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INTRODUZIONE
L’energia è da sempre oggetto di grande interesse a livello mondiale per gli importanti
effetti che determina su piani diversi e interdipendenti.
Sul piano economico per il forte rialzo dei prezzi di alcuni suoi prodotti, dovuto alla
impetuosa crescita della domanda di energia da parte dei Paesi emergenti e
all’incapacità dell’offerta di corrispondervi in modo adeguato.
Per quanto riguarda il piano politico occorre rilevare che il petrolio e il gas metano
svolgono un ruolo essenziale per la sicurezza e per l’importanza degli Stati e per questo
possono essere utilizzati come strumenti politici.
Per quanto riguarda il piano ambientale, si teme che i cambiamenti climatici dovuti alle
emissioni di gas serra (a loro volta generati dall’utilizzo di petrolio e gas naturale)
possano compromettere in modo irreversibile lo stato di salute del pianeta e quindi il
benessere delle future generazioni (Clò, 2008).
Il gas naturale, su cui si concentra questo lavoro, viene utilizzato ormai per un terzo
della produzione di energia primaria e da qui al 2030 conoscerà forse il suo sviluppo piø
importante, sia in termini assoluti che relativi, superando il petrolio per importanza.
Conseguentemente a questa accresciuta importanza del gas, molti paesi produttori
stanno facendo pesare il loro accresciuto ruolo strategico. I Paesi europei, pur
dipendenti dalle importazioni di gas da Paesi terzi (a parte poche eccezioni quali
l’Olanda e la Norvegia), hanno sperimentato negli ultimi decenni un nuovo modello di
organizzazione dei mercati dell’energia basato sull’apertura delle reti e sulla
concorrenza, a vantaggio dei propri cittadini. Il mercato del gas, infatti, è stato
liberalizzato dall’Unione Europea con la direttiva 98/30/CE, recepita in Italia con il
decreto legislativo n.164 del 2000, meglio noto come “Decreto Letta”.
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Nel nostro Paese, inoltre, a partire dai primi anni Cinquanta, è stata costituita
un’importante impresa pubblica specializzata nel settore energetico, ovvero l’Eni (Ente
Nazionale Idrocarburi). Grazie al genio e all’intraprendenza del suo fondatore, Enrico
Mattei, Eni è oggi una delle imprese piø grandi e piø importanti nel settore energetico a
livello mondiale.
Negli ultimi anni Eni è anche stata accusata di abuso di posizione dominante in una
causa intentata presso la nostra Autorità antitrust nazionale per aver ritardato, per motivi
opportunistici, l’entrata in funzione di un nuovo gasdotto che, attraverso la Tunisia, è in
grado di portare nel territorio italiano il gas algerino. Lo studio di questo caso antitrust
rappresenta l’oggetto principale di questo lavoro.
Nel 2002 Eni, tramite la società controllata Trans Tunisian Pipeline Company (TTPC)
ha deciso di potenziare la capacità dell’omonimo gasdotto per garantire l’ingresso sul
territorio italiano di 6,5 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi all’anno nel periodo
2007-2019. Quest’ultima è la data in cui lo Stato della Tunisia riacquisterà i diritti di
trasporto sul gasdotto. Nel 2003 TTPC ha stipulato alcuni contratti di trasporto ship or
pay con quattro operatori, Edison, CIG, Bridas e Word Energy, per vendere gas in Italia.
Tali contratti avevano lo scopo di allocare agli shipper la capacità di trasporto
addizionale che si sarebbe dovuta rendere disponibile a seguito del potenziamento del
gasdotto a partire da marzo 2007. La validità dei contratti era subordinata al rispetto di
alcune condizioni sospensive (autorizzazioni da parte delle autorità tunisine e italiane,
garanzie bancarie ecc..). Tuttavia, sempre nello stesso anno, TTPC ha dichiarato risolti i
contratti con i quattro operatori, per il mancato rispetto delle condizioni.
Secondo la ricostruzione dell’AGCM, Eni avrebbe spinto TTPC a risolvere i contratti,
impedendo di fatto agli shipper di rispettare le condizioni per motivi di opportunismo.
Ciò si sarebbe verificato in quanto Eni riteneva che nel periodo 2006-2010 potesse
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crearsi eccesso di offerta di gas sul mercato italiano e temeva un rilevante ribasso del
prezzo. Le analisi svolte dagli Uffici dell’Autorità hanno, tuttavia, dimostrato
l’infondatezza di questa previsione: a fronte di una continua crescita della domanda,
infatti, erano necessari altri investimenti in infrastrutture di trasporto del gas. Eni, nelle
sue osservazioni difensive, ha affermato di non detenere una posizione dominante, in
quanto ha approvvigionato nel 2004 il 65% del gas necessario alla copertura del
fabbisogno complessivo italiano (al di sotto dei “tetti antitrust” del 71% stabiliti dal
Decreto Letta). Ha ritenuto, inoltre, di non avere alcun obbligo di garantire il buon esito
del potenziamento del gasdotto, perchØ ciò non era previsto dai contratti stipulati tra
TTPC e gli shipper. Ugualmente, nessun obbligo era imputabile a TTPC perchØ il
gasdotto non costituiva un’infrastruttura essenziale per i concorrenti di Eni. TTPC,
d’altra parte, ha sostenuto che gli shipper avevano avuto tutto il tempo necessario per
mantenere gli impegni, e concedere un’ulteriore proroga sarebbe stato rischioso in
termini di copertura dell’investimento, poichØ le condizioni tariffarie erano già state
definite contrattualmente. L’AGCM ha invece riscontrato che Eni gestiva e controllava
tutte le infrastrutture di importazioni di gas naturale in Italia, deteneva l’84% della
produzione nazionale nel 2004 ed occupava quindi una indubbia posizione di forza
economica. Essa era titolare di una “speciale responsabilità” che le imponeva di non
influenzare la condotta della sua controllata TTPC, proprietaria dell’infrastruttura di
trasporto del gas algerino in Italia, in particolare nel caso in cui essa avesse già
intrapreso un’operazione di potenziamento, stipulando dei contratti. Secondo l’Autorità,
quindi, l’interruzione del potenziamento era addebitabile ad una precisa strategia di Eni
per conservare la propria posizione di forza nel mercato del gas naturale; allo stesso
modo TTPC, integrata verticalmente con Eni, ha messo in atto una serie di omissioni
per ostacolare l’accordo con gli shipper. Eni è stata, quindi, sanzionata dall’AGCM per
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abuso di posizione dominante (art 102 TFUE) con una multa di 290 milioni di euro,
poichØ l’interruzione del potenziamento del gasdotto costituiva una violazione “molto
grave”. In particolare Eni ha dovuto garantire l’entrata in servizio di una prima tranche
della capacità addizionale (3,2 miliardi di metri cubi) entro il 1°aprile 2008, e di una
seconda tranche (3,3 miliardi) entro il 1°ottobre 2008. Il successivo giudizio del TAR,
attuato nel 2007 con il ricorso di Eni e di TTPC contro la decisione dell’AGCM, pur
confermando l’accertamento del carattere abusivo dell’operazione, ha ritenuto non
adeguatamente motivata la valutazione operata dall’AGCM circa la gravità
dell’infrazione. Ha annullato quindi la sanzione pecuniaria e rinviato nuovamente
all’Autorità la sua rideterminazione. Nel 2010 Eni, TTPC e AGCM hanno fatto appello
al Consiglio di Stato. Il Collegio ha parzialmente accolto il ricorso di Eni e confermato
la sentenza del TAR: l’illecito di Eni, infatti, non è qualificabile come “molto grave”
perchØ non è finalizzato a danneggiare la concorrenza, bensì si tratta di un
comportamento “difensivo” della società, in seguito all’errata previsione di eccesso di
offerta sul mercato. Eni era consapevole di escludere dei concorrenti dal mercato con il
suo comportamento, ma, secondo il Consiglio di Stato, ha agito per tutelare i propri
interessi economici, pur non essendoci alcuna necessità. Inoltre, Eni aveva già avviato
le procedure per garantire l’entrata in servizio della prima tranche del potenziamento
nel 2008, al fine di rimuovere gli effetti dell’abuso. Per questi motivi il Consiglio di
Stato ha valutato l’abuso di Eni come “grave”, invece che “molto grave” e ha ridotto
l’ammenda pecuniaria a 20 milioni di euro.
Questo lavoro si compone di tre capitoli. Nel primo capitolo riprendiamo le norme
fondamentali sull’abuso di posizione dominante (art.102 TFUE), che poi verranno
applicate nel caso antitrust che riguarda l’Eni. Ripercorriamo brevemente alcuni casi di
abusi trattati a livello europeo e a livello italiano.
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Nel secondo capitolo ripercorriamo le principali tappe del processo di liberalizzazione
del mercato del gas naturale in Europa, e quindi anche in Italia, svolgendo dei confronti
con quanto accaduto in USA. Tuttavia, non tutti i problemi sono stati risolti con la
liberalizzazione visto che recenti indagini della Commissione Europea hanno
evidenziato criticità strutturali sul mercato, riconducibili all’esistenza di posizioni
dominanti e alla presenza di contratti di approvvigionamento a medio e lungo termine.
L’Europa deve fare i conti con i grandi produttori di gas; tra i piø importanti: Russia,
Algeria, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Indonesia. Il mercato del gas si è caratterizzato
recentemente anche da importanti novità, quali la scoperta del gas nelle rocce
bituminose degli Stati Uniti e del Canada (shale gas) e lo sviluppo dei rigassificatori
con la conseguente diffusione dell’uso del gas naturale liquefatto (Gnl).
Lo shale gas è il gas naturale recuperabile dalle rocce scistose, cioè una particolare
categoria di rocce metamorfiche creatasi in diverse ere geologiche. Esse sono formate
da microporosità, che contengono e allo stesso tempo intrappolano notevoli quantità di
gas naturale. L’estrazione di shale gas è piuttosto complessa e ad alto impatto
ambientale. Le riserve piø importanti si trovano oggi negli Stati Uniti, dove questa
tecnologia è stata sviluppata e dove i problemi ambientali sono piø facilmente gestibili
rispetto a quanto avvenga in aree piø densamente popolate. Secondo le stime
dell’International Energy Agency (IEA) le riserve provate di shale gas ammontavano a
circa 3000 miliardi di metri cubi nel 2010, coprendo quasi il 20% del totale delle riserve
provate nel mondo. Si ritiene, tuttavia, che il contributo del gas non convenzionale
potrebbe avvicinarsi al 35% della domanda mondiale di gas nei prossimi vent’anni. In
Europa emergono problemi di natura tecnologica e soprattutto ambientale che ritardano
lo sviluppo di questa tecnologia. Molte società energetiche (come Exxon Mobil, Shell,
Conoco Phillips) stanno sfruttando giacimenti di shale gas nel Regno Unito, in