1 – Introduzione e note storiche
L'acustica è quella branca della fisica che studia il suono, le sue proprietà, la sua
generazione, la sua propagazione e la sua ricezione tramite onde di pressione.
Tradizionalmente con il termine "acustica" si intende lo studio della generazione,
trasmissione e ricezione del suono in aria, ma ultimamente il termine ha ampliato il
suo significato ed oggi l'acustica estende il suo
campo di interesse a tutti i fenomeni vibratori
della materia e a tutte le frequenze, anche quelle al
di fuori del campo di udibilità dell'orecchio
umano. Quando si vogliono studiare le
caratteristiche di generazione, propagazione e
ricezione del suono in ambienti chiusi, al fine di
ottenere una buona audizione dei suoni che si
desidera ascoltare evitando o correggendo difetti
dell’ambiente medesimo ed eliminando suoni e rumori estranei e molesti, si parla di
acustica delle sale o acustica architettonica. I primi studi metodici riguardanti
Figura 1.1: Teatro di Epidauro, Grecia
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l'acustica architettonica furono compiuti da Wallace Clement Sabine che, tra il finire
del IXX° e l'inizio del XX° secolo, formulò il suo famoso lavoro sul tempo di
riverbero. A tutt'oggi il concetto di tempo di riverbero è rimasto uno dei capisaldi
dell'acustica architettonica e il più importante parametro sul quale basare l'analisi
acustica di un ambiente, anche se chiaramente non più l'unico. Ovviamente, lo studio
dell'acustica e delle proprietà di propagazione del suono in ambienti sia aperti che
confinati risale a molti secoli prima degli studi di Sabine. Già all'epoca degli antichi
greci si possono datare i primi tentativi di
incanalare il suono in vari modi. Un mirabile
esempio ne è il teatro greco di Epidauro,
costruito nel 330 AC nella regione del
Peloponneso, in Grecia. Come si può notare in
Figura 1.1, è una struttura a forma di
semicerchio con un angolo di apertura
leggermente maggiore di 180° e un rapporto di
pendenza nelle gradinate di 2:1, così da offrire una buona visuale e nel contempo
favorire la propagazione sferica delle onde sonore. Un altro mirabile esempio di
come gli antichi greci e romani fossero già a conoscenza, almeno a livello empirico,
delle leggi della propagazione delle onde sono le maschere del teatro greco, famose
per avere, all'altezza della bocca, un opportuno canale, simile ad un odierno
megafono, atto ad amplificare la voce dell'attore e migliorarne la direttività. Nel
periodo greco e romano anche molti piccoli teatri al chiuso, chiamati odea (come
Figura 1.2: Odea di Agrippa, Atene
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l'odea di Agrippa ad Atene, riportato in Figura 1.2), vennero costruiti sulla falsariga
del teatro di Epidauro (anche se non ne rimase molto, poiché erano costruiti
prevalentemente in legno). In questi teatri furono adottati alcuni principi pratici,
come il fatto di non far sedere gli spettatori orientati verso sud, onde evitare di avere
il sole in faccia, oppure il cercare di avere una buona visione e una buona
intelligibilità in ogni posto a sedere. Quando poi l'impero romano, in seguito alla sua
divisione in impero di Occidente e di Oriente, cadde, in Europa cominciarono i
grandi saccheggi delle popolazioni germaniche
dal nord e degli unni e dei mongoli da est. In
quel periodo i monasteri divennero luoghi di
rifugio e così la cristianità poté man mano
sempre più affermarsi in Europa. In
conseguenza di ciò aumentarono le edificazioni
di chiese, monasteri e basiliche, la più
importante delle quali fu la basilica di S. Pietro
in Roma, iniziata nel 330 dall'imperatore Costantino I° (e riportata in Figura 1.3 nella
sua versione iniziale), che ispirò la maggior parte delle successive basiliche,
soprattutto dell'Europa occidentale, fino all'architettura gotica. Nella sua versione
iniziale (poi ricostruita in pieno Rinascimento) comprendeva un atrio di ingresso e
una successiva suddivisione in cinque navate con copertura lignea tramite le quali si
accedeva all'altare principale. Intanto il VI° secolo vide il territorio inizialmente
controllato dall'impero romano dividersi e, ad alterne vicende, cadere sotto la
Figura 1.3: Basilica S. Pietro, Roma
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dominazione di potenze straniere (Ostrogoti nel
nord Italia, Visigoti in Spagna, Vandali in nord
Africa, Musulmani in Siria ed Egitto, ecc..), per
arrivare poi al pontificato di Gregorio I° (540 –
604), che introdusse, nella liturgia cattolica
romana, il canto Gregoriano (che porta il suo
nome). Questa novità nella liturgia si adattò
talmente bene alle caratteristiche acustiche delle
chiese del tempo (i cui interni erano
principalmente in marmo e cemento, materiali
acusticamente molto riflettenti) che a tutt'oggi il
canto Gregoriano è ancora molto usato nelle celebrazioni liturgiche solenni. Nel
frattempo la chiesa cattolica cominciò a dividersi sotto la spinta di argomentazioni di
natura divina e giurisdizionale, fino al grande Scisma del 1504 che divise la chiesa in
ortodossa e cattolica. Anche l'architettura del tempo venne influenzata da questo
Scisma, subendo le influenze sia della cultura bizantina che di quella occidentale,
come si può vedere nella basilica di S. Marco a Venezia (riprodotta in Figura 1.4), che
possiede una pianta a forma di croce, ispirata all'architettura romanica, e un tetto
tondeggiante, ispirato alle chiese ortodosse. Nel basso medioevo ci fu un forte
incremento nella costruzione di strutture dalla forma particolarmente slanciata,
inizialmente nel nord Europa e poi nel resto del mondo occidentale e iniziò il
periodo gotico con la relativa corrente architettonica. Le chiese di quel periodo (di
Figura 1.4: Basilica S. Marco, Venezia
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cui un famoso esempio ne è la cattedrale di
Notre Dame, a Parigi, riportata in Figura 1.5,
parzialmente distrutta in un incendio il 15 aprile
2019) ben si accordavano con le caratteristiche
del canto Gregoriano. Col passare del tempo
poi, dal punto di vista musicale, la musica sacra,
da monofonica (o monodica), cominciò a
diventare polifonica e gli strumenti musicali si
dovettero adattare a questi cambiamenti. Col crescere delle città e del commercio i
luoghi di intrattenimento divennero non più ad
esclusivo appannaggio della chiesa, le opere
inizialmente scritte solamente in latino,
cominciarono ad essere scritte in volgare e i
luoghi in cui rappresentare le varie opere
cominciarono a rimpicciolirsi per favorire la
comprensione e l'intelligibilità del parlato. In
pieno Rinascimento, grazie all'ulteriore
incremento del commercio, le opere pubbliche continuarono a fiorire e molti dei
lavori commissionati (principalmente teatri) ripresero a grandi linee gli schemi
costruttivi degli antichi romani. Arrivati al XVI° secolo, in piena età barocca, la
musica divenne eseguita principalmente con un cantante solista accompagnato da una
singola melodia strumentale, ed i luoghi in cui venivano eseguiti avevano spesso
Figura 1.5: Cattedrale Notre Dame, Parigi
Figura 1.6: Teatro Farnese, Parma
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caratteristiche che incentivavano la creazione di riverberi ed effetti di focalizzazione
multipli. Cominciarono quindi a costruirsi teatri con una maggiore attenzione a questi
fenomeni (oltre ad altre innovazioni tecnologiche come la possibilità di muovere
meccanicamente gli scenari), evitando per quanto possibile le focalizzazioni acustiche
e spostando l'orchestra sotto il palco (come nel teatro Farnese, a Parma, riprodotto in
Figura 1.6). D'altro canto però, in questo tipo di strutture, il rumore di fondo era
molto forte e i compositori, anche per questo motivo, cominciarono a scrivere
musiche che prevedevano molti strumenti. Questo diede un forte impulso al
commercio e alla fabbricazione di strumenti musicali, molti dei quali raggiunsero
eccellenze tutt'oggi ineguagliate (ad esempio i violini di Antonio Stradivari, giusto per
citare qualche nome noto). In quel periodo, a causa di questi problemi di
focalizzazione acustica e di echi localizzati, cominciò a farsi sentire l'esigenza di poter
distribuire uniformemente il suono in un ambiente, complice il fatto che andò
affermandosi la cosiddetta musica da camera, prima a Vienna (che divenne una delle
più grandi capitali europee della musica, nella
quale artisti del calibro di Beethoven, Mozart
e Salieri studiarono) e poi nel resto
dell'Europa, che richiedeva la possibilità di
ascoltare spesso delicati virtuosismi musicali
in ambienti non sempre consoni all'ascolto.
In più avvenne un ulteriore aumento del
numero di strumenti mediamente presenti in
Figura 1.7: Festspielhaus, Bayreuth
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un'orchestra e della potenza acustica che erano in grado di emettere. Questi due
fenomeni fecero sì che proprio in quel periodo cominciò a farsi pressante l'esigenza
di dover studiare in maniera più approfondita e metodica il comportamento
dell'ambiente d'ascolto. Dal punto di vista architettonico infatti vi furono i primi veri
tentativi (non sempre coronati da successo) di creare ambienti studiati espressamente
per risolvere una volta per tutte questo tipo di problemi; un esempio ne è la
Festspielhaus opernhaus a Bayreuth, in
Germania (riprodotta in Figura 1.7) che fu il
risultato di una stretta collaborazione tra il
compositore Richard Wagner e l'architetto
Otto Brueckwald. Fu proprio in seguito a
questi tentativi che cominciarono le prime
architetture chiamate poi in gergo “shoebox”
(scatola di scarpe), ovvero con geometrie più
squadrate e regolari. Oltre alla Festspielhaus, già riportata in figura, un altro esempio
notevole ne è il teatro Concertgebouw ad Amsterdam (riportata in Figura 1.8),
anch'esso con geometrie estremamente squadrate e con particolare ricchezza di
ornamenti vari onde aiutare la diffusione del suono. Il XIX° secolo vide l'inizio dello
studio dell'acustica come scienza e la diffusione dei relativi studi attraverso
pubblicazioni scientifiche, che fecero fiorire molte innovazioni tecniche (avvenne nel
1870 l'invenzione del trasduttore a bobina mobile, antesignano dei moderni
altoparlanti, e nel 1878 l'invenzione del fonografo). A cavallo tra il XIX° e il XX°
Figura 1.8: Concertgebouw, Amsterdam
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secolo, come già riportato, gli esperimenti (e
successivamente le pubblicazioni) del fisico
statunitense Wallace Clement Sabine diedero il
via agli studi di acustica architettonica. Sabine
fu incaricato dall'università di Harvard di
migliorare l'acustica della Fogg lecture hall,
facente parte del Fogg Art Museum di
Harvard, da tutti giudicata terribile. Passò
diverse notti insieme ai suoi studenti a spostare tappeti e mobilio vari e controllarne
l'acustica con una canna d'organo. Definì in maniera analitica la grandezza
fondamentale dell'acustica architettonica, che a tutt'oggi ne è ancora la grandezza più
importante: il tempo di riverbero (spesso indicato con RT60 o T60). Tramite il
concetto da lui introdotto di unità di assorbimento acustiche (che rappresenta quanto
una superficie unitaria di un dato materiale ricoprente le pareti possa riuscire ad
assorbire e quindi attenuare il suono, grandezza che in suo onore prese come unità di
misura il Sabine) riuscì a capire i motivi della pessima acustica della Fogg lecture hall:
un tempo di riverbero di oltre 5 secondi, a differenza di molte altre sale ritenute
acusticamente migliori nelle quali il valore del tempo di riverbero si attestava attorno
ai 2,5 secondi. Il fulcro del suo lavoro fu la determinazione di una precisa relazione
fra la qualità acustica di una sala, le sue dimensioni, e la capacità di assorbimento
acustico delle superfici presenti. In pratica il prof. Sabine capì che, in un qualunque
ambiente chiuso, il prodotto tra il tempo di riverbero e il coefficiente totale di
Figura 1.9: Symphony Hall, Boston
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assorbimento acustico della sala è costante e proporzionale al volume totale della sala
stessa. Sfruttando questa relazione Sabine rivestì la Fogg lecture hall di materiali
assorbenti, migliorandone decisamente l'acustica. Questo suo successo ne favorì
l'assunzione come tecnico e consulente di acustica presso la Boston Symphony Hall
(riprodotta in Figura 1.9), il primo teatro progettato seguendo le basilari nozioni di
acustica. Il risultato fu il fatto che la Symphony Hall di Boston è generalmente
considerata una delle migliori sale da concerto nel mondo. Durante il XX° secolo,
poi, l'acustica fiorì e venne riconosciuta sia come scienza che come arte, grazie anche
all'enorme sviluppo che ebbero gli studi su microfoni, altoparlanti e in generale
trasduttori in grado di registrare, riprodurre e convertire il suono in varie forme,
inizialmente di tipo analogico ma successivamente, con l'avvento del digitale e la
relativa elaborazione numerica, su supporti informatici e quindi al passo coi tempi.
Dal punto di vista delle pubblicazioni accademiche notevole, nella seconda metà del
secolo scorso, è stato il lavoro del prof. Leo Leroy Beranek, uno tra i più conosciuti
docenti in materia, che ha analizzato oltre 55 teatri in giro per il mondo e ha
partecipato alla progettazione di numerosi teatri e sale da concerto. Il suo lavoro ha
fatto da precursore in una nuova era dell'acustica architettonica e ha unito e definito
dal punto di vista tecnico (quindi con formule matematiche ben precise) quelle che
nell'ambito artistico erano definizioni alquanto vaghe e personalistiche, quali erano i
concetti di chiarezza, intimità, brillantezza di un ambiente acustico. Da lui si
svilupparono poi molti altri concetti che portarono alle definizioni che utilizziamo
ancora oggi per individuare e caratterizzare in maniera quasi univoca le qualità di un
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ambiente sonoro. Poiché lo sviluppo degli ultimi decenni nel campo dell'acustica
architettonica ha dimostrato come il tempo di riverbero (che definiremo
accuratamente più avanti) sia limitativo come unico descrittore delle qualità acustiche
di una sala, grazie anche allo sviluppo di nuove tecnologie informatiche si sono
moltiplicati negli ultimi decenni i software di calcolo (spesso veri e propri CAD
acustici) in grado di fornire ai progettisti le informazioni necessarie alla corretta
progettazione e simulazione degli ambienti in esame.
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