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Introduzione
L’allattamento materno, oggi come in passato, è considerato il modo
normale di alimentare i bambini, un atto naturale e pratico: protegge il
neonato dalle infezioni, è privo di germi pericolosi, è a portata di mano e
sempre pronto all’uso.
La mamma allattando il neonato riduce il proprio rischio di infarto, lo
sviluppo di cardiopatie, di ictus, tumore mammario e osteoporosi. Alcuni
ricercatori, analizzando circa 140 mila donne in età post-menopausa,
hanno scoperto che le madri che avevano allattato per oltre un anno erano
il 10% meno a rischio di sviluppare queste patologie rispetto a chi aveva
sempre usato il biberon o latte in polvere. Vari ricercatori, inoltre, hanno
notato che l'impatto positivo dell'allattamento sulla salute della mamma
dura per decenni. Inoltre allattare al seno il bambino attaccare il piccolo al
seno per oltre un anno riduce del 12% il pericolo di ipertensione e del 20%
circa quello di diabete e colesterolo alto per la madre.
Al seno, il bambino trova l’amore e la sicurezza necessari per un corretto
sviluppo psicofisico.
Allattando la mamma, prende coscienza del legame profondo con suo
figlio e di quanto il suo bambino dipenda da lei: è un modo per accudirlo,
confortarlo e fargli percepire quanto grande è il suo amore. Gran parte
delle ricerche in campo psicologico che si sono occupate delle prime fasi
dello sviluppo infantile hanno preso in considerazione il ruolo della
relazione genitore/bambino, con particolare riferimento all’allattamento al
seno, per la crescita di una personalità “sana”. Si è messo in luce, oltre
alle complesse competenze percettive e cognitive dei bambini, anche le
precoci capacità relazionali, sottolineando l’importanza degli scambi
affettivi ed emotivi tra il piccolo e le persone che si prendono cura di lui.
In particolare, l’allattamento al seno, può essere considerato una pratica
abbastanza comune, che si ripete diverse volte in una giornata e se
sperimentato costantemente dal bambino, crea le basi per lo sviluppo di
un sé autonomo e scoraggia l’insorgenza di disturbi psicologici futuri.
Un genitore che riesce a comprendere i segnali di fame-sazietà del suo
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bambino non ancora completamente distinti nell’insieme di emozioni che
caratterizza i primi mesi, può creare situazioni di intensa comprensione
emotiva, che sono alla base delle capacità del bambino di differenziare i
propri stati affettivi (come paura, gioia, rabbia) e i propri stati somatici
(come sonno, fame, freddo).
Come altre nazioni, anche l’Italia è ancora lontana dalle indicazioni
internazionali, in particolare dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
(O.M.S.) e dell’UNICEF, che raccomandano come nutrimento per i
bambini soltanto latte materno sino al sesto mese di vita compiuto.
Oggi, ci si è resi conto di come l’allattamento al seno possa rappresentare
per molte donne un ostacolo e di come spesso la scelta di ricorrere
all’allattamento artificiale sia motivata dalla non conoscenza circa
l’allattamento al seno.
Molte perplessità ruotano attorno a questa pratica, tralasciando le
condizioni mediche, vi sono motivi legati a fattori sociali o ad uno scarso
sostegno da parte di operatori preparati e competenti in un periodo così
delicato.
Nella tesi si cercherà di mettere in luce come l’allattamento al seno sia
sotto stretto controllo sociale, culturale e politico e come questi fattori ne
possono condizionare il successo o il fallimento.
I dati raccolti dalle ricerche condotte sin ora sulla promozione
dell’allattamento materno, sono un primo passo verso un’attenzione che
dal mio punto di vista, è sempre più necessaria. Solo attraverso un’attenta
analisi dei diversi aspetti e delle problematiche che ruotano attorno a
questo tema sarà possibile attuare una serie di iniziative che ne
consentano un sostegno efficace nella società odierna.
L’alimentazione può modificare in maniera permanente l’organismo
infantile in termini di sviluppo biologico, immunologico, neuroevolutivo e
sociale. Il riconoscere l’allattamento al seno come norma, credo, debba
portarci ad un conseguente impegno etico per la sua promozione.
Molte donne che desiderano allattare iniziano a farlo, ma smettono entro il
primo mese dal parto: i problemi che incontrano potrebbero essere
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superati se tutte le madri avessero accesso ad un’adeguata informazione
e ad un aiuto pratico.
Diversi studi mostrano come il contatto periodico e regolare con un
operatore sanitario o un educatore di prima infanzia faccia si che aumenti
la durata dell’ allattamento; favorire la relazione madre-bambino è quindi
un compito specifico di queste figure.
Promozione, prevenzione e protezione dell’allattamento al seno sono
fattori indispensabili per una buona pratica professionale.
È bene sottolineare, come i cambiamenti di costume, di comportamento
delle persone, non passino attraverso i testi di medicina ma piuttosto
attraverso la divulgazione di informazioni corrette da parte di figure
specializzate e dei mass media.
È esperienza di ogni giorno constatare, come argomenti importanti per la
salute, vengano distorti, solo per catturare l’attenzione del lettore o dello
spettatore.
Lo scopo della tesi è di creare una maggiore consapevolezza sui vari
aspetti riguardanti l’allattamento e capire come mai, nonostante questa
pratica sia accessibile a tutti, sono ancora pochi i bambini allattati con
modalità e tempistiche adeguate.
Si vogliono verificare, poi, le conoscenze teoriche degli educatori di prima
infanzia circa l’allattamento al seno e di come si applichino per proteggere,
sostenere e promuovere questa pratica, utilizzando in modo sperimentale
un questionario specifico.
Oggi, più che mai, vi è un disorientamento riguardante i bisogni reali dei
bambini, i numerosi cambiamenti che si sono verificati nelle strutture
familiari, nell’identità della donna, nell’organizzazione del lavoro, hanno
introdotto problematiche storicamente sconosciute. Vi è dunque ancora
molto lavoro da fare per accorciare le distanze tra le conoscenze della
comunità scientifica e quello che pensa e conosce la gente comune.
Inoltre si prenderà in esame il comportamento degli educatori nei confronti
della donna, futura madre e di come essi debbano favorire un idoneo stato
psico-fisico della nutrice durante l’allattamento al seno, ai fini di recuperare
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il valore di questa pratica per poterla classificare come miglior alimento
per il neonato nei primi sei mesi di vita.
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1 Prospettiva storica
Storicamente l’allattamento al seno è sempre stato importante per la
società e le donne. La storia dell’allattamento si intreccia inevitabilmente
sia con la condizione di vita della donna, sia con quella del baliatico: dal
1300 in poi, con l’aumento del ricorso alla balia, la condizione dei bambini
si fece sempre più precaria e drammatica. Nei tempi antichi la balia veniva
tenuta in gran considerazione e veniva scelta secondo quelli che erano
considerati allora i criteri di salute per chi dovesse produrre un buon latte.
I lattanti venivano allontanati dalle braccia della madre e mandati in
campagna dopo disagevoli e lunghi viaggi, sottoposti a condizioni
igieniche drammatiche, nutriti con una pessima qualità di latte.
A ciò si aggiungevano i vizi delle balie, il loro continuo variare (per le
gravidanze o le malattie intercorrenti), la loro povertà e la non rara
evenienza di morte per soffocamento nei letti affollati dagli adulti.
Il privilegio di ricorrere alla balia fu dapprima riservato ai ceti aristocratici,
poi si estese a quelli medi che si stavano sviluppando, i bambini delle
famiglie povere, invece, erano abbandonati negli ospedali o addirittura
uccisi.
I medici e gli uomini dotti non si stancavano mai di elogiare il latte
materno, perché erano convinti che fosse uno strumento per forgiare il
bambino e per rendere ancora più solido il legame affettivo tra madre e
figlio.
Si pensava, dunque, soprattutto alla salute del bambino, ma chi pensava a
quella della donna?
Si cominciò a considerare la nutrice, (colei che nutre), come una donna
bisognosa di assistenza e protezione, per i numerosi problemi che doveva
superare, i disturbi fisici collegati alle ripetute gravidanze, al parto, alla
debilitazione conseguente e alle patologie legate alla mammella.
Un personaggio chiave per la diffusione e la divulgazione di queste teorie
mediche fu il filosofo svizzero Jean Jacques Rousseau, che dalle pagine
della sua opera "Emilio", (1762), biasimò duramente le donne che
affidavano i propri figli alle balie, privandoli del latte materno. Il clima di
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quegli anni era concorde con il tipo di mentalità: nei ceti aristocratici, in
special modo, si ebbe un ritorno all’allattamento al seno, con la
conseguente riduzione della mortalità infantile.
In controtendenza, invece, i ceti medio-bassi cominciarono a rivolgersi alla
balia; i primi perché questo era un segno di distinzione sociale, gli altri
perché la necessità di lavorare, spesso in posti particolarmente insalubri e
in lavori gravosi, non consentiva la presenza di bambini.
La balia rappresentava l’unica possibilità di riposo per le donne (tra una
gravidanza e l’altra, magari dovendo lavorare senza sosta).
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1.1 La rivoluzione industriale
La donna ha percorso un cammino difficile, pieno di ostacoli. In ogni
tempo, ha portato il suo contributo al mantenimento della famiglia, sia nei
campi che nella città. È però nel XIX secolo, con l'industrializzazione
dell'Europa e dell'America del Nord che essa entra in massa nel mercato
del lavoro.
La rivoluzione industriale è datata 1760/1780-1830, con questo termine si
intende un processo di evoluzione economica che da un sistema agricolo-
artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno,
caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia
meccanica.
Se nel periodo precedente la Rivoluzione industriale tutti i lavori venivano
eseguiti con la sola forza muscolare umana, in alcuni casi con l’aiuto di
animali e agenti naturali come vento e acqua, dopo la Rivoluzione molte
attività vennero eseguite dalle macchine.
Le botteghe degli artigiani situate in precedenza per lo più nelle campagne
si trasformarono in industrie situate nelle città. In ogni fabbrica l’operaio
svolgeva a ripetizione una parte di lavoro mentre antecedentemente, il
maestro che aveva esperienza nel campo, insegnava loro la pratica da
eseguire.
Uno degli aspetti che colpisce particolarmente, per quanto riguarda il
fenomeno dell'industrializzazione, è il largo impiego nelle fabbriche di
donne e bambini, sottoposti a ritmi di lavoro pesantissimi.
Tuttavia all'inizio la cosa non sembrava straordinaria, perchè in campagna
come nelle attività artigianali, sia i bambini che le donne erano da sempre
sfruttati. Queste ultime, svolgevano lavori di fatica pari a quelli degli
uomini, oltre a cardare, pettinare la lana, filare e tessere.
La donna "del focolare" la si può definire "polivalente", per le molteplici
funzioni che si trovava a svolgere:
Cura dei bambini, che nella maggior parte dei casi essa portava
con sé;