3
Introduzione
«E leva fra gli uomini voce d’invito al pellegrinaggio,
sì che vengano a te a piedi, e su cammelli slanciati,
che vengano a te da ogni valico fondo tra i monti»
1
Il pellegrinaggio alla Mecca (hajj)
2
è uno dei cinque pilastri dell’islam
3
(arkan al Islam)
4
, un
dovere che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita
5
e che trova la sua ragione
d’essere direttamente nel Corano
6
:
1
A. Bausani (a cura di), Il Corano, Milano, Rizzoli, 1988, Sura XXII, versetto 27.
2
Lett. pellegrinaggio, http://www.etymonline.com/index.php?term=hajj.
« “Hajj” means literally “to set out for a place”. For a Muslim, that place is the Holy City of Makkah »
http://www.hajinformation.com/main/f01.htm.
Per una sintetica storia e descrizione del pellegrinaggio alla Mecca:
http://www.time.com/time/world/article/0,8599,1864624,00.html.
«L’etimologia araba comune traduce Hagg con “recarsi a”.» S. Zeghidour, La vita quotidiana alla Mecca da Maometto
ai giorni nostri, Milano, Rizzoli, 1990, p. 294.
3
«The word islam is a verbal noun (Ar., masdar) in Arabic for the action of submission or total commitment, usually
referring to acceptance of and submission to the will of God.» R. C. Martin (a cura di), Encyclopedia of Islam and the
Muslim World, New York, Macmillan Reference, 2004, p. 359.
«I termini islam e musulmano derivano del resto entrambi dal verbo arabo aslama, “abbandonarsi, sottomettersi,
donarsi”. Islam è il suo nome verbale (o infinito sostantivato): il sottomettersi. Muslim è invece il participio presente:
colui che si sottomette.» H. Halm, L’Islam, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 6.
4
«Islam rests upon five pillars: The first pillar is Faith and the Declaration of Faith: “There is no deity except God!
And Muhammad is the Messenger of God”. The second pillar of Islam is Prayer […]. The giving of alms is the third
pillar, and the observance of the periods of fasting and abstinence is the fourth. Pilgrimage, Hajj, is the fifth pillar of
Islam.» A. Kamal, The sacred journey. The Pilgrimage to Mecca, Lincoln (NE), iUniverse Inc., 2000, p. 6.
«Lo Hagg resta un dovere superiore, a tal punto che se un fedele muore prima di compierlo, tocca ai suoi eredi
sostituirsi a lui, anche perchØ si ritiene che chi trascura questo pilastro della religione compromette la pace della sua vita
futura. La Tradizione attribuisce al califfo Omar addirittura l’intenzione di sottomettere alla decapitazione (Gizya) i
musulmani che si allontanavano dallo Hagg, di escluderli anche dall’Umma per assimilarli ai Dhimmi. Per questo, i
devoti invalidi o gravemente malati possono dare procura a un correligionario per intraprendere il pellegrinaggio al loro
posto. Debbono però provvedere a tutte le spese del viaggio o, altrimenti, debbono ricordare chi li sostituisce nei loro
testamenti. Il candidato alla sostituzione innanzitutto deve aver soddisfatto egli stesso l’obbligo dello Hagg. […]
Tuttavia, il caso piø interessante resta quello in cui il fedele muore senza aver messo piede alla Mecca, commettendo
così una mancanza grave per cui potrebbe soffrire nella vita futura. I discendenti o gli eredi del defunto sono
vincolatidai suoi debiti e lo Hagg è un debito verso Dio. […] Lo Hagg per procura è valido solo se il beneficiario si
trova realmente nell’impossibilità fisica di compierlo; su questo punto gli ulemi insistono, perchØ vogliono dissuadere i
credenti ricchi dal ricorrere a questo espediente per scaricarsi di tutti gli obblighi religiosi.» S. Zeghidour, op. cit., pp.
373-375. «Ogni musulmano adulto che ne abbia la possibilità è tenuto a compiere, una volta nella vita, il pellegrinaggio
a Mecca. Meta del pellegrinaggio è la ka‘ba, che deriva il nome dalla sua forma cubica.» J. Guardi, R. Bedendo, Il
pellegrinaggio a Mecca: luoghi, simboli e rito, Milano, Xenia, 2010, p.14. «Nell’islam esistono cinque principi
fondamentali che regolano la vita culturale del credente, come precisa l’hadith seguente: […] «“L’Islam è fondato su
cinque cose: attestare che non v’è divinità all’infuori di Dio e che Muhammad è l’inviato di Dio; adempiere alla
preghiera, alla decima, al pellegrinaggio e al digiuno del mese di Ramadan”». Di tali principi solo uno, la shahada, ha
un contenuto teorico, nel senso che quanto afferma è vincolante per poter appartenere alla comunità musulmana. Gli
altri, a carattere piø pratico, se pure rappresentazioni esteriori di un atteggiamento interiore, costituiscono i cosiddetti
4
« […] E gli uomini debbono a Dio il pellegrinaggio al tempio, quelli di loro che abbian la
possibilità di fare quel viaggio. […] »
7
.
Esso attrae ogni anno, nel mese di dhu l-hijja
8
(«“quello del pellegrinaggio”, dodicesimo mese del
calendario dell’Egira, nella seconda settimana del quale si svolgono le cerimonie del grande
pellegrinaggio»
9
), circa due milioni di fedeli provenienti da tutto il mondo
10
.
“diritti di Dio” esplicitamente espressi nel Corano e insegnati agli uomini dal Profeta.» J. Guardi, R. Bedendo, op. cit.,
pp. 9-10.
5
«Il pellegrinaggio è obbligatorio almeno una volta nella vita per chi ha i mezzi di farlo, uomo o donna (la donna
possibilmente accompagnata dal marito o da persona di fiducia).» A. Bausani, L’Islam: una religione, un’etica, una
prassi politica, Milano, Garzanti, 1980, p. 57.
6
«Letteralmente “Corano” (in arabo qur’an) significa “lettura”, “recitazione”. Il Corano è quindi ciò che deve essere
letto, recitato.¨ stato rivelato a Muhammad in arabo chiaro […] La tradizione vuole che il Profeta fosse analfabeta,
sottolineando in questo modo il miracolo della rivelazione […] il profeta non aveva sentito la necessità di porre per
iscritto le rivelazioni se non durante gli ultimi anni della sua predicazione, quando dettava i versetti al suo segretario
Zayd ibn Tabit […] Alla morte del Profeta quanto raccolto passò nelle mani del primo califfo Abu Bakr, il quale a sua
volta lo trasmise a ‘Umar, nuovo califfo, che infine lo consegnò nelle mani della figlia Hafsa, vedova del Profeta. Fu
solamente con il califfo ‘Utman (644-655) che si pervenne a una redazione definitiva, non senza problemi. […]
Il Corano è suddiviso in 114 sura o capitoli, ordinate secondo la lunghezza: dalla piø lunga (surat al-baqara, 286
versetti) alla piø breve (surat an-nas, 5 versetti). […] Cosa a sØ stante costituisce surat al-fatiha, La Aprente, posta
all’inizio del Corano. […] Ogni sura è composta di versetti, in arabo aya, “segno”, perchØ ogni verso è il segno della
presenza divina; possiede un titolo, in genere tratto dalle parole del primo verso. Accanto al titolo, viene riportato il
numero dei versetti di cui si compone, nonchØ la dicitura “meccana” o “medinese”, a indicare il luogo in cui è stata
rivelata al Profeta.» J. Guardi, R. Bedendo, op. cit., pp. 5-7. Il Corano è chiamato «Umm al-Kitab, l’archetipo celeste»
ivi, p. 76. L’espressione è presente nel Corano stesso (surat Al-‘Umran, v. 7). Alessandro Bausani (1921-1988),
islamista di fama internazionale, nella sua introduzione al Corano riporta una definizione del libro sacro dell’Islam: « “I
sunniti (ahl as-sunna wa ’l-jama‘a) sostengono che il Corano o per antonomasia ‘Il Libro’ è la Parola di Dio Altissimo,
increata, scritta nei nostri volumi, conservata nelle nostre memorie, letta dalle nostre lingue, udita dai nostri orecchi,
ma in questi non incarnata (o ‘discesa, hall, nella sua essenza’) cioè non incarnata nei volumi, non nei cuori, non nelle
lingue, non nelle orecchie, poichØ la Parola di Dio non è omogenea alle lettere ed ai suoni, tutti accidentali (hadita)
mentre la Parola di Dio è attributo coeterno (azaliyya, qadima) a Dio » A. Bausani (a cura di), op. cit., p. XXIX.
Una tale definizione, continua Bausani, mostra che «il Corano è considerato dall’ortodossia islamica non come un
libro composto da Muhammad, sia pure sotto una pur potentissima ispirazione divina, bensì presente ab aeterno nella
sostanza divina, coeterno a Dio come i suoi attributi e da Dio dettato letteralmente al Profeta.» A. Bausani, op.cit.,
pp. XXIX-XXX. «Esteriormente il Corano quale ora lo possediamo […] si presenta come un volume (mushaf, parola
di origine etiopica) diviso in 114 capitoli detti sura, a sua volta divisi in ayat (pl. di aya) versetti. La parola Corano
(Qur’an) significa in origine lettura ad alta voce, proclamazione, predicazione, e in tal senso […] è usata per lo piø nel
Corano stesso, ma ben presto venne anche a designare il libro contenente la predicazione. […] La divisione del Corano
in sure è molto antica e probabilmente risale alla recensione di Abu Bakr. […] Le sure coraniche sono, ad eccezione
della prima, la breve “Sura Aprente” (fatiha) ordinate, con criterio puramente esteriore, per lunghezza: le piø lunghe
al principio, le piø brevi in fine. PoichØ […] generalmente le sure piø lunghe sono cronologicamente le piø recenti, ne
consegue una notevole confusione e farragine. […] Ogni sura è, ora, preceduta dal titolo, generalmente preso da una
parola caratteristica contenuta nel testo della sura stessa, spesso del tutto incongruente col contenuto generale. […]
Tutte le sure, ad eccezione della sura IX, la quale anticamente faceva tutt’uno con la sura VIII, cominciano con la
formula rituale “Nel nome di Dio, clemente misericordioso” (in arabo bismi ’llahi ’r-rahmani ’r-rahim). Tale formula
si chiama comunemente bàsmala e pare di origine ebraica […] e già da Muhammad era usata e sentita come formula
propiziatoria […] La lingua del Corano, come dice ripetutamente il testo, portando il fatto a prova della divina
rivelazione di esso, è l’arabo, arabo chiaro (‘arabi mubin, XXVI, 195).» A. Bausani (a cura di), ivi, pp. XXXI-
XXXIV. Corano (qur’an) deriva «dal verbo qara’a, “leggere ad alta voce, leggere davanti ad altri, recitare”» H. Halm,
op. cit., p. 13.
7
A. Bausani (a cura di), ivi, p. 44 (III, 97).
8
«The twelfth month of the Islamic lunar calendar. The month designated for performing the hajj» R. R. Bianchi,
Pilgrimage and politics in the islamic world, New York, Oxford University Press, 2004, p. 336.
«Il pellegrinaggio cade nella prima quindicina del mese di du l-hijja (quello del pellegrinaggio)» J. Guardi, R.
Bedendo, op. cit., p. 15.
9
S. Zeghidour, op. cit., p. 480.
5
Già la proporzione numerica suggerisce il rilievo che lo hajj assume all’interno della umma
11
, tanto
piø se si considera che il fenomeno è in progressiva e pressochØ costante espansione.
Si conta che al pellegrinaggio del 2010 abbiano partecipato ben 2,8 milioni di musulmani e
musulmane (a cui vanno aggiunti centinaia di migliaia di individui senza regolare permesso: circa
750,000 pellegrini “illegali” nel 2009): di questi 2,8 milioni, 1,799,601 sono stranieri, arrivati alla
Mecca da 181 paesi (180,746 in piø rispetto al 2009)
12
.
Ali Shariati (1933 – 1975), sociologo, filosofo e militante politico iraniano
13
, sottolinea come lo
hajj sia innanzitutto una somma di rappresentazioni, di spettacoli, una dimostrazione dell’unità,
della storia, della ideologia dell’umma: Allah dirige la messinscena, in cui ogni pellegrino
reinterpreta, con i propri atti, le vicende che hanno visto come protagonisti Abramo, Hajar, Ismaele,
Iblis (Satana), svoltesi alla Mecca e a Mina (in quello che adesso è l’haram
14
, «il territorio
“consacrato” “sacro” e “vietato” ai non musulmani»)
15
. Nessuna distinzione è operata riguardo a
genere, colore della pelle ed etnia: ogni pellegrino è “l’eroe dello show”.
16
Ogni singolo fedele è il protagonista della sacra rappresentazione; un protagonista, al tempo stesso,
perso nel flusso delle migliaia di altri fedeli-protagonisti, indistinta goccia nel mare di atti e
preghiere individuali, calato in una profonda immedesimazione e pervaso da un’abbagliante
illuminazione sull’importanza dei riti che si stanno per compiere, subito seguite dalla
10
«The Islamic hajj refers specifically to the annual pilgrimage to Mecca, Arafat, and Mina during the second week of
the Dhu l-Hijja, the final month of the Islamic lunar calendar. Called a duty of humankind to Allah in the Qur’an (3:97),
and the fifth of the five pillars of Islam, in recent years the hajj has attracted about two million Muslims annually from
approximately 160 countries. All adult Muslims with proper intentions (niya), adequate resources, good health, and
sound mind are required to perform this duty once during their lifetimes» R. C. Martin, op. cit., pp. 529-530.
«is the greatest gathering of humanity on earth. Each year, more than two million people from every corner of the globe
come to the same place at the same time to visit “God’s house” – the holy Ka’ba in Mecca – and participate in an
emotional week of rituals that Muslims have been reenacting for fourteen centuries.» R. R. Bianchi, op. cit., p. 3.
11
Comunità islamica (da ‘umma, che significa comunità, nazione),
http://www.etymonline.com/index.php?search=umma&searchmode=none.
«The term umma is an Arabic word. It was used sixty-two times in the Qur’an, in both the Meccan and Medinan
periods. Its most common meaning is that of a group of people or a community, and it also refers to a religious
community or a group of people who follow God’s guidance.» R. C. Martin (a cura di), op. cit., p. 705.
12
http://www.saudiembassy.or.jp/En/PressReleases/2010/20101118.htm.
13
Nella sua personalissima e suggestiva interpretazione, che combina un’ascendenza politica socialista con la propria
esperienza religiosa di musulmano, intravedendo già nella rivelazione di Maometto, nell’islam quindi, i caratteri di
egualitarismo e lotta alle disparità di condizione socio-economica tipici del socialismo.
14
«Lo Haram è insieme una cosa sacra, vietata, inviolabile. Sta quindi a indicare il perimetro della Mecca, la moschea,
la Ka‘ba, Medina e Gerusalemme.» S. Zeghidour, op. cit., p. 157.
15
ivi, p. 127.
16
«the performance of Hajj is a simultaneous show of many things; it is a "show of creation", a "show of history", a
"show of unity", a "show of the Islamic ideology" and a show of the Ummah. The following conditions prevail in this
"show". Allah (God) is the stage manager. The theme portrayed is the actions of the people involved. Adam, Ibrahim,
Hajar, and Satan are the main characters. The scenes are Masjid-ul Haram, the Haram area, Masa, Arafat, Mashars and
Mina. Important symbols are the Kaaba, Safa, Marwa, day, night, sunshine, sunset, idols and ritual of sacrifice. The
clothing and make up are Ihram, Halgh and Taqseer. Lastly, the player of the roles in this "show" is only one; and that
is YOU! Regardless of whether you are a man or a woman, young or old, black or white, you are the main feature of the
performance. The role of Adam, Ibrahim and Hajar in the confrontation between "Allah and Satan" is played by you. As
a result, you, individually, are the hero of the "show"»
http://www.shariati.com/english/hajj/hajj1.html.
6
consapevolezza di appartenere a un tutto che supera la somma delle sue parti: questa totalità è
l’umma, l’incommensurabile comunità dei musulmani riuniti di fronte ad Allah.
Immedesimazione in chi? In primis in Abramo, il progenitore della comunità arabo-musulmana
17
, e
nei membri della sua famiglia (la moglie Hajar e il figlioletto Ismaele)
18
;
in secundis in Maometto, il cosiddetto “buon modello”, un profeta, sì, ma anche e prima di tutto un
uomo di cui ogni modo di essere e di fare (tramandato dalla sunna o tradizione) viene visto come
esempio da replicare: ogni uomo cerca di essere Maometto, «fin nei minimi gesti, nelle parole e
nelle usanze della vita quotidiana.»
19
.
Lo hajj è la manifestazione visibile del concetto di eguaglianza: gli individui, provenienti da paesi
spesso molto diversi gli uni dagli altri, a livello di lingua, sviluppo economico, costumi,
collocazione geografica e geopolitica, diventano, al cospetto di Allah, una sola nazione
20
. Ogni
discriminazione è bandita
21
.
I pellegrini partono in cerca di purificazione interiore, consapevoli che affronteranno l’esperienza
piø importante delle loro vita spirituale
22
: esperienza tanto importante quanto intricata, fatta di riti e
procedure complessi e cristallizzati nel tempo e risalenti a una fase precedente all’islamizzazione
23
,
di divieti e prescrizioni, di fatica e sudore, di tensione spirituale estrema e elevazione morale.
17
«O Signor nostro! Fa’ che noi possiamo darci tutti a Te, e fa’ della nostra progenie una nazione a Te devota […]» A.
Bausani (a cura di), op. cit., p. 15 (II, 128).
18
«Much of the action dramatizes critical moments in the life of Ibrahim and his family» R. R. Bianchi, op. cit., p. 8.
«These rituals reenact events in the lives of Ibrahim (Abraham), the archetype for Islam as founder of monotheism
(hanifiyya) and builder of the Ka’ba, his wife Hagar, and their son Isma’il (Ishmael). Collective and individual rites at
this site not only replicate the actions of Muhammad, but also recall the sacred movements of pious biblical prophets
who predate Islam» R. C. Martin (a cura di), op. cit., p. 530.
19
S. Zeghidour, op. cit., p. 33. ««Il Profeta ha insegnato a tutti noi persino il modo di defecare», dice un proverbio.»
ibidem. «[…] l’uomo perfetto è colui che si immerge pienamente nel personaggio del Profeta, si identifica con il suo
modo di vivere, annulla completamente la propria personalità in quella del Modello universale. Essere se stessi significa
mangiare con la mano dell’Inviato, parlare con la sua bocca, ragionare con la sua mente…[…] Se nel cristianesimo Dio
ha creato l’uomo a propria immagine, nell’Islam il figlio di Adamo deve modellare il proprio aspetto su quello di
Maometto. «Il nostro Apostolo» conclude Allah «è come un direttore d’orchestra. Noi siamo i musici ed egli guida con
sua bacchetta i nostri gesti, i nostri slanci e i nostri silenzi.» Su quale spartito? «Il Corano e la Sunna» decreta. L’arte di
essere musulmano, l’aria di essere Maometto.» ivi , p. 120.
20
«For Muslims everywhere, the hajj is the most powerful expression of the unity and equality of all believers and their
common destiny in this world and the next.» R. R. Bianchi, op. cit., p. 3.
21
«Annually, Muslims from all over the world are encouraged to participate in this great "show" (Hajj). Everyone is
considered equal. No discrimination on the basis of race, sex, or social status is made. In accordance to the teachings of
Islam, ALL ARE ONE AND ONE IS ALL. The one who restores somebody's life, has restored the life of all and the
one who kills one, has killed all.» http://www.shariati.com/english/hajj/hajj1.html.
«The Islamic pilgrimage preserves, elevates, and reinforces collective and individual Muslim identities in a constantly
changing world. Collectively, pilgrims confirm the basic tenets of Islam, including the affirmation of God’s oneness,
obedience to God, the necessity for a global Muslim community, and the importance of their prophetic past. Many
pilgrims return to their homes with the sense they are connected to a greater, transcendent whole, a seamless religious
community that surpasses economic, racial, and cultural differences. As Malcolm X pronounced in his autobiography
(1990, p. 338), “The brotherhood! The people of all races, colors, from all over the world coming together as one! It
has proved to me the power of the One God”» R. C. Martin, op.cit., p.530.
22
«For pilgrims, the hajj is the peak of spiritual life. Cleansed of all sin, they are as pure as the day they were born –
assured of Paradise if they should die before returning home» R. R. Bianchi, op.cit., p. 3.
23
«Non è forse esagerato dire che nel monolitico monoteismo personalistico dell’Islam, nemico di ogni sacerdotalismo
e […] emulo dello stesso piø rigido Protestantesimo nella sua purità antisacramentale, i riti del pellegrinaggio, residui
7
«I rischi di venire travolti e calpestati a piø riprese da diecine di migliaia di passanti sono reali, ma
pochi credenti ne hanno davvero paura. Morire nella casa di Dio rappresenta una felicità, l’accesso
diretto al Paradiso.»
24
: la morte
25
è un aspetto indissolubile dall’ hajj, in quanto sono frequenti gli
incidenti mortali, dovuti al caldo («L’insolazione oggi è la causa principale delle centinaia di
decessi che regolarmente si verificano durante lo Hagg»
26
, «le autorità sanitarie si riconoscono
quasi impotenti contro l’insolazione.»)
27
, al diffondersi di epidemie, al sovraffollamento e al panico
che molto facilmente si impossessa dei fedeli
28
.
La morte spesso è pure cercata, dato che, per “passare a miglior vita”, il suolo sacro dell’haram,
autostrada per il paradiso, è quanto di meglio si possa desiderare
29
.
Andare in pellegrinaggio è da sempre un’impresa altamente pericolosa, che si ripete dal VII secolo.
Lunghi ed estenuanti spostamenti, naufragi, attacchi da parte di predoni, malattie contratte durante il
cammino, o una volta giunti alla Mecca
30
.
«La Mecca diventa, nella seconda metà del XIX secolo, il «ripetitore del colera» tra il Bengala e il
resto del mondo»
31
.
Dal 1925
32
la casa Saud ha garantito sempre maggiore sicurezza per i pellegrini desiderosi di
mondarsi l’animo dai propri peccati, e al tempo stesso di far ritorno dalle proprie famiglie
33
.
Ridottasi l’incidenza delle epidemie, permase invece l’impatto causato dagli incidenti, dovuti
principalmente al numero sempre maggiore di persone che si affollano nella città della Mecca e
dintorni, durante il mese di dhu l-hijja (lett. “quello del pellegrinaggio”): l’ultima grande tragedia
solo lievemente islamizzati di antiche costumanze pagane preislamiche, formano la parte piø eterogenea, piø
sacramentale, se si vuole meno pura. Parte che, comunque, è così profondamente penetrata – e per opera del fondatore
stesso – nella spiritualità islamica che è ormai impossibile ogni astratta distinzione.» A. Bausani, op. cit., p. 55.
24
S. Zeghidour, op. cit. , p. 189.
25
«L’Islam proibisce il suicidio; tuttavia molti invitati probabilmente vedrebbero di buon occhio una morte sulla terra
benedetta. Soprattutto se pensano ai guai della solita vita che li aspetta nelle loro case.» ivi, p. 305.
26
ivi, p. 315.
27
ibidem.
28
«Even the most self-reliant pilgrims realize that being closer to God also brings them closer to death» R. R. Bianchi,
op. cit. , p. 7.
29
« La morte e la sepoltura in Terra Santa sono tra i sogni piø cari e piø segreti di ogni musulmano che si rispetti.
Che cosa non si farebbe, piø o meno inconsciamente certo, per lasciarci la pelle? A questo proposito, la storia dello
Hagg è molto simile a quella delle stragi che provoca tutti gli anni, da quasi quattordici secoli.
A tal punto che certi giornali integralisti affermano dottamente che il petrolio saudita proviene dalla fermentazione del
fango formato da generazioni di cadaveri sotterrati nella vallata sterile.» S. Zeghidour, op. cit. , p. 306.
30
« Fino all’anno 1925, il pellegrinaggio rappresentava un’avventura molto aleatoria e persino pericolosa. I medici
europei assegnati al controllo sanitario internazionale dei pellegrini hanno calcolato che fino al 1902, all’infuori di ogni
epidemia, il 25% degli invitati di Dio scompariva durante il viaggio: il 20% perchØ moriva, il 5% perchØ finiva in
schiavitø. In periodo di epidemia, la proporzione delle persone raggiungeva il 40%, come nel 1891, quando 21.000
visitatori su 46.000 non tornarono.» ibidem.
31
ivi, p. 313.
32
Il 5 dicembre 1924 le truppe di Ibn Sa’ud entrarono alla Mecca; nel dicembre 1926 Ibn Sa’ud si proclamò Re dello
Hijaz: cfr. Madawi Al-Rasheed, Storia dell’Arabia Saudita, Milano, Rizzoli, 2004, p. 74.
33
«Il regno di Ibn Saud, esteso ai Luoghi Santi a partire dal 1924, finì almeno per assicurare la sicurezza agli invitati.
Sembrerebbe risalire a quell’anno l’ultimo caso di colera» S. Zeghidour, op. cit., p. 314.