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sanitaria, un cambiamento nella politica ambientale, un
rinnovamento dei sistemi di assistenza sociale, una
cambiamento nel sistema scolastico e universitario, un
rinnovato interesse al tema dei diritti umani. Certamente la
gravità della crisi renderà di difficile attuazione molte di queste
riforme ma ciò non comprometterà la forte discontinuità che
caratterizza questa idea di politica rispetto a quella attuata fino
a qualche mese fa. Ancora una volta le parole usate nel
discorso di insediamento rappresentano un segnale di grande
speranza: “… il successo della nostra economia è sempre
dipeso non solo dalle dimensioni del nostro PIL, ma anche
dall’ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di
estendere le opportunità a tutti coloro che abbiano volontà;
non per fare beneficenza, ma perché è la strada più sicura per il
bene comune”.
Il modello di economia sperimentato in questi anni, dunque,
sembra mostrare segni di cedimento. Ma se si volesse tentare
una riforma, quali sarebbero le linee da adottare? E’ possibile
arrivare alla creazione di un ordine politico decente? Si può
sperare nella creazione di un regime democratico
ragionevolmente giusto? In definitiva, è possibile una società
democratica giusta? Per il momento evidenziamo queste
domande.
Sempre in questi ultimi giorni abbiamo assistito all’ennesimo
atto della guerra israelo - palestinese che sembra non trovare
soluzione. Migliaia di morti, spesso civili, sono stati l’effetto di
3
una azione che non sembra aver prodotto altri risultati. Questa
è per altro solo una delle tante guerre che devastano il mondo,
nell’indifferenza pressoché generale, ormai da troppo tempo.
Il continente africano è stretto ancora oggi nelle morsa della
fame, migliaia di persone non dispongono del minimo
indispensabile per condurre una vita decente, malattie che nei
nostri paesi sono curate in modo semplice ed efficace,
rappresentano ancora oggi un problema enorme per alcuni
paesi. L’HIV ormai circoscritta e curata in ogni paese
occidentale, rappresenta una epidemia drammatica in molti
stati oberati da condizioni economiche drammatiche. I rapporti
tra i paesi sono spesso tesi e sembra prospettarsi una nuova
rincorsa agli armamenti.
Di fronte a situazioni così gravi ci si chiede se ogni stato abbia
o meno il dovere di interessarsi al benessere economico dei
paesi poveri e se abbia o meno il dovere di impegnarsi in una
riforma dell’ordine economico mondiale. Stando alla politica
portata avanti dall’amministrazione americana fino all’anno
scorso, sembrava che in realtà questi fossero problemi del
tutto irrilevanti. Ancora una volta le parole del neo presidente
Barack Obama testimoniano una discontinuità importante
rispetto al passato: “… e a quelle nazioni come la nostra che
godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può
più sopportare l’indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri
confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del
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mondo senza considerarne gli effetti. Il mondo è cambiato e
noi dobbiamo cambiare con esso”.
Se veramente l’ordine economico mondiale necessita di
cambiamenti radicali per consentire ai paesi più poveri di
raggiungere un livello di vita decente, ci si possono porre
alcune domande: come regolare la giustizia oltre ai nostri
confini nazionali? E’ possibile arrivare alla creazione di un
ordine economico e giuridico internazionale giusto?
Chi voglia cercare una risposta attraverso una ricerca
filosofica alle domande da me evidenziate, deve
necessariamente confrontarsi con il pensiero di John Rawls,
filosofo statunitense che dedicò a questi temi alcune delle sue
opere principali.
In questo mio lavoro cercherò di esaminare il pensiero di
questo filosofo evidenziando gli aspetti più interessanti della
sua proposta. Egli articola le sue idee fondamentalmente in tre
opere: Una teoria della giustizia, Liberalismo politico e il Diritto
dei popoli.
Nel primi tre capitoli di questa tesi di laurea, dopo aver
riportato alcuni cenni biografici su Rawls, mi soffermo
sull’analisi di quegli aspetti della sua proposta che attengono
più strettamente alle problematiche interne di uno stato,
facendo particolare attenzione al tema dei diritti e delle libertà
fondamentali.
Nel quarto capitolo esamino gli aspetti principali de Il diritto
dei popoli, opera in cui Rawls cerca di estendere le sue
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proposte all’ambito internazionale. Dal momento che le idee
espresse in quel testo sono certamente quelle che hanno
destato le maggiori critiche, ho dedicato ampio spazio
all’esame di quelle che ho ritenuto più efficaci. Ho quindi
riportato le osservazioni che Thomas Pogge, Samuel Freeamn,
Pierluigi Chiassoni e Martha Nussbaum hanno mosso
all’impostazione rawlsiana.
Lo stesso Rawls all’interno di Liberalismo politico afferma
esplicitamente che il suo approccio non fornisce risposte ai
problemi di giustizia che riguardano i disabili, sia mentali che
fisici, e gli animali. Data l’attualità di queste tematiche, ho
ritenuto interessante analizzare un’opera della filosofa Martha
Nussbaum intitolata Le nuove frontiere della giustizia, in cui
vengono esaminate queste problematiche. Ho dedicato a
questi temi il quinto e ultimo capitolo del mio lavoro.
Concludo questa breve introduzione rivolgendo un
ringraziamento al Professor Chiassoni che con pazienza e
professionalità ha corretto questo lavoro rendendolo
sicuramente migliore.
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1. JOHN RAWLS: BREVE BIOGRAFIA INTELLETTUALE
1.0. Considerazioni introduttive
Prima di analizzare la sua teoria, reputo necessario riportare
alcuni cenni sulla vita di John Rawls. Questo, normalmente
importante quando si analizza il pensiero di un qualunque
autore, diventa del tutto indispensabile una volta che ci si
voglia accostare alle opere di uno dei più importanti filosofi
dell’ultimo secolo.
L’influenza che Rawls ha avuto su tutta la filosofia politica
degli ultimi anni è testimoniata dalle parole usate da Robert
Nozik: “Una teoria della giustizia è un’opera sistematica di
filosofia politica e morale, vigorosa, profonda, sottile, di ampio
respiro come non se ne vedevano dagli scritti di John Stuart
Mill; è una fonte di idee illuminanti, ben integrate in un
insieme piacevole. I filosofi della politica devono ora lavorare
all’interno della teoria di Rawls, oppure spiegare perché non lo
fanno” 1.
Molte informazioni sulla vita di Rawls le ho ottenute dalla
lettura di un libro di Thomas Pogge2. Questa monografia
pubblicata nei primi anni novanta in Germania, per lungo
tempo è stata la principale fonte di informazioni sulla vita di
1
R. Nozick, Anarchia, stato e utopia, Il Saggiatore, 2005, pp. 194-195.
2
T. Pogge, John Rawls: His life and Theory of Justice, Oxford university Press, 2007.
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Rawls. Molto utile mi è risultato anche il testo di Samuel
Freeman3 intitolato Rawls .
Passerò poi ad analizzare in modo sintetico, e tralasciando
moltissime questioni che sarebbe interessante trattare in un
lavoro apposito, la teoria di Rawls. Chiaramente, come detto,
questa introduzione alla Giustizia come equità è tesa solo a
rendere coerente l’esposizione successiva e a permettere una
più facile comprensione delle tematiche prese in esame nella
presente ricerca. Non sarebbe per altro possibile riassumere in
modo completo e in poche pagine, tutti i complessi risvolti
della teoria Rawlsiana. Ho cercato quindi di fare una semplice
introduzione alla teoria di Rawls, seguita da una analisi delle
innovazioni e dei cambiamenti introdotti nell’opera Liberalismo
politico. Per il momento, al fine di dare una coerente
impostazione al mio lavoro, non tratterò dei problemi attinenti
al Diritto dei popoli, in cui Rawls cerca di estendere la sua
teoria a livello globale.
Analizzerò tali risvolti in un successivo capitolo.
3
S. Freeman, Rawls, New York, Routledge, 2007, pp. 1 – 12.
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1.1. Vita di John Rawls
John Rawls nasce il 21 febbraio 1921 a Baltimora, nel
Maryland. Proviene da una famiglia benestante dato che il
nonno paterno era un ricco banchiere. Il padre, invece,
intraprese la professione di avvocato. E’ interessante porre
l’attenzione sul fatto che entrambi i genitori coltivarono un
importante impegno politico testimoniato da un lato dalla
amicizia che legò il padre al governatore democratico del
Maryland, e dall’altro, dalla lotta che coinvolse la madre volta a
garantire alle donne una parità sul piano dei diritti politici.
Rawls fu uno studente modello ed ottenne la laurea in
filosofia a Princeton nel 1943. Una volta laureatosi, fu però
costretto a prendere parte alla guerra che lo vide impegnato,
in Nuova Guinea, in Giappone e nelle Filippine. Egli non
attribuiva molta importanza alle esperienze li vissute per quel
che concerne la sua analisi teorica successiva, in realtà Thomas
Pogge nota come in un breve saggio scritto da Rawls dal titolo
On my Religion, egli mette in relazione il suo abbandono della
fede cristiana con tre eventi che lo colpirono nel corso della
guerra. Si tratta di episodi che si verificarono quando stava
partecipando agli eventi bellici e che riprovano come anche
questi abbiano in realtà fortemente contribuito a plasmarne la
personalità. Il primo di tali eventi attiene ad un predicatore che
al fine di rincuorare le truppe, arrivava ad affermare che Dio
avrebbe protetto i soldati americani dai proiettili giapponesi. Il
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secondo riguarda la morte che colpì un suo amico che lo
sostituì in una missione di avanscoperta, dal momento che lui
rimase all’accampamento per donare sangue ad un soldato che
aveva il suo stesso gruppo sanguigno. Il terzo attiene alle
informazioni che si diffondevano tra i soldati circa le
dimensioni dell’Olocausto.
Rawls lasciò l’esercito nel 1946 e riprese gli studi a Princeton
dove ottenne il dottorato in filosofia e divenne tutor. I suoi
primi studi riguardarono la filosofia morale e l’economia. Da
tale intreccio di interessi, come egli stesso affermò in una
intervista del 1991, scaturì l’idea della posizione originaria che
più avanti analizzerò brevemente.
Dopo diverse esperienze di studio e insegnamento in diverse
università, nel 1962 incominciò la sua attività ad Harvard. La
sua carriera universitaria fu brillante e raggiunse il culmine più
alto con la nomina a James Bryant Conant University Professor
che rappresenta il più alto riconoscimento alla carriera
accademica ad Harvard. Nel 1995 subì il primo di diversi ictus
che peggiorarono la sua salute fino a farlo morire il 24
novembre 2002 all’età di 81 anni.
Rawls condusse una vita semplice e, per altro, anche i suoi
colleghi lo ricordano come una persona riservata, semplice e
modesta che dedicò tutta la vita allo studio e all’insegnamento.
Il suo essere schivo e restio perfino nel concedere interviste, lo
portò a rifiutare la maggior parte dei premi che varie
organizzazioni volevano assegnarle. Emblematico al riguardo è
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il suo rifiuto nei confronti del premio Kyoto che per altro
comportava anche l’assegnazione di cinquecento mila dollari.
Maturò tale decisione in quanto il protocollo di premiazione
prevedeva tra le altre cose anche una cena con l’imperatore
del Giappone. Come ricorda Samuel Freeman, docente di
filosofia all’università della Pennsylvania in un articolo da lui
scritto su The Chronicle Review alcuni giorni dopo la morte di
Rawls, egli avrebbe potuto accettare qualunque cosa ma non
quella di pranzare con l’imperatore dopo che per tutta la vita
aveva fatto osservazioni e critiche sugli effetti arbitrari e
ingiusti del privilegio.
Raramente Rawls amava pronunciarsi in pubblico su
questioni politiche. Ciò nonostante si potrebbero evidenziare
tre diverse ma importanti ed emblematiche prese di posizione.
La prima attiene ad una dura critica che rivolse al sistema di
finanziamento elettorale americano. La seconda lo spinse
insiemea Robert Nozick, Ronald Dworkin, Thomas Nagel a
sottoscrivere una lettera indirizzata alla Corte Suprema degli
Stati Uniti volta a richiamare l’attenzione sui temi del diritto al
suicidio assistito. La tesi sostenuta era in sostanza che
l’interesse dello stato non giustifica una proibizione assoluta di
tale pratica. Ogni individuo, in quanto volontà consapevole ed
autonoma avrebbe il diritto ad esercitare un certo controllo sui
tempi e sui modi della propria morte. La terza è invece
contenuta in una lettera privata che Rawls indirizzò a Philippe
Van Parijs e riguarda il processo di costruzione dell’Unione
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Europea. Con tono molto critico e avveduto, già allora osservò:
“l’ampio mercato aperto che include tutta l’Europa è lo scopo
delle grandi banche e della classe d’affari capitalista il cui
obiettivo principale è semplicemente il maggiore profitto.
L’idea di crescita economica, in avanti e verso l’alto, senza un
fine specifico in vista, si adatta perfettamente a questa classe.
Se parlano di distribuzione è quasi sempre in termini di
gocciolamento. Nel lungo termine il risultato, che già abbiamo
negli Stati Uniti, è una società civile a mollo in qualche forma di
consumismo senza senso”4. Sempre in questa lettera Rawls
esprime anche la sua perplessità nei confronti del processo di
globalizzazione che sembrerebbe essere solamente l’effetto
dell’azione di banche e classe d’affari.
Scorrendo gli eventi che caratterizzarono la vita di Rawls si
possono individuare perciò alcuni episodi che sicuramente
influenzarono la sua personalità e che contribuirono a far
maturare alcuni ideali che poi si possono ritrovare nella sua
teoria. L’impegno della madre nelle lotte femministe
probabilmente contribuì a rafforzarne il senso di giustizia,
l’essere nato a Baltimora, città dove all’ epoca la popolazione
nera costituiva il quaranta per cento del totale, forse fece
cogliere al giovane Rawls l’evidente disparità di opportunità
che avevano i bambini neri, oggetto all’epoca di pesantissime
discriminazioni razziali. L’aver partecipato alla guerra, in
qualche modo potrebbe averlo fatto riflettere sulla possibilità
4
J. Rawls, P. Van Parijs, Three Letters on The Law of Peoples and the European Union, Revue de
Philosophie économique, 7, 2003, pp. 7-20.
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di individuare una società giusta. Come si vedrà in seguito
questi sono proprio i temi che permeano l’intera opera
filosofica di Rawls.
Diverse sono le sue opere, ma di certo la più influente è Una
Teoria della giustizia, opera pubblicata nel 1971 venduta in
migliaia di copie e tradotta in più di trenta lingue. Le ragioni di
un tale successo sono da ricercare anche nel periodo storico in
cui essa venne ad esistere. Sono anni di dure contestazioni
legate alla guerra del Vietnam e alle richieste di maggiori diritti
per la popolazione nera. Anni in cui negli Stati Uniti si
succedettero alcuni dei più emblematici personaggi storici del
dopoguerra: Martin Luther King, Malcom X, Robert Kennedy.
Ciascuno di essi segnò profondamente quegli anni, fece
discorsi ancora oggi ricordati che scossero le coscienze di tutti
e che ponevano l’accento su problemi di giustizia sociale e
globale. Tutti vennero brutalmente assassinati. Quelli furono
indubbiamente anni in cui si venne a creare una situazione di
serio conflitto politico e sociale che costituì il terreno fertile in
cui sorse l’opera di Rawls. Basti pensare al fatto che, temi
all’epoca molto controversi quali la disobbedienza civile e
l’obiezione di coscienza vennero trattati in Una teoria della
giustizia.
Più tardi Rawls pubblicò altri testi tra i quali nel 1993
Liberalismo politico, in cui approfondì i concetti esposti in
precedenza e rispose alle critiche mosse alla sua teoria,
successivamente diede alla stampe Il diritto dei popoli, opera in