5
Introduzione
Elemento indispensabile della vita cittadina in ogni angolo del globo, diversissimi tra
loro oppure tutti uguali, il Taxi è ormai parte fondamentale dell'immagine e della
cultura di un popolo. ¨ il mezzo di trasporto universale che offre il primo contatto con
il Paese che si sta visitando; per lavoro, per viaggiare o per necessità, è un mezzo utile
e a volte indispensabile. Taxi come luogo sociale, momento di confronto, specchio
della coscienza collettiva, quel filo sottile di complicità o indifferenza che lega,
tassista e cliente, nelle strade delle grandi città o nel paesino piø isolato. Un rapporto
che spesso va oltre il semplice servizio di trasporto, una strana confidenza, che fa
intrecciare i racconti di vita e le esperienze di persone dei ceti sociali piø diversi. Il
tassista conosce tutti, non è solo il mezzo di trasporto dei piø ricchi; su quella
macchina saliranno prima o poi tutti, dal pensionato, al facoltoso uomo d’affari, dalla
suora allo studente ritardatario. Lui è sempre lì in strada, ed è proprio la strada il
modo migliore per conoscere una società e capirla.
La storia dei Taxi è piø antica di quanto possiamo immaginare, i primi risalgono al
XIX secolo; anche prima dell’invenzione dell'automobile, un servizio similare era
fornito da carrozze trainate da cavalli o da barche. L'idea di utilizzare l'automobile
come servizio pubblico nacque in Germania, a Stoccarda, nel 1896 su iniziativa
dell’ingegnere e imprenditore tedesco Gottlieb Daimler, che ebbe l’idea di combinare
due delle novità tecnologiche del tempo, ossia l’automobile e il tassametro, per
costruire il Daimler Victoria, il primo taxi “moderno” al mondo.
1
La ditta di trasporti
Friedrich Greiner, in quell’anno, commissionò una carrozza a motore del tipo
Landaulet-Vittoria alla DMG, accessoriata di tassametro; l'automobile venne
consegnata per l'astronomica somma di 5.530 marchi, ed autorizzata al servizio dal
comando di polizia nel giugno 1897. Motorizzata con un bicilindrico con cambio a
quattro marce, capace di percorrere 70 km al giorno, il taxi creato dalla società
tedesca ebbe un successo immediato che portò la Greiner, ribattezzata poi "Daimler
Motor Wagen Kutscherei", ad acquistare altre sei automobili dello stesso tipo.
2
1
Il primo taxi a motore? Ha piø di cento anni, in «la Repubblica», 7 giugno 2006.
6
La crescente esigenza di spostamenti rapidi e il costo delle autovetture, delle quali
ben pochi potevano permettersi l’acquisto, favorirono lo sviluppo di questo nuovo
mezzo di trasporto pubblico. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento tutte
le piø importanti metropoli del mondo si munirono di taxi, che affiancarono gli
sferraglianti tram nella costruzione di un nuovo paesaggio urbano; fra le prime città in
Europa ad adottare e regolamentare il servizio taxi ci fu Parigi, capitale, in quegli
anni, della vita culturale europea, meta e rifugio per generazioni di artisti che fecero
della Francia la loro patria elettiva.
Fu attraverso gli scambi con Parigi che Taxi, parola di origine francese
(abbreviazione di taximètre), penetrò nella nostra lingua. Fra i primi autori italiani a
usare il vocabolo vi fu, Ardengo Soffici (che nella capitale francese aveva trascorso i
primi sette anni del nuovo secolo, per poi tornarvi piø volte); in un testo del 1914,
pubblicato sulla rivista letteraria «Lacerba».
3
La parola non era però una novità
assoluta; nel 1911, in un racconto d’ambientazione parigina, il neologismo fu usato
con disinvoltura, senza glosse nØ virgolette: «S’interruppe di nuovo, e come avesse
dato un ordine al conduttore d’un taxi, soggiunse: – Restaurant Maurice, rue Drouot,
au coin de la rue de Provence».
4
Sette anni dopo la voce venne registrata nel
Dizionario moderno: il taxi cominciò così il suo viaggio nella lessicografia italiana.
5
Il termine fu accolto con diffidenza. Il fascismo, particolarmente ostile ai vocaboli
stranieri, tese a tollerarne l’uso, previo adattamento fonomorfologico: taxi venne così
italianizzato in tassì «Sai cosa facciamo? Prendiamo un tassì».
6
La fortuna della
nuova parola è testimoniata dai derivati tassista e tassinaro, il cui suffisso tradisce
l’origine romanesca. Nel corso degli anni, lo sviluppo dei mezzi e dei servizi di
trasporto produsse numerose novità: radiotaxi, elitaxi, aerotaxi o aerotassì. Esigenze
di risparmio, unitamente all’incremento del traffico e dell’inquinamento, portarono
poi a ideare il taxibus,
7
detto anche taxi collettivo o multiplo, che offrì la possibilità a
3
Sul marmo, 15 giugno, pp.184-5.
4
L. Zuccoli, La moglie innamorata, in “La Lettura.” Rivista mensile del «Corriere della Sera», vol.
XI, n.2, p.108.
5
A. Panzini, Dizionario moderno. Supplemento ai dizionari tradizionali [...], Hoepli, Milano (3a ed.).
6
V. Brocchi, Il volo nuziale, Mondadori, Milano 1932, p.106.
7
«la Repubblica», 25 giugno 1989.
7
piø clienti di dividere la stessa vettura e i costi della corsa. Proprio questa tipologia di
taxi, di cui tratteremo a lungo nelle pagine seguenti, suscitò per diversi anni
l’interesse delle Amministrazioni e le polemiche dei tassisti. Se le idee sono
innovative, il meccanismo è antico.
La realtà romana riflette al meglio la situazione in Italia dopo la nascita del Regno
d’Italia. Nel 1870
8
il nuovo stato ereditò dallo Stato Ecclesiastico le barche sul
Tevere, i carri e le botticelle che portavano in giro chi doveva viaggiare in città e
fuori porta. I bottari, coloro che portavano le vetture da piazza, erano quasi tutti di
origini Abruzzesi, persone rudi, poco inclini al rispettare le regole, che molto spesso
arrivavano a Roma con i loro cavalli. La prima carrozza automatica, circolò a Roma
nel 1895,
9
ed eseguì il suo giro di presentazione alla città. Partì dalla rimessa al
Pantheon, tra una folla numerosa e incredula, percorse piazza Colonna, via del Corso,
girò intorno piazza del Popolo, prese via del Babuino, poi via due Macelli, salì per via
del Tritone per arrivare a piazza dei Cinquecento; dopo il ritorno per via Nazionale,
piazza Venezia, largo Argentina per terminare la corsa dopo 25 lunghi minuti, di
nuovo al Pantheon. Fu l’inizio di una rivoluzione nei sistemi di trasporto. Erano tutti
entusiasti del nuovo mezzo, tranne i vetturini: era l’inizio del loro declino. Nel 1908 il
comune di Roma rilasciò le prime licenze Taxi. Nel 1914, entrarono in circolazione
ben 30 taxi.
10
Questa novità, e lo sviluppo delle carrozze a motore, contribuirono a
modificare il paesaggio urbano e le abitudini dei romani.
Nel 1960 le licenze taxi erano a capo di pochi industriali, i quali smistavano nei loro
garage le auto. Davanti alle autorimesse, localizzate per lo piø in zona trastevere,
erano numerosi gli autisti che facevano la fila per prendere il turno di lavoro.
L’autista era iscritto su un libro dove venivano segnate le giornate di lavoro e gi
incassi; il 30 per cento dell’incasso giornaliero costituiva lo stipendio del tassista.
11
A
metà degli anni ’60 si inasprì il movimento di lotta contro lo sfruttamento dei
lavoratori; gli industriali iniziarono così ad abbandonare il mercato dei Taxi per
8
L. Balocchi, Il taxi a roma.
9
Ibidem.
10
Ibidem.
11
Informazioni avute da Unica Taxi – Cgil.
8
interessarsi all’edilizia. I ‘‘Padroncini’’ quindi vendettero le loro licenze e lasciarono
il campo alle Cooperative con licenza plurima.
12
Per avere novità significative,
bisogna aspettare fino al 1992, quando con l’arrivo della legge quadro n.21 del 15
gennaio, venne sancita la condizione essenziale: una licenza, una macchina, un turno.
Nonostante il servizio Taxi sembri una facile questione per le amministrazioni locali,
i tassisti con le loro auto hanno causato nel corso degli anni, numerosi problemi alle
varie Giunte Capitoline, che pian piano cercavano di modernizzare il servizio e
renderlo a parere loro, piø efficiente. Così con il passare del tempo, i tassisti sono stati
considerati dal Comune, una lobby potente e fortemente coesa, pronta con tutti i
mezzi, leciti e meno leciti, a difendere il proprio lavoro. Una lotta infinita, in cui sia
tassisti che sindaci sono apparsi poco inclini a passi indietro, e convinti delle proprie
ragioni, diedero battaglia per veder realizzate le loro richieste. In mezzo a questo
duello vi erano i cittadini, fruitori del servizio, costretti a subire i disagi della contesa.
Nella capitale, la vera svolta avvenne nel quindicennio 1993 – 2008, quando prima la
giunta Rutelli, poi quella Veltroni, misero in campo tutte le loro forze per cambiare
finalmente qualcosa di significativo nel servizio. Si diede così il via ad un periodo
difficile, che vide contrapposti non solo amministratori e lavoratori, ma anche
un’infinità di soggetti apparentemente estranei, che si trovano in un modo o nell’altro
coinvolti nella vicenda, sullo scenario di una Roma sempre piø caotica, che si
preparava al Giubileo del 2000.
La Fiat 1T Taxi costruita dal 1920 al 1922
12
Ibidem.
9
PARTE I. Il sindaco Francesco Rutelli e l’assessore alla Mobilità Walter Tocci
I. Un servizio da rinnovare (1994)
1. Le idee di Tocci e le richieste dei tassisti
Mercoledì 8 dicembre 1993, dopo il ballottaggio vinto con 955.859 voti ed il 53 per
cento dei consensi inizia l’era Rutelli
13
, è già pronta la nuova giunta. Il nuovo sindaco
chiude la porta della Sala delle bandiere e rimane solo con i suoi assessori travolto dal
flash dei fotografi, sotto lo slogan: «Lavoro, dedizione, onestà, trasparenza», presenta
ai cittadini la sua squadra, un tentativo di cambio totale rispetto alla precedente giunta
Carraro, con lui otto assessori, tra di loro c’è Walter Tocci, vice sindaco e assessore
alla mobilità e traffico, laureato in fisica e laureando in filosofia, dirigente di primo
piano del Pds, un passato da amministratore del V municipio, personaggio di spicco
della giunta capitolina e non solo. Saranno le sue idee rivoluzionare, a causare grandi
battaglie e forti tensioni con i tassisti per gli anni a seguire, la scintilla che fa
infiammare un settore già ricco di problemi che necessità di innovazione vera e
profonda, ma cosi forte ed estremamente radicato nella società, nella politica e negli
interessi privati da dissolvere i tentativi di riforma passati come ghiaccio al sole.
14
Il mondo dei taxi arriva alle elezioni del 1993 in una situazione di tranquillità;
dopo l’importante modifica nella gestione del servizio portato dalla Legge quadro
n.21 del 15 gennaio 1992, i tassisti romani ora sono piø tutelati, le norme generali da
ora in poi sono precise e ben strutturate, e dopo aver ottenuto con molti sforzi
l’obiettivo di far corrispondere ad ogni singola licenza, una macchina ed un turno,
possono svolgere il loro turno quotidiano in tranquillità, ignari però di quello che sta
per succedere da lì a poco. La giunta Rutelli, e dopo, quella Veltroni sconvolgeranno
13
Francesco Rutelli, (Roma ,1954), iscritto dal 1975 al Partito Radicale, ne era stato segretario dal
1980 al 1989, quando era passato ai Verdi arcobaleno di cui era divenuto portavoce, e nel 1990
coordinatore nazionale. Era stato eletto deputato del Pr nel 1983 e nel 1987, dei Verdi nel 1992. Per
un giorno era stato ministro dell’Ambiente 1993 con il governo Ciampi. G. Pagnotta, Sindaci a Roma,
cit.
14
Su questo periodo della storia di Roma si veda: G. Pagnotta, Sindaci a Roma. Il governo della
capitale dal dopoguerra ad oggi, Donzelli, Roma 2006. pp. 131-133.
10
il servizio taxi nella capitale, un terremoto politico-sociale che durerà 15 anni (1993-
2008) e che lascerà sul campo di battaglia “morti e feriti”.
Saranno 15 anni fatti di accordi, promesse, innovazioni e tentate innovazioni,
compromessi, trattative infinite, che causeranno notevoli difficoltà per le giunte
comunali e per i tassisti, che li vedranno contrapposti in una battaglia senza esclusioni
di colpi.
15
Il 1994 si apre con le dichiarazioni del presidente dell’Associazione Italiana
Tassisti (AIT) Carlo Bologna:
«Non abbiamo ottenuto niente. Il Campidoglio ci ha promesso le corsie preferenziali
libere e invece continuiamo a morire di smog dentro il taxi, le feste natalizie sono
finite e Tocci non ci ha ancora convocato. Basta con le chiacchiere. Dal giorno 20
scioperiamo».
16
Il comitato di base della categoria, l’Associazione italiana tassisti (Ait), vuole
tutto e subito: il divieto per gli autonoleggiatori della provincia ad esercitare la
professione in città, gli sgravi fiscali sui costi di gestione, un controllo serrato sulle
corsie protette. Non solo, l’Ait intende mettere alla berlina i sindacati confederali
Cgil, Cisl Uil, spiegando che i tassisti sono lavoratori autonomi ed i sindacati devono
smetterla di mettere il naso nelle loro questioni. Il Comune però sembra interessato
alle problematiche degli autisti e prima di Natale ha raccolto le lamentele di tutti i
rappresentanti dei tassisti, ha sentito le richieste ed il risultato è stato messo per
iscritto stilando un calendario delle priorità, che vede al primo punto la creazione di
un regolamento comunale in sintonia con le leggi nazionali e regionali. Le intenzioni
del Campidoglio, sono quelle di far sì che siano gli stessi tassisti a scegliere il loro
rappresentante. Un unico referente che verrà eletto con elezioni democratiche da tutta
la categoria.
15
La politica dell’assessore Tocci e le innovazioni del trasporto pubblico, W. Tocci, I. Insolera, D.
Morandi, Avanti c’è posto. Storie e progetti del trasporto pubblico a Roma, Donzelli, Roma 2008.
16
M. Iervasi, Rientra la protesta delle auto gialle?, in «L’Unità», 4 gennaio 1994.
11
Il vice sindaco nominerà la commissione per predisporre una bozza del
regolamento, e vedrà poi i tassisti al voto in primavera. Mentre lo scontro tra i
confederali ed il comitato di base non conosce tregua, Tocci porta avanti le doppie
riunioni ed espone ai tassisti l’idea del blocco delle tariffe, già avviato dal
commissario Voci, almeno fino a quando non sarà possibile affiancare a questo
provvedimento la qualità del servizio. I sindacati comunque sollecitano un aumento
del 10 e mezzo percento delle tariffe, portando il diritto d’occupazione a 5000 lire ed
un costo di 150 lire ogni 125 metri, ma comunque dicono che lo sciopero per ora non
è necessario. L’Ait, invece, punta i piedi sugli sgravi fiscali e non vede altra soluzione
che la protesta ad oltranza. Il responsabile del settore taxi della Cgil, Sergio
Campestre, dichiara sulla questione:
«Quella del 21 dicembre scorso è stata una riunione positiva. Ora discuteremo
sull'adeguamento delle tariffe, la sorveglianza delle corsie e dei parcheggi».
17
Sono queste, infatti, le priorità delle sigle sindacali, tra le richieste avanzate c’è
quella di poter usare la macchina anche a fine turno, consapevoli del fatto che il
nuovo regolamento non si potrà fare in una sola giornata.
Nella delibera preparata nel marzo 1994 c’è un aumento delle tariffe del 15 per
cento, pur restando invariato lo scatto iniziale di 6400 lire, ma la vera novità è che i
tassisti possano farsi libera concorrenza, Tocci spiega:
«I lavoratori devono diventare operatori economici, il criterio della competizione
deve farsi strada tra la categoria, il protezionismo è finito con tangentopoli, c’è crisi
ed il tassista deve diventare imprenditore».
18
La liberalizzazione della tariffa potrebbe far sorgere una nuova cooperativa di
taxi, o magari creare dei rapporti di convenzione tra ministeri e centrali radio. I
provvedimenti presi dalla delibera cercano di riqualificare il servizio, piø turni
17
Ibidem.
18
Da marzo tariffe piø care, ivi, 5 febbraio 1994.
12
sovrapposti nelle ore di punta,
19
nuovi servizi a favore dei portatori di handicap, il
raddoppio delle auto in sosta alla stazione Termini, una campagna contro
l’abusivismo, la sistemazione dei parcheggi e 500 nuove licenze.
A febbraio arriva una proposta che causerà non poche controversie tra tassisti e
amministrazione, la cooperativa di taxi Coeuropa 93 propone al campidoglio l’idea
del taxi collettivo al prezzo di un biglietto Atac, con 1200 lire le auto gialle
diventerebbero una specie di mini-pullman, per tragitti prefissati. L’idea è già in uso
in alcune città europee ed andrebbe a risolvere il problema della carenza dei taxi negli
orari di punta; la cooperativa spiega così la sua idea:
«Il comune in cambio del nostro servizio potrebbe spendere trenta mila lire l’ora per
ogni taxi impiegato. Un costo facile da ammortizzare. Venticinque passeggeri ogni
sessanta minuti coprirebbero già la spesa, superata questa soglia il Campidoglio ne
riceverebbe un utile»
20
.
Quattro sono i percorsi proposti come esperimento, uno in centro e tre in
periferia. Nel centro storico il taxi collettivo potrebbe partire da piazza Venezia e
proseguire per largo Chigi, via del Tritone, via due Macelli, piazza di Spagna, via del
Babuino, piazza del Popolo, via di Ripetta, Piazza Augusto Imperatore, via
Tomacelli, via del Corso e tornare di nuovo al punto di partenza. Quattro chilometri
coperti in 20 minuti. Dal centro alla periferia. Eur, Cinecittà e Centocelle i quartieri
sperimentali. Il taxi collettivo potrebbe entrare in funzione solo nelle fasce orario di
punta, la mattina dalle 8 alle 10 e 30 e il pomeriggio dalle 17 alle 20. Oppure
circolare tutto il giorno o la notte. Tutto è da studiare, ma la proposta c’è ed è ora al
vaglio del sindaco e dei suoi assessori.
21
19
Sovrapporre i turni è una delle alternative di facile attuazione per aumentare i taxi in servizio in
orari particolarmente delicati.
20
Taxi collettivo a 1200 lire a persona, in «L’Unità», 22 febbraio 1994.
21
Ibidem.
13
2. Una primavera di proteste
Il 18 aprile 1994 arriva il primo duro scontro tra la categoria e il Campidoglio, l’Ait
porta in piazza 2000 auto gialle e piø di 500 autonoleggiatori, in marcia dalla
Colombo verso piazza Venezia, un tassista alla gogna in segno di protesta.
Un serpentone di auto gialle e bianche blocca la città. Comincia così la giornata
di sciopero della categoria. 2500 autisti assediano il Campidoglio. Chiedono sgravi
fiscali, corsie preferenziali, l’adeguamento dei posteggi, la fine dell’abusivismo, del
‘privilegio Fiumicino’ e un nuovo regolamento comunale. Vorrebbero anche che il
vigile urbano chiudesse un occhio su quanto scritto su due articoli del codice della
strada: quello che multa chi circola con l’auto sporca e chi usa il taxi anche quando
non è in servizio. Si profila una settimana nera quindi per il traffico, i disagi per i
pedoni e gli automobilisti di certo saranno notevoli. A questo si aggiunge anche lo
sciopero dei benzinai, dei dipendenti del Cotral, e degli autonomi dell’Atac. Il raduno
dei taxi comincia alle 7 di mattina al palazzetto dello Sport all’Eur.
Auto incolonnate sulla corsia preferenziale a motore spento e un camion sulla
piazza che fa da palcoscenico, Carlo Bologna fa un breve comizio, poi una
delegazione parte per via della Pisana. Ma alla regione Lazio nessuno li riceve. Il
gruppo cambia rotta, punta via Capitan Bavastro, sede della ripartizione comunale al
traffico ma è un ennesimo viaggio a vuoto. Passano le ore e a mezzogiorno il
serpentone di auto si muove verso il Campidoglio. Un tassista intervistato scherza:
«andiamo a prendere un caffè a piazza Venezia». Scatta l’ora del blocco della
circolazione, visto che la loro manifestazione non è stata autorizzata dalla questura.
Schiamazzi di clacson, striscioni incollati sul cofano, gente seduta sui finestrini
con in bocca un fischietto, ma alla fine della Colombo una sorpresa: polizia e
carabinieri consigliano ai tassisti di cambiare itinerario. Invece dei Fori imperiali, le
auto gialle vengono parcheggiati ai piedi dell’ara Coeli e dell’Altare della patria. C’è
chi addirittura si sdraia sull’asfalto per sbarrare il passo ai bus dell’Atac. Il tassista
Antonio Schifalacqua, 60 anni, si è lasciato mettere alla gogna. Con la testa bloccata
tra due assi di legno e le mani incatenate dice: