INTRODUZIONE
“ La rievocazione storica di Palmanova rappresenta un modello
di contenuti per una nuova filiera di turismo in chiave culturale”
- D. Serracchiani, Presidente Regione Friuli-Venezia Giulia
Settembre 1615: Palmanova è chiamata dalla Repubblica di Venezia a imbracciare le armi contro gli
Uscocchi, cittadini austriaci insediati nei Balcani. La città-fortezza, costruita nel corso del
Cinquecento come baluardo contro un possibile attacco turco, grazie alla sua posizione strategica
lontana dal forte, diviene il punto di arrivo delle truppe veneziane che da qui marciarono verso il
fronte di Gradisca in una logorante guerra di posizione e che, dopo due anni di combattimenti, non
vide né vinti né vincitori.
Settembre 2015: Palmanova, per tre giorni, torna ad essere il teatro di quei fatti d' arme proponendo
A.D.1615: Palma alle armi. La rievocazione storica è giunta a celebrare i suoi quarant'anni ed è
diventata uno degli eventi di maggior rilievo all'interno dei programmi della città.
Come sostenuto da Renata Salvarani: "Il ricorso al passato, celebrato, reinterpretato, rivissuto in
funzione del presente, è considerato elemento fondante, riferimento del senso di appartenenza. La
stessa comunicazione dell'appartenenza ai componenti della comunità si basa su riferimenti e
simboli legati alla storia. Così anche i tratti distintivi di una comunità e il suo ruolo all'interno di
un contesto più ampio vengono comunicati attingendo a vicende emblematiche che rappresentato il
passato"
1
. La storia e l'interesse per il patrimonio locali hanno sempre svolto un ruolo di primo
piano nella creazione della memoria collettiva, così come nelle pratiche e nell'immaginario
turistico. Insieme alle fonti materiali e immateriali di un luogo, le rievocazioni storiche sono una
tipologia di evento che mira a far conoscere la storia del proprio territorio nelle logiche
dell'edutainment, neologismo che riassume i termini inglesi educazione e intrattenimento.
Rappresentano uno degli strumenti narrativi e divulgativi che possono essere scelti per richiamare
l'attenzione e stimolare la curiosità dei turisti e della collettività su aspetti riguardanti il proprio
contesto storico. Nelle parole di Federica Zampa, la rievocazione storica è un'occasione “per
soddisfare il bisogno di collettività, di incontro e di scambio, di conoscenza e di cultura, di
partecipazione e di condivisione, anche di passioni e di emozioni”; per coinvolgere le persone del
1
R. Salvarani, Storia locale e valorizzazione del patrimonio, Vitaepensiero, Milano, 2008, pag.101
1
luogo e richiamarne altre; “per provare a vivere un momento che fa parte delle tradizioni di una
collettività, della sua identità e della sua storia”
2
.
Questo elaborato nasce con l'intento di focalizzare la manifestazione storica A.D.1615:Palma alle
armi per raccontarne la storia, ma anche per dare centralità e parola ai suoi protagonisti. Ho
ripercorso quelli che sono stati i fatti storici per arrivare alla rievocazione e al suo legame univoco
con la città, lasciando largo spazio alle testimonianze e alle opinioni degli attori coinvolti: storici,
rievocatori, organizzatori, cittadini e governance locale.
Palma alle armi è nata nel 1977 su ideazione di Alberto Prelli e Alberto Pacorig come una festa in
costume per i cittadini di Palmanova. L'intento degli autori era quello di far conoscere ai più una
pagina della loro storia, proponendola come evento di cornice alla festa del Redentore
3
. Oggi è
giunta a celebrare i quarant'anni ed è diventata uno degli appuntamenti di maggior rilievo all'interno
dei programmi della città stellata, nonché la rievocazione storica del Seicento più importante in
Italia. Ogni primo week-end di settembre Palmanova si trasforma in teatro, con protagonisti gli
stessi rievocatori: il loro ruolo è fondamentale perché ricoprono contemporaneamente il triplice
ruolo di attori, divulgatori e sperimentatori.
Palmanova, che a lungo è stata un grande presidio militare, da alcuni anni sta cercando di
riposizionarsi dal punto di vista economico e culturale e da città-caserma si sta trasformando in città
turistica. Nell'opinione del Cav. Massimo Andreoli, Presidente del CERS: “Palmanova non ha mai
fino in fondo compreso le proprie potenzialità in ambito turistico, almeno fino a quando la
Rievocazione storica non ha convogliato in città centinaia di appassionati e migliaia di spettatori”.
Nel 2007 la città ha intrapreso il percorso di candidatura UNESCO con il progetto “Le opere di
difesa veneziane in Adriatico tra il XV e il XVII secolo” il cui scopo è quello di valorizzare e tutelare
il vasto sistema difensivo di Venezia, considerato “eccezionale esempio della nuova architettura
militare”
4
. Inoltre sta portando avanti gemellaggi e partenariati con altre città stellate europee ed
extraeuropee e, per il futuro, la si vuole inserire nella creazione di un Club di Prodotto per le
rievocazioni storiche insieme ad altre città friulane: a tal proposito, Sergio Bolzonello,
2
F. Zampa, Eventrip e la rinascita del viaggiatore: gli eventi come chiave di accesso ai luoghi e alle comunità in M.
Rocca, M. Pennacchia (a cura di), Turismo creativo e identità culturale, Roma Tre-Press, Roma, 2015, pag.186
3
A Venezia, questa commemorazione è importante poiché ricorda la costruzione della Chiesa del Redentore, quale ex
voto, per la liberazione della peste dalla città del 1575-1577. Diventata negli anni un evento della tradizione veneziana,
viene festeggiato a Venezia la terza domenica di luglio; mentre nelle città un tempo soggette alla Repubblica la seconda
domenica di luglio, come segno di rispetto.
4
www.difeseveneziane.com
2
vicepresidente della Regione Friuli e Assessore alle Attività produttive, si è espresso in questo
modo: "le rievocazioni in costume possono veramente rappresentare una nuova, e di certo non
minore, forma di proposta turistica per la regione: per questo motivo guardiamo con attenzione a
questi eventi, che coniugano turismo, cultura e storia"
5
.
La ricerca per la stesura di questo elaborato è stata condotta consultando letteratura storiografica,
visitando i luoghi interessati, reperendo materiale fotografico e consultando storici ed esperti locali;
la maggior parte delle informazioni necessarie sono state raccolte tramite interviste dirette, riportate
nel testo con le testuali parole degli intervistati affinché il risultato fosse il medesimo del dialogo
avviato e per il rispetto di ogni singolo racconto. Ho privilegiato questo mezzo di ricerca perché
“rappresenta un ottimo strumento per accedere alle percezioni e alle opinioni degli individui, per
comprendere le modalità con cui vengono definite le situazioni sociali e per indagare i modi con
cui gli attori sociali costruiscono la realtà che li circonda”
6
. Alle interviste si sono aggiunte
informazioni e dati reperiti da rassegne stampa, volantini e altri documenti presi direttamente sul
posto o chiedendo ai responsabili della manifestazione durante gli incontri e attraverso la mia
partecipazione diretta all'edizione 2015.
Al termine dell'elaborato ho voluto dedicare una sezione alle fotografie storiche di A.D.1615:
Palma alle armi in quanto documenti culturali di una città e delle sue genti e strumento utile per
capire le trasformazioni avvenute in quarant'anni di manifestazione. Le fotografie sono state
gentilmente concesse dal Sig. Giorgio Savorgnani, memoria storica del Gruppo Storico Città di
Palmanova, mentre quelle riguardanti l'ultima edizione mi sono state date da Matteo Milocco,
fotografo.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno saputo aiutarmi e darmi suggerimenti per
rendere questa tesi non solo un lavoro di ricerca e analisi, ma anche un modo di vedere, capire e
vivere nuove realtà turistiche: Roberto Battilana della Compagnia d'arme Malleus, Giacomo Tonini
del Gruppo Storico città di Palmanova, Luca Guglielmi del gruppo La Fenice; il gruppo di
rievocatori, per le interviste concesse; Matteo Milocco e Giorgio Savorgniani per il materiale
fotografico. Ringrazio, inoltre, il sindaco di Palmanova Francesco Martines e l'Assessore alla
Cultura e Turismo Adriana Danielis, il Cav. Massimo Andreoli e gli storici Professori Alessandro
Barbero e Alberto Prelli per la loro disponibilità.
5
1615 Palma alle armi: Bolzonello, sviluppare nuovo club di prodotto, settembre 2015 in www.regione.fvg.i t
6
E. Sala, L'intervista in A. De Lillo (a cura di), Il mondo della ricerca qualitativa, Utet Università, Torino, 2010, pag.77
3
Un grazie speciale va a Mirko che con il suo aiuto ha reso questa tesi un viaggio alla scoperta del
Friuli-Venezia Giulia e che con tanta pazienza mi ha sostenuta. Infine, grazie anche a mia mamma e
a Carlo per il tempo speso a leggere e rileggere le bozze.
A tutte le persone menzionate va il mio sentito ringraziamento.
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PARTE PRIMA – LE GUERRE GRADISCANE
CAPITOLO 1 - IL CONTESTO STORICO
1.1. Gli Uscocchi
La storia degli Uscocchi ha inizio nella prima metà del Cinquecento con il riassetto dei confini tra
l'Impero ottomano, il regno d'Ungheria, sotto la sovranità dell'Austria, e la Repubblica di Venezia
7
.
Nel 1522 l'Arciduca Ferdinando d'Austria avviò una politica mirata all'organizzazione dei propri
confini militari per arginare la minaccia rappresentata dai Turchi, che si erano ormai spinti fino in
Dalmazia. A causa di questa avanzata, molte popolazioni fuggirono cercando asilo all'interno dei
confini militari: si trattava di popolazioni di fede cristiana, appartenenti a diverse etnie slave
(bulgari, croati, bosniaci, morlacchi, macedoni, serbi, rumeni, montenegrini, albanesi) e ungheresi.
A loro fu dato il nome Uscocchi, che in serbo croato significa “rifugiato”
8
.
Cacciati dall un primo nucleo di Uscocchi si stanziò nella fortezza di Clissa, in Croazia, per portare
avanti la lotta contro i Turchi. Bisognosi di appoggio, accettarono di diventare sudditi
dell'Imperatore austriaco in cambio dei suoi aiuti contro le forze ottomane. Nel marzo del 1537 la
fortezza cadde in mano turca e gli Uscocchi furono costretti a spostarsi a Segna, sulla costa croata,
trasformandola in una base inespugnabile. Qui chiesero, e ricevettero, l'approvazione da parte di
Ferdinando I di costruire una nuova roccaforte che fu edificata abbattendo gli edifici civili e sacri
della città
9
.
A partire dal 1540 la questione uscocca divenne un problema internazionale che vide l'apice negli
anni subito precedenti la guerra di Gradisca: i saccheggi iniziarono a infastidire non solo i turchi,
iniziali obiettivi dei loro attacchi, ma anche le navi veneziane, ragusane, spagnole, napoletane e
pontificie. Venezia iniziò a fornire scorte armate ai mercantili turchi che solcavano l'Adriatico:
questo fu visto dagli Uscocchi come un'intromissione e, in risposta, iniziarono a depredare le isole
croate di dominio veneziano (Pago, Arbe e Veglia). Decisa a risolvere il problema in modo rapido,
7
E. Ivetic, Gli Uscocchi tra mito e storiografia in M. Gaddi, A. Zannini (a cura di), Venezia non è da guerra. L'Isontino,
la società friulana e la Serenissima nella guerra di Gradisca (1615-1617), Editrice Universitaria Udinese, Udine, 2008
pag. 389-391
8
A. Zamboni, C. Bornazzini, Uskok, storia degli uscocchi in www.storiadegliuscocchi.it
9
E. Cernigoi, Gli Uscocchi. Dio ci guardi dalla mano di Segna in “Il territorio”, nr. 16, novembre 2001
www.ilterritorio.ccm.it
5
Venezia chiese all'Austria di intervenire ma parve subito chiaro che gli Asburgo non ne erano
intenzionati. Un primo segno della crisi veneto-asburgica si ebbe tra il 1598 e il 1600 quando alle
incursioni uscocche contro Pola e Rovigo del 1597, Venezia reagì imponendo blocchi navali.
Bloccati sul mare, gli Austriaci furono costretti a intervenire, inviando a Segna Giuseppe Rabatta: la
sua missione fallì poiché venne assassinato
10
. Nel 1613 si verificò l'episodio che portò alla guerra:
una flotta veneziana intercettò una squadriglia di navi uscocche, i sessanta pirati vennero uccisi e le
loro teste messe in mostra in piazza San Marco. Da parte loro, i pirati riuscirono a catturare e fare
prigioniero un comandante veneziano, Cristoforo Venier, per poi ucciderlo e mangiarne il cuore
durante una festa con bacchetto
11
.
A questo punto Venezia chiese una seconda volta all'Austria che
questi suoi sudditi venissero puniti, cosa che l'imperatore si rifiutò di fare: per risolvere la questione
si passò quindi alle armi. Al termine del conflitto, per effetto del trattato di Madrid (1617), le
famiglie uscocche vennero trasferite verso i territori interni e le loro navi vennero bruciate. Ben
presto però ripresero le loro attività piratesche, finendo con il causare scontri militari tra Venezia e
l'Austria nel 1707.
1.1.1. Società, costumi e mito
Secondo gli scritti di Minuccio Minucci di Paolo Sarpi, la società uscocca era suddivisa in tre
categorie: i pagati, ovvero gli stipendiati dall'Austria, in numero
di 200 erano divisi in plotoni e squadre di circa 50 unità guidati
da un capitano; i residenti, inizialmente un centinaio; i venturini,
cioè coloro che erano riusciti a fuggire dalla Dalmazia in seguito
all'avanzata turca e che non avevano una dimora fissa. Queste
distinzioni erano differenti da quelle fatte dagli austriaci, che
spartivano gli Uscocchi in due semplici categorie: i pagati, che
facevano parte delle truppe regolari, stipendiati e che avevano il
compito di difendere la città; e i non pagati. Tutti quelli in grado
di autofinanziarsi e che possedevano una nave atta alla guerra
erano considerati a tutti gli effetti dei capi e come tali potevano
partecipare alle spedizioni.
10
E. Ivetic, Gli Uscocchi tra mito e storiografia in M.Gaddi, A.Zannin (a cura di), Venezia non è da guerra. L'Isontino,
la società friulana e la Serenissima nella guerra di Gradisca (1615-1617), Editrice Universitaria Udinese, Udine, 2008,
pag. 390
11
F.C Lane, Storia di Venezia, Einaudi, Torino, 1991, pag.460
6
Fig. 1: Capo di Uscocchi, C.Vecellio,
1589