1
Introduzione
“Cogito ergo sum: penso dunque sono”. Cartesio padre del
razionalismo riconosceva nel dubbio la fonte primaria
dell’investigazione quale capace di conferire alla ragione non un potere
assoluto, quanto una forza che incita alla ricerca del vero. Dubitare su
di noi e sul mondo circostante è ciò che ci permette di dare risposte
sensate a quesiti spesso sconosciuti ed insoluti.
Per Tarchetti “il dubbio è la rivelazione della scienza –essa lo
cerca immolandogli ogni fede- poiché una sola fede esiste, quella del
dubbio
1
”. Il dubbio come possibilità di apertura all’immaginazione, al
fantastico nel suo senso originario di “phantastikós”, ciò che è reso
visibile, visionario o irreale. Il “modo”
2
fantastico come irruzione di
elementi ignoti o perturbanti nell’universo noto del quotidiano, si
presenta proprio in pieno clima positivista-scientifico, lo stesso che fino
ad allora aveva creduto nella capacità della scienza di poter spiegare
qualsiasi tipo di fenomeno
3
. Tuttavia le ragioni del cuore e dello spirito
continuano a turbare l’animo umano che, malgrado i progressi
scientifici, non sa dare ancora delle risposte a fenomeni definiti come
soprannaturali e non sa spiegarsi quale sia la sede dell’anima non
avendola “trovata” nel cuore
4
.
1
I. U. Tarchetti, Riccardo Waitzen, in I. U. Tarchetti, L’amore nell’arte. Racconti
musicali, Passigli, Firenze, 1992, p. 48.
2
Su “modo” fantastico cfr. Remo Ceserani, Il fantastico, Mulino, Bologna, 1996, p.
11.
3
Sul dualismo scienza-fantastico valido il saggio di Leonardo Lattarulo, “Antica
storia narra così”. Considerazioni sul fantastico italiano ottocentesco, in Geografia,
storia e poetiche del fantastico, a cura di M. Farnetti, Olschki, Firenze, 1995, in cui
cita Boito in Lezione di anatomia: “Scienza, vattene/ co’ tuoi conforti!/ Ridammi i
mondi/del sogno e l’anima”p. 128.
4
Per i greci il cuore era la sede dell’anima (Platone riconosceva tre tipi di anime:
sensitiva, vegetativa e razionale), per Aristotele invece il cuore era sede
dell’intelletto. Cartesio parlava di dualismo di anima e corpo (res cogitans e res
2
Nel Romanticismo l’uomo scopre il valore del sentimento e
l’importanza della spiritualità come commossa partecipazione agli
spettacoli della natura. Il dubbio e l’incertezza diventano simbolo di una
generazione alla ricerca di sé, alla ricerca del dissolvimento delle
contraddizioni esistenti tra reale e irreale. Il fantastico sorge proprio da
quest’ansia di conoscere, di dubitare su ogni cosa che ci circonda
conferendone spiegazioni che non sempre ci riportano alla normalità e
razionalità ma confluiscono nello straordinario e meraviglioso. La
dimensione fantastica permette, secondo Freud
5
, un ampio grado di
libertà dal principio di realtà fino a distanziarsi dagli oggetti reali
attraverso il sogno a occhi aperti o l’espressione artistica.
Tarchetti si serve del fantastico come mezzo per compiere il
viaggio negli oscuri meandri dell’anima, per comprendere le forti
contraddizioni tra l’aspirazione a seguire le pulsioni libidiche
dell’inconscio e la volontà di dominarle attraverso la parte conscia. Il
tedium vitae e la profonda malinconia tarchettiana rendono possibile
un flusso continuo di immagini interiori a volte scambiate per fantasmi
altre volte per allucinazioni. Una fantasmagoria di immagini che
riflettono i desideri inconsci, il sostrato rimosso e le paure dei
protagonisti.
Le tre tematiche fondamentali affrontate nella tesi sono
propriamente l’amore, l’arte e la scissione dell’io.
extensa). Gli studi di Galeno e Harvey dimostreranno l’importanza del cervello sia
per la capacità emotiva che per quella intellettiva. Per la teoria del cuore: N.
Latronico, Il cuore nella storia della medicina, A. Ricordati, Milano, 1955. Per la
teoria del cervello: P. Getrevi, Le Scritture del Volto, Angeli, Milano, 1991, p. 145.
5
Per la teoria del perturbante di Freud cfr. Aldo Carotenuto, Il fascino discreto
dell’orrore. Psicologia dell’arte e della letteratura fantastica, Bompiani, Bologna,
2010, pp. 43-56.
3
L’amore spesso non trova il giusto completamento nell’altro a
causa di una stasi alla fase fusionale
6
con la propria madre. La
negazione del principium individuationis, che permette all’individuo di
riconoscersi come coscienza separata e distinta dalla propria madre,
impedisce la crescita interiore del personaggio tarchettiano che non
raggiunge la maturità spirituale e sessuale. La stasi allo stadio
uroborico
7
con la conseguente impossibilità di rivolgere il proprio
amore verso un oggetto erotico altro dalla madre, induce alcuni dei
personaggi tarchettiani a rivolgere l’amore verso se stessi, fenomeno
che consiste in un ripiegamento narcisistico
8
per cui il proprio egotismo
li porta ad amare solo il proprio riflesso e a perdere la possibilità di
trasferire il proprio amore su un oggetto erotico diverso dalla madre.
La tematica dell’arte è trattata in modo approfondito nella
“trilogia dell’amore
9
” in cui Tarchetti intreccia una fitta
corrispondenza tra l’amore dell’arte e l’ideale. L’unico amore possibile
per un artista è quello dell’arte: la donna, imperfetta e sensuale, può
essere amata solo attraverso la morte, intesa come sublimazione
massima dell’Eros. Tarchetti ripristina il connubio romantico tra Eros e
Thanatos mediante una rilettura in chiave decadente.
La scissione dell’io o sdoppiamento viene vissuta dai
protagonisti come ritorno dei fantasmi interiori. Per il barone di
Saternez, suo padre rappresenta il suo doppio o meglio lo sdoppiamento
della sua coscienza divisa nella lotta interiore tra il bene e il male, tra
6
Per il fenomeno dell’ “identificazione proiettiva” di Melanie Klein cfr. J. Bergeret e
coll., Psicologia patologica, Masson, Milano, 1988, p. 97.
7
Per lo stadio uroborico cfr. E. Neumann, Storia delle origini della coscienza,
Astrolabio, Roma, 1978; Id, La personalità nascente del bambino. Struttura e
dinamiche, Red, Como, 1991.
8
Per il tema del narcisismo cfr. S. Freud, Introduzione al narcisismo, in Opere 1912-
1914, vol. VII, Boringhieri, Torino, 1975.
9
Cfr. I. U. Tarchetti, L’amore nell’arte. Racconti Musicali, Passigli, Firenze, 1992.
4
l’Io (coscienza) e l’Es (inconscio), mentre nel barone di B. il doppio
“apparente” si manifesta attraverso il fenomeno dell’“identità
rubata
10
”: l’irruzione del femminile nel corpo maschile, (una sorta di
mito dell’androgino), è un espediente usato dalla coscienza per punire il
barone dell’oltraggio compiuto verso la fanciulla.
Nello studio delle ambivalenze dell’arte tarchettiana, che si
avvale del sostrato fantastico per analizzare l’io e per introdurre il
dubbio sulla realtà circostante spingendoci a dubitare di tutto tranne
che di noi stessi, si è cercato di ricostruire principalmente la situazione
storico-culturale in cui è vissuto Tarchetti.
Il primo capitolo è dedicato alla Scapigliatura e al realismo
sociale che lo scrittore ha delineato in due romanzi sociali che
evidenziano il suo rapporto rivoluzionario e bohémien nei confronti
della società, la sua predilezione per il romanzo del cuore e degli umili
attraverso la figura di Paolina e la ricerca ostinata dell’identità
perseguita da Vincenzo D., eroe dimidiato capace di realizzarsi nella
società solo attraverso la “de-formazione
11
” dell’io.
Nel secondo capitolo viene definito il concetto di modo
fantastico attraverso i maggiori critici del genere: Todorov e Freud.
Il fantastico puro per Todorov è insito nell’esitazione interpretativa o
sospensione del giudizio: l’inesplicabile deve rimanere tale, non si può
pervenire alla risoluzione dell’enigma nel momento in cui il rimosso
irrompe nella vita quotidiana. Per Freud l’irruzione dell’evento
straordinario o soprannaturale, definito inquietante (unheimlich),
genera ansia e terrore nel protagonista. L’ Unheimliche o perturbante,
10
Massimo Fusillo, L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio, Mucchi, Modena,
2012, p. 37.
11
I. U. Tarchetti, Una nobile follia, a cura di Lavinia Spalanca, Giorgio Pozzi,
Ravenna 2009, p. 6.
5
non è altro che il ritorno del rimosso, l’insieme di ansie, paure e
desideri segreti che l’io racchiude nell’inconscio. Il riaffiorare del lato
oscuro di ciascuno di noi mette il protagonista di fronte alla
responsabilità di superare le proprie paure. Ciò che è considerato
“strano” in realtà non è nulla di alieno a noi, ma qualcosa di ben noto e
familiare alla psiche, ma che essa stessa ha volutamente rimosso.
Vampiri, fantasmi, angeli e demoni non sono altro che proiezioni e
rappresentazioni fantasmatiche di paure e desideri che il soggetto non
può riconoscere in se stesso pertanto le colloca fuori di sé. Spesso alla
base del rimosso ci sono dei desideri negati come quello di possedere la
propria madre o desiderio edipico. Questo rappresenta una
trasgressione, una forma di devianza e perversione che viene contenuta
dalla legge morale cioè dalla figura paterna che si oppone mediante
l’interdizione. Il desiderio inconscio di possedere la madre diviene un
limite allo sviluppo emotivo e sessuale del soggetto che non riesce a
staccarsi dalla figura materna e a superare il complesso edipico. In
diversi racconti di Tarchetti l’impossibilità di riversare il proprio amore
su un oggetto erotico diverso dalla propria madre conduce il
protagonista o alla morte o alla follia. L’unico modo per superare la
paura del rimosso è insita nella capacità di accettare l’esistenza
dell’inconscio, non interrompere mai il dialogo tra la coscienza e
l’inconscio.
Il terzo capitolo entra nel “cuore” del fantastico attraverso un
esteso esame delle opere di Tarchetti a partire dai primi racconti
fantastici fino ad arrivare al romanzo “fantasticizzato” di Fosca. I
personaggi tarchettiani si trovano di fronte a revenant e ad oggetti
mediatori che avvalorano l’ipotesi che l’evento si sia davvero verificato.
6
Tarchetti si serve, secondo le teorie del Bonifazi
12
, dell’espediente della
verosimiglianza cioè utilizza il fantastico in una dimensione quotidiana e
realistica per dare verosimiglianza al testo. Se le ossessioni della psiche
conducono alla follia Eugenio M., Giorgio e Ugo, la ricerca ossessiva
dell’ideale nell’arte determina la morte di Lorenzo Alviati. Le
protagoniste femminili diventano personaggi vampireschi, delle Gorgoni
che uccidono con lo sguardo il proprio innamorato: Riccardo Waitzen
muore perseguitato dalla sua prima moglie che riappare come un
vampiro che gli succhia via l’anima; Fosca fa di tutto per trasferire la
sua malattia su Giorgio e lo porta al limite della follia; Bouvard è
vittima di un amore impossibile che riesce a coronare morendo accanto
al corpo della fanciulla amata.
Ciascun personaggio in Tarchetti ha un rapporto ambivalente
con la realtà: Eugenio M. si sente perseguitato dalla sua gamba che
sembra voler cercare il ritorno all’unità con il suo richiamo mortifero,
tuttavia egli sente di non poter vivere senza la sua parte mancante
cadendo in una profonda nevrosi che lo condurrà alla morte; Lorenzo
Alviati vorrebbe amare la sua fidanzata con un amore platonico e
spirituale ma ciò non è possibile perché la donna con la sua carnalità e
sensualità, lo corrompe; il conte di Sagrezwitch si compiace di uccidere
con il potere dei suoi occhi ma suo figlio lo rinnega, vuole crescere
spiritualmente e moralmente prendendo la coraggiosa decisione di
scontrarsi con suo padre per ritrovare l’unità della coscienza divisa.
Nel quarto capitolo si delinea la conclusione del lavoro su
Tarchetti con un esplicito riferimento alle forme artistiche che meglio
hanno rappresentato la scissione dell’io e l’irruzione del perturbante.
12
Per il verosimile fantastico cfr. Neuro Bonifazi, Teoria del fantastico e il racconto
fantastico in Italia: Tarchetti-Pirandello-Buzzati, Longo, Ravenna, 1982, pp. 9-21.
7
Attraverso questo viaggio alla scoperta dell’uomo e delle sue fragilità,
Tarchetti ci porta ad accettare il dualismo di corpo ed anima come
coincidentia oppositorum che ci rende consapevoli delle enormi
contraddizioni tra razionale e spirituale. Tarchetti ci induce a riflettere
sulla presenza del lato oscuro in ciascuno di noi come riflesso
dell’inconscio.
Una realtà poliedrica e multiforme, quella del fantastico, che ci
spinge a riscoprire le nostre origini, a scavare nella nostra interiorità in
un percorso non sempre limpido e facile, talora fatto di sofferenze ed
ansie. Argomento di grande attualità nel nostro secolo in preda alla
nevrosi, paura, ansia e delirio di onnipotenza. Il fantastico come tempo
della possibilità e dove l’inverosimile può diventare verosimile, apre le
porte a quella sete mai appagata di sapere e ci incita ad intraprendere il
viaggio alla scoperta della propria identità.
8
Capitolo 1
La Scapigliatura
1. 1 Gli Scapigliati ed il Risorgimento
La scapigliatura è un movimento letterario e artistico che si
manifesta nella seconda metà dell’ottocento agli albori della
proclamazione ufficiale dello stato unitario nel 1861 e della designazione
di Vittorio Emanuele II al trono di re d’Italia “per grazia di Dio e per
volontà della nazione”
13
. La rivoluzione nazionale si presentò come
l’incontro-scontro tra una rivoluzione popolare, quella di Mazzini e di
Garibaldi, e un riassetto imposto dall’alto, quello di Cavour, dei
moderati e del re. In questo senso, assume una rilevanza cruciale, in vista
del completamento dell’Unità italiana, la questione dell’organizzazione
del nuovo Stato unitario, problema posto soprattutto da Cavour. Il modo
in cui avvenne materialmente l’unificazione politica rese impossibile sia
la soluzione federale, sia la convocazione di una Costituente che
organizzasse ex novo l’ordinamento del futuro Stato italiano: l’Unità fu
realizzata mediante semplici annessioni degli altri Stati al Regno di
Sardegna e decisa da un trattato internazionale. Il nuovo Stato nasceva
dunque senza una Costituente. Quel patto del popolo, costantemente
additato dai democratici come la forma necessaria di un rinnovamento
della nazione, era rimasto un’utopia. Se la nazione era molto diversa
rispetto ai primi anni dell’Ottocento, il processo di educazione nazionale
auspicato da Mazzini era fallito. E se una parte troppo grande degli
italiani era rimasta estranea al processo di unità nazionale, fra quelli che
vi avevano partecipato troppe ferite e troppe lacerazioni rimanevano
aperte, perché la frettolosa e quasi sommessa proclamazione del Regno
13
Gianluca Formichi, Italia Unita, Giunti, Milano, 2010, p. 169.