INTRODUZIONE
Cosa sta succedendo nel mondo? Globalizzazione, territorializzazione si può pensare ad
una loro connessione? Locale e globale possono convivere? È importante difendere e
salvaguardare le proprie specificità ma è altrettanto importante capire che cosa sta
avvenendo fuori, al di là della nostra identità. Capire cosa questo significa, vuol dire
entrare in quella dimensione che oggi viene definita “relazione”; cioè la grande sfida del
futuro, che non è soltanto difendere le identità, ma entrare in relazione con il mondo. È
forse questo un lusso? Sì. Il lusso del futuro è riuscire ad essere ascoltati ed ascoltare:
l’ascolto è qualcosa che va oltre le variabili economiche classiche perché, oggi, per le
persone la qualità della vita, l’arte del vivere, non è legata solo alla disponibilità
economica, ma alla capacità di avere tempo per le relazioni. Relazioni che sono una
peculiarità di tutti i sistemi sostenibili in quanto operano in un insieme cooperativo e
coevolutivo, un processo dove niente e nessuno sovrasta l’altro, dove diversità e
reciprocità sono interrelati. La sostenibilità e la diversità sono ecologicamente legate,
perché la diversità crea una molteplicità d’interazioni in grado di sanare il disagio
ecologico in ogni parte del sistema. Ma fino a che punto l’essere umano e la tecnologia
da quest’ultimo introdotta possono intervenire nell’assetto biologico della natura, anche
in nome di un certo “miglioramento”?
L’essere umano con la sua tracotanza crede di poter o dover intervenire nel complesso
processo evolutivo dove la natura già è maestra. Accettare la diversità ma ancor meglio
includerla in ogni sua forma migliorerebbe il rapporto: uomo-ambiente-natura. Un
rapporto che non deve essere analizzato nelle sue parti culturali, sociali e ambientali,
bensì considerato nella sua olistica reciprocità. Sviluppo e sistemi biologici non sono
processi dicotomici, solo l’uomo è riuscito a renderli tali, così come è riuscito a
corrompere la loro mutualità.
Gandhi con la metafora del “filatoio” ha sfidato tali concetti. Sostenibilità e diversità
devono entrare nella mente degli uomini non come nemiche da eliminare, ma come
“fini” da raggiungere e rispettare. L’uomo non è al di fuori dal mondo e dalla sua realtà,
è un suo abitante, e come altre specie ha il dovere e l’onere di rispettarlo.
Puntare su una agricoltura sostenibile può essere il primo passo verso una “sostenibilità
umana”, tuttora un utopia. Il fatto però che l’uomo si faccia domande inerenti alla
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sostenibilità, fa presumere che essa non sia solo un concetto su cui basta riflettere, bensì
un qualcosa di concreto da realizzare.
Verso una sostenibilità che si manifesti in azioni multidisciplinari, non isolate o interne
a certe tematiche modaiole; compenetrare con ciò che ci circonda, appropriarci di uno
sguardo attento e profondo, valorizzare la nostra intelligenza emotiva ci porterà
sicuramente “verso quell’ecologia della mente” tanto ricercata e studiata da Gregory
Bateson
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. Una mente aperta, progettuale, dove l’interazione uomo-ambiente è
considerata l’unico modo per avvicinarci al significato più vero della vita stessa.
1. DAL “GENIUS LOCI” ALLE RETI
La relazione con il territorio è sicuramente una variabile che sta emergendo con grande
forza al giorno d’oggi. Gli antichi romani la definivano il “genius loci”; secondo
un’antica credenza ogni essere “indipendente” ha il suo genius, il suo spirito guardiano.
Questo spirito dà vita a popoli e luoghi e determina il loro carattere o essenza.
Ecco perché “lo spirito del luogo” acquista dunque un carattere identitario, relazionale,
storico; pertanto uno spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico
sarà un “non luogo”.
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.
I “non luoghi” delineano una città invisibile in cui è forse vano cercare la declinazione
dell’abitare e delle sue relazioni originarie con la corporità e il senso di sicurezza.
Spazi in cui gli individui si incrociano senza entrare in relazione, dove individualità
solitarie sono di passaggio, dove il “qui e ora” vengono enfatizzati.
Le persone transitano nei “non luoghi” ma nessuno ci abita, perché in essi non si
riconoscono.
Il luogo è principio di senso per coloro che l’abitano, ogni corpo occupa il suo luogo,
nascere, significa nascere in un luogo, essere assegnato ad una residenza.
Il che significa, che in uno stesso luogo possono coesistere elementi distinti e singoli,
certo, ma di cui non si possono negare né le relazioni reciproche né le identità
condivise.
1
Gregory Bateson Verso un’ecologia della mente. Adelphi 1977
2
M. Augé, Non luoghi: introduzione ad una antropologia della surmodernità, Elèutera, 1993
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Coniugando identità e relazioni il luogo diventa “ luogo della memoria”(Nora 1984);
entrano così in gioco profonde dimensioni di significato, simboliche, valoriali, culturali
e identitarie.
Dimensioni che ci permettono di entrare in quello che Hillman (2004) definisce
“l’anima del luogo” affermando che ogni luogo “parla di sé” e che sia quindi di
fondamentale importanza mettersi in ascolto per ritrovarne “l’intima essenza”.
Lo“spirito del luogo” viene riconosciuto dagli antichi come un’entità con cui scendere a
patti per ottenere la possibilità di abitare un territorio. La conoscenza dei luoghi non può
essere ridotta al riconoscimento di mere relazioni spaziali: lo spazio è un fenomeno
“totale”, comprende una dimensione esistenziale, mnestica, simbolica
3
. La natura del
luogo sembra quindi assumere un significato fondamentale nella comprensione del
comportamento umano. In questo modo, l’identità personale si accompagna all’identità
del luogo instaurando una stretta connessione tra il mondo interno e lo spazio esterno.
Questa connessione indissolubile tra la persona e l’ambiente, fisico e sociale, richiama
alla mente la suggestione di Hans Gadamer relativa alla sua definizione di salute, dove
questa “(…) non è precisamente un sentirsi, ma è un esserci, un essere nel mondo, un
essere insieme agli altri umani ed essere occupati attivamente e gioiosamente dai
compiti particolari della vita”.(Gadamer, 1993, tr. it p.122).
L’analisi del ruolo giocato dalle dimensioni ambientali sulla salute e sul benessere degli
individui, permette di orientare l’attuazione verso la promozione della possibilità della
persona di muoversi all’interno di un contesto ambientale coerente e intellegibile, in cui
si senta membro attivo e partecipe di uno scambio relazionale e in cui possa sviluppare
un senso di fiducia in se stesso e nella società.
Entro questa prospettiva, una dimensione da esplorare è certamente quella della
relazione, ad esempio, nella progettazione interdisciplinare, tra le dimensioni
dell’abitare e le dimensioni della salute. Una progettazione processuale che richiede una
interazione molto significativa con le persone che dovranno “abitare” il manufatto che
intendono costruire. In questo filone di pensiero stanno convergendo in modo
conciliante quelle che oggigiorno vengono definite le 4P: “persone, pensieri, progetti e
posti” come luoghi del territorio; e le 6R: “rilevanza, risonanza, rispetto, responsabilità,
reciprocità e il riconoscimento” valori che in assoluto segnano il conoscere e il
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C. Norberg- Schulz Genius loci Paesaggio Ambiente Architettura, Mondadori, 2009
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riconoscere.
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Rilevanza, attraverso cui capire l’unicità, la tipicità, e capire perché siamo
diversi dagli altri; capire la diversità nella sua unicità significa entrare nella dimensione
di universalità. Risonanti nel costruire quel circolo virtuoso che solo la relazione
interpersonale può creare, la credibilità di un fenomeno passa sempre attraverso le
persone, un canale privilegiato dove passione e fiducia interpersonale agiscono. Entrare
nella “rete” non come network bensì come “ worknet” dove prima viene il progetto,
cioè quei valori che si vogliono trasferire, poi c’è la rete, strumento che permette di
farlo. In questo senso rilevanza e risonanza sono fondamentali, però non bastano, perché
il rispetto e la responsabilità sono due corollari essenziali, due variabili di controllo
decisive, importanti a tal punto da influire sulla riuscita del progetto. È inevitabile a
questo punto inserire le ultime due variabili: reciprocità come condivisione, cioè la
capacità di fare rete, nell’agire sociale proiettato nel futuro, questa è un’apertura
mentale e culturale che va colta e compresa; il riconoscimento non solo come valore di
visibilità, bensì come credibilità e legittimità. Un modo nuovo, ermeneutico, di
interpretare lo “spirito del luogo”? Saper leggere il contesto, magari in modo evolutivo
e complesso è l’unico modo che permette di rilanciarlo nel futuro e di garantire così la
sopravvivenza.
2. VIVERE IL TERRITORIO tra tradizione e modernità:
agricoltura ed ecologia
Nei gesti quotidiani, particolarmente in quelli definiti “abitudini” si decide in gran parte
l’indirizzo del futuro, anche nel più semplice dei gesti come quello del mangiare, che è
prima di tutto “un atto agricolo” si determina in modo sostanziale il futuro di un
territorio e della sua economia agricola. L’abitudine, nella sua fattispecie, sarebbe la
principale minaccia al rispetto della diversità, la scomparsa della diversità è letale per
ogni forma di alternativa. Tutto viene giustificato da una “mancanza di alternative”, solo
perché le alternative offerte non vengono prese in considerazione: farlo, richiederebbe
un diverso contesto, caratterizzato dalla diversità. Passare alla diversità come modo di
pensare e come contesto in cui agire, libera una molteplicità di scelte, questa possibilità
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Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Lecco Atti del forum, Agricoltura, Rintracciabilità
delle produzioni, Tradizione e “Genius Loci”, 2005
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