivi
Le velme e le barene sono elementi caratteristici dell’equilibrio dell’ecosistema lagunare, dal
momento che attenuano il moto ondoso, limitano la dispersione dei sedimenti in laguna e la loro
perdita in mare.
La Laguna di Venezia, ormai da un secolo, assiste alle perdita della suddetta capacità di
regolazione. Il sistema di barene sta perdendo l’originaria struttura: i fenomeni erosivi determinano
lo sgretolamento dei margini delle barene (Figura 1.14), mentre al loro interno si aprono fratture più
o meno ampie e i chiari si allargano al punto di ricongiungersi con lo specchio d’ acqua lagunare.
15
Figura 1.14 Esempi di sgretolamento dei margini di una barena [Cibien, 2000].
L’evoluzione lagunare è legata essenzialmente a tre processi geo-morfologici (erosione,
eustatismo e subsidenza ), che stanno trasformando la laguna da ambiente deltizio ad ambiente più
simile a quello marino.
L’erosione dei fondali interni e dei cordoni litoranei è un fenomeno in progresso,
riconosciuto dalla graduale scomparsa delle barene e delle velme, dall’approfondimento progressivo
e costante dei fondali, dalla scomparsa dei ghebi e dei canali interni. Una volta innescato, il
processo dell’erosione tende ad autoalimentarsi, per cui può incrementare l’approfondimento dei
bassifondi a causa dell’aumento del moto ondoso e del trasporto delle correnti. La Laguna di
Venezia, dunque, se non preservata mediante opportune attività di protezione e recupero, può
perdere l’attuale forma e tendere ad un appiattimento batimetrico e all’omogeneizzazione del
fondale.
La subsidenza è l’effetto in superficie dei processi che si verificano nel sottosuolo sia per
cause naturali, quali deformazioni tettoniche degli strati profondi e compattazione dei depositi
alluvionali fini, sia per cause antropiche, come l’estrazione idrica dal sottosuolo.
L’area veneziana si caratterizza per un abbassamento del suolo determinato dalla progressiva
compattazione dei sedimenti, tendenza che sembra essersi stabilizzata negli ultimi decenni, dal
momento che, cessata l’estrazione di acqua dalle falde acquifere, il tasso di abbassamento del suolo
è valutato pari a circa 0,4 mm/anno.
L’eustatismo interessa le variazioni del livello del mare dovute a cause climatiche.
L’innalzamento del livello del mare, indipendente dalla subsidenza, è un fenomeno che concorre a
ridurre l’altimetria del suolo relativa al livello marino. A partire dall’ultima glaciazione, la tendenza