trasporti, e sul biodiesel in particolare, dato che il diesel rappresenta il carburante più
usato in Italia ed in tutta Europa. Nel terzo capitolo l’attenzione è stata focalizzata sugli
oli vegetali, ossia la materia prima per la produzione del biodiesel. Sono state analizzate
le colture più promettenti per essere trasformate in biodiesel, sono state illustrate le
tecniche di estrazione dell’olio dai semi ed è stato analizzato l’utilizzo dell’olio tal quale
come combustibile. Nel quarto capitolo è stato introdotto il biodiesel, i suoi metodi di
produzione, le sue caratteristiche principali, gli aspetti riguardanti il suo utilizzo come
combustibile, gli aspetti normativi e legislativi legati al suo utilizzo e alla sua
produzione. Nel quinto capitolo è stata discussa l’analisi del ciclo di vita del biodiesel da
colza e da girasole ed è stata confrontata con quella del gasolio in modo da evidenziare
l’eventuale convenienza energetica ed ambientale del prodotto; inoltre è stato fatto un
confronto anche fra i due tipi di biodiesel. Nell’ultimo capitolo sono stati valutati i costi
di produzione del biodiesel, gli impatti ambienatali derivanti dalla sua produzione da
colture energetiche e sono state prese in considerazione alcune materie prime alternative
per la sua produzione. Infine sono state tratte le conclusioni delle analisi effettuate.
5
Capitolo 1 : Le risorse rinnovabili
1.1 Introduzione
“Gli antropologi affermano che la quantità di energia consumata pro capite sia un buon
indice dello stato di avanzamento di una società. Ebbene, negli ultimi duecento anni le
società occidentali hanno utilizzato più energia di tutte le altre civiltà che si sono
avvicendate sul nostro pianeta. Abbiamo raggiunto un tenore di vita senza precedenti e
dobbiamo questa fortuna a giacimenti di combustibili fossili formatisi milioni di anni fa.
Una manna, certo. Che però non è venuta dal cielo, ma dalle viscere della terra” (Rifkin,
2002).
Le parole del celebre economista Jeremy Rifkin, tratte dalla sua opera più conosciuta
“Economia all'idrogeno”, esprimono con efficacia un concetto ben noto: ai consumi
energetici sono strettamente connessi la qualità della vita e gli impatti ambientali. Fin
dal secolo scorso, epoca caratterizzata da un notevole sviluppo tecnologico ed
economico, si riscontra una forte correlazione tra tale crescita e i consumi energetici:
l'energia è il fattore di produzione più importante dell'economia mondiale. La nostra
civiltà tecnologica richiede un'elevata disponibilità e qualità di energia: dalle 8,4 - 12,5
MJ giornaliere consumate dall'uomo di Neanderthal sotto forma di cibo ingerito si passa
alle 1.046 MJ giornaliere pro capite (equivalenti a circa 8 tonnellate di petrolio pro
capite annue) delle odierne società tecno-industrializzate (vale a dire più di 4 volte il
fabbisogno energetico della società pre-industriale), utilizzate per la maggior parte nel
settore industriale e nei trasporti.
1.1.1 Le fonti rinnovabili
Un importante contributo al futuro energetico viene offerto dalle fonti rinnovabili. La
radiazione solare costituisce il motore primo di tutte le fonti rinnovabili. L’energia
solare, in alcuni casi in modo diretto (termico e fotovoltaico) ed altri in modo indiretto
attraverso processi metereologici di trasformazione nella troposfera, si trasferisce in
nuove fonti di energia (cinetica nel vento, idraulica nella pioggia, chimica nella
6
vegetazione e fotosintesi, termica nei fluidi riscaldati, elettrica nei semiconduttori). Da
notare che persino l’energia chimica contenuta negli idrocarburi deriva dalla radiazione
solare attraverso processi di trasformazione delle biomasse avvenuti in tempi geologici.
24
Ogni anno il sole invia sulla Terra una quantità di energia radiante pari a circa 10 Joule
(www.mybestlife.com), in proporzione circa 10.000 volte superiore a tutta l’energia che
l’umanità consuma ogni anno.
Tiezzi, nella sua brillante interpretazione estetico scientifico della natura (Tiezzi, 1996),
definisce la fotosintesi il “Talismano verde della vita”, in grado di garantire un flusso di
energia proveniente da una fonte esterna per gli esseri viventi. Si hanno così i seguenti
giacimenti di energia rinnovabile che nella accezione corrente vengono anche
identificati con la fonte:
- Idraulico
- Eolico
- Biomassa
- Termico
- Fotovoltaico
Si può considerare energia rinnovabile quando il ricambio dell’energia erogata avviene
in tempi brevi, confrontabili almeno con quelli delle altre attività umane, cioè con la
durata di vita di una generazione. Un corollario di questa definizione mette in luce un
altro aspetto essenziale delle fonti rinnovabili: se l’uomo preleva energia dai rispettivi
giacimenti con un ritmo compatibile con la costante di tempo di rinnovabilità, l’energia
del giacimento non si esaurirà mai. Ciò equivale a dire che le fonti rinnovabili sono
inesauribili. Questa considerazione spiega immediatamente perché gli idrocarburi non
possano essere considerati come fonte rinnovabile. Infatti, il prelievo umano sta
avvenendo con un ritmo di gran lunga più veloce del tempo di rinnovabilità, che si
misura in milioni di anni, e pertanto, i giacimenti si esauriranno presto.
E’ bene ricordare anche che l’uso degli idrocarburi produce una gran quantità di
effluenti inquinanti, mentre le fonti rinnovabili o non producono alcun affluente durante
l’uso o producono anidride carbonica che viene recuperata nel ciclo naturale della fonte,
7
come è nel caso delle biomasse. In definitiva le fonti rinnovabili sono caratterizzate da
due attributi:
- Sono pulite;
- Sono inesauribili.
1.1.2 I consumi energetici globali e la limitatezza delle riserve fossili
La domanda di energia è in costante aumento dal 1900 ad oggi: i consumi mondiali di
energia sono passati dagli 1,8 miliardi di tep (tonnellate equivalenti di petrolio) del 1900
ai 10 miliardi di tep del 2000: l'attuale ritmo di incremento della richiesta energetica è
ormai abbastanza costante da alcuni decenni. Oggi il consumo mondiale di energia si
aggira attorno ai 10,2 miliardi di tep, pari a un consumo pro-capite di 1,7 tep/anno. La
fig. 1.1 illustra la suddivisione del patrimonio energetico consumato nelle diverse forme,
secondo i dati forniti dall'International Energy Agency (IEA): è evidente il predominio
dei combustibili fossili, che costituiscono circa l'80% dell'energia primaria utilizzata nel
mondo (35% dal petrolio, 21% dal gas e 24% dal carbone) e in particolar modo del
petrolio, che detiene la quota maggiore.
Figura 1.1: Consumi mondiali di energia distinti per fonte (IEA, 2004)
8
L'attuale consumo di combustibili fossili non è sostenibile: mantenendo l'odierno trend
di sviluppo (anche alla luce del costante incremento demografico, che, secondo le
previsioni dell’ONU (ONU, 2006), farà raggiungere alla popolazione mondiale i 9
miliardi nel 2050, e della vertiginosa crescita economica di giganti come la Cina e
l'India) le riserve fossili, in primis il petrolio, sono destinate all'esaurimento in un
centinaio di anni circa. La loro domanda, e in particolare quella del petrolio, al
contrario,è destinata a crescere, come mostra la tabella di seguito riportata.
Tabella 1.1: Domanda mondiale di petrolio (Pumomo Yusgiantoro, 2004)
Secondo le più recenti stime dell'ASPO (Associazione per lo studio del picco del
1
petrolio) il picco Hubbertsi verificherà nel 2007, come mostra la figura 1.2, per il
petrolio convenzionale. Altri tipi di petrolio (Heavy, Deepwater, Polar e NGL), la cui
estrazione è però molto più difficile e costosa, sposteranno il picco di poco in avanti.
Tale picco è il momento in cui l'estrazione di petrolio raggiunge il suo valore massimo.
Successivamente al picco, il ritmo a cui il petrolio viene estratto inizia a decrescere
progressivamente, fino ad arrivare a zero. Complessivamente, la curva di estrazione ha
una forma "a campana", i cui dettagli dipendono però da numerosi fattori. E’ di
fondamentale importanza il fatto che, quando il picco di estrazione sarà raggiunto, la
domanda di combustibile liquido (che nel frattempo sarà aumentata) sarà
permanentemente superiore all'offerta facendo precipitare l'intero nostro sistema
economico in una crisi energetica strutturale, difficilmente superabile a breve termine.
1
dal nome del geologo M. King Hubbert, che pubblicò l’omonimo modello nel 1956.
9
Figura 1.2: Andamento della produzione mondiale di petrolio (Bardi, 2005)
In questo contesto il ruolo delle risorse rinnovabili si dimostra di importanza strategica
per il conseguimento di un approvvigionamento energetico sostenibile.
1.1.3 Distribuzione mondiale delle risorse energetiche fossili
I paesi "Sviluppati" (Organization of Economic Cooperation and Development - OECD)
pur avendo solo il 19% della popolazione mondiale consumano più del 50% dell'energia
mondiale. Infatti il consumo pro-capite dei paesi OECD è circa tre volte maggiore del
consumo pro-capite medio mondiale.
10
Figura 1.3: Consumi energetici mondiali divisi per regione (IEA, 2004)
Ironia della sorte vuole che i paesi più energivori sono da annoverare tra quelli che
dispongono di riserve più limitate. Quasi il 70% delle attuali riserve di petrolio si trova
in Medio Oriente, mentre più del 75% delle riserve di gas naturale si trova diviso tra i
paesi medio orientali e i paesi dell'Ex Unione Sovietica.
Figura 1.4: Distribuzione mondiale delle riserve di gas e di Petrolio (Oil and Gas
journal, 1998)
11
Questa circostanza è vissuta dai paesi ricchi, e specialmente dagli Stati Uniti, come una
minaccia per la continuità dell'approvvigionamento energetico. In questo quadro le
nazioni sono già in gara per l'accaparramento delle ultime riserve, e purtroppo sempre
più spesso la guerra costituisce lo strumento privilegiato di questa strategia.
Nell'imminente futuro, la potenza economica e politica di una nazione dipenderà non
solo dall'accesso sicuro alle risorse (controllo dei giacimenti petroliferi e degli
oleodotti), ma anche dalla supremazia nella competizione per le scorte disponibili. Le
ultime due guerre in Medio Oriente si spiegano non soltanto a causa dell'impellente
necessità interna degli Stati Uniti di assicurarsi la gestione delle vie afgane del petrolio e
del gas e le consistenti riserve petrolifere irachene (ragioni che da sole non sarebbero
sufficienti a giustificare gli alti costi della guerra unilaterale), ma sulla base di più
profonde motivazioni strategiche legate al controllo esclusivo delle ultime risorse fossili
a basso costo.
1.1.4 Lo scenario energetico italiano
La tabella 1.2 mostra i consumi energetici italiani nell’anno 2003. In essa sono stati
riportati i risultati dell’inventario fatto dall’ENEA con i dati accorpati secondo una
classificazione logica diversa, in modo da rendere evidente il contributo delle Nuove
Fonti Rinnovabili(NFR) rispetto a quello delle fonti rinnovabili tradizionali.
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Tabella 1.2: Energia primaria in Italia nel 2003 (ENEA, 2005)
Riassumendo la situazione, si ha che le fonti rinnovabili endogene contribuiscono al
bilancio energetico nazionale per 13.4 Mtep corrispondenti al 6.92% del consumo totale.
Il contributo maggiore a questa quota viene dalle fonti rinnovabili tradizionali
(Idroelettrico, Geotermia e legna da ardere) con 11.5 Mtep, corrispondenti al 5.94% del
consumo energetico totale. Le Nuove Fonti Rinnovabili contribuiscono per circa 1.6
Mtep corrispondenti allo 0.82%. Il grafico della seguente Figura 1.5 illustra in maggiore
dettaglio la situazione mostrando visivamente i diversi contributi dell’eolico, del solare e
delle nuove biomasse all’interno della quota dello 0.82% attribuito alle NFER.
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Figura 1.5: Dettagli dei consumi energetici italiani nel 2003 (ENEA, 2005)
Per quanto riguarda gli andamenti futuri del fabbisogno energetico italiano,da uno studio
effettuato dal Ministero Attività Produttive si evince che l’evoluzione del fabbisogno
energetico nazionale presenta una crescita media annua del 1,38% tra il 2005 ed il
2020;tale crescita risulta maggiore se confrontata con la crescita media annua
dell’1,23% avutasi negli anni 1991-2004, come mostrato dalla tabella 1.3, e ancor più
marcatamente dall’andamento dell’intero periodo nella fig. 1.6.
Tabella 1.3: Share del fabbisogno in Mtep (MAP, 2005)
14
Figura 1.6: Evoluzione del fabbisogno energetico per fonte (MAP, 2005)
Dall’esame di tali dati si osserva quanto segue:
- un significativo aumento del gas naturale, che passa da 66,21 Mtep nel 2004, a
77,1 Mtep nel 2010 e 98,2 Mtep nel 2020, con un incremento percentuale a fine
periodo del 48%;
- il petrolio mostra una iniziale leggera diminuzione fino al 2010 (da 88,0 Mtep a
84,1 Mtep) dovuta al sempre minore impiego nel termoelettrico, seguita da una
crescita fino al 2020 (90,4 Mtep) dovuta al suo impiego pressoché esclusivo nei
trasporti;
- l’impiego di combustibili solidi è in leggera diminuzione (da 17,1 Mtep nel
2004, a 15,9 Mtep nel 2010 per poi diminuire a 14,1 Mtep nel 2020), in quanto
l’uso crescente del carbone nel termoelettrico è compensato sia dalla
diminuzione degli “altri combustibili” solidi nello stesso termoelettrico, che dalla
diminuzione dell’impiego del carbone nel settore industriale;
- l’impiego delle fonti rinnovabili è in continuo aumento, passando da 14,1 Mtep
nel 2004 ai 18,1 Mtep nel 2010 fino a giungere a 24,1 Mtep nel 2020, con un
incremento percentuale a fine periodo di quasi il 74%. Il loro impiego per la
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produzione di energia elettrica ammonta all’87% del totale per il 2004, all’84%
nel 2010 ed al 77% nel 2020.
In figura1.7 è mostrato il contributo percentuale delle varie fonti energetiche alla
copertura del fabbisogno. Il dato più significativo che emerge è il lento ma continuo
declino del petrolio a vantaggio del gas, che a partire dal 2015 diventa la principale fonte
energetica, coprendo nel 2020 oltre il 40% dell’intero fabbisogno, seguito dal petrolio
(37,1%) e dalle fonti rinnovabili (circa 10%).
Figura 1.7: Contributo percentuale delle varie fonti energetiche alla copertura del
fabbisogno: dati storici e previsioni (MAP, 2005)
In merito all’analisi settoriale della domanda (vedi tabella 1.4 e figura 1.8), in tutti e tre i
principali settori i consumi sono in crescita, più contenuta nel caso dell’industria (da
41,4 Mtep nel 2004 a 49,2 Mtep nel 2020, pari ad una crescita del 19%), più
significativa nel civile (da 43,3 Mtep a 60,5 Mtep nello stesso periodo, + 40%) e nei
trasporti (da 44,4 Mtep a 58,2 Mtep, +31%). In termini di percentuale relative, al 2020, i
trasporti sono al 31,6% del totale consumi (nel 2004 era il 31%), mentre il civile sale dal
30% al 33% a scapito dell’industria che scende dal 29% al 27%. L’agricoltura rimane
ancorata al 2,4%, dal 1991 al 2020.
16
Tabella 1.4: Consumo energetico per settore in Mtep (MAP, 2005)
Figura 1.8: Contributo per settori ai consumi finali: dati storici e previsioni (MAP, 2005)
1.1.4.1 Dipendenza energetica nazionale
L’Italia importa la stragrande maggioranza dell’energia utilizzata. La sua dipendenza
energetica è passata da quasi l’81% del 1995, all’83,6% del 2001, fino all’84,7% del
2004 (ENEA, 2005). La media europea è prossima al 54%; solo Irlanda, Lussemburgo e
Portogallo fanno registrare, nell’Unione europea, una dipendenza superiore a quella
dell’Italia. Nel 2004, la domanda interna di petrolio è stata soddisfatta per quasi il 94%
dalle importazioni. La domanda di combustibili solidi è coperta quasi interamente da
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