Introduzione
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stica autonoma). Nel 1995 fu riconosciuta ufficialmente dall’ANA (Ameri-
can Nurses Association), che sviluppò in collaborazione il documento
“Scope and Standards of Forensic Nursing Practice”. Può essere conside-
rata un punto di riferimento autorevole, in gran parte responsabile della
promozione del movimento dell’infermieristica forense. Sul sito
dell’Associazione è consultabile la definizione di infermieristica forense,
proposta nel 1998:
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“L’infermieristica forense consiste nell’applicazione delle scienze in-
fermieristiche alle procedure pubbliche o giudiziarie; si occupa inoltre
degli aspetti giuridici dell’attività sanitaria, uniti alla preparazione bio-
psicosociale dell’infermiere diplomato, e li applica all’indagine scientifica
e al trattamento dei traumi (o della morte) di vittime (o degli autori) di
abusi, violenze, attività criminale e incidenti”
b
.
Alla definizione del campo proprio dell’infermieristica forense segue
una descrizione delle funzioni dell’infermiere forense: egli presta la sua
opera diretta al singolo paziente, offre servizi di consulenza e presta te-
stimonianza qualificata nelle aule di giustizia in relazione all’ambito di
competenza infermieristica in processi che riguardino lesioni o morti so-
spette, l’adeguatezza dell’assistenza prestata, i servizi forniti, problemi
diagnostici particolari
c
.
Infine la IAFN elenca una serie di singole attività di competenza
dell’infermiere forense, raggruppate per temi. Vi si ritrovano l’abuso di
b
“Forensic Nursing is the application of nursing science to public or legal
proceedings; the application of the forensic aspects of health care combined with the
bio-psycho-social education of the registered nurse in the scientific investigation and
treatment of trauma and/or death of victims and perpetrators of abuse, violence,
criminal activity and traumatic accidents.”
c
“The forensic nurse provides direct services to individual clients, consultation
services to nursing, medical and law related agencies, and expert court testimony in
areas dealing with trauma and/or questioned death investigative processes, adequacy
of services delivery, and specialized diagnoses of specific conditions as related to
nursing”.
Introduzione
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alcool e droga (compresi nel gruppo delle “violenze personali”), il rischio
ambientale (nel gruppo “salute e sicurezza pubblica”) e gli incidenti stra-
dali (nelle emergenze traumatiche).
In molte delle funzioni e attività che la storica società americana at-
tribuisce all’infermiere forense mi sembra si possa riconoscere una stret-
ta analogia con la figura dell’infermiere di polizia, a cui si adatta in modo
particolare quanto previsto dal primo enunciato della definizione IAFN, e
cioè il contemporaneo interesse alla disciplina infermieristica, alla salute
pubblica e alle implicazioni giuridiche dell’attività professionale.
L’attività di un infermiere che presti la sua opera in un Ufficio Sani-
tario della Polizia di Stato è principalmente diretta alla tutela della salute
dei dipendenti dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. La sua fun-
zione giuridica di operatore sanitario e di ufficiale di polizia giudiziaria lo
coinvolge anche in attività dirette alla prevenzione ed eventualmente re-
pressione di reati
3
.
Un esempio è la partecipazione ad attività di polizia tese a prevenire
il fenomeno sociale noto come “stragi del sabato sera”. L’obiettivo è di
ottenere una sensibile riduzione del numero degli incidenti stradali,
attraverso il rispetto degli articoli 186 e 187 del Codice della Strada, che
riguardano la guida di veicoli in stato di ebbrezza alcoolica e di
alterazione psico-fisica correlata all’uso di sostanze stupefacenti e
psicotrope.
Sostanze stupefacenti o psicotrope
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Sostanze stupefacenti o psicotrope
Da tempi antichissimi la società ha usato farmaci capaci di
provocare effetti sull’umore, sul pensiero e sui sentimenti. Perciò, sia
l’uso non terapeutico di alcuni farmaci, sia il problema del loro abuso
sono antichi quanto la civiltà stessa
4
.
Il termine abuso di farmaci indica l’uso, di solito per autosommi-
nistrazione, di qualsiasi farmaco in un modo che si discosta dalle norme
mediche o sociali in una determinata cultura. Questo termine trasmette
l’idea di disapprovazione sociale e non descrive necessariamente una
qualsiasi modalità d’uso del farmaco o le sue potenziali conseguenze
svantaggiose. In determinate circostanze però l’abuso di un farmaco in
base a criteri accettati dalla scienza medica può essere talvolta rischioso
per la salute ma spesso è accettato socialmente: per esempio, l’uso di
assumere sonniferi più spesso del necessario o tutte le prescrizioni medi-
che non necessarie, che comportano un consumo di farmaci ingiustificati.
I criteri sociali di accettazione variano ampiamente in base all’epoca
e alla cultura: l’uso di assumere oppioidi allo scopo di alleviare la
tensione e la depressione o alla ricerca dell’euforia è attualmente
condannato in Occidente, mentre l’impiego di alcool è più tollerato.
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Il termine uso di farmaci per scopi non terapeutici abbraccia
comportamenti che vanno dall’assunzione sporadica di alcool all’uso
compulsivo di oppiacei e comprende comportamenti che possono essere
accompagnati o non da effetti svantaggiosi. L’uso di farmaci per scopi
non terapeutici può consistere nell’uso sperimentale di un farmaco in una
o più occasioni, per la curiosità di conoscere i suoi effetti o per il
desiderio di conformarsi alle aspettative dei gruppi di pari. Può implicare
l’uso saltuario o ricreativo di modeste quantità di un farmaco per i suoi
effetti piacevoli, oppure l’uso circostanziale in specifici casi, come ad
esempio l’uso delle amfetamine da parte degli studenti per alleviare la
fatica ed aumentare la concentrazione.
Le varie forme di uso di farmaci per scopi non terapeutici possono
condurre ad un uso più intensivo per quanto concerne la frequenza di
assunzione o la quantità assunta e, in alcuni casi, a forme di dipendenza
o di uso compulsivo di farmaci.
Uno dei rischi insiti nell’uso di farmaci per modificare l’umore o i
sentimenti è il fatto che alcuni individui finiscono con lo sviluppare una
dipendenza dal farmaco: continuano ad assumerlo anche in assenza di
indicazioni terapeutiche, spesso malgrado le svantaggiose conseguenze
sociali e mediche, e si comportano come se fossero necessari gli effetti
dei farmaci per mantenere uno stato di benessere. L’intensità di questo
bisogno o dipendenza può variare da un blando desiderio ad una
bramosia (“craving”) o compulsione ad usare il farmaco.
Il “craving”, in particolare, è l’intenso desiderio che spinge
l’individuo a riprovare gli effetti estremamente piacevoli derivati
dall’assunzione del farmaco e la ripetizione dell’esperienza diventa un fi-
Sostanze stupefacenti o psicotrope
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ne primario dell’esistenza stessa, al pari di stimoli naturali come il cibo,
l’acqua, e simili.
La tolleranza è la riduzione dell’effetto di un farmaco dopo ripetute
somministrazioni. Si instaura quando, dopo ripetuta somministrazione di
un determinato farmaco, una certa dose determina un effetto minore;
cioè quando per ottenere un certo effetto è necessaria una dose
maggiore. La tolleranza può essere farmacocinetica (una certa dose
determina concentrazioni tessutali di farmaco minori, e perciò minore
effetto) o farmacodinamica (una certa concentrazione tessutale
determina con il tempo un minore effetto sul tessuto bersaglio).
Lo sviluppo di tolleranza può aumentare il rischio di effetti tossici
potenzialmente pericolosi o creare problemi in caso di sostanze costose
oppure ottenute illegalmente.
La dipendenza fisica si instaura quando la somministrazione ripetuta
di un farmaco determina una variazione dello stato fisiologico
dell’organismo, per cui risulta necessario proseguire la somministrazione
del farmaco se si vuole evitare la comparsa di una “sindrome da
astinenza”. Un esempio è l’insonnia che si può lamentare alla
sospensione dell’assunzione di sostanze ipnotiche, oppure il rialzo
pressorio che compare alla sospensione del trattamento con certi farmaci
antipertensivi.
Disintossicazione è il processo con il quale si intende annullare la
dipendenza fisica, riportando l’organismo alle condizioni iniziali
precedenti l’assunzione del farmaco.
Dipendenza psichica è talvolta associata alla tolleranza e alla
dipendenza fisica. Si osserva per farmaci che alterano le sensazioni e lo
stato d’animo; si manifesta con la continua assunzione e richiesta del
farmaco nonostante l’assenza di indicazioni e spesso nonostante
conseguenze sfavorevoli, sia cliniche che sociali: il farmaco viene assunto
non tanto per i suoi effetti quanto per l’assunzione in sé. La dipendenza
psichica è facilmente causa di abuso ma non è di per sé dannosa, se il
farmaco è poco costoso e poco tossico (es.: caffeina).
Quando si raggiunge un grado molto elevato di dipendenza dai
farmaci (drug dependance) si parla di tossicodipendenza: il termine si
riferisce all’uso del farmaco in senso quantitativo, piuttosto che
qualitativo, e quindi non è strettamente correlato all’abuso degli
stupefacenti classici e più noti come gli oppiacei.
C’è una gradazione nella dipendenza: si parla di
a) farmacomania, caratterizzata da abitudine viziosa, un modesto
grado di “craving”, dipendenza psichica (caffè, nicotina,
marijuana);
b) tossicomania: caratterizzata da abitudine compulsiva, “craving”,
dipendenza psichica ed un certo grado di intossicazione
(allucinogeni);
c) tossicodipendenza: caratterizzata da abitudine compulsiva, forte
“craving”, dipendenza completa, tossicità cronica.
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Sostanze stupefacenti o psicotrope
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La tossicodipendenza (dipendenza da una sostanza) è un insieme di
sintomi indicanti che un individuo continua l’uso di una sostanza
nonostante i problemi di tossicità.
Tolleranza e dipendenza fisica non sono sufficienti, da sole, a
giustificare una diagnosi di tossicodipendenza, per la quale è necessaria
la concomitanza di almeno 3 sintomi. Due sintomi sono sufficienti per
definire invece l’abuso, secondo il Manuale DSM IV (Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders), curato dalla American Psychiatric
Association.
Il DSM IV propone i criteri diagnostici per i disturbi da uso di
sostanza. Sono richiesti almeno 3 item contemporaneamente ricorrenti
nell’arco di tempo di 12 mesi:
- Tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
a) il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per
raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato
b) un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della
stessa quantità della sostanza
- Astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti:
a) la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza
b) la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per
attenuare o evitare i sintomi di astinenza.
- La sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi
più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto.
- Desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare
l’uso della sostanza.
- Una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a
procurarsi la sostanza, ad assumerla o a riprendersi dai suoi effetti.
- Interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o
ricreative a causa dell’uso della sostanza.
- Uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di
avere un problema persistente o ricorrente, di natura fisica e psicologica,
verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza.
Tutte le sostanze d’abuso, dall’alcool all’eroina, dalla cocaina all’am-
fetamina, dalla fenciclidina alla nicotina, metilendiossiamfetamina
(ecstasy), ai barbiturici e alle benzodiazepine, sono in grado di produrre
sensazioni piacevoli o di ridurre quelle spiacevoli, di alleviare la tensione
e l’ansia, di migliorare l’interazione sociale e il tono dell’umore. Gli effetti
piacevoli ottenuti immediatamente dopo l’assunzione del farmaco sono
tuttavia vanificati dai danni, talvolta irreversibili, provocati nell’orga-
nismo nel corso di ripetute somministrazioni.