Michele Aglio
9
Il sesto capitolo riguarda l'analisi della domanda, cioè dei consumatori del
prodotto e dei prodotti dell'aglio, includendo un vasto panorama di soggetti
comunicanti. Il settimo capitolo si occupa di alcune aziende che hanno
incluso l'aglio nel proprio portafoglio prodotti e conclude con due esempi
americani. Si tratta del logico seguito del precedente capitolo.
Con l'ottavo capitolo inizia l'analisi del mercato "a monte" dell'aglio. Esso
analizza la produzione agricola nel mondo ed in Italia, mentre il nono
elenca le tecniche di coltivazione. Col decimo si entra nel vivo della
produzione locale, essendo relativo principalmente all'attività agricola nel
piacentino, ma anche a quella nel polesano. Questa parte vuole descrivere
le problematiche di marketing di un prodotto diventato per forza di cose
"tipico".
L'undicesimo capitolo, ideologico seguito del precedente, è più strettamente
legato all'attività sociale della comunicazione. Si analizza il rapporto fra il
comune e la comunità di Monticelli d'Ongina e l'aglio, traendone
conclusioni squisitamente comunicative.
I ringraziamenti
Esprimo il mio più sentito ringraziamento alle persone che mi hanno
aiutato nella ricerca di informazioni attorno ad un frutto della terra ricco di
storia, di lavoro e di rispetto:
• Rag. Emilio Priori,
Pro Loco Muntzei
che mi ha introdotto nel mondo dell'aglio in quel di Monticelli
d'Ongina, che mi ha indicato i percorsi migliori e che mi ha
permesso di conoscere le sorprendenti e misteriose sfaccettature
di un bulbo magico e di una terra orgogliosa.
• Dott. Bruno Chiusa
Consorzio Fitosanitario Provinciale – Piacenza
e
• Dott. Claudio Salotti
Associazione Interprovinciale Produttori Ortofrutticoli Piacenza
che con la loro piena disponibilità e pazienza, mi hanno permesso
di conoscere gli aspetti tecnici, sanitari e produttivi dell'aglio
piacentino e le problematiche sul futuro.
Aglio, fra comunicazione e marketing
10
• Prof. Graziella Ginepreti
Docente di Scienze Naturali – S.M.I. "M.G. Vida" Monticelli
con la quale, impegnata anch'ella in una ricerca didattica, è nato
un gemellaggio all'insegna dell'aglio, che mi ha consentito di
essere anche professore per un giorno presso la simpatica classe II
A t.p.
Per la loro disponibilità:
• Le C.C.I.A.A. di Piacenza e Cremona
• Le Aziende, le Farmacie, le Erboristerie intervistate
E tutti coloro che mi hanno sostenuto nella formazione didattica e mi
hanno incoraggiato …
In particolare Maria Petroni e la mia famiglia…
…non solo per il significativo cognome che porto
11
CAPITOLO 1
Aglio, perché l'aglio "fa bene"
SOMMARIO
1.1 Introduzione all'allium sativum
1.2 Note storiche
1.3 Note agricole
1.4 Note farmacologiche e/o erboristiche
1.5 Note sul consumatore
1.6 Note gastronomiche
1.1 Introduzione all'allium sativum
L'aglio appartiene alla famiglia delle
liliacee o gigliacee, che comprende
piante perenni ortensi o da giardino,
dotate di rizomi
1
, tuberi
2
e bulbi
3
.
L'aglio è un'erbacea perenne e annua
nella cultura, coltivata fino a 1.500
metri d'altezza, fornita di un bulbo
sotterraneo (testa), suddiviso, al
termine della vegetazione, in 8, 10 o
12 spicchi (bulbilli), i quali sono
avvolti in tuniche secche. Esse sono
bianche, nell'aglio bianco o comune,
o rossastre, nell'aglio rosa.
Le foglie sono saldate a tubo ed inguaiano il fusto. Esse sono larghe 1 cm. e
vanno assottigliandosi verso l'estremità. I fiori, di colore bianco-rosato,
sono racchiusi, prima della fioritura, in una brattea, o spata, che avvolge
l'intera infiorescenza ad ombrella; essi possono ospitare minuscoli
"bulbilli", che, caduti a terra, originano altre piante, ovviando
all'insufficienza della riproduzione sessuale. La pianta, infatti, si riproduce
per mezzo dei bulbilli che vengono posti nel terreno a distanza di 10/20 cm.
l'uno dall'altro, all'inizio dell'autunno o alla fine della primavera. I bulbi si
raccolgono in estate, quando la porzione aerea della pianta è
1
Rizoma. Fusto sotterraneo simile alla radice, dalla quale si differenza per la presenza di gemme.
2
Tubero. Parte del fusto metamorfosata per tuberizzazione (ingrossamento), caratteristico della patata.
3
Bulbo. Germoglio sotterraneo di forma globosa più o meno ovata.
CLASSIFICAZIONE
Divisione Spermatophita
Subdivisione Angiospermae
Classe Monocotyledonae
Ordine Liliiflorae
Famiglia Liliaceae
Sottofamiglia Allioideae
Genere Allium
Specie Sativum
Aglio, fra comunicazione e marketing
12
completamente secca. Lasciati disidratare al sole, vengono conservati in
luoghi freschi ed asciutti.
1.2 Note storiche
Non si è ben sicuri sulla sua
origine. L'aglio veniva coltivato
già in tempi lontanissimi. Una
lapide della grande piramide di
Cheope riferisce che vennero
spesi ben 1.600 talenti d'argento per acquistare cipolle, agli e ravanelli per
sfamare gli operai addetti alla costruzione. Il Canto X dell'Odissea ricorda
l'aglio per le virtù protettive contro i filtri magici della maga Circe,
"terribile dea dall'umana parola". Essendo un prodotto tipico dei paesi
caldi, gli storici concordano nel localizzare la sua terra di origine in alcune
regioni della Siberia sud-occidentale e dell'India, dove crebbe e si
riprodusse spontaneamente. Nel bacino del Mediterraneo, dato il clima
favorevole, l'aglio si sarebbe ben naturalizzato. Infatti, il "magico" bulbo
era conosciuto anche dai Romani, che lo dedicarono a Marte, dio della
guerra e simbolo di potenza e virtù, pur considerandolo cibo della plebe.
Ubi allium, ibi Roma, era il detto dei contadini del Lazio. La parola aglio
deriva da alium, che, dal I sec. d.C., si trasformò in allium, le cui forme
volgari erano aleus, aleum o alius.
1.3 Note agricole
L'aglio predilige terreni sciolti, permeabili, ben drenati e poco calcarei,
climi caldi, temperati e non umidi, perché la formazione del bulbo inizia e
si completa solo se la temperatura è sufficientemente alta (almeno 10°-
15°).
Il suo sviluppo è influenzato dal fotoperiodo: sono, infatti, necessarie molte
ore di luce affinché i bulbi possano svilupparsi e giungere a completa
maturazione.
La moltiplicazione è effettuata per via vegetativa, moltiplicazione
agamica
4
, grazie alla quale da un lato è assicurata una grande stabilità alle
cultivar
5
, ma, dall'altro viene ristretto il campo delle stesse; infatti in Italia
la cultivar più diffusa è la "bianca comune" detta anche "bianca grossa
4
Agamia. Riproduzione asessuale, nell'etimologia "senza nozze". La riproduzione avviene (anche) per
clonazione. Il Bianco Piacentino, il Bianco Grosso Piemontese ed il Grosso Veneziano, cono cloni
dell'aglio bianco comune.
5
Cultivar. Deriva dall'inglese cultivated variety, vale a dire "varietà coltivata". In orticoltura, nome con
cui si indicano le varietà agrarie di piante coltivate.
ETIMOLOGIA
Allium, parola latina, deriverebbe dal
celtico all, che significa caldo e bruciante,
con evidente riferimento al sapore.
Sativum è la contrazione del latino
seminativum, che si può seminare.
Michele Aglio
13
comune" caratterizzata dal colore bianco-argento delle tuniche che
ricoprono il bulbo. Tale varietà agliacea " bianca comune" è tardiva, cioè il
momento di procedere alla raccolta cade nei mesi di maggio, giugno e
luglio, ed è proprio imputabile a tale consuetudine la totale assenza della
rilevazione dei prezzi nei suddetti mesi.
A livello previsionale, i fattori di natura accidentale o erratica (ad esempio
andamenti meteorologici inconsueti) ed i fattori stagionali rivestono un
ruolo determinante per il mercato dell'aglio. Basti pensare come un maggio
od un giugno piovosi incidano profondamente sui raccolti, sino a rovinarli
completamente, oppure, provocando incredibili rincari dei prezzi.
Una volta estirpate, le piante vengono fatte soggiacere sul terreno 2 o 3
giorni ad essiccare ed è facile comprendere come la pioggia ne rovinerebbe
la maturazione e l'essiccamento. L'aglio viene definitivamente immesso sul
mercato ridotto, nel peso, del 25/28% circa: solo una percentuale minima
(5%) del raccolto viene consumata fresca. Questa peculiarità, insieme alla
lunga permanenza nel terreno (5/8 mesi) richiesta dalle agliacee, può essere
una delle ragioni che hanno scoraggiato i produttori italiani, i quali hanno
preferito la coltivazione di prodotti meno impegnativi e a più rapida
rotazione.
Per compensare l'eccessiva occupazione del terreno si è cercato di
sviluppare una coltura di tipo intensivo. Il limite all'intensità produttiva in
presenza di un fattore fisso è imposto dalla ben nota legge economica dei
rendimenti decrescenti, che in questo caso specifico è insita nel rispetto
della distanza fra i bulbi, necessaria allo sviluppo della pianta.
1.4 Note farmacologiche e/o erboristiche
Le cellule intatte dell'aglio contengono l'alliina, amminoacido inodore. Per
azione dell'enzima alliinasi, che si libera con la rottura del bulbo, l'alliina si
trasforma in allicina, composto fortemente odorato, irritante ed instabile.
L'aglio è composto dal 61.3% d'acqua e 100 g. della liliacea contengono
30.8 g. di carboidrati, 6.2 g. di proteine e 0.2 g. di grassi. Un altro elemento
importante è l'olio essenziale, presente nello 0.2%, contenente composti
solforati, fra cui l'alliina. Le riconosciute proprietà terapeutiche dell'aglio
sono dovute a potassio, fosforo, calcio, sodio, ferro, zinco, zolfo e
germanio.
L'aglio possiede una serie ragguardevole d'azioni farmacologiche.
Possiamo citare quella ipocolesterolemica, antistress, antisettica,
ipotensiva, tonica, epatoprotettiva, neuroprotettiva e antitumorale.
Aglio, fra comunicazione e marketing
14
La moderna fitoterapia
6
consiglia l'aglio preferibilmente per le malattie
cardiovascolari, poiché è stata riconosciuta la sua capacità di diminuire
drasticamente i valori pressori, di migliorare la circolazione centrale e
quella periferica del sangue e contrastare l'insorgenza dell'arteriosclerosi.
L'aglio migliore è quello di piccole dimensioni, che, a parità di peso, ha il
doppio dei principi attivi di quello a misura standard. Le controindicazioni
sono rivolte ai soggetti affetti da stati ulcerosi gastrici e duodenali.
1.5 Note sul consumatore
Il modo migliore per giovarsi delle proprietà medicamentose dell'aglio è
quello di consumarlo crudo. I consigli che vengono forniti da medici e dalle
pubblicazioni di natura salutista, illustrano la modalità d'assunzione
ottimale per non incorrere nel "grande pericolo": minare le relazioni sociali.
È risaputo che l'aglio rende sgradevole l'alito e scoraggia le persone dal
cercare contatto con i consumatori. L'aspetto esteriore, infatti, è il biglietto
da visita di ogni persona e l'alito pesante è una controindicazione per coloro
che intendono "fare una bell'impressione". Moltissime risorse vengono
spese nella cura del proprio corpo e innumerevoli sono i prodotti "salva
alito". Nel caso dell'aglio, essi non hanno alcuna possibilità di successo.
Dunque, i consumatori d'aglio si suddividono in coloro che o lo gradiscono
o lo disprezzano. In ogni caso, prima del consumo, vi è sempre una certa
diffidenza, che deve essere allontanata attraverso un convincimento
autorevole. Entrano in gioco, allora, i cosiddetti influenzatori
7
: farmacisti,
erboristi, medici di base, fruttivendoli e la vastissima publicity
8
che
riguarda la pianta. Anche in questo caratteristico ambito comunicativo,
noto una netta dicotomia fra glorificatori e deploratori.
Occorre chiarire che il prodotto "aglio" è pressoché lo stesso in ogni sua
versione. Fra l'aglio dell'erborista e l'aglio del farmacista o fra quello del
fruttivendolo e quello dell'orto di casa, la differenza è irrilevante.
Tale diversificazione è il consueto artificio commerciale, che risponde alla
domanda: cosa vuole il consumatore? Allora, la "signora Maria Rossi" si
recherà in farmacia ad acquistare il medicinale "aglio", in erboristeria, se
preferisce l'erba medicamentosa "aglio", oppure nell'orto di casa, poiché
predilige la pianta "aglio".
6
Fitoterapia. Settore della farmacoterapia, che si occupa dell'impiego, a scopo curativo, delle piante
medicinali e delle preparazioni che da esse si ricavano (infusi, decotti, estratti).
7
Influenzatori. Neologismo economico. Coloro che intervengono nel processo d'acquisto, influenzando,
guidando, indirizzando le scelte del consumatore.
8
Publicity. Termine inglese intraducibile. Si tratta di ogni forma di comunicazione in cui si "rende
pubblico, noto qualcosa". Essa non è pagata e non è programmata dalle aziende (in inglese advertising).
Michele Aglio
15
1.6 Note gastronomiche
"Mettete nell'olio, l'aglio tagliato a piccoli pezzi e fatelo soffriggere, mentre
la cottura degli spaghetti è giunta a buon punto, badando che imbiondisca,
ma non si scurisca. Tagliuzzate finemente il prezzemolo. Scolate gli
spaghetti al dente e versatevi sopra l'olio con l'aglio ben caldo. Unite il
prezzemolo tritato e servite ben caldo". Si tratta di una delle tante ricette in
cui l'aglio e il suo inconfondibile aroma sono protagonisti ed è tratta da "Il
carabiniere", segno tangibile della diffusione senza frontiere sociali. L'aglio
è un condimento dell'uomo!
Si stima che il 30% circa dei "piatti" e delle loro varianti lo includa come
ingrediente necessario. Bisogna dire che l'aglio, a differenza della cipolla,
p.e., non ha un suo primo piatto (come la zuppa di cipolle), ma ha dalla sua
solo l'impiego esclusivo in qualche salsa.
16
CAPITOLO 2
La storia, una publicity millenaria
SOMMARIO
2.1 Introduzione
2.2 L'aglio nasce nel 2300 a.C.
2.3 Birra, pane e aglio alla sumera
2.4 Faraoni, filosofi e gladiatori
2.5 Aglio e zolfo
2.6 L'aglio nella cucina ebraica tradizionale
2.7 Che fare per combattere il temuto "ukhedu"
2.8 Gli antidolorifici nella medicina ippocratica
2.9 I legionari romani e Plinio il Vecchio
2.10 Galeno e i gladiatori
2.11 Claudio, Agrippina e … Nerone
2.12 Una difesa contro vampiri, demoni e malattie
2.13 Re Salomone saggio erborista
2.14 Il più celebre trattato di erboristeria del mondo
2.14.1 Un antidoto contro i morsi
2.14.2 Cure naturali contro le ustioni
2.15 L'aceto dei quattro ladri
2.1 Introduzione
La storia degli uomini, della natura e delle cose è portatrice di molteplici
sentimenti e significati. La storia dell'aglio si perde nei secoli dei secoli e ci
conduce attraverso eventi e leggende, che alimentano quella che ho definito
publicity millenaria.
Non è quantificabile la portata economica di significazioni storiche, ma è
certo che ai consumatori piacerebbe e piace "mangiare un pezzo
d'antichità". Il consumo e la digestione non sono solo aspetti umani
fisiologici. Proust ha dipinto egregiamente i sentimenti della "sua"
Madelein. E che dire di un adagio buddista, che ammonisce: "Quando
mangi qualcosa, non ignorare che mangi anche te stesso".
I consumatori più esigenti e culturalmente vivaci sono attratti da questi
aspetti curiosi di un prodotto. P.e., quando si produce un film, si studia la
filmografia del backstage, una specie di metafilm… Nelle pubblicazioni
editoriali ogni articolo sull'aglio accoglie una spruzzata di storia e di
leggenda, e questo capitolo non vuol esserne altro che un'antologia.
Michele Aglio
17
2.2 L'aglio "nasce" nel 2300 a.C.
Fu nella terra dei sumeri, verso il 2300 a.C., che l'aglio assunse per la prima
volta nella storia un ruolo di rilievo. Secondo gli studiosi, all'epoca dei
primi insediamenti l'intera regione doveva apparire come una vastissima
successione di paludi e acquitrini insalubri. Per rendere tollerabili le
condizioni di vita occorreva costruire un esteso ed elaborato sistema di
drenaggio. Molti documenti dei sovrani di Lagash (Iraq meridionale), così
come altri portati alla luce più tardi da archeologi tedeschi che scavarono a
sud degli antichi siti di Babilonia e Nippur, dimostrano che l'aglio veniva
usato ampiamente ai tempi di Nimrod nei seguenti casi:
1. Come infuso contro la febbre. Dell'aglio tagliato a pezzi era lasciato a bagno per circa
mezz'ora nell'acqua bollente in un recipiente d'argilla dotato di coperchio.
2. Come decotto per i disturbi intestinali. In questi casi l'aglio tagliato a pezzi era messo
a bollire a fuoco medio in una pentola d'argilla. Ad un certo punto (non è specificato
quando) si aggiungevano alcuni pezzi di mirra indurita, poi si copriva il recipiente e si
lasciava sobbollire la mistura ancora per un po' di tempo.
3. Come impacco per gonfiori dolorosi. Dopo aver preparato un infuso o un decotto, si
immergeva nel liquido un pezzo di stoffa, e lo si applicava sulla parte dolorante alla
temperatura più alta che il paziente potesse sopportare senza bruciare la pelle.
4. Come linimento per contratture muscolari o lesioni dei legamenti. Alcuni tipi non
specificati di grasso animale venivano impiegati per far bollire insieme spicchi d'aglio e
foglie di eucalipto. Dopo che il tutto si era raffreddato e solidificato, veniva strofinato
sul corpo per eliminare la rigidezza e l'indolenzimento.
5. Come tintura contro i parassiti intestinali e come sostituto del linimento. L'aglio
veniva lasciato macerare nella birra per tutto un ciclo lunare e veniva poi ingerito a dosi
regolari per liberarsi dai vermi, oppure veniva strofinato sulla pelle per i dolori più
comuni.
6. Come tonico generico per sentirsi in forma. Fatto più o meno come le attuali tinture,
il tonico all'aglio era usato per rafforzare il cuore, favorire la digestione e aumentare il
coraggio dei soldati.
2.3 Birra, pane e aglio alla sumera
La birra è un'invenzione dei sumeri. Da quello che gli storici hanno potuto
stabilire, questa bevanda rivestiva un ruolo importante nella società sumera
e veniva consumata da uomini e donne di tutte le classi sociali. Nei
dizionari sumerici e accadici attualmente disponibili, il termine
corrispondente a birra compare in contesti relativi alla medicina, ai rituali e
ai miti. Locali pubblici che servivano birra comune, o profumata alla rosa e
all'incenso, birra addolcita con il miele o birra all'aglio sono citati nel
codice di Hammurabi del XVIII secolo a.C. L'Inno a Ninkasi, documento
che risale al 1800 a.C. circa, canta le lodi della dea sumera della
Aglio, fra comunicazione e marketing
18
fermentazione. All'interno è contenuta un’antica ricetta per fare la birra. I
traduttori fecero una scoperta interessante: i sumeri usavano l'orzo per
produrre sia la birra sia il pane. Quando fu composto l'Inno a Ninkasi, la
birra si faceva usando il pane. Ma il bappir, il pane sumero, poteva
conservarsi per lunghi periodi senza guastarsi e rappresentava dunque una
risorsa da immagazzinare. Si capì anche, esaminando varie annotazioni sul
bappir e la birra presenti nei dizionari sumerici e accadici disponibili, che il
bappir veniva consumato solo durante periodi di carestia. In sostanza fare il
pane era un modo semplice e pratico di immagazzinare le materie prime da
cui ricavare la birra.
All'interno del pionieristico lavoro di Hrozny sull'argomento, Il frumento e
i Babilonesi (1914), dove vengono identificate nei particolari oltre
venticinque qualità sumere di birra. Non è chiaro in che maniera fosse
utilizzato l'aglio nella panificazione e nella preparazione delle varie birre
consumate per curare il mal di stomaco, la diarrea, il meteorismo, i bruciori
di stomaco e i disturbi di fegato. È possibile che alcune di queste birre
primitive venissero usate dai medici per disinfettare le ferite riportate dai
soldati in battaglia.
Questo è quanto conosciamo dei primi usi dell'aglio da parte dei sumeri.
Tali usi avevano chiare finalità terapeutiche: per combattere le
infiammazioni, fermare le infezioni, eliminare i parassiti e ristabilire la
vitalità dell'organismo. Da una prospettiva storica si può probabilmente
affermare che i sumeri e più tardi i romani inventarono non solo la birra
all’aglio, ma anche il pane all’aglio che l’accompagnava!
Furono però gli egizi, i greci ed i romani a utilizzare su larga scala questa
pianta meravigliosa.
2.4 Faraoni, filosofi e gladiatori
In molti imperi del mondo antico, ormai caduti nell'oblio o ridotti a
un'ombra della loro passata grandezza, l'aglio era considerato una delle
erbe più importanti per nutrire e curare il corpo umano. Gli egizi, gli ebrei,
i greci e i romani mangiavano, bevevano e usavano questa pianta in
svariati modi.
Il principale trattato sull'antica medicina egizia - un'opera in dieci volumi di
H. Grapow intitolata Fondamenti della medicina dell'antico Egitto (1954-
62) - racconta che un certo Hesy Re, capo dei dentisti e dei medici dei
faraoni della Terza dinastia (2650-2570 a.C.), otturava le carie con aglio
pestato. A quei tempi, piuttosto che cavare i denti guasti, si usava
preservarli, per marci che fossero. Il metodo di Re consisteva nel pestare
uno spicchio di aglio sbucciato in un mortaio di pietra, spalmare del miele
Michele Aglio
19
selvatico sulla poltiglia ormai macerata e quindi applicarla direttamente sul
dente malato. Il miele aiutava l'aglio a aderire.
Gli egizi davano agli schiavi ebrei grandi quantità d'aglio per combattere le
epidemie, che sarebbero potute facilmente scoppiare in mezzo a tanta gente
ammassata in uno spazio ristretto. Anche nell'antico Israele, l'aglio era
abbondantemente utilizzato sia per cucinare, sia come rimedio curativo.
Nella Grecia classica, medici e filosofi vivevano e lavoravano a fianco a
fianco. Ippocrate (460-377 a.C.) esercitava la medicina, mentre Socrate
(469-399 a.C.), Platone (427347 a.C.) e Aristotele (circa 384-322 a.C.)
discutevano sui principi etici di questa scienza e su altri temi legati alla vita
in generale. Il medico, iatrós, esprimeva una diagnosi a partire da sintomi
diversi e li descriveva con termini che fanno ancora parte dell'odierno
linguaggio medico: reumatismi, asma, tetano, dissenteria, infezioni,
pleurite, ipocondria e così via.
Omero, il grande poeta epico attivo nel IX secolo a.C., è uno tra i più
antichi e autorevoli testimoni della medicina greca. Solo nell'Iliade
vengono menzionate 147 tipi diversi di ferite e lesioni, il che ci fa
presumere che i medici del tempo avessero acquisito una notevole perizia
chirurgica e terapeutica. Aglio pestato, bollito e inzuppato nel vino veniva
spesso usato insieme con altri rimedi per impedire il diffondersi delle
infezioni e per accelerare la guarigione.
I romani facevano largo consumo d'aglio, utilizzandolo nei modi più
svariati. I legionari lo mangiavano per ritemprarsi, mentre i gladiatori ne
masticavano spicchi interi per resistere ai combattimenti. Alcuni patrizi
bevevano un misto d'aglio e vino come antidoto contro gli avvelenamenti.
Medici, tra cui Galeno, lo utilizzavano spesso durante gli interventi
chirurgici come disinfettante.
Molte di queste scoperte sono rimaste sepolte per decenni in opere ormai
dimenticate riguardanti i grandi imperi del passato. Una rapida ricognizione
nel passato mostrerà come culture simili alla nostra, sotto molti aspetti,
fecero affidamento su un'erba dall'odore acuto e dalle sorprendenti virtù.
2.5 Aglio e zolfo
L'aglio è ricco di zolfo. Scriveva Erodoto: «Sulla piramide c'era
un'iscrizione in caratteri egizi che registrava la quantità di ravanelli, cipolle
e aglio consumata dagli schiavi che la costruirono. Ricordo perfettamente
che, secondo l'interprete che me la tradusse, la spesa era stata di 1600 sicli
d'argento». Con il potere d'acquisto attuale, si tratta di circa 30 milioni di
dollari, un investimento davvero notevole!
Aglio, fra comunicazione e marketing
20
Una prova del fatto che questi cibi ricchi di zolfo occupassero una
posizione di rilievo nell'alimentazione degli ebrei, si trova nell'Antico
Testamento, e precisamente in uno dei libri del Pentateuco (Numeri, 11,5).
I figli di Israele si trovavano nel deserto con Mosè e, davanti alla
prospettiva di soffrire la fame per mancanza di cibo adeguato, così si
lamentavano: « Ci sovviene il pesce che mangiavamo in Egitto
gratuitamente, i cocomeri, i meloni, i porri, le cipolle, gli agli; ma ora il
nostro spirito deperisce, non c'è più niente, soltanto la manna vedono i
nostri occhi ».
Ci si può rendere conto facilmente di quanto fosse sana l'alimentazione
degli ebrei durante la loro schiavitù in Egitto. Il pesce forniva loro l'apporto
di vitamine e proteine necessarie per il buon funzionamento del cuore e per
il mantenimento delle difese immunitarie. I cocomeri e i meloni
depuravano dalle tossine il sangue e gli organi interni, mentre le cipolle, i
porri e l'aglio fornivano al corpo diversi tipi di composti solforati, che
contribuivano ad accrescere la produzione di globuli bianchi, cellule T, B e
macrofagi, oltre alle cellule NK (« natural killer»), tutti elementi di vitale
importanza per un robusto sistema immunitario.
2.6 L'aglio nella cucina ebraica tradizionale
L'aglio aveva (e ha ancora) una parte di rilievo nella preparazione di varie
ricette della cucina ebraica tradizionale. È accertato che gli antichi ebrei
consumassero, probabilmente quando non c'era nient'altro di meglio da
mangiare, un piatto a base di locuste. Dopo averle mondate, venivano fatte
rosolare in un sugo a base di aglio e cipolle, quindi fatte arrostire e infine
seccate al sole e salate. Secondo antichi scritti rabbinici, questo piatto era
delizioso!
Insieme ai porri e alle cipolle, l'aglio insaporiva gli stufati fatti con fagioli,
lenticchie e piselli. Per una zuppa di lenticchie, Esaù vendette la
primogenitura a Giacobbe (Genesi, 25, 27-34).
Il lavoro del reverendo Cunningham Geikie, La vita e l'insegnamento di
Cristo (1880), cita un antipasto a base di verdure che compariva spesso
sulla tavola degli ebrei dei tempi antichi. Consisteva in indivia, lattuga e
ravanelli immersi in un misto di olio d'oliva, aglio tritato, sale e aceto;
inutile dire che questo pinzimonio veniva consumato con gran gusto.
Il pasto serale terminava spesso con un piatto a base di frutta, come datteri,
fichi, meloni e melagrane. In un'epoca che non conosceva lo zucchero
raffinato, i datteri e i fichi garantivano un elevato apporto di fruttosio.
Durante il seder di Pasqua (il seder è la cerimonia che ha luogo nelle prime
Michele Aglio
21
due sere della Pasqua ebraica per commemorare l'uscita degli ebrei
dall'Egitto), una ciotola di charoset veniva disposta, allora come oggi, sul
tavolo, insieme con le erbe amare, il pane azzimo e la carne di agnello. Il
charoset (simbolo della mota adoperata dagli ebrei in Egitto per la
fabbricazione dei mattoni) è un impasto di datteri, fichi, vino e spezie, nel
quale s'intingono le erbe amare e le azzime durante il seder.
Ecco come il charoset viene mangiato nel corso della cerimonia. Dopo
essersi lavati le mani, si prendono due azzime, le si spezza in due, si
pronuncia una preghiera di ringraziamento, si avvolgono le erbe amare
immerse nella mistura d'olio, aglio e aceto attorno a un pezzo di pane
azzimo e infine s'intinge il tutto nel charoset. Dopo aver consumato questo
cibo simbolico, si recita la benedizione dei cibi. Dopo di che ha inizio la
cena vera e propria, dove il piatto forte è sempre costituito dall'agnello.
Nella cucina mediterranea l'uso dell'aglio è frequente da parte di molti
popoli. Nel Vicino Oriente, questa abitudine che si traduce in due precisi
vantaggi in termini di salute. Innanzi tutto, il loro livello di colesterolo e di
trigliceridi è più basso di quello di molti popoli occidentali. In secondo
luogo, presentano meno casi di diabete mellito rispetto agli europei e ai
nordamericani. Entrambe le cose si possono attribuire alle proprietà di
questa meravigliosa pianta.
2.7 Che cosa fare per combattere il temuto « ukhedu »
Gli egizi utilizzavano l'aglio per purgarsi. Vari testi di medicina dell'antico
Egitto forniscono una quantità di consigli circa le cure intestinali. Numerosi
papiri medici contengono precisi riferimenti all'ano, evidentemente
considerandolo come il centro e la roccaforte di ogni infezione.
Si può dire che le infezioni fossero l'oggetto di una preoccupazione
nazionale, tanto da dominare la vita quotidiana già ai tempi di Erodoto (V
sec. a.C.): « Ogni mese per tre giorni consecutivi si purgano con lassativi e
pozioni, giacché sono convinti che tutte le malattie aggrediscono l'uomo
attraverso il cibo che questi mangia ».
Gli egizi temevano le feci soprattutto perché contenevano un elemento
pericoloso chiamato ukhedu, che in qualsiasi momento poteva risvegliarsi e
invadere tutto il corpo. Questo termine si può tradurre approssimativamente
come «marciume». La scarica di gas dal retto significava che l'ukhedu era
al lavoro; a quel punto chi ne era afflitto si precipitava a consultare un
medico specializzato nel praticare servigiali. I preferiti erano quelli caldi a
base d'aglio. Si bollivano nell'acqua alcuni spicchi d'aglio sbucciati e
tagliati a pezzi, quindi l'infuso veniva lasciato intiepidire e somministrato al
paziente attraverso un corno forato di bue che fungeva da clistere.
Aglio, fra comunicazione e marketing
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Un'iscrizione sulla tomba di un medico di corte, portata alla luce nel 1911,
definiva l'aglio custode del movimento delle reali viscere! Presumiamo che
costui controllasse la digestione del faraone, mentre questi si concentrava
sugli affari di Stato. Senza dubbio l'aglio giocava un ruolo importante in
tutto questo.
2.8 Gli antidolorifici nella medicina ippocratica
Verso il 400 a.C. Ippocrate doveva avere circa sessant'anni e praticava la
medicina nell'isola nativa di Cos. Aveva assistito alla gloria di Pericle, alla
costruzione del Partenone, alla grande peste di Atene, alla sconfitta degli
ateniesi per opera degli spartani, a molte rappresentazioni di opere di
Sofocle, Euripide e Aristofane e agli ultimi anni di Socrate. Nei dialoghi di
Platone, Socrate parla di lui con il massimo rispetto e altrettanto fa
Aristotele. Abbiamo la certezza che sia realmente esistito, ma non
conosciamo con esattezza i suoi insegnamenti e le sue scoperte. Il Corpus
Hippocraticum raccoglie trattati di medicina, attribuiti a vari autori e di
mole assai diseguale, e probabilmente, in origine costituiva la biblioteca
della scuola medica di Cos. Alcuni trattati contengono passaggi degni del
maestro, mentre altri sono di scarso valore, incompleti o contraddittori. La
voce di Ippocrate, che ha guidato gli uomini per 2200 anni, ci giunge
offuscata, come se provenisse dal fondo di un pozzo. Ma bisogna
comunque ammettere che se la medicina non è nata nell'antica Grecia, di
certo là è risorta.
La parte più interessante del Corpus Hippocraticum riguarda la chirurgia e
le ferite. I medici greci passavano molto tempo viaggiando, pur avendo un
ambulatorio permanente in città, chiamato iatréion. Questo era un vero e
proprio studio medico, spazioso, con «due tipi d'illuminazione, una naturale
e l'altra artificiale, diretta od obliqua», dotato di strumenti chirurgici,
farmaci naturali e forse testi medici. Il medico non era asettico, ma curava
scrupolosamente la propria igiene e si comportava in modo rassicurante.
Due sostanze molto diffuse a quei tempi erano l'oppio e l'aglio. Nel 1937,
alcuni archeologi greci hanno dimostrato che dai papaveri veniva estratto
l'oppio puro; questo veniva poi combinato con il succo dell'aglio e aggiunto
al vino. La pozione era somministrata ai pazienti da operare o a quelli che
soffrivano a causa di una ferita o di un'infiammazione, in modo da
alleviarne il dolore.
Alcune bende venivano immerse in questo vino speciale e poi avvolte
intorno alle ferite. Il miscuglio di oppio e aglio penetrava nel sangue
attraverso la pelle, e qui svolgeva un'efficace azione antidolorifica.