4
Introduzione
A lla base di questo elaborato vi è l’analisi degli aspetti attinenti alle
interrelazioni che si verificano tra le anomalie nella sfera emotiva e
alcune condizioni psicopatologiche gravi. Nello specifico, tale disamina
si articola mediante l’esplicazione dei processi sottostanti all’abilità di
regolazione emotiva e alle compromissioni evidenziate nell’alessitimia.
T utto questo costituisce un nucleo clinico-teorico finalizzato per
implementare tali meccanismi in due condizioni sintomatologiche: i
disturbi del comportamento alimentare e i disturbi da uso di sostanze.
Le motivazioni che hanno coadiuvato il processo di scelta della tematica
in oggetto sono come la natura delle emozioni: multicomponenziali.
Indubbiamente, le variabili decisionali sono state influenzate sia da fattori
personali che professionali. L’interesse nei confronti dell’alessitimia è
una costante che ha avuto origine sin dai primi anni universitari.
L’esperienza di tirocinio in un centro diurno semiresidenziale ha
nettamente influenzato la motivazione di approfondimento delle variabili
associate al consumo di sostanze.
L’obiettivo di questa tesi di laurea è quello di delineare un’analisi
comprensiva degli aspetti neurobiologici, psicologici, socioculturali e
genetici che coesistono nella doppia condizione di DCA /abuso di
sostanze e alessitimia/disregolazione emotiva, integrando le evidenze
provenienti dalla ricerca e dalla clinica. Nello specifico, s’intende
attenzionare come la presenza di elevata alessitimia e strategie di
regolazione disfunzionali possano considerarsi caratteristiche condivise
in ambedue i disturbi, che si associano a ulteriori complicazioni nella
sintomatologia e nel trattamento.
L’elaborato, prima ancora della suddivisione in capitoli, è articolato in
due modalità divergenti. La prima vede un’organizzazione duale per cui
è possibile dividere la tesi in due parti: la regolazione emotiva e
5
l’alessitimia come un primo unicum, i disturbi del comportamento
alimentare e l’abuso di sostanze come secondo. Invece, l’altra
prospettiva considera ogni capitolo come indipendente ma correlato con
tutti gli altri. È come se l’impostazione permettesse una divisione in due
o quattro parti.
In considerazione di ciò, la tesi si articola in quattro capitoli: nel primo
capitolo vengono trattati i meccanismi sottostanti ai processi emotigeni
per proseguire con l’analisi della regolazione emotiva delineandone lo
sviluppo sia nel caso tipico che atipico. Inoltre, vengono discusse le
implicazioni del caso di disregolazione emotiva e il suo ruolo
transdiagnostico in molteplici condizioni psicopatologiche.
Nel secondo capitolo viene affrontata una disamina sia storica che
clinico-teorica di ciò che concerne il costrutto alessitimico, tracciando
una stretta relazione con i processi deficitari attinenti alle evidenze
provenienti dalla comprensione della regolazione. S uccessivamente, si
discutono le principali problematiche concernenti i soggetti con elevata
alessitimia.
Nel terzo capitolo, l’insieme delle osservazioni provenienti dalle
tematiche pregresse vengono poste in relazione con i disturbi del
comportamento alimentare. E merge come l’insieme delle anomalie
emotive abbiano un ruolo considerevole sia nell’insorgenza che nel
mantenimento di tali disturbi.
Nel quarto capitolo, gli elevati livelli di alessitimia e le strategie di
regolazione emotiva disfunzionali fungono da ponte di congiunzione tra
le problematiche alimentari e i comportamenti patologici di dipendenza.
In particolare, l’analisi è incentrata su come queste condizioni
influenzano la propensione e la gravità dell’abuso di sostanze.
6
1
A. R. DAMASIO, L’errore di Cartesio, Milano, Adelphi, 1995, pag. 234.
2
MATARAZZO O., ZAMMUNER V. L., La Regolazione delle emozioni, Bologna, Il
mulino, 2009, pag. 10.
Queste e altre tematiche verranno analizzate in tale elaborato allo scopo
di presentare un’esposizione dettagliata dei risultati nelle conclusioni
finali della tesi.
Cap. I: I processi di regolazione emotiva: correlati neurobiologici e
autoregolazione
“Io non vedo le emozioni e i sentimenti come quelle essenze
vaporose e intangibili che molti presumono. Il loro oggetto è concreto, ed
è possibile correlarli a specifici sistemi del corpo e del cervello, non meno
della parola o della visione. E neppure è vero che i sistemi cerebrali
responsabili di emozioni e sentimenti siano confinati al settore
subcorticale”
( 1)
. Da sempre, nella cultura occidentale, ha prevalso l’idea
che la componente emotiva debba essere necessariamente modulata
tramite la ragione. L’inadempienza di questo processo inficerebbe il
comportamento. I recenti studi della componente emotiva hanno però
dimostrato: il contributo delle emozioni nei processi decisionali e nel
benessere individuale. Questa evidenza, insieme a una serie di molteplici
fattori, ha reso possibile il superamento della dicotomia emozione-
ragione. Nell’analisi della funzionalità emotiva è necessario porsi degli
interrogativi: “Quali sono le caratteristiche neuro-strutturali sottostanti le
emozioni? Che conseguenza hanno i processi di regolazione emotiva?
E sistono modi più efficaci di regolazione?”
( 2)
. Le risposte a queste
domande sono il frutto di innumerevoli studi che, nel corso degli anni,
hanno contribuito a delineare strutturalmente e teoricamente ciò che
concerne la componente emotiva.
La comprensione dei processi di regolazione deve necessariamente
partire dalla definizione delle emozioni stesse. P er definire ciò che
s’intende con ‘emozione’, si devono prendere in considerazione sia le
implicazioni sociali, che le basi neurali. Nonostante il recente sviluppo
7
3
MARK F. BEAR, BARRY W. CONNORS, MICHAEL A. PARADISO, Neuroscienze,
esplorando il cervello, Milano, EDRA, 2007, pag. 585.
4
Il ruolo del cervello nell’esperienza emotiva è sempre stato oggetto di numerose
indagini. Tra le teorie maggiormente rilevanti, ricordiamo: la teoria di Darwin, la teoria
di James-Lange, la teoria di Cannon-Bard, la teoria funzionalista, la teoria gestaltica, la
teoria comportamentista, la teoria fenomenologica, la teoria psicoanalitica e le più
recenti teorie cognitive e neuroscientifiche (vedi cap. 1.1.).
5
GALIMBERTI U., Nuovo dizionario di Psicologia, Psichiatria, Psicoanalisi,
Neuroscienze, Milano, Feltrinelli, 2018, pag. 432-433.
6
LUMINET O, BAGBY R. M., TAYLOR G. J., Alessitimia, I progressi della ricerca, della
teoria e della pratica clinica, Roma, Giovanni Fioriti Editore, 2020, pag. 77.
della neuroscienza affettiva, “branca che si occupa dell’indagine dei
correlati neurali delle emozioni e dell’umore”
( 3)
, non siamo ancora giunti
a una schematizzazione del sistema emozionale, paragonabile a quella
adoperata per gli altri sistemi (si fa riferimento, in particolare, al sistema
visivo). Questo non sorprende, data la complessità dell’oggetto
d’indagine e l’ampia varietà di teorie
( 4)
, che nel corso dei secoli, hanno
provato a spiegare il funzionamento dell’espressione, dell’esperienza e
dell’interpretazione emotiva. T utto ciò converge nella difficoltà di
mappare un sistema emozionale unico. P rima di descrivere
specificatamente, la struttura del sistema emotivo, occorre rispondere a
dei quesiti nettamente più generici: che cos’è un emozione? Cos’è la
regolazione delle emozioni? P er emozione s’intende “una reazione
affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da
uno stimolo. La sua comparsa provoca una modificazione a livello
somatico, vegetativo e psichico”
( 5)
. La variabilità teorica rende
necessario considerare ulteriori tipologie di definizioni, per avere una
comprensione specifica degli aspetti emotivi. T ra queste, la teoria di
K eltner e Gross assume una notevole rilevanza. I due autori definiscono
le emozioni come: “schemi di percezione, esperienza, fisiologia, azione
e comunicazione episodici, relativamente a breve termine, a base
biologica che si verificano in relazione a specifiche sfide e opportunità di
tipo fisico e sociale”
( 6)
. Queste due definizioni teoriche sono costituite da
molti aspetti similari e da alcuni con minore compatibilità.
8
7
Per componente meta-emotiva si intende la capacità di realizzare delle riflessioni sulle
proprie emozioni.
8
CONSTANTINOU E., PANAYIOTOU G., THEODOROU M., Emotion processing
deficits in alexithymia and response to a depth of processing intervention, Biol Psychol,
2014, pag. 212.
9
DALAI LAMA, GOLEMAN D, Emozioni distruttive, liberarsi dai tre veleni della mente:
rabbia, desiderio e illusione, Milano, Mondadori, 2015, pag. 14.
Non esistono definizioni univoche ma la maggior parte dei teorici delle
emozioni concordano su diversi aspetti. Generalmente, c’è accordo
comune per quanto concerne la composizione di quella che è la reazione
emotiva. Quest’ultima è costituita da tre componenti principali:
1. Una componente fisiologica (es. cambiamenti della sudorazione,
modificazione dell’attività cardiaca, cambiamenti della
temperatura corporea);
2. Una componente comportamentale-espressiva (es. posizione
corporea, cambiamenti del tono di voce);
3. Una componente cognitivo-esperienziale (concerne la
componente meta-emotiva)
( 7)
.
L’integrazione sinergica di queste componenti è essenziale affinché le
modalità di elaborazione emotiva siano adattive. Una dimostrazione in
tal senso deriva dagli studi su soggetti con elevato tasso di alessitimia,
che evidenziano una dissociazione tra queste componenti (o bassa co-
variazione) e consequenzialmente deficit di adattamento emotivo
( 8)
.
Ovviamente, le condizioni necessarie affinché un individuo esperisca
funzionalmente le emozioni non si esauriscono a questa tripartizione. I
meccanismi alla base del funzionamento emotivo sono ben più
complessi (vedi i capitoli successivi) e “sebbene condividiamo la gamma
delle sensazioni, che costituiscono un’eredità comune a tutto il genere
umano, l’espressione o il valore di certe emozioni variano da individuo a
individuo”.
( 9)
P roprio questa varianza determinata dalle sensazioni
soggettive è oggetto d’interesse, in quanto fondamentale per la capacità
di regolazione. La variabilità qualitativa individuale, relativa alle
sensazioni derivate da esperienze coscienti e dunque agli stati
9
10
RAMACHANDRAN V.S, Che cosa sappiamo della mente, gli ultimi progressi delle
neuroscienze, Milano, Mondadori, 2004, pag. 142.
11
GONZALEZ A., EMDR ed elaborazione emotiva: Lavorando con pazienti con grave
disregolazione, Milano, Mimesis, 2021, pag. 60.
12
REZZONICO G., DE MARCO I., Lavorare con le emozioni nell’approccio
costruttivista, Torino, Mauri Spagnol, 2012, pag. 281.
esperienziali soggettivi, è una capacità ritenuta indispensabile per la
meta-consapevolezza emotiva. A lcuni autori utilizzano il termine ‘Qualia’
per identificare le sensazioni soggettive
( 10)
.
L’importanza dell’interpretazione soggettiva dell’emozione risulta più
evidente con l’introduzione del concetto di elaborazione emotiva.
Rachman lo definisce come “il processo attraverso il quale il disturbo
emotivo, generato da un evento di vita stressante, diminuisce
gradualmente fino a che la persona può continuare con il funzionamento
precedente”
( 11)
. S olitamente le persone sono in grado di elaborare
funzionalmente gli eventi soverchianti ma in alcuni casi può essere
presente un deficit nell’elaborare gli stimoli eccessivamente emotivi.
Queste esperienze emotive elaborate parzialmente impediranno la
reintegrazione e il riassorbimento delle emozioni elicitanti lo stato
negativo stesso. È evidente come i processi di elaborazione e
regolazione emotiva viaggino parallelamente e siano indispensabili al
fine di una percezione soggettiva dell’emozione, che sia adattiva per
l’individuo. Infatti, l’emozione si costituisce come risposta che ha uno
scopo per la sopravvivenza dell’individuo stesso. “Le emozioni
forniscono il colorito soggettivo alle varie esperienze vissute e danno
forma a ogni contenuto di conoscenza, rivestendo in questo modo un
ruolo adattivo fondamentale”
( 12)
.
Lo sviluppo emotivo è un processo che appare molto precocemente nello
sviluppo dell’individuo e che solo successivamente costituisce degli
schemi complessi e integrati. A ppare evidente come l’analisi dei processi
di regolazione emotiva necessiti in primis una disamina a partire dal
funzionamento e dalla neurobiologia delle emozioni stesse.
10
13
L. LEAHY ROBERT, TIRCH D., NAPOLITANO A. L, La regolazione delle emozioni
in psicoterapia, Milano, Erickson, 2018, pag. 9.
14
FANTINI B., BISOL D. G., RUFO F., Una prospettiva evolutiva sulle emozioni, da
Charles Darwin alle neuroscienze, Edizioni ETS, 2013, pag. 85.
15
GALIMBERI U., Il libro delle emozioni, Milano, Feltrinelli, 2021, pag. 106.
1.1 I principali aspetti del processo emotivo: dalla filosofia alle
neuroscienze
“S enza le emozioni la nostra vita sarebbe priva di significato”
( 13)
. Le
emozioni sono la bussola interna della nostra esistenza: ci motivano a
realizzare cambiamenti, contribuiscono alla nostra sopravvivenza,
influenzano i nostri processi decisionali e “sono indispensabili da un
punto di vista evolutivo”
( 14)
. A lcuni individui però non riescono a gestire
funzionalmente i propri stati emotivi e questo può portare ad una
disregolazione emotiva.
La tematica delle emozioni ha da sempre affascinato numerosi studiosi.
F ilosofi, psicologi, neuroscienziati, antropologi, sociologi e altre figure
professionali, nel corso della storia, hanno tentato una comprensione e
una spiegazione maggiore di tutto ciò che concerne la sfera emotiva. È
necessaria una breve digressione storica per comprendere al meglio lo
stato dell’arte delle ricerche attuali. T radizionalmente le emozioni sono
state associate a una valenza irrazionale, in grado di rendere deficitario
il pensiero e i relativi processi decisionali. Come esposto in precedenza,
la contrapposizione emozione-ragione ha origini molto antiche. S econdo
P latone, l’uomo ragiona con la mente, ama e odia con il cuore. Le
passioni sfuggono al controllo della mente. Quando i sensi prevalgono
sulla ragione l’uomo perde il suo equilibrio. L’autore invita a privilegiare
l’uso della mente razionale. È evidente come “nel modello P latonico le
emozioni del cuore sono considerate irrazionali”
( 15)
. A nche secondo
A ristotele le emozioni erano da considerarsi come passioni e non come
azioni. Nella filosofia moderna le emozioni continuano ad essere
contrapposte alla ragione, mantenendo la caratterizzazione di
comportamenti da considerarsi irrazionali. Il positivismo dell’Ottocento
11
16
Heidegger definisce in questo modo le emozioni, considerandole come strumento in
grado di porre l’uomo di fronte alla totalità dell’essere. Secondo l’autore, infatti, l’uomo
è costantemente immerso in una data situazione emotiva. L’uomo esiste poiché esiste
emotivamente.
17
COTRUFO T., BARES U., Il cervello e le emozioni, sentire, pensare, decidere,
Milano, Hachette, 2018, pag. 71.
18
BARONE L., Le emozioni nello sviluppo, percorsi tipici e atipici, Roma, Carrocci
editore, 2021, pag. 17.
rivaluta le emozioni considerandole coscienza di eventi fisiologici. Con
la fenomenologia del Novecento le emozioni acquisiscono il carattere di
“sentimenti ontologici”
( 16)
. S olo nell’ultimo secolo le emozioni perdono
definitivamente la proprietà irrazionale e divengono fulcro di studi e teorie
scientifiche, in particolare grazie alla spinta psicoanalitica da una parte
e quella neuroscientifico-cognitiva dall’altra.
Dopo la breve digressione storica appena realizzata, possiamo
soffermarci a esaminare che cosa si intende oggi per emozione, quali
sono le teorie ritenute maggiormente valide e quali sono gli sviluppi
strutturali derivati dalle neuroscienze. Non dimenticandoci che “una delle
applicazioni prioritarie dello studio del cervello è contribuire, non soltanto
alla comprensione della nostra vita emotiva, ma anche a migliorare i
comportamenti che nascono dalle emozioni”
( 17)
. A ttualmente la
considerazione di emozione e razionalità come due componenti
nettamente separate è stata ampiamente superata. La ricerca scientifica
ha prodotto numerose evidenze in relazione all’influenza che le emozioni
esercitano sui diversi processi cognitivi. Ma come si è passati da una
visione filosofica delle emozioni all’indagine sistematica del fenomeno
emotivo? “Le attuali spiegazioni del fenomeno emotivo sviluppano sul
piano scientifico una domanda antica, espressa da W illiam James nel
1884 in W hat Is an E motion ? Questa domanda segna di fatto l’inizio di
un’indagine scientifica e sistematica sul fenomeno emotivo”
( 18)
.
Le teorie e i modelli che tentano una spiegazione dello struttural-
funzionalismo delle emozioni sono molteplici. Ognuna di queste è
fondamentale nel porre l’attenzione su differenti aspetti costituenti il
12
19
La teoria di Cannon-Bard, in antitesi a James-Lange, sostiene la possibilità che
l’esperienza emotiva possa verificarsi indipendentemente dalla risposta somatica.
20
Un’altra suddivisione delle emozioni vede contrapposte la teoria innatistica,
attribuibile proprio a Darwin, a quella anti-innatistica.
21
BARONE L., Le emozioni nello sviluppo, percorsi tipici e atipici, Roma, Carrocci
editore, 2021, pag. 20.
funzionamento emotivo, essendo che hanno contribuito allo stato
dell’arte della ricerca attuale sulle emozioni. Questo è uno dei principali
motivi per cui è indispensabile delineare, anche se sinteticamente, una
cornice teorico-metodologica.
Come descritto in precedenza, le prime inferenze circa la natura adattivo-
evolutiva delle emozioni sono ascrivibili a Charles Darwin.
S uccessivamente, ha avuto una notevole importanza il contributo di
W illiam James e Carl Lange, che postularono la ormai celebre teoria
periferica di James-lange. Questa teoria considera le emozioni, come
percezione di una risposta a seguito di cambiamenti fisiologici.
L’attivazione fisiologica sarebbe il parametro indispensabile al fine della
percezione soggettiva delle emozioni
( 19)
. Le intuizioni di questi ed altri
autori, costituiscono la base per la teoria differenziale delle emozioni.
La teoria differenziale evidenzia la presenza di emozioni di base. Le
emozioni sono da considerarsi come stati distinti discreti e innati
( 20)
.
Ciascuna di queste, sarebbe funzionale nell’organizzazione di specifici
processi cognitivi. Inoltre, ogni emozione corrisponde ad una
espressione facciale, presente fin dalla nascita, che ha la funzione di
facilitatore sociale. Infine, ad ogni emozione si assocerebbero stati
d’attivazione fisiologica e intensità divergenti. “La teoria differenziale
offre una prospettiva sull’emozione che tiene insieme i suoi aspetti innati,
biologicamente fondati e universali”
( 21)
.
Contrariamente alla teoria differenziale, le teorie funzionaliste, spostano
il focus di ricerca alla finalità delle emozioni (a cosa servono?). S econdo
questa prospettiva, le emozioni sono da considerarsi come processi
13
22
Si fa riferimento all’esperimento del 1962, in cui i due autori indagarono
l’identificazione di divergenti stati emotivi, somministrando una dose di adrenalina ai
diversi gruppi di soggetti. Questo studio ebbe una rilevanza notevole poiché
evidenziava l’importanza della valutazione cognitiva nel riconoscimento delle emozioni,
contribuendo a supportare pragmaticamente la “teoria dei due fattori”.
dinamici, non sempre consapevoli, orientati a scopi di natura adattiva.
Quest’ultimi, sono la base per lo sviluppo emotivo tipico.
Le teorie cognitive (o teorie dell’ appraisal ) sottolineano l’interdipendenza
diretta che intercorre tra processi cognitivi ed emozione. Questa
prospettiva deriva dall’introduzione di due filoni teorici principali. In
primis , l’introduzione del concetto di appraisal imputabile ad A rnold e
Lazarus. In secundis , i contributi derivanti dagli esperimenti di S chachter
e S inger
( 22)
. Questo orientamento teorico sottolinea l’importanza della
percezione e della valutazione cognitiva dell’emozione. Lo stesso stimolo
eliciterà un vissuto emotivo diverso, in relazione alla differente
valutazione soggettiva dell’individuo. È evidente come, la variabilità
dell’attribuzione di significato agli eventi (emotigeni) sia un aspetto
cruciale nell’abilità di regolazione emotiva, dato che l’intensità e la
tipologia di emozione provata sono strettamente interconnesse al
significato soggettivo dell’evento.
Inoltre, il significato dell’evento è mediato anche dal contesto socio-
culturale di appartenenza. Questa osservazione pone le basi per le teorie
socioculturali delle emozioni che attenzionano l’influenza delle pratiche
culturali condivise nella costruzione simbolica del significato emotivo.
S econdo questo filone teorico, è necessario considerare l’unicità socio-
contestuale del soggetto per avere una comprensione migliore della
valutazione emotiva.
Come analizzato nei capitoli precedenti (vedi Cap. I), le neuroscienze, in
particolare la branca delle neuroscienze affettive, hanno contribuito
notevolmente alla comprensione emotiva, interessandosi allo studio dei
meccanismi neurali alla base del fenomeno emotivo. Questo approccio
14
23
PENNER AE, STODDARD J. Clinical Affective Neuroscience. Child & Adolescent
Psychiatry. 2018, pag. 906-908.
24
PANKSEPP J., Textbook of Biological Psychiatry, New Jersey, 2004, pag. 33.
25
BARONE L., Le emozioni nello sviluppo, percorsi tipici e atipici, Roma, Carrocci
editore, 2021, pag. 38.
adotta una prospettiva evoluzionistica, utilizzando un ottica
interdisciplinare che integra i contributi di varie discipline: filosofia,
psichiatria, neurologia, psicologia e sociobiologia. “Le neuroscienze
affettive sono un campo giovane e promettente potenzialmente utile per
comprendere la base di molti tipi di psicopatologia. Descrive l' indagine
scientifica della base neurale dell' affetto, dell' emozione e dei sentimenti.
Come ha fatto per altri processi dedotti, come la memoria e il linguaggio,
le neuroscienze dovrebbero far sì che le scoperte possano portare a
nuove terapie mirate per i problemi emotivi”
( 23)
. P anksepp fu il primo a
proporre la terminologia di ‘ affective neuroscience ’ per indicare questa
particolare branca di studi. In particolare, l’autore descrive come “nelle
regioni sottocorticali del cervello, esista una varietà di circuiti
geneticamente prescritti che mediano i comportamenti emotivi di base.
Ci sono molte ragioni che portano a credere che varie esperienze
affettive di base dipendano dall’attività di tali sistemi neurali”
( 24)
. Questi
circuiti neurali vengono indicati come sistemi operativi emotivi. T ali
considerazioni portano a considerare le aree del cervello più antiche, in
termini evoluzionistici, come luogo di origine delle esperienze emotive. Il
substrato sottocorticale in analisi sarebbe responsabile nel generare
comportamenti automatici funzionali (adattivi per l’individuo).
Infine, il modello di S roufe, che considera le emozioni come “dinamiche
in grado di auto-organizzarsi lungo un continuum evolutivo che passa da
stati qualitativi diversi”
( 25)
.
Questa digressione storico-teorico-metodologica, sottolinea l’esigenza
di considerare la pluricomponenzialità delle emozioni al fine di descrivere
i meccanismi neurobiologici del fenomeno emotivo.