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INTRODUZIONE
Dallo sconquasso delle principali economie mondiali, americana ed europea, gli
operatori finanziari, e in generale tutti gli attori del mercato, hanno iniziato a
familiarizzare con termini del gergo finanziario come rating e outlook:
quotidiani e notiziari televisivi e radiofonici, si sono focalizzati sempre di più su
uno dei fattori per i quali si ritiene sia scoppiata la bolla immobiliare dei c.d.
subprime, il cattivo operato delle agenzie di rating (Credit Rating Agencies o
CRA).
Concepite con il compito di mettere gli investitori al riparo da gestioni finanziarie
avventate, queste istituzioni da molti sono accusate di aver trascinato sull’orlo
del baratro decine di migliaia di risparmiatori che, sui loro rating “AAA” -
sinonimo teorico di massima garanzia di restituzione del capitale -, avevano
costruito le proprie scelte di portafoglio. Inoltre, i downgrading delle principali
CRA - Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch - aumentando notevolmente ed in
brevissimo tempo lo spread delle società o degli Stati giudicati, hanno
comportato un peggioramento delle capacità degli emittenti di reperire
finanziamenti dai mercati obbligazionari.
Oggigiorno la cultura del rating porta quindi con sé una serie di ombre, ricche di
sospetti, di accuse e di critiche, ma non va dimenticato che, se correttamente
impostata e sfruttata, questa cultura ha delle potenzialità enormi, in quanto
idonea a servire legislatori, politici, investitori e persino piccoli risparmiatori.
Non va scordato, infatti, che le prestazioni delle CRA possono essere un valore
aggiunto per la collettività: se messe in condizione di procurarsi e vendere in
modo indipendente informazioni sul merito creditizio degli emittenti, i mercati
finanziari funzionerebbero sicuramente meglio.
Ma allora, come è stato possibile che della piccole società di valutazione
creditizia, congegnate agli albori per servire una piccola platea di investitori
americani, allo scoppio della crisi finanziaria siano salite sul banco degli
imputati?
Quali sono stati i “fallimenti” dell’industria del rating e che correttivi sono stati
presi dalle diverse Authorities? Come si sono difese le CRA da tali attacchi? Le
accuse sollevate trovano una corrispondenza nell’evidenza empirica o sono
6
basate esclusivamente su analisi superficiali?
Il presente lavoro cerca di dare delle risposte esaustive a questi quesiti.
Tuttavia, prima di entrare nel dettaglio, è preliminare delimitare il campo
d’indagine fornendo innanzitutto un’inquadratura generale dell’oggetto di analisi:
in primo luogo descriveremo quindi su cosa si fonda l’attività delle agenzie di
rating e quale dovrebbe essere l’utilizzo corretto del rating.
Nel corso del secondo capitolo, ripercorreremo invece la storia delle c.d. “tre
sorelle del rating”: Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. Vedremo quali sono
state le prime forme di agenzie, studieremo quali sono stati i fattori di spinta
dell’industria del rating, e analizzeremo i motivi che hanno reso possibile la
creazione di un mercato oligopolistico: attualmente le tre principali CRA vantano
congiuntamente un utile annuo di 1 miliardo di dollari
1
.
All’interno di questa prima parte sono inoltre esaminati due mercati del rating
molto diversi tra loro: quello americano e quello asiatico. Metteremo in risalto
per quali ragioni la presenza delle tre sorelle è dominante nel contesto
statunitense, mentre lascia molto più spazio alla concorrenza nell’ambito
orientale.
All’interno del terzo capitolo, al fine di gettare luce sugli errori commessi dalle
CRA negli ultimi dieci anni - soprattutto nell’aver sovrastimato il merito creditizio
di strumenti finanziari complessi -, parleremo del ruolo ricoperto da Moody’s,
Fitch e Standard & Poor’s, negli attuali mercati dei titoli obbligazionari.
Vedremo per ogni tipologia di soggetti che hanno fatto uso del rating - investitori
istituzionali e piccoli risparmiatori, intermediari creditizi e organi regolatori -,
quali sono state le principali problematiche emerse.
Una volta identificate e chiarite al meglio le lacune del mercato del rating,
presenteremo i rimedi adottati dalle Authorities per contrastare l’utilizzo
inappropriato del giudizio creditizio espresso delle CRA.
Infine, nella parte conclusiva, cercheremo di capire se le riforme implementate,
nel medio-lungo periodo potranno essere efficaci correggendo le distorsioni
insite nell’odierno utilizzo del rating; oppure se richiederanno ulteriori interventi
1
P.Gila, M.Miscali, I Signori del Rating, 2012.
7
più mirati ai veri problemi riscontrati in tale mercato.
Nel capitolo successivo estenderemo la nostra analisi alla parte più spinosa e
ancora oggi maggiormente difficile da comprendere delle metodologie alla base
del rating, delle procedure seguite e delle variabili analizzate dalle CRA nella
determinazione dei rating attribuiti. A tal riguardo, servendoci delle informazioni
pubblicamente divulgate dalle Credit Rating Agencies, potremo esprimere le
prime valutazioni personali su tali aspetti dell’industria del rating. In particolare,
grazie ai default studies coglieremo la stabilità nel tempo del rating, mentre,
servendoci del restante materiale in possesso, descriveremo esaustivamente la
prassi seguita dalle CRA nel pervenire al giudizio finale sul rating dell’emittente
e, come da questo, si sviluppa la pratica del c.d. notching, ovvero la specifica
procedura seguita nella quantificazione del rating di una specifica emissione
obbligazionaria.
Infine, nell’ultimo capitolo presenteremo un modello finalizzato a testare la
sensibilità di Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s, ai principali indicatori di
bilancio di alcune società italiane. Sulla “carta” le CRA sono molto attente a
considerare questi elementi, ma nella realtà non è detto che lo siano:
l’immediatezza con la quale mettono a conoscenza della comunità finanziaria
dello stato di salute di aziende o Stati e le motivazioni sottostanti a ciascuna
decisione presa a riguardo, non sono infatti sinonimi di elevata qualità dei rating
emessi.
Con l’evidenza empirica a conforto, si avranno tutti gli elementi per trarre le
nostre conclusioni alla domanda:
“Do the Credit Rating Agencies Deserve to Exist?”
8
1.“PRODOTTI” E SCALE DI VALUTAZIONE DELLE
CREDIT RATING AGENCIES
L’attività delle agenzie di rating consiste nell’emettere una serie di opinioni,
differenziate a seconda dell’emittente o dello strumento finanziario analizzato,
che possono essere distinte in due macro gruppi (si veda la Tabella 1 per
ulteriori dettagli):
1. I credit ratings, inerenti alla quantificazione dell’affidabilità creditizia e
altre indicazioni sul merito di credito. Per questo tipo di ratings – che
costituiscono la parte significativa del business delle CRA – i fattori di
rischio non riconducibili al credit risk non vengono direttamente
considerati, come sottolineato da Fitch:
“ (…) market risk may be considered to the extent that it influences the
ability of an issuer to pay upon a commitment”
2
.
2. I non credit ratings, inerenti alle valutazioni non associate all’affidabilità
creditizia, i c.d. “rating speciali”
3
.
Tali ratings hanno una rilevanza secondaria all’interno del business delle
Credit Rating Agencies; al loro interno ricadono i sistemi di valutazione
sul rischio di mercato
4
, sulla qualità del gestore di investimenti e del
Servicer (l’ente preposto alla riscossione dei criteri nelle operazioni di
securitization - c.d. Servicer Quality o SQ)
5
, nonché sulla performance e
volatilità dei sindacati dei Lloyd’s.
2
Fitch, Definitions of Ratings and Other Forms of Opinion, 2011.
3
La terminologia “rating speciali” è utilizzata da Moody’s per indicare tutti i giudizi non-credit rating che emette.
4
Le agenzie di rating nei confronti dei fondi comuni d’investimento in titoli azionari o dei fondi bilanciati di norma
assegnano diverse tipologie di rating, che possono essere classificate - in base all’oggetto considerato - come segue:
Fund Quality Ratings: si basano sulle performance storiche e sui risultati in materia di rischio raggiunti dai
fondi analizzati, relativamente a quelli conseguiti da parte dei principali competitors.
Market Risk Ratings: rappresentano il parere sul grado di volatilità, in termini relativi, del valore netto
d’inventario (net asset value o NAV) - corrispondente al patrimonio netto del fondo diviso per il numero di
quote in circolazione - del fondo d’investimento cui è stato assegnato un rating.
Investment Manager Quality Ratings: i rating sulla qualità del gestore di investimenti considerano la maniera
in cui un dato gestore di investimenti - servendo gli interessi della clientela - crea, gestisce e monitora le
proprie offerte d’investimento.
5
I rating sulla qualità del Servicer si fondano sulla valutazione delle capacità del soggetto incaricato della riscossione
dei crediti (il cosiddetto Servicer) di influire, per mezzo dei fattori sotto il suo controllo, sulle perdite in un’operazione di
cartolarizzazione.
I rating SQ potenzialmente possono essere attribuiti agli enti che agiscono in qualità di:
Primary Servicer, addetti alla riscossione dei crediti dall’inizio alla fine.
Special Servicer, addetti alla riscossione dei crediti soltanto per gli attivi con i maggiori arretrati di pagamento.
Master Servicer, addetti al monitoraggio sulle performance e le rendicontazioni di tutti i Servicer coinvolti
nell’operazione.
9
Tabella 1: Tipologie di Rating assegnati da Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch
MOODY’S STANDARD & POOR’S FITCH
NON-CREDIT RATINGS
Equity Fund Ratings Principal Stability Fund Ratings Servicer Ratings
Market Risk Ratings Fund Volatility Ratings Fund Quality Ratings
Investment Manager Quality Ratings Stability Ratings Asset Management Ratings
Servicer Quality Ratings Structure Finance Servicer Evalutations
Hedge Fund Operational Quality Ratings
Real Estate Portfolio Cash Flow Volatility
Ratings
Common Representative Quality Ratings
Trustee Quality Ratings
Lloyd’s Syndicate Performance and
Volatility Ratings
CREDIT RATINGS
Structured Finance Insurer Financial Strength Ratings Issuer Credit Rating
US Municipal Ratings Insurer Financial Enhancement
Ratings
Corporate Finance Obligations
Corporate Family Ratings Insurer Run-off Payment
Assessments
Structure, Project & Public
Finance Obligations
Probability of Default Ratings Bank Fundamental Strength Ratings Bank Individual, Viability, and
Support Ratings
Loss Given Default Assessments Bank Survivability Assessment Insurer Financial Strength
Ratings
Covenant Quality Assessments Municipal Notes Ratings National Credit Ratings
Speculative Grade Liquidity Ratings Swap Risk Ratings National insurer Financial
Strength Ratings
Bank Deposit Ratings Recovery Ratings Expected Ratings
US Bank Other Senior Obligation
Ratings
Fund Credit Quality Ratings Private Ratings
Bank Financial Strength Ratings Program Ratings
Insurance Financial Strength
Ratings
“Interest-Only” Ratings
Money Market and Bond Fund
Ratings
“Principal-Only” Ratings
National Scale Ratings “Rate of Return” Ratings
Country Ceiling for Bonds and
Other Foreign Currency Obligations
International Fund Credit
Ratings
Country Ceiling for Bonds and
Other Foreign Currency Obligations
Country Ceiling for Bonds and
Other Local Currency Obligations
Local Currency Deposit Ceiling
Fonte: Moody’s, Moody’s Rating Symbols & Definitions, 2007; Standard & Poor’s,
Corporate Ratings Criteria, 2008; Fitch, Definitions of Ratings and Other Forms of
Opinion, 2011.
10
Per quanto concerne i credit ratings, come si evince dalla tabella, essi si
scompongono in diversi sotto gruppi, in base ai seguenti aspetti:
1. l’oggetto del rating sia l’emittente (Issuer Credit Ratings) ovvero la
singola esposizione (Issue-Specific Credit Ratings);
2. l’orizzonte temporale sia a lungo termine (Long Term Credit Ratings)
piuttosto che a breve termine (Short Term Credit ratings);
3. la valuta di riferimento sia quella domestica (Local Currency Credit
Ratings) oppure quella estera (Foreign Currency Credit Ratings).
IN BASE ALL’OGGETTO
Il rating dell’emittente - che si divide al suo interno tra Issue Rating e
Sovereign Rating (rating sovrani) - costituisce un parere sulla capacità di un
impresa o di un ente di onorare obbligazioni finanziarie e contratti privi di
garanzie. Tale giudizio non si riferisce ad una specifica emissione di debito, e,
pertanto, non tiene in considerazione la particolare natura o le clausole
contrattuali di alcuna obbligazione finanziaria.
Il rating della singola esposizione - a cui è dedicato un intero paragrafo
all’interno del quarto capitolo - prende invece in considerazione la possibilità
che una certa obbligazione finanziaria non venga onorata entro i termini pattuiti
e, pertanto, in questi rating sono enucleate sia la probabilità d’inadempienza,
sia l’eventuale perdita finanziaria conseguente all’inadempienza
6
. Queste
opinioni riflettono, a differenza dell’Issuer Credit Rating, tutte le specificità delle
singole emissioni di debito (dallo standing creditizio di eventuali soggetti garanti
del debito, al collaterale e altre forme di garanzia previste in caso di dissesto
aziendale nei confronti degli obbligazionisti).
IN BASE ALLA MATURITY
Gli Short Term Credit Ratings sono di norma assegnati alle obbligazioni
considerate di breve termine nel relativo mercato (negli USA, ad esempio, ciò
significa obbligazioni con una maturity non superiore a 365 giorni, incluse le
6
Moody’s, Simbologia e definizioni dei rating di Moody’s, 2007.
11
commercial papers). Per quanto riguarda invece i Long Term Credit Ratings,
tali giudizi vengono assegnati anche ai singoli titoli di debito facente parte di
programmi di emissione di titoli negoziabili a medio termine (medium-term note
o MTN), nonché agli stessi programmi MTN
7
. Per queste due tipologie di rating
vengono utilizzate scale di valutazione differenti in quanto diversi sono i pesi
assegnati, tra breve termine e lungo termine, alle variabili di norma considerate
per giungere all’attribuzione del credit rating.
Mentre nel short term il focus è riposto soprattutto sulla liquidità, nel medium-
long term le agenzie di rating si focalizzano principalmente sul livello e la
stabilità dei cash flow che si attende genererà l’emittente. Ciononostante, il
giudizio attribuito ad un’emittente nel lungo periodo deve essere coerente con
quello eventualmente assegnatoli nel breve periodo: un giudizio “AAA” -
probabilità molto remote di default nel long term – non è ipotizzabile se per il
breve termine è stato espresso un parere molto negativo circa la possibilità
dell’issuer di far fronte ai propri obblighi finanziari
8
.
IN BASE ALLA VALUTA
I Local Currency Credit Ratings tengono conto della solidità intrinseca del
debitore, della sua capacità di onorare i debiti contratti espressa in valuta
domestica (Paese in cui opera l’emittente), senza però considerare il transfer
risk (rischio di trasferimento), e cioè il rischio di credito nei confronti di
prenditori privati che, anche se economicamente in grado di far fronte ai debiti
in valuta estera, non sono in grado di adempiere agli impegni contrattuali per
7
Moody’s, Simbologia e definizioni dei rating di Moody’s, 2007. Generalmente il rating assegnato al singolo titolo si
allinea a quello attribuito al relativo programma, a meno che:
I titoli presentano aspetti che subordinano il pagamento degli interessi o il rimborso del capitale all’andamento
del merito di credito di una o più terze parti (ad esempio “credit-linked note”).
I titoli prevedono cedole negative, oppure capitale negativo.
Nei titoli sono inserite clausole che potrebbero obbligare l’investitore ad effettuare pagamenti supplementari
Nei titoli sono presenti clausole che subordinano il credito.
8
Fitch, Definitions of Ratings and Other Forms of Opinion, 2011. Nell’ indicare la relazione esistente tra i ratings di
breve periodo e quelli di lungo periodo, Fitch, utilizza le seguenti parole :”(…) a linkage has typically existed between
Short-Term and Long-Term Ratings”. Tale interdipendenza sembra però non essere biunivoca in quanto, la nota
agenzia di rating aggiunge: “This linkage (…) displays a certain asymmetry, namely:
a) higher relative short-term default risk implies an elevated risk of default in the near-term which cannot be
separated from the long-term default assessment for most instruments and issuers; but
b) lower relative short-term default risk, perhaps through factors that lend the issuer’s profile temporary support,
may coexist with higher medium- or longer-term default risk.
12
decisione dell’autorità governativa o di una sovranazionale
9
.
I Foreign Currency Credit Ratings partono invece dal presupposto che la
capacità di un emittente di rimborsare le obbligazioni in valuta estera può
essere inferiore alla sua capacità di rimborsare le obbligazioni in valuta
domestica, e, quindi, inglobando anche tale tipologia di rischio addizionale,
risultano di norma inferiori rispetto ai Local Currency Credit Ratings.
A prescindere dalle diverse tipologie di credit ratings menzionate, ogni emittente
o emissione, viene classificato in categorie - individuate tramite un codice
alfabetico o alfanumerico (a volte diverso tra le agenzie) - che corrispondono a
gradi più o meno elevati di rischio fallimento, con giudizi che variano dai ben
noti “AAA” (il massimo) a “D” (il minimo, relativo al default).
In merito alla rischiosità dei titoli o degli emittenti valutati, si è soliti distinguere
tra investment grade (rischio debole di default) e speculative grade (anche detto
non investment grade, ovvero rischio di default elevato o, addirittura, default già
in corso). I primi comprendono le migliori tacche (notches) di giudizio (cioè
quelli da “AAA” fino a “BBB” oppure nel caso di Moody’s, sino a “Baa”).
I secondi le tacche residue (cioè quelli da “BB” o “Ba” in poi). Per quanto
concerne gli Issuer o gli Issue-Specific Credit Ratings relativi ad un orizzonte
temporale di lungo termine esiste poi un’ulteriore suddivisione in notches,
effettuata utilizzando determinati suffissi e avente lo scopo di indicare la
posizione relativa del giudizio attribuito all’interno della specifica micro categoria
di rating
10
[alla fine dell’introduzione sono presentate le scale di giudizio
utilizzate delle tre principali agenzie di rating nella valutazione dello standing
creditizio - di breve e medio-lungo periodo - degli emittenti e delle singole
9
G. Marotta, I rating sul rischio sovrano, 2009.
10
Ciascuna micro classe e ciascun simbolo all’interno della stessa micro classe, in quanto utilizzate per assegnare
centinaia di migliaia di Issuer Credit Ratings o Issue-Specific Credit Ratings, non rappresentano sicuramente un insieme
di emittenti o emissioni le cui caratteristiche in termini di standing creditizio sono perfettamente coincidenti: l’attribuzione
del medesimo credit rating significa semplicemente una situazione analoga, anche se non necessariamente la stessa,
nell’ambito della scala di valutazione; concetto rimarcato con tali parole da Fitch:
“Entities or issues carrying the same rating are of similar but not necessarily identical credit quality since the rating
categories do not fully reflect small differences in the degrees of credit risk”
Fitch, Definitions of Ratings and Other Forms of Opinion, 2011.
Moody’s a riguardo invece evidenzia:
“Obligations carrying the same rating are not claimed to be of absolutely equal credit quality. In a broad sense, they are
alike in position, but since there are a limited number of rating classes used in grading thousands of bonds, the symbols
cannot reflect the same shadings of risk which actually exist”
Moody’s, Moody’s Rating Symbols and Definitions, 2007.
13
emissioni (Tabelle 2,3,4)
11
].
Anche se non forniscono una valutazione assoluta del rischio di default di
un’emittente o di un’emissione - le scale di valutazione adottate dalle agenzie di
rating, sono molto diffuse - come vedremo nel secondo capitolo - presso la
comunità finanziaria
12
.
Il rating infatti, sintetizzando una vasta quantità di informazioni sia qualitative
che quantitative sul profilo di rischio in un semplice valore alfanumerico, risulta
di facile comprensione anche per gli investitori meno esperti
13
.
Il credit rating riveste quindi sostanzialmente un ruolo “quasi - istituzionale”;
distinguendo accuratamente gli emittenti o le emissioni investment grade da
quelli speculative grade, rappresenta un elemento informativo di estrema utilità
in grado di guidare le scelte degli operatori finanziari tra investimenti alternativi.
Purtroppo l’uso che ne è stato fatto nell’ultimo decennio, ha messo un po’ in
ombra tale peculiarità, fino al punto da metterne in dubbio le reali necessità di
un suo utilizzo.
11
Per la valutazione degli emittenti e delle specifiche emissioni, le piccole differenze esistenti tra le scale utilizzate per
gli Issuer Ratings e quelle utilizzate per gli Issue-Specific Ratings – assieme ai suffissi utilizzati da ciascuna agenzia di
rating per indicare la posizione relativa all’interno della singola micro categoria - sono spiegati nelle note che corredano
le tabelle.
12
J. C. Coffee Jn., Gatekeepers. The professions and Corporate Governance, Oxford, 2006. Per l’autore il credit rating
costituisce: “A fact of life in modern society where non-specialists want complex information distilled by experts into
easy-to-use symbols and rankings”.
13
Grazie alla semplicità di questo sistema di ranking diventa più facile comparare il rischio di credito relativo ad una
vasta gamma di strumenti di debito: è immediato che ad un’obbligazione con rating “A” si associ un profilo di rischio più
basso rispetto ad un’altra caratterizzata da un rating “B”.