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“semplici” test motori che esaminano i fattori determinanti per le prestazioni
tecnico-tattiche e per le varie resistenze.
Dove sta quindi l’utilità di un test fisico? Il test rappresenta uno strumento
indispensabile per la programmazione dei processi di allenamento a breve,
medio lungo termine. Esso offre la possibilità di diagnosticare insufficienze
esistenti, soprattutto a livello della condizione, che non sempre s’intuiscono dal
gioco. In conformità a risultati dei test l’allenatore è in grado di adottare
metodi di allenamenti differenziati che si possono rivolgere a un singolo
giocatore o a una parte della squadra o addirittura a tutta la squadra per
eliminare gli eventuali deficit. I risultati di test che sono stati realizzati in vari
rami calcistici dimostrano che le prestazioni riguardanti le condizioni possono
divergere molto nell’ambito della stessa squadra o di tutte le squadre dello
stesso livello. Questo dimostra chiaramente che i controlli delle prestazioni
sono fondamentali per una programmazione sistematica dell’allenamento.
Quando si applicano dei test sulle condizioni, bisogna fare attenzione sia ai
coefficienti di qualità relativi, sia alla loro attuabilità (praticabilità, dispendio
organizzativo ed economico). Dal punto di vista specifico si distinguono criteri
di qualità principali (criteri di precisione) come validità, ripetibilità e
oggettività, e criteri di qualità secondari (riguardano soprattutto l’attuabilità)
come economia, normalizzazione, utilità e comparabilità. Per i criteri di qualità
principali sono interessanti le seguenti indicazioni.
ξ La validità di un test esprime il grado di precisione con cui un test riesce
a misurare ciò che si propone di misurare. Vi sono principalmente due
modalità per verificare la validità di un test: attraverso l'esame del
contenuto del test e attraverso le correlazioni con altre unità di misura.
Se vengono applicati criteri in cui il risultato è espresso in forma
numerica, esso è spesso riferito alla correlazione, quindi può assumere
valori compresi tra +1 e -1. La validità può essere di due tipi:
o la validità di molti dei test che sono usati più frequentemente è
basata principalmente sulle loro caratteristiche intrinseche che
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assicurano una risposta fisiologica simile a quella riscontrabile
durante la competizione (validità logica);
o l’uso di questi test parte dall’assunzione che misurino una
prestazione fisica correlata a una situazione di gara (validità di
costrutto).
ξ Ripetibilità indica il grado di precisione con la quale una caratteristica è
stata misurata, cioè la consistenza di una misura, indica se lo stesso test
somministrato in periodi successivi restituisce dati uguali o simili
(Atkinsonand & Nevill, 1998), indica inoltre la quantità di errore della
misura. L’errore esiste sempre, occorre valutare se esso sia accettabile.
ξ L’oggettività esprime il grado d’indipendenza della prestazione nel test
dalla persona che esamina, da quella che interpreta e da quella che
valuta.
ξ La riproducibilità valuta la concordanza dei risultati di misura variando
una o più condizioni di misura.
La quota di coefficienti di correlazione per i criteri di qualità dei test della
condizione aiuta l’allenatore ed il giocatore ad orientarsi sul tipo di allenamento
da fare. Possibilmente bisognerebbe scegliere il test della condizione che abbia
coefficiente di qualità almeno accettabile (tabella 1).
Tabella 1: i coefficienti di qualità di test motori nello sport.
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Per quanto riguarda i criteri secondari, un test della condizione si considera
economico se:
ξ si può realizzare in breve tempo;
ξ richiede poco materiale e strumenti;
ξ si può applicare con agilità;
ξ si può applicare come test di gruppo;
ξ si può analizzare senza fare grandi calcoli.
Un test della condizione si considera standardizzato quando fornisce
indicazioni che si possono consultare come valore di riferimento per classificare
il risultato individuale del test. Si parla di comparabilità quando esistono uno o
più test paralleli con simili predicati di validità, ai quali quello che è stato scelto
può essere messo in relazione. Un test della condizione si considera utile se
misura una capacità di condizione, realmente conosciuta,e risponde a
un’esigenza di utilizzo pratico.
I test più utilizzati verificano e confrontano potenza aerobica e anaerobica,
forza muscolare, flessibilità e agilità (Reilly & Doran, 2003) perché sono le
richieste fisiologiche specifiche che una qualsiasi partita di calcio di una
qualsiasi categoria esige dai giocatori. Un gran numero di test da laboratorio e
da campo sono stati sviluppati per valutare le diverse abilità fisiche dei
giocatori di calcio, per determinare le diverse richieste di forza e resistenza, le
relative debolezze e per valutare l’effetto di vari allenamenti e altre procedure
atte a migliorare la prestazione calcistica. In generale i test hanno fornito
risultati importanti dovuti alla loro riproducibilità, condizioni di esecuzione
standardizzate così come apparecchiature affidabili e precise (MacDougall &
Wenger, 1991). Le prove di laboratorio sono in genere poco accessibili e
spesso troppo costose in termini economici per un uso sistematico.
Inoltre a causa del loro costo anche in termini di tempo le prove da
laboratorio sono poco usate durante la stagione (Svensson & Drust, 2005).
D’altro canto i test da campo specifici sono popolari sia tra gli allenatori sia tra
gli atleti, popolarità dovuta alla loro semplicità, validità e minimo uso di
apparecchiature. Un gran numero di test da campo sono stati descritti nella
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letteratura e sistematicamente sono usati da allenatori e preparatori atletici
per valutare le funzioni di forma fisica specifiche per il calcio (Stolen et al.,
2005). Tuttavia, la maggior parte di essi valuta la resistenza (Hoff, 2005;
Krunstup et al., 2003; Ramsbottom et al., 1988) piuttosto che le varie funzioni
della prestazione motoria, quali velocità, agilità, potenza anaerobica e abilità
specifiche calcistiche.
La mia tesi si propone l’obiettivo di indagare, attraverso un’accurata analisi
degli studi bibliografici, la validità e l’applicabilità dei test da campo per la
valutazione funzionale del calciatore. I test da campo sono quei test eseguibili
sul campo con una minima attrezzatura, quindi di facile attuazione.
L’attrezzatura intesa come minima è comprensiva di:
ξ conetti,cinesini, birilli e attrezzatura classica per l’allenamento di calcio;
ξ cordella metrica;
ξ cronometri, cardiofrequenzimetri;
ξ notebook;
ξ riproduttore acustico;
ξ fotocellule;
ξ pedana piezometrica detta ergo jump o del Bosco.
I risultati dei test da campo come quelli da laboratorio non devono mai
essere usati per predire le prestazioni della partita sul campo a causa della
natura multifattoriale della prestazione calcistica. Da un lato i test da campo
possono essere usati per valutare le componenti fisiologiche specifiche della
prestazione di calcio e per prescrivere l’addestramento fisico individualizzato
del calciatore (Impellizzeri et al., 2005; Svensson & Drust, 2005). È inoltre
importante sottolineare che le modalità di esecuzione del test deve rispettare il
più possibile il contesto target (Hopkins et al.,1999).
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CAPITOLO 1
1.1 La prestazione
La prestazione è un tentativo osservabile di un soggetto di produrre
un’azione volontaria. Il livello di performance sportiva individuale nei giochi di
squadra è influenzato da variabili determinate dalle caratteristiche
morfologiche del soggetto (altezza, peso, IMC e % massa grassa), dalle risorse
energetiche e dalle qualità fisiche, dal livello tecnico individuale e dal senso
tattico e dalle attitudini psichiche. Inoltre la prestazione può essere soggetta a
fluttuazioni per fattori come la motivazione, la concentrazione dell’attenzione,
la fatica, l’errore tecnico, la condizione fisica. Tutti questi elementi
interagiscono continuamente nel corso della partita.
Possiamo quindi dire che ogni volta che un soggetto svolge un compito
motorio, dimostra un qualche livello di prestazione. Se l’azione da lui prodotta
rappresenta la sua prestazione tipo (non influenzata da fattori contingenti
come la fatica, l’ansia, la noia, ecc.) in un certo qual modo questa potrebbe
essere considerata anche rappresentativa del suo livello di apprendimento di
quel compito.
Oltre alla prestazione individuale, nei giochi di squadra è fondamentale
analizzare soprattutto la prestazione collettiva, di un reparto, di un movimento
individuale, al fine di avere degli elementi importanti per confermare che gli
obiettivi che ci si era prefissi sono stati raggiunti. Nella valutazione della
qualità delle azioni eseguite dal giocatore, si può far uso di strumentazioni
sofisticate, tuttavia, nella maggior parte delle situazioni di allenamento, queste
non sono accessibili. Quindi abitualmente si usano alternative meno precise. La
più usata tra queste è sicuramente la valutazione della forma del movimento
da parte dell’allenatore, ad esempio attraverso la video analisi delle partite e/o
degli allenamenti. Questo è sicuramente un supporto utile all’allenatore per
rilevare gli errori di ogni singolo movimento effettuato da un giocatore, che se
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preso da solo ha un significato irrilevante, ma se preso nel contesto della
situazione aggiunge valore e significato alla prestazione del giocatore.
1.2 Fisiologia del lavoro intermittente ad alta intensità
Per la sua esecuzione, il lavoro intermittente ad alta intensità richiede
una quantità molto elevata di energia; nella sua realizzazione vengono
implicati tutti i sistemi metabolici di produzione di energia. La proporzione con
la quale ogni sistema contribuisce alla produzione di energia viene determinata
da diversi fattori, tra i quali: la distanza, la durata e l'intensità, oltre al tempo
di recupero tra un esercizio e l'altro; tra gli altri fattori si devono considerare
anche le caratteristiche fisiche individuali (per esempio le percentuali dei
diversi tipi di fibra muscolare). Tradizionalmente si accetta un intervento
progressivo di ognuno dei sistemi energetici. Così l'organismo utilizza
inizialmente le riserve di ATP intercellulare; esse sono immediatamente
consumate, e vengono poi re sintetizzate, senza soluzione di continuità, per
idrolisi della fosfocreatina (PCr) esistente nei depositi del muscolo.
In seguito all’ intervento di questi sistemi energetici, è la glicolisi
anaerobica che ha la funzione di produrre il fosfato ad alta energia. Per ultimo
entra in azione la via metabolica della glicolisi aerobica essa produce una gran
quantità di ATP nel processo di recupero. Si deve però intendere il
coinvolgimento contemporaneo nell'intervento di ognuno dei sistemi energetici.
Ma è necessario però introdurre alcuni brevi concetti che spieghino in qualche
modo l'intervento di ognuno dei differenti sistemi energetici. Esiste un livello
molto basso nella concentrazione del PCr nella fibra muscolare, unito a
un’elevata concentrazione di lattato ematico e muscolare nelle fasi iniziali di un
lavoro di alta intensità (Cheetam et. al. 1986; Gaitanos et. al., 1993). Hultman
& Soholm (1983) confermano che il coinvolgimento della via glicolitica
anaerobica ha una funzione importante già al primo secondo della contrazione
muscolare. Hamilton et. al., (1991) pubblicarono un lavoro che fece pensare a
un intervento anche del metabolismo aerobico sia nella fase di attività che in
quella di riposo.
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All'inizio si poteva ipotizzare che nell'esercizio intermittente, l'attività di
questa via, fosse importante al termine dello sforzo, non è chiaro, però, quali
elementi intervengano a limitare l'attivazione. Se infatti confrontiamo
l'efficienza del metabolismo aerobico con alcuni dei metodi di controllo
tradizionali (VO2max, VO2 recupero, test di Cooper, test di Conconi etc.), non
possiamo dimostrare relazioni rilevanti tra il metabolismo aerobico e la
capacità di recupero tra uno sforzo massimo di breve durata. Si dimostra,
invece che esiste una correlazione diretta tra l'apporto di ossigeno e la risintesi
del PCr durante il periodo di recupero (Idstrom et al., 1985). Questo potrebbe
spiegare perché esiste una maggiore risintesi di PCr nelle fibre di tipo 1 (lente).
In relazione con quest’argomento è interessante il lavoro di Bordanis et al.,
(1995), il quale ipotizza che il t/2 relativo alla fosforilazione della creatina
(risintesi del PCr), nel caso di attività intensa sia di circa 60 secondi, mentre in
altri lavori pubblicati da Harris et al., (1976), si calcola che il t/2 è di 20-30
secondi.
Se andiamo ad analizzare la distanza coperta da un giocatore in 15 minuti
di gioco, si può notare che i giocatori in media, rimanevano fermi per circa il
17% e camminavano per circa il 40% del tempo totale di gioco. Durante circa il
35% e l’8% del tempo complessivo, i giocatori corsero rispettivamente a bassa
e ad alta velocità mentre l’attività effettuata mediante sprint corrispondeva a
circa lo 0,6% ovvero a quasi 30 secondi.
La relativamente breve durata della corsa svolta ad alta velocità da un
giocatore non rispecchia l’intensità complessiva degli impegni agonistici.
Infatti, durante le fasi di un incontro alcuni giocatori corrono ad alta intensità
mentre altri rimangono fermi o camminano. Ad esempio gli attaccanti possono
effettuare lavoro a bassa intensità quando la loro squadra si sta difendendo. E’
importante notare che un incontro comprende un notevole numero di soste
connaturali al gioco che avvengono per vari motivi, come nel caso in cui i
giocatori sono in attesa che sia battuto un calcio di punizione.