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Introduzione Generale
”Non esiste il gene dell’aggressività: nel nostro patrimonio genetico non c’è nulla che può portare ad uccidere o aggredire un nostro simile
(…) l’aggressività esiste in tutte le specie animali ma essa, primariamente nell’uomo, dipende dalle condizioni ambientali; le condizioni
ambientali e il patrimonio culturale contano tantissimo anzi, sono decisivi” (R.L.Montalcini 1996)
Quotidianamente i mezzi di informazione riportano gravi atti di violenza sui minori perpetrati
all’interno delle mura domestiche, là dove i figli dovrebbero sentirsi accolti ed accuditi.
La violenza all’interno della famiglia si esprime spesso in forme meno evidenti ed esplicite
che, dietro le apparenti relazioni familiari “perfette”, nascondono realtà problematiche segnate
da conflitti profondi, atteggiamenti svalutativi e minacce quotidiane.
Il presente lavoro di tesi si focalizza sul tema dell’aggressività psicologica come pratica
disciplinare. Secondo l’operazionalizzazione di Straus e Field (2003), le pratiche di
aggressività psicologica sono prevalentemente pratiche di aggressività verbale o di induzione
del senso di colpa.
Il tema dell’aggressività psicologica nella famiglia è molto attuale: nel 1997 si registra che
circa il 75 % della madri riportano di aver usato sui figli piccoli pratiche aggressive e
punitive; nel 2002 l’aggressività psicologica rappresenta il 53.5% dei casi di maltrattamento
sui figli, di contro al 22.7 % di maltrattamenti fisici(Smith & Brokks-Gunn, 1999).
L’obiettivo generale che ci si propone è quello di indagare sul contesto italiano la relazione
esistente tra l’aggressività psicologica come pratica disciplinare messa in atto dalle madri e i
sintomidi internalizzazione esperiti dai figli, ponendo particolare attenzione alle differenti
percezioni che genitori e figli hanno sviluppato..
Il primo capitolo di questa tesi offrirà una panoramica generale dello studio dei processi e
delle dinamiche che si svolgono all’interno della famiglia, con particolare attenzione ai
processi di socializzazione e al contesto affettivo familiare in cui si svolgono le dinamiche di
costituzione dell’identità sociale dell’individuo. Sarà focalizzata l’attenzione sulla
complessità dei fattori e delle dinamiche che compongono il microsistema familiare e i
processi di socializzazione che si instaurano all’interno. Verranno analizzate le principali
componenti della relazione fra genitori e figli e la loro importanza per il contesto dello
sviluppo: le funzioni del contesto familiare per la socializzazione, i modelli causali che
spiegano il sistema-famiglia, considerando la bi-direzionalità di tale processo.
Il secondo capitolo si focalizzera sull’harsh parenting o la genitorialità severa, mettendo in
luce soprattutto quei comportamenti connessi all’uso di aggressività psicologica. In tale
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capitolo verranno esposte le principali teorie eziologiche sul fenomeno e illustrate le pratiche
connesse all’uso di aggressività psicologica più frequenti. Saranno analizzati nello specifico
un filone di studi empirici che riportano evidenze sperimentali sul ruolo predittivo
dell’aggressività psicologica genitoriale rispetto all’insorgenza di sintomi internalizzanti in
preadolescenziale, e alcuni studi di genere.
Infine nel terzo capitolo verrà riportato il contributo empirico all’interno del quale verrà
verificata l’esistenza di associazione tra il costrutto di aggressività psicologica materna
valutato sia dalla madre che dai/lle figli/e, e i sintomi di internalizzazione dei/lle figli/e,
anch’essi valutati sia dalle madri che dai figli.. Verrà inoltre preso in esameil ruolo
moderatore del genere dei figli in queste associazioni..
Il presente contributo empirico si inserisce all’interno di un ampio progetto longitudinale
denominato “Parenting Across Culture” che coinvolge numerose nazioni di tutto il mondo tra
cui Italia (Roma e Napoli), Stati Uniti, Colombia, Giordania, Cina, Kenya, Filippine, Svezia e
Tailandia, per un totale di 1417 bambini con i rispettivi genitori. L’obiettivo generale di
questo progetto è quello di comprendere come le strategie educative genitoriali influiscono
sull’adattamento psicosociale dei bambini e come tale associazione varia a seconda della
cultura di appartenenza. Il contributo empirico presentato in questa tesi fa riferimento ai dati
raccolti con le famiglie di Roma 2010, su un campione di ragazzi dai 9 ai 13 anni (età media
dei figli = 10.53 anni; DS=.81)
All’interno di questo ampio progetto, il mio ruolo come tesista è stato quello di affiancare il
team di intervistatori che hanno intervistato le triadi familiari di roma nel 2003; in particolare
ho partecipato attivamente al training riservato al team di intervistatori del progetto PAC
(illustrato nel paragrafo di procedura a pagina 60) e ho affiancato il team di intervistatori che
ha portato a termine le interviste a 25 triadi familiari dislocate nell’interland di Roma).
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PRIMO CAPITOLO
LA SOCIALIZZAZIONE NEL CONTESTO DELLA FAMIGLIA
1.1 Introduzione
La socializzazione rappresenta un processo fondamentale della vita sociale degli esseri umani,
e si sviluppa all’interno di contesti organizzati entro cui hanno luogo le relazioni sociali
(Hartup & Rubin, 1986). Tali relazioni, definibili come “aggregazioni di interazioni che
durano nel tempo”, rappresentano la base per le reciproche aspettative interpersonali e
condizionano il comportamento sociale (Hinde & Stevenson, 1976;Hinde & Stevenson,
1987). Sin dai primi anni di vita gli esseri umani sviluppano le proprie capacità attraverso
l’interazione con gli altri. Infatti, le principali competenze sociali, la comunicazione, la
regolazione delle proprie emozioni e la conoscenza circa il mondo si sviluppano nel contesto
delle prime relazioni e sono continuamente rimodellate e ridefinite all’interno di esse. In
questo senso, l’esperienza all’interno della famiglia è un importante contesto di sviluppo per i
bambini.
La socializzazione rappresenta il processo dialettico attraverso il quale sono trasmessi (fra
appartenenti ad una stessa cultura) i valori, le credenze, gli atteggiamenti, le norme sociali
condivise e i comportamenti abituali che rendono l’individuo parte attiva di un determinato
gruppo sociale (Bornstein, 2002). Attraverso tale processo, si fornisce un bagaglio di
conoscenze cognitive e procedurali che rendono l’individuo adatto a far parte del suo gruppo
sociale di appartenenza.
Il processo di socializzazione è inserito in un preciso contesto culturale di riferimento e
possiamo rintracciare due aspetti fondamentali che radicano il processo nel tessuto
contestuale: la socializzazione è al tempo stesso prodotto culturale del contesto di riferimento
e principale motore di cambiamento a livello contestuale (Caprara & Cervone, 2003).
Sebbene il processo di socializzazione attraversi l’intero ciclo esistenziale, è nelle fasi dello
sviluppo infantile e adolescenziale che avvengono la maggior parte dei meccanismi incisivi
per la socializzazione (Bugental & Grusec, 2006). La socializzazione avviene attraverso un
continuo processo di scambi comunicativi (verbali e non-verbali) da parte di soggetti
individuali e collettivi, differenti per ruoli e caratteristiche, definiti agenti di socializzazione.
Tali scambi permettono la strutturazione di “abitudini comportamentali” condivise che
appartengono all’humus culturale di appartenenza (Bugental & Grusec, 2006).
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Lungo il corso dello sviluppo i principali agenti che intervengono nella socializzazione sono:
la famiglia, il gruppo dei pari, le istituzioni educative e i media (Parke & Buriel, 2006).
L’agente primario della socializzazione umana, soprattutto nel periodo di sviluppo, è
storicamente identificato nella famiglia, la quale svolge due importanti funzioni socializzanti:
il controllo sociale e la promozione dell’individuo (Caprara & Cervone, 2003).
La via predominante attraverso cui agiscono i processi di socializzazione in ambito familiare
è comunemente ritenuta la relazione fra i figli e i genitori. La relazione genitori-figli è
determinante per lo sviluppo dell’individuo ed è stata studiata a lungo concentrandosi sul
ruolo dei genitori, e primariamente della madre, nel condizionare gli esiti di sviluppo dei figli
(Eisenberg, Gershoff, Fabes, Shepard, Cumberland & Losoya, 2001).
Per gli esiti del processo di socializzazione non è rilevante ciò che i genitori fanno e le
modalità educative impiegate, ma anche il contesto affettivo generale all’interno della
famiglia (Steinberg & Silk, 2002). In particolare, centrale per condizionare gli esiti di
sviluppo dei figli è l’intensità della dimensione affettiva nella relazione genitori-figli
(Steinberg & Darling, 1993).
Per comprendere l’importanza del contesto familiare è opportuno osservare che, durante la
socializzazione nella famiglia, hanno luogo molteplici processi, i quali permettono di
interiorizzare valori e standard culturali propri dei genitori. Inoltre, tali costrutti culturali,
una volta interiorizzati, verranno a costituire caratteristiche proprie dell’identità sociale
dell’individuo e lo accompagneranno per tutta la vita (Bugental & Grusec, 2006).
Il processo di socializzazione, come ha illustrato la teoria dell’apprendimento sociale, avviene
attraverso un apprendimento osservativo del comportamento genitoriale e una successiva
interiorizzazione del modello genitoriale osservato (Bandura, 1977, 1963). All’apprendimento
basato sull’osservazione seguono meccanismi di apprendimento basati su imitazione di un
comportamento vincente o premiato dal gruppo sociale. Tale meccanismo è chiamato da
Bandura (1989,1986) apprendimento vicariante; esso consiste in un apprendimento imitativo
in cui sono discriminanti i risultati delle azioni altrui. In questo modo, le azioni del gruppo
familiare e dei pari (soprattutto in adolescenza) un ruolo decisivo per la socializzazione,
proponendo modelli vincenti nel gruppo sociale (Bandura, 1989, 1986).
I comportamenti particolari appresi nel contesto familiare vengono lentamente astratti per
costituire una regola generale, e vanno a costituire il bagaglio di conoscenze e valori
dell’individuo. La socializzazione agisce, quindi, anche attraverso un altro processo, il
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modellamento astratto, maggiormente ancorato al sistema cognitivo, che è alla base della
costituzione dei sistemi di credenza sul mondo (Bandura, 1989).
Quindi a famiglia permetterebbe all’individuo di interiorizzare, attraverso l’osservazione del
comportamento dei suoi membri, non soltanto valori propri dei familiari, ma anche valori
della società allargata. Tale assunzione ha alla base l’idea che la famiglia rappresenta un
istituzione sociale che si fonda sui valori della propria cultura ed intesse con essa profondi
scambi relazionali (Bronfenbrenner, 1995).
In questo modo, attraverso i meccanismi di apprendimento della socializzazione, avviene la
trasmissione intergenerazionale del materiale culturale, che permette alla cultura di
appartenenza una continuità nel tempo (Goodnow,1997). Oltre a questi processi indiretti e
impliciti, sussistono altri processi più diretti di socializzazione nel contesto familiare.
Attraverso le pratiche educative impartite direttamente dalla famiglia, l’individuo apprende le
“social skills”: quelle competenze necessarie per mettersi in relazione con gli altri e per
affrontare problemi e difficoltà della vita sociale (Bugental & Grusec, 2006). L’educazione
alle “social skills” è un processo determinante nello sviluppo, in quanto incoraggia
l’autonomia e permette l’assunzione della responsabilità individuale alle proprie azioni. Le
principali “social skills” impartite dalla famiglia sono: la risoluzione dei problemi, il pensiero
creativo, il pensiero critico, la presa di decisione, la comunicazione efficace, l’empatia, la
gestione delle emozioni, la gestione delle relazioni interpersonali, l’autoconsapevolezza e la
gestione dello stress ( Baumgarden & Bombi, 2002).
Queste competenze sociali, apprese dai genitori, permettono di interagire in modo più efficace
e performante nel proprio gruppo sociale di appartenenza, consentendo all’individuo di
funzionare in modo equilibrato nell’ambiente di appartenenza ( Baumgarden & Bombi, 2002).
Le “social skills” agiscono, quindi, con funzione adattativa, relativamente all’ambiente
particolare in cui l’individuo si sviluppa e alla particolare configurazione di elementi che
regola la socializzazione e le interazioni del gruppo di appartenenza.
1.1.1 Una visione multi-sistema del contesto familiare
Recenti sviluppi della ricerca sull’apprendimento sociale propongono un idea multi-sistemica
ed ecologica della socializzazione, in cui la famiglia è un singolo micro-sistema inserito nel
macro-sistema della cultura, con cui lo scambio è continuo, dinamico e bidirezionale
(Patterson & Fisher 2002).