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Molte donne infatti non allattano perché non ottengono adeguato sostegno da parte di
operatori preparati e competenti, in quanto prive delle informazioni necessarie e
della capacità di cercare sostegno competente se non lo trovano presso il pediatra di
famiglia o il consultorio familiare, dal momento che il più delle volte non lo
ottengono neppure in famiglia.
Ho svolto questo lavoro cercando di evidenziare come l'allattamento al seno sia sotto
stretto controllo sociale, culturale e politico, che ne possono condizionare il successo
o il fallimento.
I dati raccolti sono un primo passo verso un'attenzione che, secondo me, è sempre più
necessaria, perché solo attraverso un'attenta analisi dei diversi aspetti e delle
problematiche che ruotano attorno a questa pratica sarà possibile attuare tutta una
serie di politiche ed iniziative che consentano la ripresa dell'allattamento al seno.
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CAPITOLO 1
L'ALLATTAMENTO AL SENO NELLA STORIA
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Paragrafo 1 Il baliatico e la struttura sociale
La pratica di fare allattare il bambino da una donna diversa dalla madre si diffuse a
partire dai Romani fino a giunge a un'epoca recente, ed è testimoniata da
numerosissime documentazioni che si tramandano quasi inalterate durante il corso
dei secoli.
Balia italiana agli inizi del XX secolo
La cura dell'allattamento era compito della donna, ma trovare la persona adatta era
mansione dell'uomo: il baliatico era un contratto fra uomini che impegnava il balio,
marito della balia, a dare buon latte al bambino affidatogli in prima persona dal padre
Erano gli uomini a decidere come nutrire i neonati e le femmine venivano date a balia
più spesso dei maschi. I mariti delle nutrici abbandonavano di frequente i figli negli
istituti religiosi perché le loro mogli potessero far da balia ai figli dei ricchi o
vendessero il proprio latte.
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Il controllo maschile sull'allattamento evidenziava il rapporto tra marito e moglie o
tra proprietario ed erede dei beni di famiglia in società che consideravano il
matrimonio come un'istituzione intesa a conservare la ricchezza e lo status sociale.
Nella Firenze del quattrocento il bambino veniva tolto alla madre fin dalla nascita e
consegnato a una balia scelta e pagata dal padre; al padre del bambino spettavano
inoltre le decisioni sui tempi dello svezzamento. Fra coniugi di rango e ricchezza
equivalenti poteva presentarsi il rischio che l'influenza della famiglia della moglie su
quella del marito riducesse l'autorità personale di questi sulla donna. Il controllo
dell'allattamento era dunque un modo per sancire l'appartenenza dei bambini al ramo
paterno e per indebolire il ruolo della madre all'interno della famiglia, accentuando
quello di moglie. Nella classe mercantile era radicata inoltre la convinzione che una
nuova gravidanza avrebbe guastato il latte e che il neonato poteva morire se veniva
allattato da una madre incinta. C'era quindi un tabù post-partum e la balia era vista
come la soluzione che permetteva ai genitori del bambino di riprendere i rapporti
sessuali subito dopo la sua nascita.
Anche in Inghilterra le madri ricche, pur desiderando allattare i propri figli, erano
impossibilitate a farlo essendo costrette innanzi tutto a piacere e a obbedire ai mariti.
Le donne inglesi più povere, d'altro canto, allattavano sia i loro bambini sia quelli
delle donne più ricche, con intenzioni esplicitamente contraccettive: in questo modo
riuscivano ad allungare l'intervallo tra un parto e l'altro e ad avere meno figli, ma più
sani. Visto quindi che al desiderio dei ricchi di avere molti bambini corrispondeva
quello dei poveri di evitare le famiglie troppo numerose, si aveva perciò la situazione
ideale per il perpetuarsi della pratica del baliatico.
Non tutti però erano d'accordo con questa pratica, molti uomini di chiesa infatti erano
preoccupati che dare a balia il bambino volesse significare per la madre condurre una
vita moralmente non accettabile: chi allattava il bambino doveva astenersi dall'avere
rapporti sessuali, in quanto si riteneva che i rapporti sessuali “guastassero il latte”.
Proprio per non dover rinunciare al loro privilegio sessuale, i mariti delle famiglie
benestanti impedivano alle mogli di allattare al seno e mettevano i figli a balia.
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Questo evidenzia perciò come spesso le usanze in fatto di allattamento tendevano a
consolidare il privilegio dei maschi.
Fino al Seicento l'affidamento dei lattanti ad una balia riguardava soprattutto la classe
aristocratica. Quasi tutte le famiglie aristocratiche o reali assumevano una nutrice
fissa. In seguito il baliatico cominciò ad interessare più ampi strati della società fino
al punto che nel XVIII secolo era la gran parte della società urbana a “mandare a
balia” i propri figli.
La chiusura e l'isolamento sempre maggiore della famiglia nucleare nel corso del
XIX secolo in Occidente, e i modelli dei rapporti coniugali e di genere che ne sono
conseguiti hanno fortemente inciso sul declino dell'allattamento materno, non solo in
Europa e negli Stati Uniti, ma anche nei paesi che ne subiscono la loro influenza
economica e sociale.
Durante l'Ottocento, in seguito al sempre più largo impiego di manodopera femminile
l'affidamento dei figli a nutrici “a distanza”, ossia l'allevamento in casa della nutrice,
si estese ad ampi strati di lavoratori urbani, in quanto alla difficoltà delle donne che
lavoravano di prendersi cura dei figli, si aggiungeva la mancanza di strutture per
l'infanzia.
Ospedale degli Innocenti – Balie e trovatelli ai primi del XX secolo
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Paragrafo 2 L'epoca moderna
Nell'ultimo secolo la frequenza dell'allattamento al seno è diminuita in tutto il mondo.
Un netto declino della frequenza e della durata dell’allattamento al seno negli Stati
Uniti ed in Europa si è avuto soprattutto nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta.
Mentre poco dopo l’inizio del secolo, in America, oltre il 50% dei bambini veniva
nutrito con latte materno fin quasi al termine del primo anno di vita, nel 1966, alla
dimissione dall’ospedale, la percentuale era scesa al 35% mentre solo nel 30% dei
casi l'allattamento si protraeva per periodi superiori ai due mesi e il 5% veniva ancora
allattato oltre i sei mesi.
Le cause di quel declino erano varie ed andavano dai mutamenti socio-economici al
cambiamento di tradizioni ed atteggiamenti culturali. Le motivazioni più
frequentemente adottate allora erano problemi al seno o al capezzolo, la “non
convenienza” domestica o sociale, l'affaticamento eccessivo, malattie familiari, e la
percezione di un'insufficienza di latte addirittura nel 40% dei casi.
Tuttavia per capire almeno alcune delle motivazioni culturali e sociali che sono alla
base di questo fenomeno occorre andare più indietro negli anni. Hanno avuto un
ruolo preponderante nel diminuire la frequenza della pratica dell'allattamento al seno
fattori quali la notevole diffusione che negli anni precedenti aveva avuto il parto in
ospedale e l'ingresso sulla scena dell'allevamento del bambino degli esperti, pediatri e
psicologi. Essi propagandavano l'allattamento “scientifico”: l’allattamento ad orari
rigidi, la separazione tra madre e bambino dopo il parto, abitudini severe come ad
esempio lasciar piangere il bambino o non prenderlo in braccio per non viziarlo, tutti
dittami che nel loro insieme non potevano che scoraggiare l'allattamento al seno.
L'autorità crescente di questi esperti tendeva inoltre a svalutare le conoscenze e le
sicurezze che le donne da sempre avevano su come nutrire e allevare i propri figli.
Era cambiato poi anche l’atteggiamento del personale sanitario, che era meno
informato sulla semplicità con cui l’allattamento al seno può risolvere molti problemi
per il neonato.
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L'entusiasmo per la scienza e la tecnica era tale che il latte artificiale, appena prodotto
dall'industria e da poco prescritto dal personale medico sanitario, sembrò
rappresentare un “miglioramento” rispetto a quello naturale. Ecco spiegato quindi il
motivo della sua diffusione nei decenni successivi e quale ruolo fondamentale abbia
svolto nell'erodere la pratica dell'allattamento al seno , almeno fino a tutti gli anni
Settanta.
Tale fenomeno raggiunse livelli tali da indurre, negli anni ‘70, l’Organizzazione
Mondiale della Sanità ed il comitato per la Nutrizione della Società Americana di
Pediatria, a pronunciarsi sulla necessità di ritornare al vecchio e tradizionale sistema
di allattamento.
In Italia il progetto di Medicina Preventiva Perinatale evidenziò che ad un mese circa
il 60% di neonati di Trieste, Milano e Roma era ancora allattato al seno, mentre a
Parma si superava l’80%, ma a tre mesi solo il 50% delle stesse donne che due mesi
prima allattavano, continuava a farlo.
Solo da pochi anni nei paesi occidentali si assiste a una progressiva, anche se lieve,
ripresa di questa pratica, soprattutto tra le donne delle classi medie, e questo ha
contribuito a limitare il declino dell'allattamento materno.
Il primo segnale di un’inversione di tendenza si è verificato ed è stato ben
documentato nel Nord Europa, Svezia, Danimarca e Norvegia.
E fin dall’inizio degli anni ‘80, pur con differenze consistenti tra regione e regione, vi
è stata una progressiva e crescente ripresa dell’allattamento materno anche in Italia,
dovuta probabilmente al fatto che la maternità oggi è una scelta sempre più
consapevole e desiderata. Fattori che stanno riportato in auge l’allattamento sono le
nuove condizioni createsi nell’ambiente familiare, dove è cresciuto il supporto
disponibile da parte del marito; e con l'istituzione di consultori e corsi di preparazione
al parto è cresciuto anche il supporto fornito dal personale sanitario. Esistono inoltre
la possibilità di accesso al regime di lavoro part-time e i permessi per maternità.
Infine, si è visto che se l’esperienza avuta con un primo figlio è stata positiva, è molto
probabile che il secondo nato venga allattato allo stesso modo senza grossi problemi.