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INTRODUZIONE
I Campi Flegrei presentano innumerevoli opportunità per lo sviluppo di un
turismo sostenibile, ma anche altrettanti fattori di ostacolo per una sua
realizzazione. L’area flegrea oggetto del nostro studio mostra, infatti, i gravi
segni inflitti dai selvaggi interventi edilizi e i danni prodotti nei decenni
addietro da un’erronea politica di industrializzazione.
L’uso e l’abuso del territorio, l’incremento della popolazione, il degrado
ambientale, la scarsa accessibilità e fruibilità delle sue risorse turistiche
costituiscono gli ostacoli principali al suo sviluppo e alla sua rivitalizzazione
economica. Eppure, al di là dei guasti ambientali, sopravvivono sul territorio
ampie testimonianze di quello che può essere considerato uno dei più
importanti comprensori archeologici e naturalistici della regione. Ed è proprio
dalla tutela e dalla valorizzazione di questo patrimonio che il turismo locale
potrebbe trarre una nuova opportunità di sviluppo e riscattare, così, quella
condizione di marginalità in cui ha vissuto finora. L’eccezionale patrimonio
culturale dei Campi Flegrei, in particolare, può rappresentare uno stimolo
consistente allo sviluppo di quel turismo colto e stanziale che genera un
indotto economicamente rilevante nel mercato dei servizi turistici.
Per meglio evidenziare sia le potenzialità dell’area flegrea sia i problemi che
si oppongono ad un pieno sviluppo turistico della stessa, si è proceduto
dapprima ad individuare, mediante l’analisi di dati statistici, il profilo del
sistema ricettivo flegreo e, successivamente, ad analizzare il sistema
dell’accessibilità e della connettività delle risorse turistiche attraverso l’esame
dei trasporti e della loro interconnessione. Lo sviluppo dell’economia turistica
di un’area, infatti, è realizzabile non solo grazie alla presenza di idonee
strutture ricettive, ma anche attraverso un sistema di trasporti che sia adeguato
ai flussi e alle risorse. Una rete di trasporti efficace ed integrata è
fondamentale, dunque, per garantire una corretta fruizione del patrimonio
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culturale da parte dei turisti: l’accesso ai luoghi turistici deve essere facilitato
e la qualità dei servizi di trasporto deve essere mantenuta ad un livello
soddisfacente (Forte, 2006).
Ci è sembrato quindi opportuno anche verificare la qualità del servizio di
trasporto offerto dalle aziende pubbliche e private che operano nei Campi
Flegrei. Lo studio integrato della carta della distribuzione dei beni e della
carta della rete dei trasporti, inoltre, ha portato ad una serie di considerazioni
importanti riguardo l’accessibilità e la connettività delle risorse turistiche
presenti nel territorio flegreo. Un costante e corretto utilizzo dei mezzi di
trasporto pubblico comporterebbe importanti vantaggi in termini di riduzione
dei tassi di inquinamento e minore congestione del traffico, provocherebbe
meno danni alla salute, all’ambiente al patrimonio e faciliterebbe lo sviluppo
di quel turismo sostenibile possibile solo attraverso una valorizzazione
controllata della zona entro i limiti imposti dalle esigenze di tutela del
patrimonio.
In sintesi, la presenza nei Campi Flegrei di beni ambientali, archeologici e
monumentali significativi, alternati ad aree produttive ed insediative ad alta
densità abitativa e la contestuale carenza della rete dei servizi di trasporto e
l’insufficienza dell’offerta ricettiva, rendono necessario un sistema integrato
di azioni e di programmi intersettoriali, tendenti alla tutela, alla qualificazione
ed alla valorizzazione turistica del territorio.
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CAPITOLO I
LA REGIONE FLEGREA
1. L’ESTENSIONE DEI CAMPI FLEGREI
Il punto di partenza del nostro lavoro è quello di delimitare l’area del nostro
studio e quella flegrea in generale.
Il Sogliano (Sogliano, 1928) ricorda che Flegra era chiamata in Grecia la
penisola di Pallene (attuale penisola di Cassandra), la più occidentale delle tre
penisole con le quali termina quella calcidica. All'incirca durante l'epoca di
Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.), i Greci applicarono il nome Flegraios a
quelli che oggi costituiscono sia i Campi Flegrei sia l'intera Pianura Campana.
Il De Lorenzo (De Lorenzo, 1909), notando l’identica forma, struttura e
genesi dei vulcani a occidente di Napoli e di quelli delle isole di Nisida,
Procida, Vivara e Ischia, estende il nome Campi Flegrei a tutta la parte
centrale del grande anfiteatro campano, da Napoli alla estrema punta
occidentale dell’isola di Ischia, da Nisida al corso inferiore del Volturno.
In maniera diversa, G. Dainelli, quando ci guida per i Campi Flegrei, non ci fa
oltrepassare la porta della Montagna Spaccata e ci dice che per quel varco ci
si potrebbe avviare verso la Terra di Lavoro e che quella si può considerare
quasi «una porta dei Flegrei, per la quale se ne esce alla volta della grande
pianura della Terra di Lavoro: non direttamente, però, chè al di là della porta
vi è ancora l’ampio e piatto cratere di Quarto» (Dainelli, 1930, p. 40). Per
questo autore, dunque, i Campi Flegrei comprendono i rilievi collinari che si
susseguono dai Camaldoli a Monte di Procida, dall’orlo settentrionale del
cratere di Quarto al Capo di Posillipo.
Di solito sembra che gli autori evitino deliberatamente di delimitare la zona
flegrea verso nord; e così, in modo generico e senza una demarcazione
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precisa, il Bottini la considera estesa fino a Secondigliano, Mugnano,
Villaricca e Qualiano (Bottini, 1939-40). Difatti non è molto agevole
tracciare dei limiti precisi tra i Campi Flegrei e la Terra di Lavoro
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, poiché i
rilievi vulcanici sfumano insensibilmente verso la pianura. Quando si è
superata, ad esempio, la cerchia settentrionale del cratere di Quarto e ci si
avvia verso la pianura, il pendio è quasi impercettibile e riesce del tutto
difficile poter segnare un limite preciso tra la pianura e le pendici collinari
(Ruocco, 1954).
In questo lavoro abbiamo preferito limitare lo studio all’area dove si
concentrano i più importanti siti di interesse culturale e naturale dei Campi
Flegrei e quindi di focalizzare l’attenzione in particolare sulla fascia costiera.
Entro i limiti indicati dei Campi Flegrei insistono i comuni di Pozzuoli,
Bacoli e Monte di Procida, i cui territori, nonostante le simili caratteristiche
geomorfologiche, esprimono una realtà molto composita e ricca di centri e
luoghi aventi una specifica connotazione storica, culturale ed ambientale:
Arco Felice, Baia, Cuma, Fusaro, Lucrino, Miseno.
2. POPOLAZIONE E TERRITORIO
La smisurata crescita urbana degli ultimi cinquant’anni nel territorio flegreo è
il frutto dell’interazione di fenomeni di varia natura. È innanzitutto la risposta
ad un’ulteriore crescita demografica dovuta, in parte, all’insediamento di
nuovi impianti industriali, che hanno attirato manodopera soprattutto dal
capoluogo campano. È stata inoltre alimentata, dagli anni ottanta in poi, dal
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In questo concorda anche il Dainelli (Guida della escursione al Matese, Atti XI Congr. Geogr. Ital. , Napoli,
1930, Vol. IV, p. 103) quando afferma che le falde esterne dei vulcani flegrei «trapassano quasi
insensibilmente nella pianura, sì che a tratti non si sa, quasi, dove esse abbiano termine e la pianura vera
cominci».
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trasferimento di famiglie provenienti in gran parte dai quartieri medio-
borghesi di Napoli in cerca di abitazioni a prezzi contenuti (Coppola, 1991).
A ciò si sono aggiunte le grandi opere realizzate in seguito alle due gravi crisi
bradisismiche (1970-72 e 1983-84), la notevole crescita delle infrastrutture e
la richiesta di spazi per attività di tipo commerciale lungo i nuovi assi di
sviluppo urbano (Frallicciardi, 2008, p. 72).
Le cause di questo sviluppo edilizio selvaggio e dell’industrializzazione
affondano le radici in una mancanza diffusa di cultura del territorio e
dell’ambiente, del tutto inaccettabile e inammissibile, specialmente se si
considera il grande valore paesaggistico dei Campi Flegrei e i noti rischi
naturali che da sempre caratterizzano questo territorio.
Nella cartografia dei Campi Flegrei del 1936, così come rilevato nel Piano
Territoriale di Coordinamento della Provincia di Napoli (PTCP) del 2006, gli
insediamenti si presentano compatti e ancora contenuti, localizzati soprattutto
lungo la fascia costiera. Ancora fino agli anni sessanta le espansioni
insediative si concentrano prevalentemente ai margini dei nuclei storici dei
centri maggiori mentre sono assolutamente poco significative le edificazioni
sparse in area agricola. Negli anni settanta e ottanta soprattutto in
conseguenza dei fenomeni bradisismici, l’area flegrea comincia ad essere
interessata da profonde trasformazioni e da una forte accelerazione delle
espansioni urbanistiche verso le aree interne con la realizzazione, in un primo
tempo, di estesi quartieri di edilizia privata (parco Fiorito, parco Cuma, parco
Solfatara) e pubblica (Rione Toiano) ai margini delle aree urbane consolidate
e, in seguito, di nuovi insediamenti abitativi “satellite” (Monterusciello I,
Monterusciello II) (PTCP, 2006, p. 6).
L’incremento vertiginoso di popolazione dal 1936 al 2010 è dimostrato in
maniera più chiara dai dati dell’ISTAT. In questi 74 anni assistiamo ad un
incremento demografico totale del 160%; la popolazione, infatti, passa dai
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circa 47 mila residenti nel 1936, agli oltre 124 mila del 2010. In particolare, il
territorio comunale di Pozzuoli è quello che in quest’arco temporale registra
la variazione percentuale maggiore di popolazione residente, il 181% in più.
POPOLAZIONE RESIDENTE PER ANNO Var %
COMUNE 1936 1951 1971 1991 2001 2010 '36/'10
POZZUOLI 29.690 42.168 59.813 75.142 78.754 83.459 181%
BACOLI 10.430 14.633 20.749 26.475 26.507 27.267 162%
MONTE DI PROCIDA 7.563 8.644 11.140 12.490 12.838 13.341 76%
TOTALE 47.683 65.445 91.702 114.107 118.099 124.067 160%
Tabella 1 - Andamento della popolazione residente nei comuni dell’area flegrea. Fonte: dati ISTAT
Attualmente l’area flegrea oggetto del nostro studio è una delle più
densamente abitate della provincia di Napoli. Su di una superficie
complessiva di appena 60,15 Kmq la popolazione residente al 2010 è di
124.067 abitanti, con una densità di circa 2 mila ab./Kmq. Pozzuoli è senza
dubbio il centro principale flegreo per popolazione (circa 83 mila abitanti) e
superficie (oltre 43 Kmq), seguito da Bacoli (27.267 abitanti in 13,29 Kmq di
superficie) ed infine Monte di Procida che ospita circa 13 mila abitanti su una
superficie di appena 3,65 Kmq. Questi valori così alti di densità della
popolazione ci rimandano l’immagine di un territorio largamente urbanizzato
che accusa numerosi problemi: congestione del traffico, riduzione delle aree
verdi intercluse nell’edificato, squilibri funzionali per l'ineguale distribuzione
di attrezzature e servizi, degrado, insediamenti diffusi in aree agricole ecc.
(PTCP, 2006, p.6).