Capitolo primo
degli elementi strutturali che convergono verso il nodo stesso. Ad esempio la
mancanza di una idonea armatura trasversale (staffe) può determinare negli
elementi strutturali il verificarsi di una rottura fragile a taglio prima o
contemporaneamente alla plasticizzazione duttile a flessione.
Nella maggior parte delle strutture a telaio in C.A. non progettate secondo una
normativa antisismica, gli elementi critici sono i pilastri e i nodi trave-pilastro.
Quindi dove si prevedeva nei pilastri essenzialmente una sollecitazione di sforzo
assiale, questi ultimi possono danneggiarsi, a seguito di un terremoto, nelle zone
di estremità, dove è massimo il momento flettente da forze orizzontali, oppure
altro danno tipico può essere la rottura a taglio connessa con l’insufficienza o la
cattiva disposizione delle staffe a cui, in fase di progetto, era affidata una sola
funzione di contenimento. Nei pilastri armati con più di quattro ferri longitudinali,
le staffe ordinarie a semplice rettangolo e disposte con passo eccessivo mostrano
la loro scarsa capacità di contenere lo sbandamento dei ferri intermedi.
Spesso nei nodi non prosegue la staffatura del pilastro ed è deficiente l’ancoraggio
delle armature delle travi; in queste condizioni essi costituiscono i punti più fragili
e delicati del telaio.
Un altro problema può derivare dalle grandi eccentricità in pianta tra il baricentro
delle masse e quello delle rigidezze che fanno si che i modi torsionali di
vibrazione sulla risposta dinamica dell’edificio abbiano grandi coefficienti di
partecipazione.
Infine, non meno importante è la qualità dei materiali costituenti la struttura e il
loro grado di conservazione che spesso è molto scadente per via del degrado, della
cattiva esecuzione, dell’utilizzo di materie prime di scarsa qualità.
Per questi motivi la riparazione e l’adeguamento sismico di un edificio in C.A.
richiedono in via preliminare uno studio approfondito della costruzione e delle
problematiche ad essa connesse. La scelta delle tecniche e della tecnologia di
intervento deve essere sempre preceduta da un esame comparativo delle possibili
soluzioni, tenendo conto che la sicurezza di una costruzione nei riguardi delle
azioni sismiche dipende da una adeguata resistenza alle azioni orizzontali e da una
sufficiente duttilità per sollecitazioni cicliche alternate. Gli interventi di
2
Introduzione
adeguamento sismico devono avere di conseguenza quali obiettivi essenziali:
l’incremento di resistenza; l’incremento di duttilità; la ridistribuzione delle
resistenze e delle rigidezze.
L’impiego dei materiali compositi fibrorinforzati (FRP) rappresenta una valida
alternativa all’uso di tecniche e materiali tradizionali per l’adeguamento sismico
di edifici in C.A. Tali materiali, scaturiti dalle recenti conoscenze nel campo della
chimica e della fisica, hanno determinato l’inizio di una nuova era nel campo delle
costruzioni civili. Caratteristica peculiare dei materiali compositi è l’anisotropia
controllata che consente di fornire diversi livelli di resistenza, in funzione delle
svariate sollecitazioni che interessano il sistema strutturale. Le elevate prestazioni
dei materiali compositi scaturiscono dalla collaborazione di materiali con
caratteristiche e struttura eterogenee, che, considerati singolarmente, risultano non
soddisfare la prestazione richiesta. Tuttavia, se combinati opportunamente,
possono organizzarsi in veri e propri sistemi strutturali dai quali scaturisce una
capacità complessiva di rispondere a specifiche richieste funzionali.
I vantaggi che si possono trarre da un loro impiego sono i seguenti:
• Notevoli capacità di resistenza qualora sollecitati a trazione, per
l’alto valore del rapporto resistenza a trazione/peso specifico;
• Scambio di stati di sollecitazione, tra supporto e rinforzo, su una
superficie diffusa evitando punti di forte concentrazione dello stato
tensionale nell’elemento rinforzato;
• Possibilità di calibrare la rigidezza dell’elemento rinforzato,
utilizzando sia fibre diverse, sia un numero di strati variabile;
• Possibilità di attribuire una certa duttilità al sistema mediante
opportuni sistemi di ancoraggio diffuso;
• Rispetto del funzionamento strutturale della costruzione esistente;
• Removibilità dell’intervento mediante tecniche di asporto termico
o chimico e meccanico in funzione del sistema di incollaggio
applicato.
3
Capitolo primo
Accanto a tali vantaggi, si deve però ricordare il comportamento fragile del
materiale composito fino a rottura e la sua scarsa resistenza alle alte temperature.
Gli FRP (Fiber Reinforced Polymers) sono una particolare categoria di materiali
composti da due sole fasi a cui sono attribuite proprietà specifiche e funzioni
diverse, ovvero:
• Fase matrice cui spetta principalmente il compito di dare forma e
geometria al materiale, oltre a ripartire le sollecitazioni tra le fibre
attigue; i compositi a matrice polimerica sono quelli maggiormente
diffusi nel settore delle costruzioni;
• Fase fibrosa costituita da fibre molto sottili e di varia lunghezza a
cui compete la funzione di conferire resistenza meccanica e rigidità
al materiale, a fronte di un’elevata rigidezza.
Le caratteristiche fisiche e meccaniche del materiale composito dipendono dalle
caratteristiche di ognuna delle fasi e dalla loro combinazione, in funzione delle
prestazioni richieste. Negli FRP-materials la fase matrice è costituita da una
resina, generalmente epossidica o poliestere, mentre il materiale di rinforzo,
ovvero la fase fibrosa, è composta da una serie di filamenti sottilissimi di natura e
di geometria molto diverse. Data questa vasta gamma di possibilità, la
classificazione dei materiali compositi può avvenire sia in base al tipo ed alla
morfologia del rinforzo presente, sia in base alla natura della matrice. Le fibre,
continue o discontinue, possono essere disposte secondo diverse giaciture a
seconda della prestazione meccanica desiderata. Se si tratta di fibre unidirezionali
o bidirezionali, il materiale ha comportamento macroscopicamente ortotropo; se
invece si tratta di fibre pluridirezionali, macroscopicamente il comportamento si
avvicina a quello isotropo. Le fibre più usate nel campo dell’ingegneria civile
sono quelle di carbonio, vetro e aramidiche.
L’elevato costo di questi materiali, legato soprattutto alla complessità dei processi
produttivi, però, ne ha relegato per molti anni l’uso a settori come quello
aeronautico, astronautico e militare dove il problema dei costi risulta di secondaria
4
Introduzione
importanza rispetto alla possibilità di utilizzare materiali come gli FRP
caratterizzati da una resistenza specifica, (intesa come resistenza meccanica a
trazione per unità di peso), così elevata da risultare ineguagliabile da qualsiasi
altro materiale. Tuttavia, la parziale riduzione dei costi, in particolare delle fibre di
carbonio, dovuta alla loro maggiore diffusione e ad una ottimizzazione dei
processi produttivi, ha fatto sì che, negli ultimi anni, l’utilizzo degli FRP ad alte
prestazioni si sia esteso anche a settori caratterizzati storicamente da una
tecnologia più "povera" come quello delle costruzioni civili dove la presenza di
materiali e sistemi costruttivi più economici ne aveva per anni ostacolato
l’ingresso. In particolare, si è assistito nell’ultima decade ad un notevole
incremento dell’utilizzo di materiali compositi, ad esempio in Giappone, paese
che per primo ha eseguito sperimentazioni e realizzato applicazioni pratiche di
materiali FRP in edilizia, e negli Stati Uniti, altro paese trainante nell’utilizzo
degli FRP nel campo delle costruzioni.
Figura 1.1 – Fasciatura di colonne con FRP
L’utilizzo maggiore degli FRP nelle costruzioni edili riguarda essenzialmente il
settore del restauro statico delle strutture degradate o danneggiate e quello
dell’adeguamento statico, in particolare in campo antisismico.
5
Capitolo primo
In questo settore, le tecniche di intervento basate sull’utilizzo dei materiali
tradizionali presentano non poche difficoltà operative e diversi dubbi sulla
durabilità futura dell’intervento stesso. In quest’ottica, un intervento di ripristino
basato sull’utilizzo di compositi ad alte prestazioni, nonostante il costo più elevato
delle materie prime, può risultare più economico se si estende la valutazione
economica ai tempi e alle attrezzature necessarie per l’intervento, ai costi
derivanti da eventuali interruzioni dell’esercizio della struttura e alla stima della
vita utile della struttura stessa a seguito dell’intervento.
Figura 1.2 – Rinforzo di un nodo Trave-Colonna con FRP
Le tipologie di intervento con FRP più ricorrenti sono sostanzialmente due: la
fasciatura esterna di elementi compressi o pressoinflessi come pilastri, pile da
ponte, ciminiere ecc.; il rinforzo di elementi inflessi mediante placcaggio esterno
delle zone sollecitate a trazione.
Nel primo caso vengono utilizzati tessuti impregnati in opera. Lo scopo di questi
interventi può essere quello di aumentare la portanza longitudinale dell’elemento
per effetto del contenimento delle deformazioni trasversali oppure, quello di
aumentare la duttilità in campo sismico dei nodi trave-pilastro, che, come detto,
risultano particolarmente sollecitati durante il sisma.
6
Introduzione
In un progetto corretto dal punto di vista sismico, per assicurare una certa duttilità
del nodo si dovrebbe provvedere ad infittire la staffatura del pilastro in prossimità
di esso.
Figura 1.3 – Rinforzo a flessione di una trave in C.A. con lamelle in FRP
Utilizzando una fasciatura in FRP all’attacco tra pilastro e travi è possibile
correggere eventuali errori di progettazione consistenti in una staffatura
inadeguata del pilastro in corrispondenza del nodo. L’utilizzo dei tessuti in FRP in
questo specifico campo di intervento rivela innegabili vantaggi esecutivi rispetto
alle tecniche tradizionali di cerchiatura basate sull’utilizzo di anelli metallici
montati a caldo o alle tecniche costituite da un aumento della sezione resistente
per mezzo di malte strutturali applicate a spruzzo o per colatura.
Figura 1.4 – Rinforzo di un solaio latero-cementizio con lamelle in FRP
7
Capitolo primo
Negli interventi di ripristino sulle strutture inflesse, gli FRP si pongono in
alternativa alla tecnica più tradizionale del beton plaqué, consistente
nell’incollaggio in zona tesa di piastre di acciaio. Anche in questo caso risultano
evidenti i vantaggi esecutivi che derivano dall’utilizzo di tessuti o lamine in FRP
in luogo di pesanti lastre di acciaio. L’utilizzo di materiali polimerici, inoltre,
elimina i dubbi sulla durabilità di piastre di acciaio, montate all’esterno di una
struttura, nei confronti della corrosione. I tessuti in FRP, infine, grazie alla loro
capacità di adattarsi alla forma della struttura, consentono di completare
l’intervento di rinforzo a flessione con fasciature nella testate delle travi allo
scopo di eliminare eventuali carenze nei confronti dell’azione tagliante. Questi tipi
di intervento diventano di difficilissima, se non impossibile, esecuzione se
eseguiti con piastre di acciaio.
Figura 1.5 – Rinforzo a taglio di una trave in C.A. con nastri in FRP
1.2. Articolazione della tesi
La tesi, articolata in nove capitoli, si propone di offrire un contributo per
l’adeguamento sismico di edifici in C.A. mediante l’utilizzo di materiali compositi
fibrorinforzati.
Nel presente capitolo (capitolo primo) sono messi in evidenza il comportamento
ed i relativi problemi che una struttura intelaiata in C.A. presenta sotto l’azione di
terremoti di intensità medio-alta se progettati secondo normative precedenti a
8
Introduzione
quelle sismiche ovvero concepiti per sopportare solo carichi verticali. Inoltre
viene presentato il materiale FRP per il consolidamento degli edifici mettendo in
evidenza i pregi (elevata leggerezza, ottima resistenza ai fenomeni corrosivi,
elevate proprietà meccaniche, ecc.) ed anche i difetti (prezzo di acquisto elevato,
scarsa resistenza all’azione del fuoco, comportamento fragile del materiale fino
alla rottura, ecc.).
Nel capitolo secondo vengono presentati i materiali compositi polimerici
fibrorinforzati mettendo in evidenza le sue due fasi: matrice e rinforzo. In
particolare vengono descritti i materiali di più comune impiego sia per le matrici
polimeriche (poliestere insaturo e resine epossidiche) che le fibre di rinforzo
(carbonio, vetro, aramide, PVA) mettendo in evidenza le proprietà peculiari. Sono
poi descritti i processi di fabbricazione per ottenere le fibre ed i materiali
compositi (lavorazioni a stampo aperto e lavorazioni a stampo chiuso). Infine
vengono presentati e comparati, in termini di caratteristiche meccaniche, i prodotti
in FRP composti da fibre di carbonio, di vetro e dei relativi adesivi per la loro
applicazione presenti in commercio.
Nel capitolo terzo vengono descritte le comuni tecniche di intervento per
l’applicazione dei materiali compositi fibrorinforzati. Sono indicate le varie fasi
dell’intervento: accertamento statico dell’esistente, con particolare attenzione alle
cause che hanno generato il dissesto; scelta del tipo di rinforzo più adatto al caso
in esame; valutazione delle condizioni al contorno (temperatura, umidità, ecc.);
riparazione del substrato e sua preparazione al fine di migliorare il legame tra il
materiale composito e l’elemento strutturale. Quindi sono descritti i sistemi di
rinforzo più utilizzati (sistemi wet lay-up e sistemi pre-cured) e le tecniche
speciali (avvolgimento automatico, sistemi pretesi, pultrusione veloce). Infine
viene ricordata la necessità di proteggere e monitorare l’intervento di rinforzo
durante e dopo la sua applicazione.
Nel capitolo quarto viene presentato il rinforzo per flessione di travi in C.A.
mediante l’impiego dei materiali polimerici fibrorinforzati evidenziando le diverse
modalità di collasso (premature o classiche) a cui il rinforzo può essere soggetto,
soffermandosi sulla necessità di evitare i meccanismi di collasso prematuro quali
9
Capitolo primo
il peeling off (distacco della lamina dall’intradosso della trave) e il concrete
ripping (distacco dello strato di conglomerato tra la lamina e l’armatura
longitudinale di acciaio). Viene presentato, al fine di effettuare correttamente il
progetto e la verifica dell’intervento in oggetto, il metodo allo stato limite ultimo
applicato a travi rinforzate a flessione con FRP e uno studio riguardante
l’aderenza del rinforzo sul calcestruzzo al fine di descrivere il calcolo e al verifica
tensionale di ancoraggio. Infine sono presentate e confrontate le raccomandazioni
fib, ACI e CNR per il rinforzo a flessione.
Nel capitolo quinto vengono descritte le tipologie di rinforzo a taglio e torsione
effettuabili su travi in C.A. mediante l’impiego di FRP presentando i diversi studi
in letteratura che consentono di stabilire, attraverso una opportuna modellazione,
dopo l’intervento di consolidamento la resistenza a taglio della trave. In
particolare dopo aver presentato il modello di Triantafillou (1998) a cui fanno
riferimento le raccomandazioni fib, il modello di Khalifa (1998) richiamato nelle
indicazioni progettuali ACI e i suggerimenti in merito forniti dal CNR, è stato
presentato il più recente studio in materia condotto da Taljsten (2003).
Nel capitolo sesto viene descritta la meccanica dei nodi trave-colonna di strutture
in C.A. rinforzati con nastri o lamelle in FRP. Infatti i nodi trave-colonna di una
struttura in C.A., soprattutto se progettata a soli carichi verticali, risultano essere i
punti più vulnerabili per l’effetto di un terremoto.
Nel capitolo settimo viene descritto il confinamento delle colonne in C.A.
mediante l’impiego di nastri in FRP, presentando i più recenti studi presenti in
letteratura riguardanti la resistenza a compressione del calestruzzo confinato. In
particolare vengono confrontati i comportamenti relativi a colonne circolari,
quadrate e quadrate a spigoli arrotondati. Viene presentato il modello iterativo di
Spoelstra e Monti per il confinamento delle colonne fasciate con FRP. Infine sono
riportati gli studi per definire la resistenza ultima a compressione e la
deformazione ultima delle colonne rinforzate con FRP (modello di Mander,
1988).
Nel capitolo ottavo viene presentata la modellazione non lineare del calcestruzzo
confinato. In primo luogo è stata richiamato lo studio relativo al calcestruzzo
10
Introduzione
confinato con rinforzo trasversale di tipo tradizionale evidenziando la dipendenza
dell’azione di confinamento dal tipo di sezione della colonna, dal diametro e dal
passo delle staffe di acciaio. Quindi è stato applicato il modello di calcolo
iterativo di Spoelstra e Monti al caso di colonne fasciate con materiali compositi
fibrorinforzati; in particolare si è studiata la dipendenza del comportamento dal
tipo di sezione (circolare, quadrata e quadrata a spigoli arrotondati) e dal tipo e
quantità di materiale utilizzato (fibre di carbonio e fibre di vetro con diverse
percentuali volumetriche di fasciatura di rinforzo). Sono state ricavate le curve
tensione-deformazione e sono state confrontate con quelle relative al
confinamento trazionale con staffe in acciaio ovvero con quelle in assenza di
confinamento. I valori della deformazione ultima sono stati ricavati anche
utilizzando diverse formule presenti in letteratura e confrontati con quelli ottenuti
dal modello iterativo. Ancora, si sono comparati una serie di risultati sperimentali,
su provini di diversa forma e rinforzati con diversi materiali, presenti in
letteratura, con i risultati analitici forniti dal modello iterativo di Spoelstra e
Monti. Vengono poi ricavati i domini di rottura e le curve momento-curvatura
sempre per diversi tipi di sezione e tecniche di confinamento mettendo in
evidenza i buoni risultati che si ottengono, con l’ausilio dell’FRP, in termini di
incrementi di resistenza e duttilità. Infine viene proposta una equivalenza tra
staffatura in acciaio e tessuto in fibre di carbonio.
Nel capitolo nono viene effettuato un intervento di adeguamento sismico di un
edificio in C.A. mediante l’utilizzo di materiali compositi fibrorinforzati
combinati con interventi di tipo tradizionale al fine di ottenere un miglioramento
locale e globale del comportamento dell’edificio sotto l’azione di carichi
orizzontali.
11
I materiali compositi
Capitolo secondo
I materiali compositi
2.1. Premessa
L’acronimo FRP sta ad indicare “Fiber Reinforced Polymer” ovvero materiali
compositi, costituiti da fibre immerse in una matrice polimerica. Tali materiali,
paragonati agli acciai convenzionali presentano diversi vantaggi come la grande
resistenza a trazione, l’eccellente resistenza alla corrosione, il basso peso
specifico, l’eccellente rapporto resistenza/peso specifico, la possibilità di
combinare resistenza e rigidezza in modo diverso a seconda dell’impiego.
Questi materiali sono impiegati da diversi decenni nel campo dell’ingegneria
aeronautica e meccanica, ma negli ultimi due decenni hanno trovato impiego
anche nel campo dell’ingegneria civile sotto forma di barre per armatura nelle
strutture in C.A. ordinario e precompresso e di prodotti specifici per il restauro ed
il consolidamento strutturale di edifici. Gli interventi dove risulta vantaggioso
l’uso degli FRP sono molteplici: la fasciatura esterna di elementi compressi o
pressoinflessi come pilastri, pile da ponte, tubazioni, ciminiere; il rinforzo di
elementi inflessi mediante placcaggio esterno delle zone sollecitate a trazione; il
ripristino di strutture localmente danneggiate da urti come, ad esempio, travi da
13
Capitolo secondo
ponte impattate da mezzi fuori sagoma; il rinforzo e l’adeguamento sismico di
archi e volte in muratura mediante placcaggi all’estradosso.
L’elevata resistenza alla corrosione unita alla facilità di posa in opera e alla
possibilità di produrre materiale in funzione delle esigenze, hanno decretato il
successo di questi materiali.
Tuttavia gli FRP presentano anche alcuni svantaggi quali: la limitata resistenza al
fuoco e alle alte temperature; l’elevato costo iniziale; una rottura di tipo fragile;
fenomeni di instabilità locale; carenza di normativa di riferimento; limiti nella
realizzazione delle unioni; anisotropia delle caratteristiche meccaniche. Inoltre,
dato che si tratta di materiali molto efficienti dal punto di vista strutturale, si
possono generare problemi di accoppiamento con altri materiali che il progettista
deve valutare con molta attenzione.
Il loro impiego crescente ha richiesto la formulazione di una filosofia “ad hoc” per
la progettazione e la messa in opera recepita solo in raccomandazioni a carattere
nazionale: “ACI” per gli Stati Uniti; “Fib” per l’Europa; “JSCE” per il
Giappone; “CAN” per il Canada.
2.2. I materiali compositi polimerici fibrorinforzati
Il termine materiali compositi viene adottato per indicare una combinazione di
due o più materiali diversi e microscopicamente ben distinguibili fra loro, mentre
macroscopicamente sono materiali omogenei. Nel caso degli FRP i materiali
costituenti sono due: la matrice polimerica e le fibre di rinforzo.
L’importanza dei materiali compositi e nella fattispecie degli FRP risiede nel fatto
che l’unione di due o più materiali con caratteristiche diverse genera un materiale
con proprietà superiori o comunque rilevanti rispetto alle proprietà dei suoi
materiali costituenti.
Negli FRP il compito della matrice è quello di tenere insieme le fibre, trasmettere
loro le caratteristiche della sollecitazione esterna e proteggerle dagli agenti
atmosferici, inoltre conferisce al composito tenacità e resistenza alla fatica. Le
fibre di rinforzo (carbonio, vetro, aramide), invece, costituiscono l’elemento
14
I materiali compositi
resistente nei confronti delle tensioni limitando le deformazioni, inoltre se sono
opportunamente orientate forniscono proprietà ottimali. La matrice può essere
considerata, almeno nei casi più comuni, come un continuo isotropo. La fase di
rinforzo, ad eccezione della fibra di vetro, è invece un materiale anisotropo.
Contribuiscono a definire quest’ultima:
• La geometria: forma, dimensioni e distribuzione delle dimensioni;
• La disposizione: orientazione rispetto agli assi di simmetria del
corpo; se essa è casuale il composito risulta avere caratteristiche
simili a quelle di un materiale isotropo (“quasi isotropo”); in tutti
gli altri casi il composito è anisotropo;
• La concentrazione: frazione in volume, distribuzione della
concentrazione (dispersione).
I compositi possono essere classificati in due categorie a seconda della lunghezza
delle fibre impiegate e della loro distribuzione nella matrice: FRP a fibra corta ed
FRP a fibra lunga. Le fibre corte vengono impiegate in ambito non strutturale ed
in alcuni elementi in pultrusione
1
; le fibre lunghe, invece, vengono utilizzati nella
realizzazione di elementi sollecitati secondo una direzione prevalente e nella
maggior parte della produzione dei pultrusi.
La tecnologia di produzione, che prevede la combinazione della matrice con le
fibre disposte secondo direzioni predeterminate del calcolo strutturale, permette di
realizzare un materiale specifico con proprietà meccaniche ottimizzate nei riguardi
del particolare stato tensionale a cui verrà sottoposto. Ciò implica che un sistema
in FRP adottato per un determinato rinforzo non necessariamente potrà essere
utilizzato in un altro impiego. Discende pertanto una importante peculiarità dei
materiali compositi rispetto ai materiali isotropi: la loro progettabilità.
1
È un processo automatico e continuo per la fabbricazione di materiali plastici fibrorinforzati: la
resina e le fibre sono spinte in uno stampo di forma voluta, con sezione trasversale costante. Tale
processo è molto utilizzato per la produzione di barre, cavi, profilati.
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Capitolo secondo
Ai fini dell’esame delle proprietà dei compositi fibrorinforzati, è conveniente
distinguere questi ultimi in due categorie principali, indipendentemente dalla
tecnologia di produzione: monostrato (lamina); multistrato (laminati).
I laminati sono materiali costituiti da strati di qualche decimo di millimetro di
spessore sovrapposti tra loro. Nel caso più semplice, le fibre sono contenute
esclusivamente nel piano della lamina ovvero non ci sono fibre disposte
perpendicolarmente al piano della lamina. Esiste anche una particolare classe di
compositi multistrato, detti laminati ibridi, in cui le singole lamine sono composte
da fibre di natura differente (ad esempio compositi a matrice epossidica con fibre
sia di carbonio che aramidiche per ottenere un composito rigido e tenace) o da
materiali differenti (ad esempio i compositi a strati alternati di resina epossidica
con fibre aramidiche e di alluminio).
Il principale vantaggio dei laminati è rappresentato dalla massima libertà nella
disposizione delle fibre, pur essendo ovviamente richiesto un controllo sistematico
sulle scelte operate e quindi sulle proprietà del materiale composito.
Le lamine sono in generale dei materiali anisotropi (proprietà diverse nelle diverse
direzioni) e conseguentemente la descrizione delle loro proprietà meccaniche
dipende dalla scelta del sistema di riferimento. Di solito gli assi di quest’ultimo
vengono fatti coincidere con quelli di simmetria del materiale. Il rapporto tra i
valori delle proprietà di un materiale composito nelle diverse direzioni è detto
grado di anisotropia.
2.3. I materiali costituenti
Le caratteristiche meccaniche dei materiali compositi dipendono essenzialmente
da quelle dei componenti utilizzati per il loro confezionamento, dall’assestamento
che gli stessi componenti subiscono in seguito ad una prima fase di sollecitazione
e dall’integrazione tra gli stessi componenti. I fattori più importanti che ne
caratterizzano il legame costitutivo sono:
• Le proprietà meccaniche delle fibre;
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