Accessibility Kit per disabili cognitivi dei siti delle PA Giuseppe Colombo
Paolo Colombo
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INTRODUZIONE
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali
(art. 3 Costituzione della Repubblica Italiana)
Internet rappresenta la nuova frontiera della comunicazione; con una notevole quantità
informazioni. Le possibilità offerte, spesso, non sono accessibili a determinate categorie di
utenti come i non vedenti che invece potrebbero trarre dall'uso di Internet una possibilità di
emancipazione e socializzazione. Le tecnologie informatiche per la comunicazione
possono migliorare la riabilitazione e l'integrazione scolastica, lavorativa e sociale delle
persone portatrici di handicap fisici e psichici, rappresentando in questo modo validi
strumenti per l'autonomia personale del disabile. I problemi relativi all’accessibilità
riguardano un’utenza piuttosto numerosa.
Internet, inteso sia come tecnologia che come comunità di utenti, può dare un contributo
notevole al superamento di barriere sia culturali che pratiche; le potenzialità dei computer
e dei linguaggi di programmazione consentono, con relativa semplicità, di progettare un
sito web o un cd-rom accessibile; il progetto WAI (Web Accessibility Initiatives) proposto
dal W3Consortium (l'Ente internazionale preposto alla standardizzazione dell'HTML - il
linguaggio alla base di ogni pagina web) pone le basi per l’accessibilità dei documenti
web. L'iniziativa per l'accesso al web del W3C riunisce persone provenienti da aziende,
associazioni sull'handicap, enti statali e laboratori di ricerca per studiare protocolli e
programmi che rendano il web accessibile ai portatori di handicap visivi, uditivi, fisici e
cognitivi o neurologici; il suo compito spazia dalla revisione delle tecnologie W3C per
garantire che facilitino l'accesso fino alla stesura delle linee guida per l’accessibilità ai
contenuti del web, oltre allo sviluppo di altri strumenti in grado di valutare l'accessibilità.
Nelle Linee guida non si invita a limitare l'uso di supporti multimediali bensì si invita a
prevedere che non tutti i fruitori del web possano accedere ad un sito con le stesse
modalità; alcune di queste regole prevedono, ad esempio, che ogni immagine sia
corredata da un equivalente testuale che ne descriva il contenuto, oppure che ogni tabella
o grafico venga illustrato anche in maniera testuale in modo da consentire a particolari
software e hardware dedicati ai non vedenti (display Braille, programmi di sintesi vocale,
screen reader) di "leggere" informazioni altrimenti inaccessibili. Il principio basilare che
sottende l'indipendenza degli strumenti e l'accessibilità è la separazione della forma dal
contenuto, ovvero quando il significato di un documento è salvato separatamente da come
deve apparire, l'indipendenza degli strumenti e l'accessibilità sono più facili da tutelare;
tutto questo lo si può ottenere con i fogli di stile, che sono formati da una serie di istruzioni
su come presentare o trasformare una pagina web.
Il diritto di accesso al web coincide sempre più col diritto al lavoro e con il diritto allo studio,
dovrebbe quindi, essere garantito; la legge, infatti, attualmente impone alla Pubblica
Amministrazione, nella erogazione dei suoi servizi, di attenersi a criteri che garantiscono il
Diritto costituzionale all'uguaglianza.
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L'accessibilità di Internet è un problema culturale che va a toccare un principio
fondamentale della nostra società: quello delle pari opportunità; una grande spinta, in
questi anni, è venuta da parte degli utenti, dai cittadini, "Dalle persone che non si sono
stancate di bussare e richiedere la non discriminazione come una delle premesse culturali
più importanti" (Alfredo Violante); ora è importante che l'iniziativa individuale divenga
consuetudine e che il diritto di accesso sia garantito a tutti, indipendentemente da cultura,
linguaggio e handicap; come affermato da Tim Berners-Lee, Direttore del W3C:
"The power of the Web is in its universality. Access by everyone regardless of disability is
an essential aspect".
In Italia è stata approvata la Legge n. 4 del 2004 (denominata Legge Stanca), volta a
favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici:
- chiarendo i criteri e i principi operativi e organizzativi in merito all'accessibilità;
- definendo le modalità della valutazione, i criteri per l'eventuale partecipazione del
richiedente ai costi dell'operazione, il logo da utilizzare per chi è in possesso dei
requisiti, le modalità con cui può essere verificato il permanere del requisito.
Viene inoltre affermato che tutti i siti realizzati, o rinnovati, dalle pubbliche amministrazioni
dovranno rispettare i requisiti di accessibilità. Per i privati il provvedimento non genera un
obbligo di accessibilità per i siti internet, ma vuole proporsi come fattore di stimolo a
promuovere l’accessibilità dei loro siti.
Il Codice dell’Amministrazione Digitale (decreto legislativo 7/03 2005, n. 82) rende
obbligatoria l’innovazione nella Pubblica Amministrazione enunciando due principi:
- il diritto per i cittadini di interagire verso qualsiasi amministrazione attraverso Internet e
la posta elettronica;
- l’obbligo per tutte le amministrazioni di organizzarsi in modo da rendere sempre e
comunque disponibili tutte le informazioni in modalità digitale.
Pare evidente che la Legge Stanca e il Codice dell’Amministrazione Digitale, operando su
aspetti diversi (i contratti e il prodotto) cerchino di favorire nelle Pubbliche Amministrazioni
un approccio moderno ed elastico alle problematiche legate all’erogazione di servizi ai
cittadini, puntando nel contempo alla razionalizzazione delle spese e all’ottimizzazione
delle risorse.
Gli Stati Uniti sono stati il primo Paese a codificare l’accessibilità in sede legislativa con la
normativa 508 (raggiungibile all'indirizzo http://section508.gov), richiedendo
l’accessibilità dei siti web e in molte altre aree.
Il punto di riferimento principale per le aziende, gli sviluppatori e i web designer sono le
specifiche del W3C.
La filosofia del Web Content Accessibility Guidelines (versione 1.0 del 1999) può essere
sintetizzata in tre principi di base:
- rispettare gli standard e le specifiche del W3C, consultabile su
www.w3.org/TR/WCAG10;
- costruire i siti in modo che siano device-independent ;
- non basarsi esclusivamente su un unico stimolo sensoriale (quindi visivo o uditivo,
soprattutto se attraverso componenti multimediali) ma allargare le possibilità di
fruizione con metodi alternativi.
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La legislazione antidiscrimazione in molte nazioni occidentali, incluse gli Stati Uniti,
Canada, l’Australia e il Regno Unito proibiscono le discriminazioni soprattutto nei confronti
degli utenti con disabilità.
Un esempio significativo è quello accaduto nell’anno 2000, quando Bruce Maguire, una
persona non vedente in Australia, presentò e vinse il ricorso alla Commissione per i Diriti
Umani e le Pari Opportunità per l’inacessibilità del sito web dei Giochi Olimpici di Sydney.
Le legislazioni antidiscriminazioni di molti Paesi sono largamente comparabili e il principio
che richiede l’accessibilità per tutti gli utenti è il medesimo sia negli Stati Uniti, Canada,
Regno Unito e Australia.
Si può pertanto affermare che l’accessibilità rappresenta un valore aggiunto; l'uguaglianza
è un punto importante, anche se l’obiettivo principale dovrebbe essere l’equivalenza. I siti
internet rappresentano una particolare forma multimediale e aggiungendo caratteristiche di
accessibilità, significa in altre parole adeguarsi, almeno in parte, a tale definizione.
Di seguito vengono elencate le principali affermazioni e definizioni relative all’accessibilità
che non sono corrette:
- L’accessibilità è costosa
Il Comitato Organizzatore per i Giochi Olimpici di Sydney aveva stimato che per rendere
accessibili le migliaia di pagine web generate sarebbe costato 2,8 milioni di dollari
australiani. A conti fatti, invece si è verificato che il costo dell’accessibilità ha
rappresentato il 2% dell’intero progetto.
- L’accessibiltà è per poche persone
La Fondazione Americana per i Non Vedenti ha stimato che negli Stati Uniti ci sono
900.000 utilizzatori di personal computers con problemi visuali. Occorre comunque
precisare che l’uso di un elaboratore non ha il medesimo significato dell’utilizzo di internet.
Lo studio di Harris realizzato a giugno 2000 ha mostrato che il 43% di adulti statunitensi
con disabilità utilizzano internet e spendono in media circa il doppia rispetto agli altri utenti.
L'esame del reddito e del programma di partecipazione (denominato SIPP del 1999
eseguito dal Dipartimento Statunitense dell’Amministrazione del Commercio, Economia e
Statistica Amministrazione e dall’Amministrazione delle Telecomunicazioni e Informazioni)
ha evidenziato le seguenti basi statistiche relative ai gruppi con disabilità:
- 7.310.000 statunitensi hanno problemi visuali (3.5% della popolazione);
- 6.961.000 statunitensi hanno problemi uditivi (3.3%);
- 6.272.000 statunitensi hanno difficoltà nell’uso delle mani (3.0%);
- 2.945-000 statunitensi hanno problemi di apprendimento (1.4%).
E inoltre:
- il 21.1% degli utenti con problemi visuali hanno un accesso a internet (1.542.410);
- il 27.2% degli utenti con problemi uditivi (1.893.392);
- il 22.5% degli utenti con difficoltà nell’uso delle mani (1.411.200);
- il 42.2% degli utenti con difficoltà di apprendimento (1.242.790);
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La disparità risulta considerevole, se è stato valutato che il 56.7% degli utenti senza
disabilità hanno un accesso a internet.
Uno studio dell’Università della California, dell'anno 2000 dà una definizione più ampia di
disabilità (intesa come incapacità a eseguire particolari lavori senza far riferimento a
specifiche categorie, come i non vedenti). Lo studio ha evidenziato che soltanto un decimo
(10%) delle persone con disabilità si connettono a internet, rispetto al 38% degli utenti
senza disabilità; quindi solo 2 milioni (su 21 milioni) di utenti disabili statunitensi utilizzano
internet.
Il medesimo studio ha evidenziato l’utilizzo molto basso delle tecnologie adattative (con
solo il 3% degli utenti non vedenti e 0.1% di quelli con difficoltà visiva).
- Il Web è visuale
Già nelle versioni del DOS e nelle prime del Macintosh furono introdotti screen readers,
screen magnifiers, display e tastiere Braille e altre tecnologie adattative per rendere i
computer usabili dagli utenti con problemi visuali. Ora con internet si tratta solo di
adeguare e migliorare la tecnologia adattativa, anche se occorre considerare la maggior
complessità.
- Non è il nostro mercato
E’ di tutta evidenza che non tutti i servizi e prodotti sono accessibili per gli utenti con
disabilità; ad esempio i servizi militari e le scuole di guida per gli utenti con problemi visivi.
Pare comunque opportuno sottolineare che gli utenti con disabilità visive hanno amici e
parenti, che potrebbero essere interessati ad una pluralità di informazioni.
Nel sopracitato studio SIPP (1999) è stato inoltre evidenziato che:
- il 10.4% degli utenti con disabilità con guadagni familiari inferiori ai 25.000 dollari hanno
un accesso a Internet (rispetto al 23.1% degli utenti non disabili)
- il 23.8% con guadagni tra i 25.000 dollari e 49.999 dollari (utenti non disabili: 35.0%)
- il 34.2% con guadagni tra i 50.000 dollari e 74.999 dollari (utenti non disabili: 49.6%)
- il 51.3% con guadagni superiori ai 75.000 dollari (utenti non disabili: 62.0%)
Nello studio sopramenzionato dell’Università della California si è evidenziato che gli utenti
con disabilità lavorative utilizzano internet meno frequentemente rispetto agli utenti senza
disabilità. Soltanto il 5% degli utenti con disabilità lavorative con bassi guadagni (meno di
20.000 dollari) utilizzano internet rispetto al 17% agli utenti con disabilità lavorative con alti
guadagni (superiori ai 20.000 dollari).
In particolare nel presente documento si intendono approfondire e analizzare le
problematiche connesse all’accessibilità per i disabili cognitivi nella Pubblica
Amminstrazione.
Utenti con difficoltà nell’apprendimento hanno problemi nella percezione, nella
comprensione delle informazioni e degli stimoli. La dislessia è la più conosciuta tra le
disabilità nell’apprendimento e causa problemi nella lettura e nell’esecuzione di altri tasks.
La disabilità cognitiva si riferisce alle funzionalità del cervello e al processo mentale della
conoscenza, includendo gli aspetti come la percezione, il giudizio e la consapevolezza.
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Senza dubbio gli utenti con disabilità nell’apprendimento sono quelli attualmente meno
considerati e con le maggiori difficoltà legate di accessibilità. Le principali difficoltà
riguardano la comprensione del linguaggio visuale e delle parole e la possibile confusione
che possono causare il guardare, l’ascoltare e leggere contemporaneamente.
Il testo, in particolare, rappresenta una componente fondamentale, anche nei dei siti web.
La Web Content Accessibility Guidelines del Web Accessibily Iniziative richiede che tutti i
documenti siano chiari e semplici per essere facilmente compresi; è importante, pertanto,
utilizzare un linguaggio appropriato per i contenuti del sito e che sia il più semplice e
chiaro possibile.
Ad esempio l’utilizzo dell’italiano, nelle forme più astratte e pompose, può essere un
ostacolo per l’accessibilità, non solo dei documenti sul Web, ma di qualsiasi formula scritta
o orale, prodotta in veste “ufficiale” dagli uffici e servizi pubblici.
Per comunicare in modo accessibile, non solo sul Web, occorre usare la lingua italiana nel
modo più chiaro e comprensibile possibile. Quanto più la comunicazione si rivolge ad un
ampio pubblico e non specializzato, tanto più occorre essere chiari e semplici nella scelta
dei vocaboli.
A tale proposito pare opportuno far riferimento alla definizione di antilingua di Italo Calvino
(1965):
“Avvocati e funzionari, gabinetti ministeriali e consigli d’amministrazione, redazioni di
giornali e di telegiornali scrivono parlano pensano nell'antilingua. Caratteristica principale
dell’antilingua è quello che definirei il «terrore semantico», cioè la fuga di fronte a ogni
vocabolo che abbia di per se stesso un significato, come se «fiasco» «stufa» «carbone»
fossero parole oscene, come se «andare» «trovare» «sapere» indicassero azioni turpi. [...]
Chi parla l'antilingua ha sempre paura di mostrare familiarità e interesse per le cose di cui
parla [...].La lingua vive solo d’un rapporto con la vita che diventa comunicazione, d’una
pienezza esistenziale che diventa espressione. Perciò dove trionfa l’antilingua - l'italiano di
chi non sa dire «ho fatto » ma deve dire « ho effettuato » - la lingua viene uccisa.”.
L’italiano presenta da un lato le parole inglesi come “customer care”, “call center”,
“welfare” e dall’altro lato l’ “antilingua” burocratica, che non contribuiscono a rendere
comprensibile la comunicazione.
Un approccio centrato sull’utente, come nelle tecniche di usabilità, può essere molto
interessante anche nello studio dell’accessibilità.
Uno dei benefit principali, infatti, delle tecniche di usabilità, e in generale di tutte le
tecniche di progettazione centrate sull'utente, è quello di consentire di prendere decisioni.
L'usabilità offre indicazioni, che, per essere produttive, devono poter incidere sulle scelte:
progettuali, strategiche, di business.
L'usabilità, a volte, può essere considerata una specie di verifica di make-up del sito in
fase finale, quando tutte le decisioni sono state prese e non sono più modificabili. Ma
ridurre l'usabilità a un semplice miglioramento del sito, senza consentire modifiche che
investono tutti i settori (dai programmatori, ai designer, ecc.) significa non sfruttare
correttamente lo strumento.
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Uno degli aspetti più trascurati delle tecniche dell'usabilità è la possibilità di confrontare il
punto di vista del progettista (o del management, o del programmatore, o di chiunque altro
ha responsabilità decisionali nel progetto) con il punto di vista dell'utente finale. L'usabilità
ha degli strumenti che meglio di altri riescono a mettere in evidenza i vincoli dati dalle
aspettative e dal punto di vista dell’utente.
Inserendo tecniche di usabilità (ma anche questionari mirati, interviste con diverse
tecniche) nelle fasi iniziali del progetto, è possibile raccogliere dati sulle aspettative
concrete dell'utenza in rapporto al sito e di conseguenza rimodellare il progetto su ciò che
gli utenti effettivamente faranno.
Tra le tecniche adeguate, dunque, pare opportuno menzionare i questionari (aperti o
chiusi, con risposte multiple, ecc.), le interviste, l'ideazione di scenari d'uso.
Molti autori hanno dimostrato che la progettazione centrata sull'utente, anche se in
apparenza sembra più dispendiosa di altri metodi, porta infine a vantaggi economici e ad
un risparmio di tempo e risorse.
Nella presente tesi, dopo aver analizzato le disabilità cognitive (capitolo 1) e la normativa
italiana relativa alla accessibilità (capitolo 2), viene proposto un kit per la valutazione
dell’accessibilità dei siti della Pubblica Amministrazione per i disabili cognitivi, basato su
scenari d’uso e tasks (capitoli 3, 4 e 5).
Infine (capitolo 6) viene poi presentato una possibile realizzazione di un sito web di
un’ipotetica Pubblica Amministrazione, che rispetti i requisiti di accessibilità/usabilità per
utenti con disabilità cognitive.
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CAPITOLO 1
Le disabilità cognitive
In questo capitolo vengono presentate le disabilità cognitive ai fini dell’accessibilità, con
particolare riferimento alle difficoltà nell’apprendimento, e sulle problematiche relative alla
leggibilità dei testi sul web.
1.1 Le disabilità cognitive
La presente tesi si focalizza sull’accessibilità per le disabilità cognitive, introdotte nei
prossimi paragrafi, con particolare riferimento alle problematiche connesse con la
dislessia.
1.1.1 Com’è definita l’accessibilità?
"Disabled persons have the right to respect for their human dignity. Disabled persons,
whatever the origin, nature and seriousness of their handicaps and disabilities, have the
same fundamental right to enjoy a decent life, as normal and full as possible." (United
Nations Declaration on the Rights of Disabled Persons, 1976.)
La Web Accessibilty Initiatives (WAI) concentrano principalmente la loro attenzione sulle
disabilità visive, ecco perché risulta interessante analizzare le problematiche connesse
agli utenti dislessici.
Il W3C (World Wide Web Consortium) ha definito una serie di checkpoints, per definire
l’accessibilità dei siti web, relativamente alle disabilità, denominata “Web accessibilità
iniziative Standard “ (WAI), che identifica tre livelli di priorità.
La Priorità 1 elenca le caratteristiche fondamentali che devono essere presenti su ogni
sito web e la cui assenza renderebbe impossibile per uno o più gruppi di utenti l’accesso al
contenuto informativo.
La Priorità 2 identifica caratteristiche addizionali, senza le quale uno o più gruppi di utenti
potrebbero trovare difficoltà ad accedere al contenuto informativo.
La Priorità 3 identifica ulteriori caratteristiche, senza le quali uno o più gruppi di utenti
potrebbero trovare alcune difficoltà ad accedere al contenuto informativo; soddisfare
questo checkpoint consentirebbe di migliorare l’accessibilità del sito web.
E’ interessante notare la crescita, in questi anni, delle tecnologie assistive quali ad
esempio i lettori di testo e i dispositivi di dettatura e dei software per il controllo automatico
della conformità alle specifiche WAI.
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1.1.2 L'accessibilità Web per gli utenti con disabilità cognitive
L'uso di diverse tecnologie di supporto può portare beneficio alla navigazione degli utenti
non vedenti, tramite l'uso di lettori dello schermo, alla navigazione degli utenti con
disabilità motorie, tramite l'uso di periferiche dedicate e alla navigazione degli utenti non
udenti, tramite la creazione di sottotitoli e/o l'utilizzo di interpreti per generare contenuti con
il linguaggio dei segni.
Per le disabilità di tipo cognitivo, invece, non esistono tecnologie dedicate: è necessario
pertanto evidenziare la necessità di sviluppare secondo quanto richiesto dalla linea guida
14 delle WCAG 1.0, utilizzando cioè un linguaggio chiaro e semplice. Questo però
potrebbe non bastare, specialmente se ci si confronta con la formazione di utenti con
disabilità legate all'apprendimento.
1.1.3 Le disabilità cognitive
Le disabilità cognitive si riferiscono a diverse problematiche relative alla memoria,
percezione, risoluzione dei problemi e formulazione dei concetti. Fanno quindi riferimento
a ritardo mentale, epilessia, autismo, danni celebrali.
Le disabilità cognitive possono essere localizzate, con alcune funzioni che presentano
qualche problema, mentre altre funzionano normalmente o anche sopra i livelli normali.
Non sempre i problemi cognitivi sono legati al quoziente intellettivo, che può anche essere
nella media o superiore alla media: soprattutto nei casi di problematiche
nell’apprendimento.
Le disabilità cognitive si possono sviluppare anche con il processo di invecchiamento.
Le problematiche relative allo sviluppo sono definite come incapacità severe, croniche
attribuibili a danneggiamento fisico e mentale e solitamente si manifestano entro i 22 anni.
Le limitazioni si possono riassumere nelle seguenti problematiche (fonte: AHRC 2002):
- cura di se stesso;
- linguaggio con particolare riferimento alla comprensione e all’espressione;
- mobilità;
- capacità di essere indipendente;
- capacità di essere autosufficienti economicamente.
Le disabilità nell'apprendimento includono una vasta categoria di disabilità legate alla
memoria, alla percezione, alla risoluzione dei problemi ed alla comprensione dei concetti.
Alcune disabilità di questa categoria sono molto gravi e hanno differenti effetti sul grado di
abilità delle persone, come difficoltà nell'apprendimento, paralisi celebrale, autismo o
danni al cervello causati da traumi. È da considerare che la disabilità può svilupparsi,
inoltre, con l'invecchiamento.
Altre disabilità, invece, sono localizzate: alcune capacità mentali possono essere soggette
a disabilità ma altre possono essere di livello normale o, addirittura, superiore alla media.
In altre parole, le persone con disabilità nell'apprendimento possono avere un'intelligenza
media o addirittura superiore alla media. Le disabilità legate allo sviluppo vengono definite
come molto gravi quando hanno l'effetto di limitare sostanzialmente la persona in tre o più
delle seguenti aree: auto-cura, linguaggi ricettivi ed espressivi, apprendimento, mobilità,
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senso d'orientamento, capacità di vivere autonomamente, autosufficienza economica.
(fonte: AHRC 2002)
Quasi quattro milioni di americani soffrono di disabilità legate allo sviluppo (fonte: US
Administration on Developmental Disabilities). Le principali disabilità cognitive legate allo
sviluppo includono ad esempio la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett, la sindrome
di Williams e l'autismo.
Queste malattie hanno effetto, in differenti gradi, sull'abilità di comunicazione del singolo
individuo, nella comprensione del linguaggio, nella relazione e interazione con gli altri.
La frase "persona con difficoltà nell'apprendimento" non indica che il valore ottenuto in un
test di intelligenza (IQ) da questo individuo sia inferiore a 70 e se lo stesso presenta
limitazioni significanti in due o più aree adattabili, come capacità di comunicazione,
capacità di vivere autonomamente, abilità sociali o autocontrollo (fonte: AAMR, 1992).
Solamente negli Stati Uniti, si stima la presenza di 6.8 milioni di persone soggette a non
specifiche disabilità nell'apprendimento (riferimento: Batsaw, 1997). Le sole difficoltà non
specifiche nell'apprendimento riguardano un numero di persone di cento volte superiore
rispetto agli utenti non vedenti (fonte: AAHR 1994).
Definire le disabilità cognitive non è semplice, in quanto tali disabilità sono molte e
possiedono molte varianti. Le disabilità cognitive possono, per esempio, dipendere dalle
disabilità fisiche o psichiche di un determinato individuo: i danni celebrali causati da un
incidente sono più facilmente identificabili rispetto alle disabilità nell'apprendimento legate
a funzionalità celebrali non identificabili tramite eventi esterni, mentre altri utenti possono
subire danni celebrali a causa di malattie o disabilità genetiche (sindrome di Down,
autismo, ecc.). Per quanto riguarda lo sviluppo di contenuti web, è necessario premettere
che ad oggi risulta impossibile fornire contenuti fruibili da tutti gli utenti con disabilità
cognitive, in quanto alcune disabilità sono talmente gravi da non consentire la
comprensione neppure di contenuti chiari e semplici: l'uso delle immagini, per esempio,
può risultare utile per talune categorie di disabilità cognitive, mentre per altre può portare a
confusione e problemi nell'apprendimento.
Disabilità cognitive cliniche e funzionali
Esistono molte tipologie di disabilità cognitive, ciascuna delle quali con una specifica
diagnosi. Una persona può soffrire di disturbi dell’apprendimento (dislessia, disgrafia,
discalculia, o generici deficit nell’attenzione), disabilità genetiche o dello sviluppo (autismo,
sindrome di down), o anomalie congenite (sindrome alcolica fetale), o di tanti altri tipi di
disabilità legate alla cognizione. Non c’è però un collegamento diretto tra le diagnosi e le
azioni da intraprendere per venir incontro agli utenti del Web affetti da esse.
Innanzitutto, può esserci una sovrapposizione nelle limitazioni conseguenze delle varie
diagnosi; un individuo con la sindrome di Down o con la sindrome alcolica fetale può avere
problemi nell’elaborare informazioni basate sul testo, ma lo stesso può valere per un
individuo affetto da disturbi nell’apprendimento, anche se a diversi livelli. Questo porta al
gran numero di varianti non solo fra gruppi diversi, ma anche all’interno di ciascun gruppo
con le medesime disabilità. Alcuni individui con sindrome di Down possono avere elevate
capacità di lettura e di comprensione della maggior parte dei contenuti del Web, al
contrario di altri.
Un modello più utile per gli sviluppatori potrebbe essere quello delle disabilità cognitive
funzionali.