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ì
2. La caduta della Comunità europea di difesa e la disten-
sione internazionale.
Il processo d'integrazione europea messo in moto
dall'esterno con il piano Marshall prCl'Segui entro il
quadro dell'approccio funzionalistico con l'istituzione
della CECA e con la proposta della CED per affrontare la
questione tedesca.
Il tentativo infatti di Spinelli e di parte dei federa
listi di innescare il meccanismo costituente di ~n potere
politico europeo, di rivendicare una procedura costituente
democratica quale strumento per costruire un potere poli
tico europeo federale e democratico non riusci ad avere
successo.
La battaglia di Spinelli si concentrò infatti negli
anni '50 sul fine politico-istituzionale della.CED piu che
su quello strategico-militare e sul fare dell'Europa un
punto di autonomo raccordo e di superamento dei blocchi,
·non invece, come di fatto risultò, una regione strettamen-
te inquadrata nella guerra fredda e nella politica dei
blocchi.
Ma la volontà politica dei governi europei, e, in
generale, delle stesse forze e partiti politici, non
superò i limiti della loro visione nazionalistica e di
1 1 1
primato della politica interna, neppure quando, in occa
sione della ratifica della CED, si sarebbe potuta costi
tuire una comunità politica europea e intraprendere cosi
un passo importante verso il raggiungimento dell'autonomia
dell'Europa dagli Stati Uniti.
Spinelli identificava in particolare nei nazionalisti,
nei comunisti e nei neutralisti la coalizione di coloro
che avversarono la ratifica della CED.
''De Gaulle, Togliatti, Ollenhauer sono tipi umani assai
differenti fra loro: le forze su cui si appoggiano sono
assai diverse; gli obiettivi cui aspirano divergono. Se
riuscissero nel loro intento porterebbero tutti e tre i
loro paesi alla rovina. Oggi sono concentrati tutti e tre
nel comune tentativo di rendere impossibile la creazione
dell'esercito europeo e con esso la nascita della nuova
Europa. Perciò sono diventati tre rappresentanti tipici
della reazione europea in cui tutti gli altri loro colle-
15
ghi si riconoscono."
I nazionalisti francesi e, con loro, quelli degli altri
paesi, non potevano accettare la scomparsa di un esercito
nazionale a disposizione piena ed esclusiva del proprio
stato nazionale. In ciò erano appoggiati dai gruppi mono
polistici che miravano alla protezione dei loro mercati
nazionali, e ad una politica economica protezionistica,
autarchica e mercantilistica.
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Le forze del nazionalismo politico, militare ed econo
mico, profondamente anticomuniste, si trovavano di fatto
alleate ai comunisti sul tema europeo.
I comunisti dal canto loro non potevano che aspirare a
mantenere l'Europa divisa per offrire la possibilità alla
potenza sovietica di conquistarla, "pazientemente", pezzo
per pezzo.
"Basta leggere i recenti discorsi di Longo e di To-
gliatti, ed i riecheggiamenti che ne fanno Nenni e Vec-
chietti per scorgere la fredda consapevolezza con cui i
comunisti si oppongono ad ogni tentativo di far uscire
16
l'Europa dallo stato di deliquescenza attuale.''.
Più o meno direttamente influenzati dai comunisti
c'erano infine i neutralisti, tra i quali si distingueva
la forza socialdemocratica tedesca, che sperava di poter
ottenere la restituzione della Germania orientale
dall'URSS. Non si rendevano conto, secondo Spinelli, che
sarebbero stati comunque liquidati, sia nel caso di una
Germania unificata disarmata, nell'orbita sovietica, sia
nel caso di una Germania riarmata in preda al nazionalismo
tedesco.
La realizzazione della Comunità europea di difesa e
della Comunità politica europea avrebbep6 potuto creare le
condizioni per una prospettiva di "multipolarismo" del
sistema internazionale, e quindi per il progressivo supe-
113
ramento della subordinazione dell'Europa alla logica dei
blocchi.
Le forze di sinistra invece vedevano nella CED uno
strumento di esasperazione della guerra fredda, e, al pari
della CECA, anche la CED fu vista come nuovo strumento
dell'atlantismo.
Togliatti interpretava quella costruzione europea come
appartenente alla costellazione politica "americano
clericale'', che cercava di coprire sotto la maschera
federativa la volontà politica di creare un blocco di
forze armate che includessero anche l'esercito tedesco per
preparare una guerra di aggressione contro l'Unione Sovie
tica.
Togliatti prospettava un paneuropeismo che presupponeva
trasformazioni politico - economico - sociali nell'Euro
pa attuabili in un futuro lontano e imprecisato.
Parlava di coesistenza di regimi economici e sociali
diversi, di tolleranza reciproca e scambi economici e
culturali.
Tracciava una prospettiva senza vera consistenza poli
tico-strategica, che prescindeva dalla dimensione istitu
zionale e sovrannazionale sostenuta dai federalisti.
Manteneva però un'apertura di credito nei confronti del
MFE, di quelli che definiva ''europeisti in buona fede'',
anche se per questi ultimi l'unità paneuropea era la meta
114
ultima del loro movimento, non la base di partenza.
Ma questa apertura era tuttavia secondaria rispetto
alla denuncia dell'europeismo governativo e "clericale".
''Tutte queste chiacchere sull''unità dell'Europa', sul
'federalismo europeo', dobbiamo dunque saperle smascherare
a dovere; mostrare a tutti che si tratta di un ciarpame
vergognoso, col quale si copre la rinascita del militari
smo tedesco e del militarismo italiano e la costituzione
di un blocco di forze aggressive al servizio dell'imperia-
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lismo americano."
Il fatto poi che la firma del trattato istitutivo della
Comunità europea di difesa (Parigi, 27 maggio 1952) avve
nisse il giorno successivo a quello della firma del
"trattato generale" delle potenze occupanti con la Repub
blica federale tedesca (Bonn, 26 maggio 1952), assumeva
per i comunisti il significato del pericolo del ritorno
sulla scena politica del militarismo germanico. Per questo
l'impegno del PCI fu interamente volto nel periodo succes
sivo a contrastare i due accordi.
La lotta contro la CED fu favorita dall'avvio ad ùn
clima internazionale di distensione creatosi con la morte
di Stalin.
Infatti con la morte di Stalin (5 marzo 1953) - poche
settimane dopo l'avvento di Eisenhower alla presidenza
degli Stati Uniti - il triumvirato (Malenkov, Berija e
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Molotov) che gli successe adottò misure distensive all'in
terno ed all'esterno dell'Unione Sovietica.
Come analizzava Spinelli, la politica di distensione
era la conseguenza della lotta interna per la successione
a Stalin. La volontà di "apparente" distensione era pro
porzionale all'intensità della lotta interna per il coman
do e sarebbe cessata non appena un nuovo governante con
forti poteri si fosse imposto.
I veri segni di distensione da parte dell'URSS avrebbe
ro dovuto consistere secondo Spinelli nella cessazione
delle operazioni offensive (guerra in Corea e nel Vietnam,
minaccia di assedio di Berlino, finanziamenti ai partiti
comunisti francese e italiano, impedimenti alla firma del
trattato per l'Austria); nel non ostacolare il processo di
unificazione europea e nell'abbandonare il controllo
sull'Europa orientale.
Con il nuovo clima di distensione Spinelli temeva, a
ragion veduta, che il processo di unificazione europea si
sarebbe arrestato, perché, attenuandosi la paura dell'U
nione Sovietica, l'isolazionismo americano ed il naziona
lismo europeo sarebbero riemersi.
"Stalin doveva, per l'Europa, vivere ancora un anno,
fino alle elezioni europee. Prima che ci siano un parla-
mento ed un governo europeo, l'unità europea dipende
essenzialmente dalla congiuntura della politica mondiale.
116
Il giorno in cui queste due istituzioni esisteranno, esse
saranno una forza motrice largamente indipendente dalla
congiuntura della politica mondiale.
Se Napoleone III avesse trovato un accordo con l'Au
stria dopo Plombiéres, Cavour e la sua politica italiana
sarebbero stati perduti. Napoleone III ha fatto l'accordo
con l'Austria dopo Villafranca; ma ormai c'erano forze
italiane sufficienti per portare a termine il processo
dell'unificazione anche senza l'appoggio dell'imperatore
francese.
L'Europa si trova oggi in una situazione simile. Si
riuscirà a superare il punto morto? Sarebbe doloroso
vedere la navicella europea affondare miseramente, quando
ormai era già in vista del porto.
Per quanto non si possa dire pubblicamente, il fatto é
che l'Europa per nascere ha bisogno di una forte tensione
russo-americana, e non della distensione, cosi come per
consolidarsi essa avrà bisogno di una guerra contro l'U-
nione Sovietica, da saper fare al momento buono in cui il
regime poliziesco sarà marcio, ma pur sempre da fare per
liberare i popoli assoggettati, e per dare ai popoli della
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comunità il senso della loro unità."
Questa considerazione su un'eventuale guerra contro
l'Unione Sovietica non faceva certo parte della strategia
d'azione di Spinelli: era uno di quei pensieri che Spi-
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nelli definiva ''notturni'', quindi non del tutto chiari e
razionali. Si può comunque cogliere la ragionevole denun
cia del carattere violento dell'imperialismo sovietico nei
confronti dei suoi paesi satelliti.
La distensione si poteva accettare solo se portava alla
cessazione delle ostilità ed alla diminuzione di un immi
nente pericolo di guerra, non a patto di arrestare il
processo di unificazione europea.
Di fatto con la distensione si accentuarono i contrasti
fra i paesi occidentali in merito alla ratifica della CED:
oltre alla Francia e alla Repubblica federale tedesca,
anche il Belgio manifestò forti perplessità, soprattutto
dopo che era stato superato l'impatto più drammatico della
guerra di Corea.
Con l'avvio della distensione Togliatti dava concretez
za alla sua prospettiva paneuropeistica, non rendendosi
conto che era viziata da un eccesso di ottimismo, in
quanto presupponeva un processo di autonomizzazione del
l'Europa occidentale dagli Stati Uniti molto più avanzato
e, con esso, una crisi più profonda del bipolarismo.
Il punto di riferimento togliattiano restavano le
iniziative diplomatiche sovietiche presentate alla Confe-
renza di Berlino dei ministri degli esteri delle
potenze (26 gennaio-18 febbraio 1954), e
quattro
cioé il
grandi
progetto di Molotov, ministro degli esteri sovietico,
118
sulla sicurezza collettiva in Europa.
Per i comunisti italiani rappresentava "l'alternativa
alla CED", e venne utilizzato come principale arma per
impedire la ratifica della CED nella fase conclusiva della
battaglia.
Anche alcuni circoli industriali si trovarono alleati
ai comunisti per contrastare la CED al fine di proteggere
le proprie aree protette di interessi economici.
"Divisi dalla prognosi, capitale e lavoro salariato
avevano tuttavia in comune la diagnosi che l'industria
italiana era debole e quindi necessitava di adeguate
19
protezioni."
Tuttavia proprio nel 1954 i paesi della CECA rappresen
tarono un cospicuo sbocco per le esportazioni italiane e
notevoli vantaggi per le grandi imprese quanto a disponi
bilità di capitali, riduzione del costo di lavoro e dei
costi di importazione, in termini di allargamento del
mercato, e non della sua colonizzazione.
Il governo italiano e, soprattutto, quello francese
contribuirono alla caduta della CED.
Per il partito comunista la caduta della CED significa
va sostenere e promuovere le proposte sovietiche di Gine-
vra, rinnovate con due note diplomatiche (24 luglio e 4
agosto 1954), che prevedevano l'accordo fra le quattro
grandi potenze per l'unita della Germania, attraverso
119
elezioni libere e per impedire il riemergere del militari
smo tedesco attraverso garanzie internazionali.
La risposta occidentale fu invece, come aveva previsto
Spinelli, il riarmo tedesco nel quadro della NATO.
Nacque infatti a Parigi il 23 ottobre 1954, dall'in
gresso della Repubblica federale tedesca e dell'Italia nel
patto di Bruxelles, l'UEO (Unione europea occidentale), il
cui trattato entrò in vigore il 6 maggio 1955, tre giorni
prima dell'ingresso della Germania occidentale nella NATO.
L'UEO venne accolta dal partito comunista con maggior
favore rispetto alla CED, in quanto la riteneva un'orga
nizzazione piu europea e meno egemonizzata dagli USA.
Ma ne sopravvalutava la portata.
"I 1 PCI, in particolare, sopravvalutava l'UEO che
caricava di significati e implicazioni eccessive: in
realtà, l'UEO si limitava a coprire con un manto 'europei
stico' il riarmo della Germania voluto dagli USA, e quanto
al resto non riusciva neppure a rattoppare la rottura
decisiva inferta dal fallimento della CED alle aspirazioni
/ 20
federalistiche."
La ratifica dell'UEO fu accompagnata da una campagna
stampa e propagandistica meno intensa rispetto a quella
sulla CED, gli scioperi e le manifestazioni furono meno
numerosi, la mobilitazione popolare fu scarsa.
A metà degli anni '50 infatti la rigidezza dello schema
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bipolare ed eurocentrico cominciava ad indebolirsi, l 'Eu-
ropa non era piu l'ombelico della guerra fredda, con la
rivoluzione coloniale apparivano nuovi soggetti.
La guerra fredda si stava esaurendo.
Crebbero le discussioni sulla pace e la distensione e
sull'influenza che il nuovo clima internazionale poteva
avere sulle sorti dell'Europa e, a partire dal 1956, il
partito comunista avviò un processo di ripensamento sui
temi europeistici.
L'accettazione del 'policentrismo' del sistema comuni-
sta si raccordava alla prospettiva del
del sistema internazionale.
'multipolarismo'
L'ipotesi della creazione di "poli" esterni a quelli
statunitense e sovietico arricchiva la linea strategica
della 'via nazionale' al socialismo, tendendo a circoscri
vere aree regionali nelle quali le singole nazioni prese
tassero problemi analoghi e quindi richiedessero soluzioni
a livello soprannazionale.
Per il PCI l'area regionale di appartenenza era l'Euro
pa occidentale: un complesso di paesi altamente industria
lizzati, retti a democrazia parlamentare, con un forte
movimento operaio politicamente pluralistico, che doveva
mirare a raggiungere l'unità per superare le proprie
crisi.
Con l'VIII Congresso nazionale del PCI (dicembre 1956),
121
Togliatti ribadiva il proprio approccio paneuropeistico,
ma p,evedeva la richiesta di partecipare alle organizza
zioni europeistiche, dentro le quali operare per modifi
carne gli-orientamenti a favore degli interessi popolari e
nazionali, per trasformarle in strumenti di cooperazione
pàneuropea e di distensione internazionale.
Pur votando contro i Trattati di Roma, in quanto e
spressione dell'''Europa dei monopoli'' subalterna agli
Stati Uniti, il PCI riconobbe che l'integrazione europea
era un processo oggettivo, da non contrastare ma da modi
ficare.
Tuttavia, nonostante che Togliatti lanciasse nel marzo
del '59 su Rinascita la parola d'ordine ''Per una sinistra
europea", e Eugenio Peggio proponesse di riesaminare il
processo di integrazione europea per collocarlo nella
prospettiva della distensione, la linea ufficiale del PCI
rimase quella dell'enfatizzazione degli aspetti negativi
del Mercato comune europeo sul piano politico, e della
denuncia dei presunti effetti catastrofici che esso avreb
be dovuto avere sull'economia nazionale.
Soltanto piu tardi infatti, nel corso del 1961, Giorgio
Amendola avviò un graduale ripensamento sulla natura del
Mec e sulle previsioni precedentemente formulate,
Dal canto suo Spinelli giudicava gli esiti dell'inte
grazione europea di tipo funzionalistico del tutto delu-
122
denti, piu che mai svolgeva una critica radicale dei
governi nazionali e delle varie forze politiche e, pres
socchè contemporaneamente, di quello che giudicava il
21
fallimento del socialismo europeo.
Il periodo dall'annuncio del piano Marshall nel 1947
all'arrivo di Mendés France al governo in Francia era
stato per Spinelli molto fecondo per far decollare il
processo europeistico e creare istituzioni europee sovran
nazionali.
I sditegni normali dello stato nazionale sovrano (forze
armate, diplomazia, amministrazioni centrali, gruppi
d'interesse economici costituiti, mentalità nazionalistica
di certe forze politiche) erano risultati indeboliti.
All'esterno dué grandi potenze, URSS e USA, avevano,
seppur in modo diverso ma nello stesso senso, influito a
favore dell'unità dell'Europa.
Abbandonata la prospettiva di attuare un grande rivolu
zione federalista nel primo dopoguerra, viste le favorevo
li circostanze per poter esercitare una profonda influenza
sui governi, l'azione dei federalisti si era concentrata
sul "metodo carbonaro" di ispiratori della politica euro
pea dei governi.
''Se la CECA possiede alcuni caratteri sovranazionali,
ciò é dovuto a quanto ha saputo ispirare il federalista
Monnet. Se il progetto della CED conteneva gli elementi di
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uno sviluppo sovranazionale politico, se questi elementi
hanno cominciato a prender forma, prima ancora della
ratifica della CED, nel progetto costituzionale dell'As
semblea 'ad hoc', ciò é stato dovuto a quanto hanno saputo
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ispirare i federalisti."
Ma la strategia dell'''influenza sul Principe'' non era
stata sufficiente, per l'evolversi rapido degli eventi nel
senso della conservazione nazionale e per la profondità
con cui era radicato il potere nazionale fra i governi e
le forze politiche nazionali.
Ministri, parlamentari, forze politiche e sociali della
maggioranza e dell'opposizione organizzate in ciascun
paese non erano disposte a limitare i propri poteri.
I partiti liberali, democratici-cristiani, socialisti,
tutti, con diverse motivazioni teoriche, restavano prigio
nieri del tabu dello stato nazionale.
L'Europa nata per volontà ed opera di alcuni governi
nazionali era un'Europa ''impossibile'': unita, ma priva di
vo~nta politica, a carattire rivoluzionario, ma dominata
dal desiderio di conservazione dei singoli stati cosi
com'erano.
''Al bisogno di unita politica si é risposto con
quell'inutile parlatolo che é il Consiglio d'Europa; al
bisogno di unita militare si é risposto con il fantasma
dell'Unione Europea Occidentale; al bisogno di unita
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