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che durante il viaggio, grazie a lui, si unirono tantissimi nuovi pescatori,
animati dalla stessa voglia di una Europa libera dai nazionalismi.
Indubbiamente, l’idea della Federazione europea è il più importante dei
progetti che Spinelli cercò di portare a termine, è il fulcro della sua vita
politica ma non la rappresenta totalmente: analizzando la sua vita, non si può
escludere la sua giovanissima adesione all’ideale comunista e al Partito
Comunista d’Italia, né si può sorvolare sulle sue riflessioni intorno al concetto
di democrazia, perché entrambe avranno importanti ripercussioni e ci
spiegheranno molto sul modo di intendere l’azione politica di Spinelli.
Al fine di questo lavoro, riteniamo sia utile suddividere la vita politica
di Spinelli in quattro fasi, in modo da poterle confrontare e analizzare tramite
le relative tesi storiografiche; tale scansione temporale prende spunto dalla
biografia su Spinelli scritta da Edmondo Paolini
1
, storico militante e amico
fraterno del federalista italiano.
Il primo periodo che sarà preso in analisi si occuperà dall’adesione di
Spinelli al Partito Comunista d’Italia – PCdI-, fino alla scoperta del
federalismo e alla stesura quindi del “Manifesto per una Europa libera e
unita”, conosciuto con il nome di “Manifesto di Ventotene”.
Il secondo capitolo, si occuperà invece, della fase che cronologicamente
va dalla fine del confino all’abbandono dell’azione politica diretta nel 1962:
questo periodo rappresenta indubbiamente la fase più suggestiva e intensa
della vita di Spinelli in quanto racchiude molti dei tentativi che egli
intraprenderà, dal basso o dall’alto, per arrivare alla Federazione europea;
molta parte della storiografia, infatti, si sofferma a lungo su questo momento
della vita spinelliana, in quanto propedeutico per capire a fondo ciò che
avverrà dopo.
La terza fase ha una durata piuttosto limitata, va dal 1962 fino al
sodalizio con Pietro Nenni nel biennio 1966-67: ciò nonostante, è un periodo
1
Edmondo Paolini, Altiero Spinelli: appunti per una biografia, Bologna, Il Mulino, 1988
7
molto importante perché Spinelli, in questi anni, comincia un’opera di
riflessione e di ripensamento sia sull’azione politica di matrice federalista, sia
sulle Comunità che faticosamente e tra mille problemi, stavano lentamente
cominciando a camminare.
Fondamentale in questo periodo sarà la collaborazione presso la Johns
Hopkins University come visiting professor fino a quando il richiamo
all’azione politica diretta come consigliere del nuovo Ministro degli Esteri, il
socialista Pietro Nenni, darà a Spinelli nuove energie per le battaglie che si
profilano all’orizzonte.
L’ultimo periodo della suddivisione cronologica che Paolini fa della
vita di Spinelli, ha inizio con la sua nomina a membro della Commissione
Europea fino all’ultima battaglia condotta dai banchi del Parlamento Europeo
di Strasburgo. E’ una fase storica emozionante e intensa, e, infatti, la
storiografia se ne occupa in maniera particolare perché segna il
riavvicinamento tra il Partito Comunista Italiano e Spinelli, oltre che
rappresenta, a nostro modesto giudizio, la fase propositiva di più alto profilo
politico della vita del leader federalista, anche se saranno nuovamente i
pescecani a farlo arrivare in porto solo con la lisca del pesce.
Ogni capitolo di questo lavoro, inizierà con una breve
contestualizzazione storica dell’azione di Altiero Spinelli al fine di
comprendere meglio le diverse tesi storiografiche che costituiranno l’ossatura
della seconda parte di ciascun capitolo, e terminerà con delle considerazioni
personali sull’azione politica di Spinelli, sia di analisi che di giudizio sulla
produzione storiografica esistente.
Riteniamo sia fondamentale analizzare e studiare la prospettiva
storiografica su Altiero Spinelli per capire, alla luce delle sfide poste
dall’Europa di oggi e dal suo complicato processo di integrazione, la lettura
che gli storici danno di colui che spese le energie di una vita dietro ad un
8
sogno, non fermandosi mai di fronte alle sconfitte e non esaltandosi davanti a
quelle che sembravano profilarsi come vittorie.
Altiero Spinelli, non solo per l’Europa, è una delle figure più
innovative e interessanti, da un punto di vista politico, che si ebbero in ambito
europeo dopo il secondo dopoguerra, ma che la stessa Europa non seppe, o
non volle capire, avendo quindi la colpa di sedurlo, corteggiarlo e poi
abbandonarlo.
Compito quindi degli storici, e di chi si occupa di politica
internazionale e del processo di integrazione europea di oggi, non solo di
quelli militanti, è di dedicare spazio e energie allo studio dell’azione politica e
del pensiero del leader federalista, per far conoscere così all’opinione
pubblica e non solo agli addetti ai lavori, uno dei più grandi “rivoluzionari
senza armi” del novecento, uno dei padri ideali dell’Europa, semplicemente
un uomo: Altiero Spinelli.
CAPITOLO PRIMO
LA PRIMA VITA
(dall’adesione al partito comunista alla scoperta del federalismo)
“Il comunismo di Lenin e di Trockij, con la sua
severa condanna di tutti coloro che avevano
tradito l’Internazionale, con l’appello alla
rivoluzione socialista mondiale (…) era la grande
esperienza sovranazionale che veniva incontro al
mio spontaneo cosmopolitismo”
(Altiero Spinelli)
“Spinelli si rende conto che la realizzazione del
comunismo secondo il regime di Stalin – che in
quegli anni faceva condannare e fucilare vecchi
rivoluzionari – significava togliere la libertà di
pensare non solo agli altri, ma anche a se stessi”
(Edmondo Paolini)
10
1. Io, Ulisse
L’avventura di Altiero Spinelli nel mondo della politica, ebbe inizio
molto presto e in maniera casuale, durante un litigio a scuola causato dai
primi giovani fascisti
1
; la scelta comunista, avvenuta poco più tardi, fu sempre
fatta quasi per caso
2
.
E’ interessante scoprire come Spinelli analizzerà, nel 1957, la sua
adesione al PCdI, su un articolo apparso sulla rivista francese “Preuves”, egli
la giudicherà come una missione profetica, quasi come diventare prete
3
.
L’adesione formale al partito, avvenne nel novembre del 1924, quando
già cominciava ad essere “oggetto d’interesse” da parte della Regia Questura
di Roma, come membro del gruppo universitario comunista, e della
federazione comunista del Trionfale, di cui divenne presto segretario,
quartiere notoriamente fascista.
Le sue grandi capacità organizzative, riconosciute anche da Gramsci
4
,
l’acume e il fervore politico che lo contraddistinguevano, lo fecero arrivare
alla carica di Segretario interregionale della gioventù comunista per l’Italia
1
“L’interesse di Altiero Spinelli per la politica nasce presto e trova origine in un episodio scolastico
avvenuto nella primavera del 1920 (aveva tredici anni), quando egli si azzuffa con un compagno di scuola
che portava all’occhiello il distintivo fascista e che aveva pubblicamente usato parole ingiuriose contro i
socialisti e quindi, indirettamente, anche contro il padre”. Cfr., Edmondo Paolini, Altiero Spinelli. Dalla lotta
antifascista alla battaglia per la Federazione europea. 1920-1948: documenti e testimonianze, Bologna, Il
Mulino, 1996, p. 31.
2
La scelta comunista avvenne a seguito di un episodio avvenuto a Roma durante gli incidenti che si ebbero
nel quartiere proletario di San Lorenzo, in occasione del trasporto della salma di Enrico Toti dal cimitero del
Carso a quello del Verano operato dai fascisti. Tali incidenti vennero deplorati da tutti gli organi di
informazione, eccetto un giornale, “Il comunista”, ricorda Spinelli: “ (Il Comunista) …esaltava la lezione che
il proletariato di San Lorenzo aveva dato alle squadre nere, e l’indicava a tutti gli operai d’Italia come
esempio da seguire (…). Assentivo con tutta l’anima alle acerbe condanne dei socialisti e socialdemocratici
lanciate da Lenin e dall’Internazionale; cominciavo a vagheggiare che il giorno in cui avessi potuto
occuparmi di politica sari divenuto comunista”. Ibidem, cit., p. 32.
3
“Sono diventato comunista come si diventa prete, con la consapevolezza di assumere un dovere e un diritto
totali, di accettare la dura scuola dell’obbedienza e dell’abnegazione per ben apprendere l’arte ancor più dura
del comando, deciso a diventare rivoluzionario professionale”. Cfr., Edmondo Paolini, Appunti per una
biografia, Bologna, Il Mulino, 1988
4
Questo il giudizio di Antonio Gramsci su Spinelli: “A Spinelli bisogna fin da oggi dare la possibilità di fare
qualcosa di utile: è un buon lavoratore, bisogna impegnarlo nella collaborazione con noi”; “E’ un ragazzo
serio, maturo e prudentissimo”, Cfr., Edmondo Paolini, Altiero Spinelli. Dalla lotta antifascista alla battaglia
per la Federazione europea. 1920-1948: documenti e testimonianze, Cit., p.35.
11
centrale: accettato l’incarico che gli veniva proposto, nell’agosto del 1926,
Spinelli entrò in clandestinità iniziando la sua personale odissea.
Contestualmente all’inizio della clandestinità, l’autorità giudiziaria
emise l’ordine di assegnazione al confino di polizia per motivazioni politiche,
per sfuggire all’arresto, Spinelli, scambiando gli incarichi politici di segretario
interregionale della federazione della gioventù comunista, si trasferì a Milano.
Il 3 giugno 1927, fu arrestato nei pressi di Milano insieme a due
compagni di partito: fu un fermo casuale effettuato da alcuni agenti di polizia
che non sapevano di preciso chi avessero arrestato; le successive perquisizioni
portarono alla luce degli inquirenti il ruolo politico e antifascista di Spinelli.
Spinelli, venne quindi tradotto presso il carcere di Regina Coeli
5
a
Roma, in attesa di essere giudicato dal Tribunale speciale che lo condannò a
scontare sedici anni di reclusione presso il carcere di Lucca dove, il nostro
“Ulisse”
6
, iniziò la sua vera odissea.
Quando fu condotto a Lucca, Spinelli era ancora un convinto comunista
come dimostra la sua idea sulla reclusione carceraria: “La porta si chiuse alle
mie spalle, la chiave girò più volte nella serratura, e una sorta di tranquillità
tinta di orrore dilagò nel silenzio del mio animo. Tranquillità, perché portavo
salda con me la teoria, elaborata specialmente dai cospiratori russi dell’epoca
zarista, della prigione come periodo di approfondimento della coscienza
rivoluzionaria, che il potere borghese ci regalava involontariamente nell’atto
stesso in cui riusciva ad interrompere la nostra attività pratica. Orrore, perché
fra queste quattro mura avrei vissuto per un numero di anni, che credevo
allora non grande, ma comunque per un tempo lungo e indeterminato”
7
;
durante il periodo di Lucca, ma già quando stava a Roma, Spinelli, si dette
5
Sul periodo trascorso nel carcere romano, sugli interrogatori, sulla sentenza del tribunale speciale e sulle
importanti corrispondenze tenute con i familiari e la sua fidanzata, Tina Pizzardo, vedi Edmondo Paolini,
Altiero Spinelli. Dalla lotta antifascista alla battaglia per la Federazione europea. 1920-1948: documenti e
testimonianze, p. 86 ss.
6
Ulisse era il soprannome usato da Altiero Spinelli durante la clandestinità e che, durante l’odissea che lo
portò alla scoperta del federalismo, ebbe un nuovo significato, tanto è vero che egli stesso intitolerà alcune
sue memorie, Io Ulisse.
7
Ibidem, cit., p.113.
12
molto da fare per convincere i suoi genitori, in particolare la madre a non
cercare aiuti per la sua scarcerazione che avrebbe significato il tradimento del
partito e dell’azione antifascista.
Nel gennaio del 1931, venne trasferito nel carcere di Santa Maria in
Gradi a Viterbo, dove trascorrerà un periodo piuttosto difficile, nonostante
che le premesse erano state positive poiché, rispetto a Lucca, aveva ora la
possibilità di parlare con alcuni compagni del partito e non essere più da solo;
sorsero presto però i primi dissidi con il partito perché egli credeva di “poter
intraprendere (…) l’opera di convincimento che mi ero proposta sulla urgente
necessità di ripensare non tanto questa o quella linea politica, quanto i principi
fondamentali sui quali l’Internazionale aveva creduto di poter fondare la lotta
per il comunismo”
8
.
Capì presto che non poteva parlare e confrontarsi su queste tematiche
con i compagni di partito e tornò, quindi, alle riflessioni solitarie, trovando in
Hegel quel che cercava per capire e analizzare il cambiamento che stava
avvenendo nel suo pensiero politico.
La nuova tappa dell’odissea fu costituita dal trasferimento al carcere di
Civitavecchia nel 1932, dove venne relegato nello stesso braccio in cui erano
presenti altri illustri reclusi per motivi politici come Terracini, Scoccimarro e
Gramsci: trascorse a Civitavecchia quelli che saranno anni determinati per la
sua evoluzione politica, periodo che lo vide sempre più in contrasto, assieme a
Terracini, con la rigida ortodossia proposta da Secchia.
Nel marzo del 1937 venne trasferito presso l’isola di Ponza dove il
regime fascista lo aveva assegnato al confino di polizia ritenendolo ancora un
grave pericolo politico: fu un arrivo trionfale quello di Altiero Spinelli,
sembrò, per un attimo, che tutti i dissapori e i contrasti con il partito fossero
stati superati
9
.
8
Ibidem, cit., p. 131.
9
“ Mi sentivo chiamare per nome da una parte e dall’altra, vedevo berretti e bracci agitarsi. Ero leggermente
inebriato dall’accoglienza festosa, che faceva assomigliare lo sbarco ad un grottesco trionfo”. Ibidem, cit., p.
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