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La quasi completa astensione dal lavoro dei Controllori ha causato un isolamento
pressoché totale del nostro Paese per un periodo relativamente breve, provocando
non pochi problemi di collegamento e sicurezza interna.
I Controllori rivendicavano infatti autonomia, discrezionalità, apertura al
confronto e maggior duttilità che, fino ad allora, male si accordavano con lo stile
militare ed accentratore.
E' da quell'anno, comunque, che la categoria venne smilitarizzata, concedendo
anche a giovani di provenienza civile, studenti dell'Istituto Tecnico Aeronautico,
di poter diventare Controllori al pari dei colleghi militari.
Proprio questi Controllori, dell'era post-militare, vivono ancora, a distanza di anni,
una situazione confusa e basata su equilibri instabili, in quanto proiettati verso
una mentalità civile che, però, risente ancora in parte del vecchio codice militare.
La cultura civile, presumibilmente più flessibile, aperta al nuovo ed al confronto,
contrattuale e tecnologica, è infatti carente di un elemento fondamentale: la
progettualità.
La cultura passata, gerarchica e punitiva, permetteva di sperare in un futuro
migliore ed immediatamente riconoscibile attraverso l'acquisizione dei gradi e
favoriva l'impegno individuale.
Il Controllore smilitarizzato, invece, nonostante possa decidere con maggior
autonomia e discrezionalità, non vede premiato il suo impegno a causa di quel
livellamento voluto dall'Azienda (che, inoltre, non promuove corsi di formazione
avanzati), in nome di un'uguaglianza che annulla le differenze individuali.
Tutti i Controllori di Linate, infatti, possiedono la stessa qualifica che, se da una
parte consente di far fronte con rapidità e sicurezza alle situazioni che necessitano
sostituzioni, dall'altra provoca problemi nel campo della riconoscibilità sociale.
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La mentalità civile, nell'ottica del servizio, ha instaurato una dimensione
orizzontale che, in ultima analisi, risulta insufficiente: mancano il riconoscimento
e, con esso, la progettualità, il senso dello sviluppo in prospettiva futura; tutto ciò
è ampiamente dimostrato dagli strumenti proiettivi che mostrano l'incapacità di
realizzare il Sè.
L'appiattimento e l'omologazione non sono sufficientemente riscattati dal notevole
incremento economico ottenuto con la smilitarizzazione anche se, proprio le
richieste in questo campo, ci sembra svolgano la funzione di ultimo modo per
imporre il desiderio di riconoscimento.
Dal nostro studio è infatti emerso che le uniche occasioni di riconoscimento
provengono dall'esterno e, più precisamente, dal Pilota, oppure, a volte, dai
Controllori che compongono l'organico di Linate.
Il Pilota riconosce la professionalità del suo interlocutore solo in caso di
emergenza, ma il Pilota, in quanto referente esterno, non può incidere sull'iter
professionale del Controllore; si limita ad evidenziarne il buon operato attraverso
un elogio verbale.
Le buone prestazioni possono anche essere evidenziate dagli altri Controllori,
quindi all'interno di un gruppo che ricorda molto, in chiave affettiva, quello dei
pari e che, ancora una volta, non incide ai fini dell'avanzamento e della
riconoscibilità.
A tutto ciò si devono aggiungere altri due cambiamenti avvenuti a breve distanza
nel CRAV di Linate: l'assunzione delle donne in qualità di Controllori e l'utilizzo
di una nuova sala controllo.
Le donne hanno dimostrato di sapersi inserire senza difficoltà in un ambiente che,
fino a poco prima, era sempre stato un solido feudo maschile.
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La terza ed ultima novità, infine, riguarda l'allestimento e l'utilizzazione di una
sala tecnologicamente più avanzata ed automatizzata della precedente.
Ci è parso interessante incentrare l'attenzione sul cambiamento, veicolo di novità,
stimoli, attese, ma anche destabilizzante per chi lo vive, proprio perchè stimola
strategie di adattamento e sentimenti ambigui ed altalenanti: speranza, delusione,
timore, per citarne solo alcuni tra i più evidenti.
Ci siamo allora proposti di delineare questo quadro di frattura affettiva, difficile e
contraddittorio che caratterizza la cultura del controllo aereo.
La nostra ricerca è pertanto strutturata in modo da comprendere tre parti.
La prima parte tratta gli aspetti teorici della Psicoanalisi finalizzati a delineare i
comportamenti ed i rapporti tipici di un'organizzazione.
Una seconda sezione ha invece per oggetto una serie di informazioni tecniche e
dettagliate, atte a descrivere il compito specifico, quindi manualistico, del
Controllore di volo e l'interazione con il Pilota, primo referente chiamato in causa.
A questa sezione, improntata su aspetti tecnici e pratici, ne segue una terza,
differente per i metodi utilizzati, mirati a esplorare il vissuto dei Controllori.
Utilizzando l'intervista semi strutturata sono stati raccolti i sistemi di
rappresentazione relativi al ruolo ed alle motivazioni ad esso sottese, in un
campione ragionato di 20 Controllori; le interviste registrate e trascritte sono state
poi analizzate attraverso la teoria dei codici affettivi di Franco Fornari.
Domande specifiche e mirate hanno consentito di indagare come i Controllori
vivono e concepiscono il loro compito, le relazioni interpersonali, il rapporto con
la tecnologia ed i Piloti, gli eventuali conflitti ed i motivi di soddisfazione.
In questa ultima parte alla raccolta delle informazioni in senso stretto, si è
affiancato l'utilizzo di strumenti proiettivi finalizzati ad indagare il piano affettivo
delle scelte dei Controllori.
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Questo ha permesso di cogliere l'integrazione tra piano affettivo e piano
cognitivo, particolarmente feconda per descrivere le dinamiche del cambiamento.
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I. DALLA FAMIGLIA AL COLLETTIVO
I.1 La nascita del sociale secondo la prospettiva freudiana.
L'uomo vive, sin dalla nascita, all'interno di un collettivo.
Secondo Freud:
"La psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall'inizio, psicologia sociale".
(1)
Nei rapporti individuali verrebbero allora privilegiate le relazioni con le singole
persone aventi un ruolo particolarmente importante: genitori, fratelli, amici,
maestri, quindi sostituti parentali.
In alternativa si instaurano i rapporti sociali in senso stretto, tramite i quali
l'individuo può entrare in relazione con un numero più o meno elevato di persone
che, nella maggior parte dei casi, coincide con degli estranei.
Freud fa pertanto risalire la pulsione sociale al grembo familiare, per poi
trasferirla alla società vera e propria; non esiste impulso gregario, sono i legami
familiari a svolgerne la funzione.
Tematica di gruppo e dell'io risultano quindi in stretta connessione attraverso i
processi identificatori; non c'è opposizione tra psicologia individuale e sociale,
bensì tra apertura relazionale ed isolamento narcisistico, da cui derivano i rapporti
con massa, stirpe e razza.
L'analisi delle masse compiuta da Freud si avvale anche di riferimenti a Le Bon,
da cui vengono mutuate le caratteristiche di contagio affettivo dei membri di una
massa, il sentimento di grande potenza provato dal singolo e la sua notevole
suggestionabilità.
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Di Le Bon, però, Freud non condivide la poca attenzione nei confronti degli
aspetti costruttivi dell'anima delle masse, notando che impulsività, incostanza ed
onnipotenza, ad esse attribuite, finiscono per essere caratterizzanti dell'affettività
del bambino, del primitivo e della vita onirica.
Dopo un ripensamento nei confronti delle dottrine di Le Bon, Freud elabora allora
una sorta di duplice paradigma:
- il gruppo coincide con la gruppalità interna, cioè l'altro è visto come modello,
soccorritore, nemico oppure oggetto;
- il gruppo appare del tutto simile al bambino perchè mentalità di gruppo ed
infantile quasi coincidono.
Per argomentare la dicotomia, Freud utilizza l'analogia 'individuo'='gruppo
interno' e 'gruppo esterno'='individuo'.
Al fine di giustificare l'identificazione tra gruppo ed individuo all'interno di una
istituzione, quindi in riferimento ad una massa organizzata e non più folla
instabile, egli coglie le caratteristiche tipiche dell'uno e dell'altro, in accordo alle
posizioni di Mc. Dougall:
1. continuità di esistenza, materiale o formale (ruoli)
2. il singolo deve essere al corrente di: natura, funzione, attività e potere delle
masse, da cui derivare l'atteggiamento verso il gruppo (in tal modo si delinea il
compito di gruppo)
3. la massa deve poter interagire con altri collettivi (legami interistituzionali),
anche con competitività
4. la massa deve possedere e mantenere i propri usi, costumi, tradizioni (cioè la
sua storia)
5. specializzazioni e differenziazioni dei ruoli di lavoro.
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Freud, comunque, non ipostatizza i processi di gruppo, collocando sempre
l'individuo al vertice del controllo sul collettivo.
L'adulto da lui considerato non coincide con la famiglia, o genitore, ma proprio
con l'individuo.
Il gruppo appare allora vicino all'individualità organizzata, per quanto concerne il
versante dell'istituzione e della gruppalità inconscia, e sottoposta all'imago del
bambino per quello di massa:
"L'idea di Freud del bambino come perverso polimorfo è un'idea gruppale come di
un insieme di impulsi disorganizzati, senza una gerarchia, che si instaurerà con la
conquista del primato genitale. La massa sarebbe una sorta di gruppo di impulsi
disorganizzati, mentre l'organizzazione istituzionalizzata coincide con il controllo
e l'organizzazione che l'adulto arriva ad esercitare attraverso il primato genitale".
(2)
Per spiegare come avvengono le interazioni tra i membri di un gruppo, Freud
ricorre alla teoria fisicalista, in cui agiscono le forze attrattive e repulsive.
Ogni membro del gruppo deve, però, rivolgere il proprio ideale dell'io
sull'esponente considerato più autorevole: il capo.
E' in tal modo che si rende ragione dell'assunto 'gruppo'='individuo'.
Il gruppo, a questo punto, è totalmente identificato col capo e ciò è reso possibile
dal grande potere esercitato dalla suggestione, influsso che inibisce il singolo e le
sue facoltà intellettuali; se poi la suggestione si esprime a livello orizzontale,
coinvolgendo i diversi membri del gruppo e non focalizzandosi sul capo, si
instaura un "istinto gregario" derivante da gelosia fraterna.
In ogni caso, la suggestione è collocata all'interno del rapporto affettivo padre-
figlio; in altri termini, il padre rappresenta il leader ed il figlio la massa, spinta ad
amare il suo "capo", sia egli buono o terribile.
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L'applicazione di quanto sopra detto, è esemplificata attraverso il riferimento a
due istituzioni rette dall'amore per il padre: Chiesa ed Esercito.
Freud introduce allo scopo il concetto di identificazione, legame libidico ed
aggregante che annulla i confini tra sè e l'altro.
Il Sè, senza più confini, si sposta su famiglia, stirpe, razza, consentendo ai singoli
di sentirsi appartenenti ad un unico corpo.
Nel gruppo, come inteso da Freud, manca la figura della madre, avente per lui
l'unica funzione di appoggio per il figlio, con cui si coalizza contro il padre.
A conclusione del discorso freudiano si ricava che la massa da lui considerata è
quella originaria e che si arriva all'organizzazione solo per impedire tipici
fenomeni regressivi.
Il singolo, autosvalutandosi e sottomettendosi al capo, produrrebbe una
identificazione secondaria mortificante o superegoica, vero legame delle masse.
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I.2 I gruppi e gli assunti di base in Wilfred Bion
Parlando di gruppi è d'uopo un riferimento a Bion ed agli assunti di base da lui
individuati, tre specifiche strutture della group mind, così schematizzate:
- l'assunto di base gruppo-dipendente, in cui è accentuata l'assoluta dipendenza da
un oggetto soccorritore e, poiché il suo leader è identificato con una figura
materna, Bion lo indica come istituzionalizzato nella Chiesa
- l'assunto di base lotta-fuga, caratterizzato dal tentativo di lottare contro, o
fuggire da una entità cattiva. In esso quindi sono primari i sentimenti di odio e
risentimento ed è istituzionalizzato nell'Esercito
- l'assunto di base di accoppiamento, in cui predomina l'attesa per la nascita del
bambino-messia. L'attenzione si sposta in questo caso su fatti futuri ed è
corroborata da speranza (che, peraltro, non si deve mai tradurre in realtà) ed
ottimismo. Si istituzionalizza nell'Aristocrazia.
I tre assunti sono espressione dell'attività psichica protomentale in atto sia nel
sogno, sia nel bambino piccolo, sia nell'individuo quando entra in gruppo e tale
attività è regolata solo dalla presenza della "valenza" dell'individuo.
Per "valenza" si intende la capacità di combinarsi in modo istantaneo ed
involontario con un altro, in modo da condividere ed agire un assunto.
In ogni assunto è poi prevista l'esistenza del capo che, in quello di accoppiamento
non esiste perchè non ancora nato e che quindi potrebbe essere espresso da un
membro del gruppo, da un'idea o da un oggetto, mentre, nel gruppo di dipendenza
potrebbe essere la storia del gruppo.
Sia il gruppo di dipendenza sia quello di lotta-fuga, si oppongono con forza ad
ogni nuova idea, foriera di pericolo per lo status quo (in parte ciò avviene anche
per il gruppo di accoppiamento, in quanto il messia deve rimanere inesistente).
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Se il gruppo è dominato dall'assunto di dipendenza, si instaura una forte ansia e la
tendenza è di far intervenire un altro gruppo; se predomina quello di
accoppiamento, il gruppo, tendenzialmente, si avvicinerà allo scisma, dovuto al
fatto che si teme di non tollerare gli sviluppi derivanti dal realizzarsi della
speranza.
Ogni gruppo, dominato da uno dei tre assunti, è in pericolo nel momento in cui
essi vengono tradotti in azione.
Allo scopo, anche Bion, come Freud, fa riferimento a Chiesa ed Esercito, notando
che la prima è soggetta a fenomeni tipici del gruppo-dipendenza ed il secondo a
quelli espressi dal gruppo attacco-fuga.
E' per questo che un importante risultato in campo ecclesiastico, per esempio,
deve essere attribuito dalla Chiesa alla divinità e non alla capacità del gruppo,
perchè "Non nobis, Domine", ha lo scopo di rafforzare la fede e sottolineare che
essa non può mai tradursi in azione.
L'Esercito, da parte sua, deve convincere che si può fare tutto con la forza, ma
solo a patto che essa non venga mai usata.
Bion attribuisce all'Aristocrazia, infine, la funzione di rendere più familiare la
nuova idea, cioè il nascituro, promuovendo la speranza messianica e la
convinzione che, se l'accoppiamento prendesse forma, sarebbe simile agli
appartenenti al gruppo.
Ecco allora che Bion concorda con Freud per quanto riguarda Esercito e Chiesa,
ma gli rimprovera la poca attenzione verso il lavoro specializzato, quello che
attribuisce maggiore importanza alla procreazione e che si identifica con
l'Aristocrazia.
Negli assunti non è presente il tempo perchè, come si è accennato in precedenza,
ogni sviluppo è guardato dai membri con ostilità e diffidenza.
19
I tre gruppi di base sembrano allora essere costituiti da individui aventi
caratteristiche in comune con i personaggi della situazione edipica; il gruppo è
altresì concepito come un individuo smembrato che ne contiene un altro nascosto,
il capo.
Dalle ricerche di Bion risulta che più il gruppo è disturbato, più è facile
rintracciare le fantasie primitive, riconducibili alla scena primaria; presuppone
infatti che una parte del genitore, sia essa seno o corpo della madre, possa
contenere anche una parte del padre.
Anche Bion è concorde nell'affermare l'assenza di un istinto gruppale ma, a suo
parere, ogni membro mantiene quella individualità che invece Freud disconosce;
organizzazione e strutture dipendono dalla cooperazione dei membri, ma sono
possibili solo nei gruppi di lavoro, non in quelli abitati dagli assunti di base, in cui
è invece avvertita la valenza.
I problemi cominciano quando gli assunti vogliono agire: i membri sono allora
costretti a ricercare la verità e si scelgono il capo affinchè li sostenga in questo
arduo compito.
Il capo prescelto deve avere qualità personali condivise dai membri e, soprattutto,
la capacità di rinsaldare la fede nel gruppo, allo scopo di condividere il medesimo
assunto.
Per quanto riguarda la suggestionabilità ha presa solo se conforme all'assunto
dominante, ma non porta all'annullamento della individualità.
La frustrazione dovuta alla riduzione delle capacità del singolo è quindi da
attribuire al fatto che l'individuo si uniforma al comportamento richiestogli ed il
risultato è la sensazione che le sue capacità siano ridotte, pur non accadendo nella
realtà.
20
Altro elemento fondamentale, nonchè intrinseco al gruppo di lavoro ed inesitente
in quello dell'attività dell'assunto base è, per Bion, la continuità.
E' infatti necessario che, all'interno del gruppo, si mantengano le tradizioni; questa
valutazione è molto simile a quella di Platone, secondo cui armonia e stabilità
deriverebbero dal conformarsi del singolo ai costumi del collettivo.
Una ulteriore affinità è ravvisata in S.
1
Agostino e nella sua convinzione che sia
prima necessario regolare i rapporti con Dio e poi sarà possibile ottenerne di
buoni con i propri compagni.
In conclusione, per Freud gli individui sono spinti ad interagire per mezzo della
libido, per Bion attraverso la cooperazione; il capo concepito dal padre della
psicoanalisi deriverebbe da un processo di introiezione dell'io, mentre, secondo
Bion, sarebbe un prodotto dell'assunto di base al pari di ogni altro membro.
Questa uguaglianza si verifica a tal punto che, il padre stesso, è costretto a perdere
parte della propria personalità, da cui si evince che non è né autoritario (Le Bon),
né ipnotizzatore (Freud): egli si combina perfettamente con ogni membro del
gruppo.
1
"Città di Dio", libro 19°
21
I.3 La psicoanalisi del sociale in Franco Fornari
Le concezioni di Bion e Freud, quindi, attestano l'unità di vita psichica individuale
e di gruppo; diversa è la posizione di Franco Fornari, critico della struttura troppo
rigida degli assunti, che invece ritiene capaci di evolversi l'uno nell'altro,
producendo vantaggiose integrazioni.
Fornari postula inoltre una aggiuntiva fondazione affettiva del gruppo di lavoro,
che chiamerebbe in causa i fratelli, instaurando così un modello paritetico.
Chiaro esempio dell'evolversi dei gruppi si ha analizzando l'istituzione militare:
storicamente contrassegnata da rigide gerarchie, nel corso degli anni ha accolto
favorevolmente i contributi dell'odierna tecnologia, attraverso l'utilizzo di
strumenti sofisticati ed all'avanguardia, che spesso affiancano gli appartenenti
all'istituzione stessa, dimostrandone la disposizione all'apertura, al cambiamento.
Fornari specifica e sottolinea la fondazione affettiva del gruppo di lavoro,
legandola proprio all'elaborazione del cambiamento:
"La funzione specifica del gruppo di lavoro è quella di elaborare la tendenza al
cambiamento, proprio perchè il gruppo di lavoro è collegato all'imparare
dall'esperienza...il gruppo di lavoro appare come specificamente legato al divenire
storico, e in particolare al cambiamento specifico innescato dalla civiltà
industriale. E poichè il cambiamento suscita ansie, tende ad attivare gli assunti di
base e perciò anche un aumento della necessità di imparare dall'esperienza per
fronteggiarla". (3)
Nella psicoanalisi del sociale ed attraverso la teoria coinemica, è possibile
identificare le significazioni primarie degli affetti nel sogno, al fine di individuare
le unità affettive comuni ad ogni uomo.
22
Mentre Freud fonda il sociale sulle pulsioni, Fornari si appella al linguaggio,
inteso nella sua globalità di verbale, mimico e comportamentale, collocandolo in
una zona intermedia tra fatti individuali e collettivi.
I.3.1. Presupposti di linguaggio e teoria coinemica
Il linguaggio, infatti, appare come la sede privilegiata in cui il giudizio può
manifestarsi in quanto raccordo tra mondo naturale e culturale.
Per Fornari esistono due ordini linguistici: quello di natura affettiva o coinemico,
privato ed iconico e quello di natura culturale o cognitivo, pubblico e verbale.
Essendo tra loro commensali, ne risulta che il linguaggio affettivo è in grado di
esprimere la tendenza alla omogeneizzazione (confusività primaria o
accomunamento primario), mentre quello verbale è espressione della produzione
simbolica e quindi struttura basilare per il rapporto tra individuo e realtà, cioè
cultura e non sedimento improduttivo.
In quest'ottica, l'opposizione non è più, allora, tra conscio ed inconscio, ma tra
piano cognitivo ed affettivo; il rimando, pertanto, è alle predisposizioni
filogenetiche in grado di regolare i rapporti tra uomo e mondo.
Tali predisposizioni, riconducibili al simbolismo onirico (padre, madre, fratelli,
corpo, nascita, morte, etc.), sono ravvisabili attraverso l'impiego del principio
della doppia referenza: i coinemi
2
si istituirebbero come referenti interni del
significato e le cose come referenti esterni.
Inoltre Fornari ritiene possibile estendere i fenomeni di transfert al segno
linguistico, sia esso parlato o scritto; in tal modo il segno è suscettibile di
2
Coinema, dal greco "coinos", cioè comune, da cui comunicazione; rappresenta l'unità minima
insatura di significazione affettiva, in grado di produrre significato, incontrandosi con gli stati del
mondo percepito. I coinemi sono comuni a tutti gli uomini.