Barbara Celena ‘A legitimate Poeme’: Catiline his Conspiracy di Ben Jonson
Ben Jonson e il suo tempo
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Verso i sedici anni interruppe gli studi e il patrigno, muratore, tentò
di avviarlo alla sua stessa professione. Jonson “could not endure”
3
la nuova
situazione e s’arruolò nell’esercito inglese di stanza nelle Fiandre. Nel
1594, poco dopo il suo ritorno in patria, sposò Anne Lewis, che due anni
dopo diede alla luce il primogenito Ben.
Nello stesso anno, 1596, Jonson intraprese una nuova professione,
forse meno rispettabile ma potenzialmente più remunerativa di quelle di
muratore e soldato: l’attore. Probabilmente recitò con gli Earl of
Pembroke’s Men ma in questo ruolo non rivelò gran talento, tanto che nel
1597 decise di cimentarsi come drammaturgo, sempre per la compagnia di
Henslowe.
Quando Jonson prese quest’importante decisione, la professione di
drammaturgo non era ben definita, ma se ne potevano distinguere due tipi
distinti: gli ‘University Men’, drammaturghi colti provenienti dalle
importanti Università di Cambridge ed Oxford, e gli ‘artisans’, solitamente
attori che sostituivano alla cultura accademica l’esperienza del
palcoscenico.
Jonson appariva in questo quadro un drammaturgo atipico: in quanto
figliastro di muratore, ex apprendista muratore ed ex attore girovago,
poteva
3
Ben Jonson’s Conversations with William Drummond of Hawthornden, in C.H. Herford
& P. & E. Simpson, op. cit., vol. I, p. 139, r. 242.
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essere considerato un artigiano, ma poteva vantare un nonno Scozzese
cortigiano sotto Enrico VIII, un padre sacerdote, e numerose conoscenze tra
studiosi, giuristi e cortigiani risalenti al periodo in cui frequentava la
Westminster School, e ciò lo assimilava agli “University Men”
4
. Jonson
iniziò la sua carriera come artigiano ma, ben presto, si rese conto che il
palcoscenico gli offriva la possibilità di riappropriarsi di quel prestigio
sociale che, per nascita ed educazione, gli appartenevano.
Motivo costante della carriera di Ben Jonson fu l’ambizione sia
sociale sia letteraria: cercando il successo personale tra le masse come
drammaturgo, e tra i nobili come poeta, ottenne dignità per la bistrattata
professione di drammaturgo e fu l’ispiratore e l’inventore del ruolo di ‘Poet
Laureate’, ancora oggi pubblicamente riconosciuto ed esercitato entro il
sistema socio-culturale inglese.
Nel 1597, Jonson fu incaricato da Henslowe di completare una
commedia satirica lasciata incompleta da Thomas Nashe, The Isle of Dogs.
Iniziarono con questa satira i problemi con le autorità: essa fu considerata
un’offesa alla corte di Elizabeth, e Jonson, insieme ad altri attori della
compagnia, fu imprigionato.
Nel settembre 1598 la compagnia di Shakespeare, la Lord
Chamberlain’s Company, mise in scena con successo la commedia Every
Man in his Humour. Solo pochi giorni dopo Jonson fu imprigionato a
4
David Riggs, op. cit., pp. 25-27.
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Tyburn per aver ucciso in duello Gabriel Spencer, un attore della sua stessa
compagnia. Da condannato a morte si convertì al cattolicesimo, e riuscì a
salvarsi appellandosi al ‘benefit of clergy’ e con una T marchiata sul
pollice
5
.
Nonostante il successo di Every Man out of his Humour nel 1599,
Jonson iniziò a cercare fama anche al di fuori del palcoscenico. Si rivolse
ad un pubblico elitario con le edizioni in ‘quarto’ dei suoi drammi nel 1599,
scrisse poesia non drammatica per possibili mecenati, e due commedie per
la compagnia dei Children of Queen Elizabeth’s Chapel Royal.
Il desiderio di distinguersi dagli altri drammaturghi era evidente
anche nell’atteggiamento assunto nella cosiddetta ‘guerra del teatro’,
durante la quale scambiò frecciate satiriche con Marston e Dekker. Sia
Cynthia’s Revels (1600), che Poetaster (1601), furono il risultato di questa
polemica. In Poetaster, una sorta di dramma-recusatio, Jonson dichiarò di
poter scrivere nello stile di Ovidio, Shakespeare, o Virgilio se solo avesse
voluto. Presentò se stesso come un Orazio inglese, un vero poeta, e i suoi
colleghi come dei banali ‘poetastri’.
5
C.H. Herford & P. & E. Simpson, op. cit., vol. I, pp. 17-19.
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Nel 1603, il nuovo sovrano James, gli offrì l’incarico che costituì
una vera e propria svolta nella sua carriera: gli venne affidata la stesura
dell’‘entertainment’ per la corte in occasione delle festività natalizie.
Quest’incarico, tranne qualche rara eccezione, gli fu riconfermato ogni
anno, e fece di Jonson il più importante e apprezzato autore di ‘masque’
6
.
Alle sue prime apparizioni in Inghilterra, il ‘masque’ era un
intrattenimento privato per gli aristocratici e la corte: i partecipanti
danzavano mascherati, e indossavano dei costumi elaborati e non c’erano
repliche. Con gli anni l’intrattenimento si arricchì di “una pantomima
simbolica che può aver bisogno di elementi scenografici; la ricchezza dei
costumi rimane un elemento fondamentale”
7
. Grazie a Jonson e
all’architetto Inigo Jones, il ‘masque’, durante il regno di James I, si
sviluppò e diventò “un genere nuovo dalla fisionomia inconfondibile e dalla
notevolissima importanza tanto dal punto di vista spettacolare che da quello
ufficiale”
8
. Jonson diede al ‘masque’
6
Per un’analisi dei ‘masques’ jonsoniani vedi: D. Lindley (a cura di), The court Masque,
Manchester, Manchester University Press, 1984; L. S. Marcus, “Masquing Occasions and
Masque Structure”, RORD, XXIV, 1981; M. Mosca Bonsignore, I ‘masques’ di Ben
Jonson, Torino, Giappichelli, 1980; A. Nicoll, Stuart Masques and Renaissance Stage,
London, Harrap, 1937; Stephen Orgel, The Jonsonian Masque, Cambridge Mass.,
Harvard University Press, 1965, e The Illusion of Power, Berkeley, University of
California Press, 1975.
7
Masolino D’Amico, Dieci secoli di teatro inglese. 970-1980, Milano, Arnoldo
Mondadori, 1981, p.162.
8
Ibidem, p. 163.
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7
una struttura insieme più duttile e più elaborata, consistente in una
introduzione col compito di rivelare i bennati partecipanti in maschera, (...)
in un’azione allegorica o ‘masque’ vero e proprio, con danze, e canzoni
durante la sosta delle danze, e nell’addio dei partecipanti, che prima di
lasciare il terreno si accomiatano con parole e con canti
9
.
I ‘masques’ migliori sono quelli del cosiddetto periodo d’oro, dal
1614 al 1618: Mercury Vendicated from the Alchemists, The Golden Age
Restored, Christmas his Masque, The Vision of Delight, Lovers Made Men,
e Pleasure Reconciled to Virtue. Questi ‘masques’ sono anche i più
sfarzosi, secondo quelle che erano le preferenze della corte giacomiana; ma
Jonson riuscì ad incontrare anche i gusti più sobri del successivo sovrano,
Charles.
Dal momento in cui diventò poeta di corte, Jonson decise di firmarsi
per la prima volta ‘Jonson’, quasi a porre l’accento sul fatto che il nuovo
incarico lo distingueva ormai, dai numerosi Johnson.
L’ascesa al trono di James I, nella primavera 1603, fu un
avvenimento molto importante per tutta la letteratura. Il nuovo sovrano era
notoriamente un uomo dai raffinati gusti letterari e amante della cultura.
Esempi di accademie scientifiche e letterarie cominciarono ad apparire
anche in Inghilterra. L’Antiquarian Society, fondata nel 1572, ospitò
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intellettuali come Camden, Speed, Cotton e Carew, e più tardi anche Jonson
e Bacon. Aumentavano i ‘folios’, si moltiplicavano le citazioni dai classici.
Di queste tendenze del periodo di James I, Sejanus his Fall, che Jonson
aveva iniziato a scrivere nell’estate 1603, fu appunto uno dei primi sintomi.
Sejanus his Fall fu rappresentato a corte nell’inverno 1603, e
nuovamente al Globe nella primavera dell’anno seguente. La tragedia fu un
fiasco. Anni dopo lo stesso Jonson riferì che la sua tragedia “suffer’d no
less violence from our people here, than the subject of it did from the rage
of the people of Rome”
10
.
Alcuni aristocratici trovarono persino delle implicazioni satiriche.
Certo era difficile credere che colui che aveva appena utilizzato la Corte di
Augusto per ridicolizzare i suoi contemporanei, ora ritraesse la Corte di
Tiberio con lo spirito di uno studioso interessato soltanto all’accuratezza
storica del dramma. Jonson venne infatti chiamato davanti al Privy Council
a rispondere dell’accusa di papismo e tradimento mossagli da Lord Henry
Howard
11
. Non si conosce l’esito del processo ma, proprio per il fatto che
non se ne abbia notizia, si presuppone che il poeta non sia incorso in alcuna
punizione.
9
Ibidem, pp. 163-164.
10
C. H. Herford & P. & E. Simpson, op. cit, vol. IV, p. 349.
11
Ben Jonson’s Conversations with Willliam Drummond of Hawthornden, ed. cit., p. 141,
righe 326-327.
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In quegli anni Jonson era cattolico ma è difficile trovare traccia del
suo cattolicesimo nella tragedia, o una qualche prova di scopi sovversivi.
Un incidente simile occorse poco più di un anno dopo. Verso la fine
del 1604, collaborò con Chapman e Marston alla stesura di Eastward Ho!.
Per un’incidentale battuta sugli Scozzesi e una divertente caricatura di
James I, i tre drammaturghi vennero arrestati, rischiando di avere il naso e
le orecchie tagliate. Si salvarono solo grazie all’intervento di alcuni
personaggi importanti ai quali chiesero disperatamente soccorso.
L’anno seguente Jonson venne coinvolto in una delicata questione di
Stato. Il 7 novembre 1605, due giorni dopo la fallita Congiura delle Polveri,
Jonson fu incaricato da Lord Salisbury, di consegnare una missiva-
salvacondotto
12
da parte del Privy Council, ad un anonimo prete cattolico.
Questo prete avrebbe dovuto rivelare alcuni dettagli della cospirazione, ma
la missione fallì. Jonson, il giorno dopo, dovette riferire che il sacerdote
non era riuscito ad ottenere alcuna informazione, e che l’organizzazione che
aveva voluto la Congiura delle Polveri era più grande e solida di quanto si
era creduto
13
.
Perché questo incarico sia stato affidato a Jonson non si sa, ma come
cattolico praticante, e con certi obblighi recenti nei confronti del Council,
era in un certo senso l’uomo adatto alla missione.
12
La missiva era contenuta in un registro del Privy Council andato perduto, ma il
frammento è stato pubblicato sull’Athenaeum del 22 Aprile 1865.
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Nell’aprile 1606, Jonson e la moglie dovettero presentarsi davanti
alla Corte di Londra per mancata partecipazione ai servizi liturgici e
astensione dalla comunione nella chiesa parrocchiale. Jonson respinse la
prima accusa affermando che entrambi si erano sempre recati in chiesa
regolarmente negli ultimi sei mesi, in altre parole dalla data della
cospirazione. I coniugi Jonson erano stati indotti dal clima politico a
frequentare la chiesa protestante, ma ricevere la comunione era una
questione che coinvolgeva la coscienza religiosa più profonda, e Jonson
rimase cattolico ancora per qualche anno.
I mesi che seguirono la scoperta del complotto, segnarono per molti
versi l’inizio di una nuova fase nella vita di Jonson per posizione sociale e
prestigio. Grazie alla lealtà mostrata e al fatto che il re tendeva ad avere
buoni rapporti con coloro che considerava suoi colleghi letterati, Jonson era
trattato più rispettosamente dalle persone più potenti del regno. Stava anche
per riconquistarsi il favore del pubblico teatrale che aveva amato i suoi
‘humour plays’: Volpone (1606), commedia nella quale per la prima volta
utilizzò l’ironia di Luciano, che gli permetteva di fare satira senza esporsi
direttamente, così come Epicœne (1609), e The Alchemist (1610), lo
confermarono un commediografo di successo.
13
Vedi la lettera di Jonson a Salisbury, in C. H. Herford & P. & E. Simpson, op. cit. , vol.
I, Appendix II, p. 202.
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Nel 1610 una serie di eventi sollevò ancora una volta il problema
della lealtà di Jonson nonché del suo cattolicesimo. Il 14 maggio un
fanatico religioso, François Ravillac, aveva assassinato il re Enrico IV di
Francia, e aveva aperto la strada ad una dinastia cattolica oltre Manica.
L’assassinio di Enrico IV fu accolto con entusiasmo da molti inglesi, e, di
conseguenza, aumentò le paure di James I per la sua incolumità fisica.
Il 2 giugno fu emanato un proclama che proibiva ai cattolici inglesi
“to repaire...to our court, or to the Court of our dearest wife the Queene, or
of the Prince our Dear Son wheresoever”
14
, e chiese ai sudditi cattolici
‘Oath of Allegiance’ al sovrano.
Questi eventi spiegano la decisione di Jonson di ritornare alla Chiesa
d’Inghilterra nel 1610. Aveva iniziato ad allontanarsi da Roma dopo la
Congiura delle Polveri nel 1605, ed ora il rifiuto del Papa sia di sconfessare
Ravillac sia di permettere ai cattolici inglesi di giurare sottomissione al re,
insieme con il proclamo di James I che negava l’accesso a corte ai
dissenzienti, misero Jonson in una situazione difficile
15
.
La tragedia Catiline his Conspiracy, completata nell’agosto 1611,
riconfermò la sua disaffezione dall’ala estremista della comunità cattolica. I
contemporanei, a partire da James I, avevano subito colto l’analogia tra la
trama di Catilina per assassinare Cicerone e i suoi Senatori, e la Congiura
14
Citazione tratta da David Riggs, op. cit., p. 176.
15
Ibidem.
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delle Polveri del 1605. Vari brani all’interno di Catiline his Conspiracy
alludono a specifici paralleli tra i due eventi
16
.
Alla sua rappresentazione Catiline his Conspiracy non ebbe alcun
successo, e Jonson partì per la Francia come tutore di Wat Raleigh
17
, e al
suo ritorno in patria, nel 1614, fece rappresentare la commedia
Bartholomew Fair, che si rivelò un grande successo, e in seguito offrì al
teatro solo commedie.
Nel 1616 fece pubblicare una raccolta delle sue opere, Works. La
raccolta includeva non solo le commedie fortunate, ma anche le tragedie,
per le quali l’autore cercava un riscatto, e le raccolte liriche Epigrams e The
Forest, con le quali si proponeva come poeta lirico.
Alla pubblicazione del ‘folio’ del 1616, fece immediato seguito il
conferimento di una pensione reale, che faceva di lui un ‘Poet Laureate’
ante litteram
18
. Questo però non bastò a fermare le numerose espressioni di
scandalizzata chiusura nei confronti della pubblicazione delle sue opere,
considerata un gesto troppo ambizioso: la decisione di chiamare ‘Works’
una raccolta costituita in gran parte da drammi, infatti, costituiva una novità
assoluta e dava al drammaturgo la stessa dignità di un autore classico. La
cura con la quale Jonson revisionò i suoi drammi prima della pubblicazione,
16
Vedi B.N. De Luna, Jonson’s Romish Plot. A Study of ‘Catiline’ and its Historical
Context, Oxford, Clarendon Press, 1967, pp. 37-42, 62-65, 173-174.
17
Figlio di Sir Walter Raleigh, (?1552-1618).
18
La figura di ‘Poet Laureate’ fu istituita ufficialmente nel 1638.
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mostra la consapevolezza del proprio valore, consapevolezza del tutto
assente nei drammaturghi del tempo.
Dal 1616, dopo la pubblicazione del ‘folio’ e la rappresentazione di
The Devil is an Ass, fino al 1625 Jonson non offrì più niente al teatro.
Decise, inoltre, di allontanarsi da Londra e nel 1618 si recò in Scozia, dove
fu accolto calorosamente da tutta la nobiltà scozzese. Forte di questo
riconoscimento, nonché della laurea ad honorem conferitagli
dall’Università di Oxford, Jonson ritornò in patria intorno al 1623.
Nei primi anni ’20, il prestigio di Jonson all’interno del mondo
intellettuale inglese era tale che, divenne un punto di riferimento per un
gruppo di giovani intellettuali, non a caso chiamati ‘Tribe of Ben’ o ‘Sons
of Ben’, che erano soliti riunirsi nella cosiddetta ‘Apollo Room’ della
Devil’s Tavern di Londra.
La sua carriera era in ogni modo in declino. Sebbene continuasse
sporadicamente a produrre commedie per il teatro, ‘masques’ per la corte, e
ricoprisse l’incarico di ‘city chronologer’ di Londra, queste erano tutte
attività da lui intraprese spinto dalle necessità economiche. La sua
occupazione più importante erano gli studi quotidiani che fluirono in due
opere pubblicate postume: le Discoveries, una raccolta di riflessioni e
critica, che sono la prova più concreta di come il Jonson drammaturgo fosse
direttamente influenzato dagli autori classici; e The English Grammar, che
mostra il suo interesse per gli studi filologici. La situazione si aggravò a
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Ben Jonson e il suo tempo
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causa dei problemi di salute: nel 1628 un secondo infarto lo costrinse a
letto.
Proprio negli ultimi anni Jonson assunse la figura di ‘dittatore
letterario’, la sua autorità era indiscussa tra i cosiddetti ‘Sons’ come tra i
vari intellettuali che frequentavano la sua casa in quest’ultimo periodo. Il
forte carisma di Jonson non è giustificabile con la sua sola opera: “Latin
dignity, Elizabethan pithiness, the disciplined sobriety of the schools, and
the peremptory style of a naturally authoritative mind” davano insieme
valore di oracolo ad ogni frase di Jonson sia che questa fosse all’interno di
un poema sia che fosse pronunciata al tavolo di una taverna
19
.
Ben Jonson morì il 16 agosto 1637. Al suo funerale partecipò gran
parte della nobiltà inglese, fu sepolto nell’ abbazia di Westminster, ma il
monumento funebre, progettato dalle numerose celebrità che intendevano
rendergli omaggio, non fu mai realizzato, e il celebre epitaffio ‘O RARE
BENN: JONSON’ fu fatto incidere da uno sconosciuto ammiratore.
Poco dopo la sua morte, i suoi ‘sons’ compilarono un volume di
tributi, Jonsonius Virbius, in cui lo si saluta come ‘great instructor’, colui
che aveva insegnato alla nazione l’arte poetica. Nel 1640 uscì la seconda
edizione dei suoi Works che conteneva anche due opere incomplete: The
Sad Shepherd, una pastorale, e The Fall of Mortimer, un dramma storico.
19
C. H. Herford & P. & E. Simpson, op. cit., vol. I, p. 107.
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La posterità non è mai stata molto generosa con Ben Jonson, che ha
sempre sofferto nei paragoni con Shakespeare: rimane per tutti una
personalità chiave nella cultura inglese e se Shakespeare simboleggia tutta
la sua epoca, Jonson è stato una figura di mediazione tra due epoche, quella
di Shakespeare, e quella di Milton. Jonson, infatti, è affine a Shakespeare
nel potere realistico della sua poesia, quando è ancora animato dalla
esplosione di vitalità tipicamente elisabettiana, ma d’altra parte anticipa la
coscienza di sé, il rigore intellettuale, l’elaborazione erudita di Milton
20
.
20
Ibidem, p. 127.