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INTRODUZIONE
―È già abbastanza triste che al mondo
le persone muoiano a causa
dell‘AIDS, ma nessuno dovrebbe
morire a causa dell‘ignoranza‖
Elizabeth Taylor
Gli scienziati statunitensi hanno scoperto che il primo caso di AIDS risale non, come si
credeva, all‘inizio degli anni Ottanta, ma al 1959. La malattia accompagnerebbe
l‘umanità da almeno quarant‘anni e si sarebbe inizialmente sviluppata nell‘ex Congo
Belga, dove avrebbe colpito un cittadino bantù di Leopoldville, l‘attuale Kinshasa. La
notizia è stata data alla quinta conferenza sui ―Retrovirus‖ a Chicago, e ha destato molta
sensazione. Si riteneva infatti che l‘AIDS fosse stata introdotta in America da un
assistente di volo canadese nel 1981. Non è escluso, inoltre, che la malattia sia apparsa
ancora prima, negli anni Quaranta. Il dottor David Ho della Rockefeller University di
New York, ha aggiunto inoltre che il virus dell‘HIV varia da continente a continente.
―Era importante scoprire come il virus si evolvesse‖ ha sottolineato il medico; ―perciò
siamo andati il più possibile indietro nel tempo ottenendo questo sorprendente
risultato‖. Il virus in Africa dopo il 1959 si propagò attraverso i viaggi della gente e la
prostituzione, ma la malattia, tuttavia, fu scoperta solo quando arrivò in Occidente
1
‖.
Al pari della Peste Nera e dell‘Influenza Spagnola, dal 1° dicembre 1981 (data cui si fa
risalire ufficialmente il primo caso) ad oggi, una terza epidemia ha colpito il Mondo in
maniera inesorabile: l‘AIDS.
Argomento del tutto di secondo piano nel mondo Occidentale, oggi più di 33,3 milioni
di persone sono sieropositive e dalla sua comparsa questa epidemia ha causato più di 30
milioni di decessi.
Nonostante gli incredibili passi in avanti fatti dalla ricerca in campo di farmaci e
trattamenti, non esiste ancora una cura o un vaccino, e l‘epidemia è lungi dal fermarsi.
Oggi, soltanto i corretti comportamenti di ogni singolo individuo possono salvarlo dal
virus dell‘HIV e dall‘AIDS. La prevenzione è quindi l‘unica arma in mano agli uomini
per debellare la peste del XXI secolo.
Continente di malattie dimenticate dall‘uomo bianco occidentale, come la poliomielite,
la tubercolosi, la malaria, l‘Africa Sub Sahariana è la terra più colpita. In questa regione
del mondo, l‘AIDS è la prima causa di morte. Precede le morti per malnutrizione, quelle
per malaria e quelle per la più temibile tubercolosi.
Al Summit delle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio tenutosi a New York il
20/22 settembre 2010, tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2015 troviamo, al punto 6,
la lotta all‘HIV/AIDS. Entro il 2015 l‘obiettivo è quello di invertire il costante aumento
delle persone sieropositive e assicurare a tutti i bisognosi l‘accesso alle cure ed ai
trattamenti per l‘HIV/AIDS.
Ogni giorno, circa 7400 persone al mondo diventano sieropositive e 5500 muoiono per
malattie connesse all‘AIDS. Le mancanze nell‘attuazione degli Obiettivi del Millennio,
secondo le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, non
dipendono dal fatto che questi siano irrealizzabili o per la carenza di tempo, ma dagli
1
Caretto Ennio: ―Il primo caso di AIDS risale al 1959‖ - Corriere della Sera, 4 febbraio 1998
12
impegni non attuati, dall‘inadeguatezza delle risorse e dalla mancata concentrazione su
di essi.
Senza distinzione alcuna di sesso, status sociale, religione o ricchezza, l‘AIDS può
colpire potenzialmente qualsiasi individuo. In un continente povero come l‘Africa, le
precarie condizioni di vita, i sistemi sanitari pubblici fatiscenti e arretrati, le condizioni
igieniche, la sicurezza alimentare, ma anche l‘azione di governi troppo spesso deboli,
corrotti e ciechi davanti al problema dell‘AIDS hanno portato all‘inizio del nuovo
millennio ad una crescita costante della popolazione sieropositiva e del numero di morti.
La scelta di trattare questo argomento viene innanzitutto dal silenzio che circonda
questa malattia. Il suo legame con il sesso, fa dell‘AIDS un argomento ancora tabù, e
dei sieropositivi delle persone stigmatizzate dalla società, viste come reiette e pertanto
isolate dalla comunità. Negli anni immediatamente successivi alla sua comparsa, la
diagnosi dell‘AIDS equivaleva ad una dichiarazione di morte. Negli anni ‗80 venivano
portate avanti campagne allarmistiche, che diffondevano un senso di paura e terrore. Poi
nel corso degli anni, inspiegabilmente, mentre il numero di morti e di nuovi contagi
continuava a salire, è sceso il sipario sull‘argomento, che viene ipocritamente ripreso
soltanto il 1° Dicembre, data che ogni anno celebra la Giornata Mondiale dell‘AIDS.
Sempre più spesso l‘argomento è associato, in maniera alquanto pericolosa, all‘Africa,
quasi che il mondo occidentale non sia toccato dal problema.
E proprio questo silenzio perdurato negli anni ha portato l‘Occidente, secondo i dati
dell‘ultimo Report UNAIDS sulla diffusione dell‘HIV/AIDS nel Mondo, ad essere
colpito in maniera importante con più di 2,3 milioni di persone sieropositive tra
l‘America del Nord e l‘Europa Occidentale, con un aumento del 30% rispetto al 2001.
Nonostante gli enormi sforzi e le ingenti quantità di fondi utilizzati nella lotta e nella
prevenzione all‘HIV/AIDS, la situazione è ancora drammatica. Sebbene la percentuale
di sieropositivi nel mondo sia dello 0,8%, quindi uguale rispetto al 2001, il numero di
persone sieropositive è aumentato nell‘ultimo decennio.
Se da una parte questi numeri stanno a significare che grazie ai nuovi farmaci più
persone possono vivere anche se sieropositive, dall‘altra dimostrano che ancora troppo
poco viene fatto in materia di prevenzione. Prevenzione che ad oggi è l‘unica ―cura‖
possibile, almeno fino a quando non si troverà un trattamento farmaceutico davvero
efficace ed in grado di sconfiggere il virus e la malattia.
Per anni, è stato detto ed è stato creduto che l‘AIDS fosse soprattutto una malattia degli
omosessuali. Ed ancora oggi, l‘HIV/AIDS è associata a gruppi cosiddetti a rischio. Tutti
i dati dimostrano come gruppi quali le prostitute, gli omosessuali, i tossicodipendenti o
la popolazione carceraria presentino tassi di prevalenza da HIV/AIDS maggiori rispetto
al resto della popolazione.
Tuttavia non vi sono categorie più a rischio di altre, ma soltanto comportamenti più a
rischio di altri. L‘essere prostituta non è di per se un fattore determinante per il contagio
da HIV . Il non utilizzare il preservativo durante i rapporti sessuali (che questi siano a
pagamento o meno) è invece un comportamento ad alto rischio che favorisce il contagio
e la diffusione del virus. L‘essere tossicodipendente, di per se, non causa l‘HIV/AIDS,
ma lo scambiarsi aghi o siringhe non sterili e già utilizzate sì. E sopratutto, l‘HIV/AIDS
è ben lungi dall‘essere una malattia degli omosessuali. Ad oggi, il maggior numero di
contagi, avviene infatti all‘interno della popolazione eterosessuale.
Alcuni anni fa il presidente del Sudafrica, Thabo Mbeki, constatò che nella mappa della
diffusione dell‘AIDS nel mondo la maggior parte dei casi si verificava nei Paesi più
poveri, sopratutto in Africa dove vive la maggioranza della popolazione sieropositiva.
Mbeki allora dichiarò che la causa dell‘AIDS è la povertà. Nonostante questa
affermazione sia sostanzialmente falsa, in quanto l‘AIDS è causata dal virus dell‘HIV , è
tuttavia innegabile che esista oggi un circolo vizioso AIDS-Povertà. Se la causa
dell‘AIDS è il virus dell‘HIV , la causa maggiore di diffusione dell‘HIV nei Paesi in via
di sviluppo è la povertà. L‘AIDS introduce maggiore povertà, in termini di morti e di
13
spese per cui le famiglie si sfiancano economicamente: in termini di perdita di lavoro
perché l‘AIDS colpisce la classe produttiva, in termini di capacità manageriali e così
via.
La povertà aumenta la diffusione dell‘AIDS in quanto crea disagi nelle famiglie, nella
comunità, e specialmente nelle donne. AIDS e povertà, sostanzialmente, si rafforzano a
vicenda.
Nel Primo capitolo, analizzo in maniera generale il problema dell‘HIV/AIDS nel
mondo. Dopo un iniziale sguardo sul virus e la malattia, e sulle teorie sulla sua
improvvisa comparsa agli inizi degli anni ‗80 dello scorso secolo, la ricerca si concentra
sopratutto sulla diffusione del virus a livello planetario, sui decessi annualmente
provocati da questa malattia, su come l‘epidemia di HIV/AIDS si sia diffusa nel Mondo,
e ad oggi, si stia allargando in maniera preoccupante in regioni del mondo quali il Sud
Est asiatico e soprattutto l‘Europa Orientale e l‘Asia Centrale. Lo stesso Occidente sta
conoscendo in questi anni un rapido aumento dei contagi. L‘Africa Subsahariana resta
tuttavia la regione più colpita del pianeta.
Nei Capitoli II e III analizzo l‘epidemia, la sua evoluzione e diffusione in Nigeria e
Sudafrica. La scelta di confrontare la situazione dell‘epidemia in questi due Paesi viene
dall‘importanza strategica che questi rivestono all‘interno del continente africano. Da
una parte abbiamo la Nigeria, una potenza regionale, che ogni giorno di più aumenta la
propria influenza nell‘area Occidentale dell‘Africa Subsahariana e che rappresenta
anche la nazione più popolosa del continente. Dall‘altra il Sudafrica, nazione che svolge
un‘influenza su tutto il continente africano, oltre che Paese più ricco dell‘Africa
Subsahariana. Il Sudafrica rappresenta il Paese col più alto numero di sieropositivi al
mondo; segue subito dopo la Nigeria. I due ―giganti d‘Africa‖ sono tra loro in una
costante sfida per l‘egemonia sul continente Africano, esercitano un‘influenza
considerevole sui loro Paesi vicini e sull‘intera Africa, e in quanto tali, giocano un ruolo
fondamentale anche nella lotta all‘HIV/AIDS.
Il basso livello di alfabetismo, un sistema sanitario fortemente arretrato, la difficoltà di
accesso alle cure da parte della popolazione povera, assieme a pratiche mediche e
igieniche legate alla tradizione, hanno fatto si che il problema dell‘HIV/AIDS venisse
preso sottomano in Nigeria. Anche grazie ai regimi militari che si succedevano nel
periodo in cui l‘epidemia si diffondeva, l‘attitudine iniziale del governo quanto quello
della popolazione nei confronti dell‘epidemia, era di negarne l‘esistenza. Come Paese
più popoloso dell‘Africa, la Nigeria è responsabile del 20% delle persone affette da
HIV/AIDS in tutta l‘Africa e del 10% in tutto il mondo. Nell‘arco di due decenni,
l‘HIV/AIDS è diventata in Nigeria una ―epidemia generalizzata‖ e i dati attuali
suggeriscono come questa sia ancora in una fase emergente, e come si sia ancora lontani
dallo sconfiggerla o quantomeno contenerla.
L‘epidemia di HIV/AIDS in Sudafrica non rappresenta solo il maggior problema di
salute pubblica del Paese ma anche un ostacolo al suo sviluppo economico ed alla
solidarietà sociale. Il Sudafrica, è la nazione col maggior numero di HIV positivi al
mondo. Più di un adulto su cinque in Sudafrica è sieropositivo e le morti per malattie
connesse all‘AIDS sono in continuo incremento. Anche a causa del regime
dell‘apartheid, l‘attitudine iniziale del governo quanto della popolazione nei confronti
dell‘epidemia, era di negarne l‘esistenza o quantomeno sottovalutarne il problema ed i
rischi. Inoltre, l‘iniziale concentrazione dell‘epidemia all‘interno della comunità
omosessuale fece radicare l‘idea che l‘AIDS fosse una malattia degli omosessuali,
facendo si che gran parte della popolazione ne ignorasse profondamente i rischi, ed il
governo dell‘apartheid si tirasse fuori da qualsiasi intervento o politica al riguardo.
Data l‘importanza dell‘epidemia in questi due Paesi, le risposte date dai rispettivi
governi risultano decisive per arginare l‘HIV/AIDS e rendere le popolazioni più
consapevoli, attraverso campagne di prevenzione e di informazione. A livello di budget
14
destinato alla lotta e prevenzione all‘HIV/AIDS, i fondi derivano sostanzialmente da
fondi pubblici, fondi internazionali, e fondi privati. A livello internazionale enorme è lo
sforzo monetario degli Stati Uniti, primo Paese al mondo a finanziare i governi africani
nella lotta all‘HIV/AIDS, ma anche di organismi internazionali come l‘UNAIDS,
l‘UNICEF, il PEPFAR, il GFATM, la Banca Mondiale, o delle ONG minori e di
fondazioni private come la Fondazione Clinton, o la Fondazione Bill Gates.
Data la mancanza di vaccini contro l‘HIV o cure che possano far guarire dall‘AIDS, la
prevenzione riveste un ruolo centrale nella lotta a questa epidemia. Sebbene la maggior
parte dei fondi sia destinata alla cura di pazienti sieropositivi, grande è l‘importanza, in
termini di budget, destinata a programmi di prevenzione, che vanno dalla distribuzione
di farmaci per evitare il contagio da madre a figlio, alla distribuzione dei preservativi e a
continue campagne pubblicitarie sulla sua importanza e sul suo corretto utilizzo, così
come a programmi di rieducazione che portino a modificare atteggiamenti e
comportamenti sessuali associabili ad un alto rischio di contagio o infezione.
L‘ultimo capitolo è dedicato al ruolo della cultura e delle tradizioni nella prevenzione e
nella diffusione dell‘epidemia di HIV/AIDS. Pratiche culturali come l‘infibulazione in
Nigeria, o l‘associazione della malattia a pratiche di stregoneria in Sudafrica, hanno
avuto e hanno tuttora un ruolo centrale nella diffusione del virus. Ma anche gli
atteggiamenti sessuali dei giovani, una categoria particolarmente a rischio, influiscono
sull‘epidemia. Così, l‘aver rapporti sessuali in età sempre più giovane e sempre più
spesso con partner differenti, accompagnato da un certo libertarismo sessuale, fa
dell‘HIV un virus che costantemente minaccia i giovani e soprattutto le più giovani. Sia
in Nigeria che in Sudafrica, una costante, seppur diminuita rispetto ai decenni scorsi,
disuguaglianza di genere, fa si che le donne siano maggiormente colpite degli uomini.
Le donne sono infatti considerate inferiori, spesso legate al marito o all‘uomo per il
proprio sostentamento, facilmente vittime di abusi sessuali e stupri, e sopratutto senza
alcun poter di contrattazione sull‘utilizzo di contraccettivi quale il preservativo.
Per quanto riguardo l‘utilizzo di quest‘ultimo, giustamente considerato come un‘arma
indispensabile della prevenzione, da anni è in corso nel continente africano un dibattito
su quale sia il giusto mix tra astinenza sessuale e utilizzo del preservativo come politica
di controllo della diffusione dell‘AIDS. La questione riguarda sopratutto se sia giusto
promuovere l‘utilizzo del preservativo, approvando implicitamente una sorta di libertà
sessuale, o se invece scoraggiarne l‘utilizzo promuovendo dunque la moralità privata
come politica pubblica.
Importante, da questo punto di vista, è il ruolo giocato dalla Chiesa cattolica e dalle
Chiese in generale, che sempre troppo spesso sono andate contro l‘utilizzo del
preservativo, tacciandolo di non essere completamente sicuro, e promuovendo invece
l‘astinenza come unico rimedio efficace. A tal proposito, le stesse Nazioni Unite da anni
portano avanti il programma ABC per la prevenzione all‘HIV/AIDS. Le parole d‘ordine
sono Astinenza, Fedeltà e Condom (Abstinence, Be Faithful, Correct and Consisten use
of Condom).
Durante la ricerca del materiale, grande è stata la difficoltà nel poter reperire dati
attendibili e aggiornati.. Spesso erano in contrasto da loro a seconda che si trattasse di
dati forniti da agenzie internazionali come l‘UNAIDS o da agenzie statali, come i
diversi Ministeri della Sanità. Le stesse agenzie delle Nazioni Unite hanno difficoltà
enormi a calcolare dati sensibili quali il numero di bambini nati sieropositivi, le persone
che effettivamente hanno accesso al test dell‘HIV , la parte di popolazione sieropositiva
che ha accesso ai farmaci ARV e alle terapie, e allo stesso numero effettivo di
sieropositivi. In Paesi poveri come quelli africani, caratterizzati da sistemi sanitari
disorganizzati ed inefficienti, la raccolta dei dati diventa uno sforzo enorme. Sopratutto
a livello di fondi destinati alle campagne di prevenzione e di lotta all‘HIV/AIDS i dati
sono spesso indisponibili o datati. Soltanto da pochi anni i governi hanno dato vita a
Pianificazioni Nazionali riguardo le spese in materia di HIV/AIDS e soltanto da pochi
15
anni gli stessi governi nazionali hanno inserito nei propri bilanci di spesa pubblica la
lotta e la prevenzione a questa epidemia. Prima di allora, la totalità dei fondi veniva da
agenzie internazionali o da contributi di Paesi esteri.
La difficoltà nel trovare dati attendibili e aggiornati riflette come ancora oggi
l‘HIV/AIDS non abbia a livello nazionale e internazionale l‘attenzione che merita, e
quanto ancora bisogna fare perché questa epidemia venga se non addirittura fermata,
quantomeno arginata.
Per imboccare questa direzione il primo passo da compiere è quello verso la
consapevolezza. Soltanto quando l‘HIV/AIDS sarà sentita come una minaccia globale e
non solamente ―africana‖ si potrà dire che si è presa la direzione giusta nella sconfitta di
questa epidemia.
16
17
PARTE PRIMA
L’AIDS NEL MONDO
18
19
Capitolo I
L’HIV/AIDS come epidemia mondiale
1. 1 Il Virus, la Malattia e le sue origini
Questo lavoro verte sulla Acquired Immunodeficiency Syndrome, comunemente
chiamata AIDS, e il Human Immunodeficiency Virus, ovvero l‘HIV , riconosciuto come
agente causale della malattia.
È chiamata ―sindrome‖ in quanto ―una sindrome è una gamma di manifestazioni e
sintomi che caratterizzano una malattia‖ e che in questo caso, includono una seria
debolezza del sistema immunitario. Ciò significa che la malattia non si manifesta
semplicemente come una singola malattia. Si chiama ―acquisita‖ in quanto non
ereditaria, ma prodotta da un virus acquisito.
La maggioranza degli scienziati sostiene che il virus da immunodeficienza umana (HIV)
sia l‘agente causale dell‘AIDS. È un retrovirus del genere lentivirus. In base alle
conoscenze attuali, HIV è suddiviso in due ceppi: HIV-1 ed HIV-2. Il primo dei due è
prevalentemente localizzato in Europa, America ed Africa centrale. HIV-2, invece, si
trova per lo più in Africa occidentale ed Asia e determina una sindrome clinicamente
più moderata rispetto al ceppo precedente
2
.
Quello che accade in una persona sana, è che la presenza di agenti infettivi stimola le
cellule t-helper inviando un segnale forte di attivazione al sistema immune, spostando
l‘equilibrio a favore di una vigorosa risposta immunitaria. Quando ciò accade, l‘agente
infettivo viene neutralizzato.
L‘infezione da HIV viene clinicamente descritta come un continuum di condizioni
associate a disfunzioni del sistema immunitario. ―Immunodeficienza‖ indica che i
sintomi sono un risultato di difetti del sistema immunitario. Dunque l‘HIV ha importanti
effetti sul sistema immunitario del paziente, distruggendone le cellule che aiutano a
combattere le patologie ed i germi nell‘essere umano.
Ci sono tre stadi nella manifestazione complessiva dell‘HIV/AIDS: lo stadio
asintomatico, lo stadio Pre-AIDS, e lo stadio di piena maturazione dell‘AIDS.
Ci sono diverse ipotesi e teorie sull‘origine dell‘HIV/AIDS. Possono essere classificate
in due categorie: la teoria naturale e la teoria iatrogena. All‘interno di questa vi sono due
scuole di pensiero: la teoria accidentale e la teoria cospirativa.
Si considera che il virus da immunodeficienza sia un‘evoluzione e mutazione di un
ceppo di virus simili trovati nei primati africani, noti come ―Simian immunodeficiency
virus‖ (SIV). In altre parole, l‘AIDS ha avuto origine da un virus trovato nelle scimmie.
Nello spiegare l‘origine dell‘HIV/AIDS la teoria naturale dice semplicemente che gli
esseri umani hanno acquisito il virus dei primati attraverso attività ―naturali‖:
mangiandone la carne, attraverso morsi durante la caccia o tenendo le scimmie come
animali domestici
3
.
Da notare è che la SIV non causa malattie nei primati, ma causa problemi solo quando
passa da una specie all‘altra, ovvero quando passa dai primati all‘uomo. La conclusione
è che quindi l‘HIV sia il risultato di un salto tra i primati e l‘uomo, e questo salto
sarebbe avvenuto in Africa
4
.
La questione rimane come sia avvenuto questo salto e il contagio, e sopratutto come mai
2
Harrison: Principi di medicina interna. Quattordicesima edizione; McGraw-Hill Libri Italia srl 2005
3
J. Goudsmit: ―Viral sex. The nature of AIDS‖ – New York 1997
4
M. Grmek: ―History of AIDS‖ – Princeton, New York, 1990
20
questo salto sia avvenuto solo nel secolo precedente, e non prima. Si dice che il
processo di trasferimento del virus sia causato da pratiche sessuali non comuni, nelle
quali, per accrescere il piacere sessuale, donne e uomini appartenenti a membri di tribù
presenti nei confini dei grandi laghi dell‘Africa Centrale, utilizzavano sangue di
scimmia come afrodisiaco
5
. È anche stato detto che una possibile spiegazione
dell‘epidemia sia una combinazione tra rapida urbanizzazione del continente africano,
nuove opportunità di lavoro come risultato dell‘indipendenza, e persino legata alla
schiavitù. Queste ipotesi, tuttavia, non sembrano avere basi scientifiche sufficienti.
Anzitutto, durante l‘epoca dello schiavismo e del commercio degli schiavi ci fu una
grandissima migrazione di persone dall‘Africa all‘Europa e altre parti del mondo. Per di
più a quel tempo vi erano rapporti sessuali tra i padroni e le loro schiave, così come tra
gli schiavi stessi che naturalmente provenivano da diverse parti dell‘Africa. Questi fatti
supportano l‘idea che ci sarebbe dovuta essere un‘epidemia anche in quel preciso
momento storico, cosa che invece non è avvenuta
6
.
Tutte queste ipotesi non sono naturalmente provabili con dati certi. L‘unico fatto
conclamato è che i primati africani hanno svolto un ruolo cruciale nel presentarsi della
malattia.
Iatrogeno è il termine tecnico per descrivere qualcosa che è relativo, conseguente a una
terapia medica. Una malattia iatrogena, nasce come effetto collaterale dovuto alla
tossicità di un farmaco o di una terapia medica. Alla base della teoria iatrogena vi è
l‘idea che l‘HIV e come conseguenza l‘AIDS, siano causate dall‘essere umano, nate dal
lavoro di scienziati nel campo della medicina. Ci sono due diverse posizioni all‘interno
di questa teoria: l‘ipotesi accidentale e l‘ipotesi cospiratoria.
Secondo l‘ipotesi accidentale, alcuni dei vaccini utilizzati per lo sradicamento di
malattie come la poliomielite, herpes, febbre gialla, vaiolo, potrebbero essere la causa
dell‘epidemia di AIDS. È risaputo come alcuni vaccini siano ricavati da tessuti presi dai
primati, specialmente i Chlorocebus sabaeus (Cercopiteco gialloverde). Si crede che
questi primati siano portatori di diversi tipi di virus, tra cui la SIV .
L‘ipotesi accidentale dice che all‘origine dell‘HIV/AIDS vi sia stato l‘utilizzo di tessuti
di primati probabilmente infetti per produrre il vaccino della poliomielite. La
contaminazione sarebbe dunque avvenuta attraverso vaccini portatori di SIV
7
.
Alla base della teoria cospirativa vi è l‘idea che l‘HIV/AIDS non sia semplicemente una
malattia iatrogena, creata dall‘uomo accidentalmente, ma il risultato di un preciso
progetto, e dunque una malattia creata a tavolino, in laboratorio. L‘HIV e l‘AIDS sono
state create allo scopo di poter essere utilizzate come armi biologiche così come
strumenti per il controllo della popolazione
8
.
Secondo questa ipotesi il virus è stato creato dentro laboratori statunitensi, e le colpe
ricadrebbero su scienziati statunitensi, la CIA e l‘esercito degli Stati Uniti
9
. Una delle
ragioni a favore di questa ipotesi si basa su un documento del Dipartimento della Difesa
degli Stati Uniti del 1970. Questo documento mostra il desiderio del Dipartimento della
Difesa statunitense di acquisire o fabbricare un virus che potesse essere utilizzato come
arma biologica:
―Entro i prossimi 5 o 10 anni, probabilmente sarà possibile
creare un nuovo microrganismo infettivo che potrebbe differire in
alcuni importanti aspetti da organismi già noti che causano malattie.
5
J. Slaff, J. K. Brubaker: ―The AIDS Epidemic‖ – New York 1985
6
J.O. Ajayi: ―The HIV/AIDS Epidemic in Nigeria‖ – Gregorian University Press, 2003
7
L. Pascal, ―What happens when Sciences Goes Bad. The Corruption of Science and the Origin of AIDS:
A Study in Spontaneous Generation‖ - University of Wollongong; Science and Technology Analysis
Research Programme; Working Paper No. 9 - December 1991
8
J.O. Ajayi: ―The HIV/AIDS Epidemic in Nigeria‖ – Gregorian University Press, 2003
9
Ibidem
21
Il più importante di questi aspetti è che potrebbe essere refrattario ai
processi immunologici e terapeutici da cui dipendiamo per
mantenere la nostra relativa libertà dalle malattie infettive. (...)
Sarebbe molto difficile stabilire un tale programma. La biologia
molecolare è una scienza relativamente nuova. (…) Tuttavia, si è
ritenuto possibile avviare un adeguato programma attraverso
National Academy of Sciences-National Research Council. (...) E
'una questione molto controversa, e ci sono molti che credono tale
ricerca non dovrebbe essere intrapresa perché potrebbe portare alla
realizzazione di un ulteriore mezzo capace di abbattimento in massa
di popolazioni di grandi dimensioni. D'altra parte, senza la sicura
consapevolezza scientifica che tale arma è possibile, e la
comprensione dei modi in cui potrebbe essere fatto, c'è poco che si
possa fare per escogitare misure difensive. Qualora un nemico la
sviluppasse non vi è dubbio che si tratterebbe di un importante
settore di potenziale inferiorità militare-tecnologico in cui non ci
sarebbe un adeguato programma di ricerca
10
.‖
Molti credono che in questa parole si trovi la descrizione dall‘HIV . L‘agente biologico
sintetico che si voleva creare doveva essere infatti qualcosa che non esistesse in natura e
per il quale non si potesse acquisire una immunità naturale.
Un‘altra possibile prova delle attività governative con gli scienziati dell‘esercito
statunitense è dato dal discorso tenuto da Han Swyter durante l‘assemblea della
National Academy of Sciences nel 1970:
―Il mio obiettivo oggi è, in primo luogo, di descrivere un
quadro di riferimento circa le potenzialità biologiche e chimiche.
(…) La guerra chimica e biologica è un business macabro. Il primo
tipo di potenzialità che andrò ad analizzare sono quelle biologiche
letali. (…) Queste sono armi di distruzione di massa. Nella
situazione in cui l‘obiettivo del nostro Paese fosse quello di
eliminare la popolazione di un‘altra nazione, le armi biologiche
potrebbero essere utilizzate. Se vogliamo uccidere un‘intera
popolazione, oggi possiamo farlo utilizzando le nostre armi nucleari,
i nostri B-52, i Minutemen ed i Polaris. Manterremmo la nostra
capacità nucleare con o senza la disponibilità di armi biologiche.
Queste sono un aggiunto all‘armamento nucleare piuttosto che una
sostituzione
11
‖.
10
―Within the next 5 to 10 years, it would probably be possible to make a new infective microorganism
which could differ in certain important aspects from any known disease causing organisms. Most
important of these is that it might be refractory to the immunological and therapeutic processes upon
which we depend to maintain our relative freedom from infectious disease (…). It would be very difficult
to establish such a program. Molecular biology is a relatively new science. There are not many highly
competent scientists in the field, almost all are in university laboratories, and they are generally
adequately supported from sources other than DOD. However, it was considered possible to initiate an
adequate program through the National Academy of Sciences-National Research Council. (…) It is a
highly controversial issue, and there are many who believe such research should not be undertaken lest it
lead to yet another method of massive killing of large populations. On the other hand, without the sure
scientific knowledge that such a weapon is possible, and understanding of the ways it could be done,
there is little that can be done to devise defensive measures. Should an enemy develop it there is little
doubt that this is an important area of potential military technological inferiority in which there is no
adequate research program‖. - DOD Appropriations for 1970 Hearings, 91st Congress, Part 6 – Source:
http://www.righto.com/theories/dod.html
11
―My objective today is, first, to describe a framework for analyzing whether to have chemical and
22
Da queste parole sembrerebbe che l‘HIV/AIDS sia stata intenzionalmente creata, non
solo come arma biologica ma anche come mezzo per controllare la popolazione. Una
ipotesi che è avvallata da numerose attività del governo statunitense nelle sue politiche
di controllo della popolazione. Ad esempio, nel United States National Security
Memorandum (NSSM 200) si dice che il decremento della popolazione dovrebbe essere
una materia prioritaria della politica estera statunitense nel Terzo Mondo e che la
riduzione del tasso di crescita della popolazione è una materia di vitale importanza per
la propria sicurezza nazionale:
―Nell'economia statunitense si richiedono grandi quantità di minerali
in maniera sempre crescente dall'estero, soprattutto dai Paesi meno
sviluppati. Tale circostanza fa si che l'interesse maggiore degli Stati
Uniti sia la stabilità politica, economica e sociale dei Paesi fornitori.
Ogni volta che una diminuzione delle pressioni della popolazione a
causa di tassi di natalità ridotti possa aumentare le prospettive di tale
stabilità, la politica demografica diventa rilevante per la fornitura di
risorse e per gli interessi economici degli Stati Uniti
12
.‖
Il raggruppamento insolito delle malattie che compongono l'AIDS fu riconosciuto nel
1981 negli Stati Uniti, e un sempre maggiore numero di simili malattie da
immunodeficienza furono presto identificate in Europa, Australia, Nuova Zelanda e
nell'America Latina. Nell'Africa centrale, gli operatori sanitari osservavano sempre più
spesso disturbi mai visti in precedenza: sarcoma di Kaposi in Zambia, criptococco in
Kenya
13
. Nel luglio del 1982, la malattia è stata ufficialmente denominata Sindrome da
immunodeficienza acquisita (AIDS), e nel 1983 ne fu identificata la causa, l'HIV , virus
da immunodeficienza umana.
La prime ricerche furono portate avanti da gruppi di scienziati e operatori sanitari, per
poi essere raggiunti da epidemiologi e da il settore della sanità pubblica. Inizialmente
gli scienziati cercarono di capire cosa causasse la malattia e come si trasmettesse in
modo da prevenire la diffusione del virus, alleviare i sintomi, prolungare l'aspettativa di
vita delle persone malate e, infine, sradicare il virus. Le prime risposte furono
scientifiche e tecniche, sopratutto orientate alla prevenzione: migliorare la sicurezza del
sangue utilizzato nelle trasfusioni, distribuzione di preservativi, incoraggiare pratiche
sicure nell'utilizzazione degli aghi, e cercando potenziali vaccini o cure
14
.
Da subito risultò chiaro come questo approccio medico-tecnico fosse del tutto
insufficiente, in quanto nessuna cura o vaccino potevano essere facilmente e
velocemente sviluppati, e in quanto la diffusione di preservativi non comportava
biological capabilities. (…) Chemical and biological war is a grisly business. (…) The first kind of
capability I will analyze is lethal biologicals. (…) Biologicals.-These are population-killing weapons.
In situations in which our national objective would be to kill other countries‘ populations, lethal
biologicals could be used. If we want to kill population, we can now do that with our strategic nuclear
weapons our B-52‘s, Minutemen, and Polaris. We keep the nuclear capability whether or not we have
a lethal biological capability. A lethal biological capability would be in addition to our nuclear
capability rather than a substitute for it‖ - Han Swyter, ―Political Considerations and Analysis of
Military Requirements for Chemical and Biological Weapons‖ Arlington, Virginia (Formerly U.S.
Department of Defense)
12
―The U.S economy will require large and increasing amounts of minerals from abroad, especially from
less-developed countries. That fact gives the U.S. enhanced interest in the political, economic, and
social stability of the supplying countries. Wherever a lessening of population pressures through
reduced birth rates can increase the prospects for such stability, population policy becomes relevant to
resource supplies and to the economic interests of the United States‖ - National Security Council,
NSSM 200, ―Implications of Worldwide Population Growth‖, July 3 1989
13
J. Iliffe: ―The African AIDS Epidemic: A History‖ - Oxford: James Currey; 2006
14
Ibidem
23
l'automatica adozione di pratiche sessuali più sicure. Quindi, nel 1990, la ricerca
sull'AIDS ha iniziato a spostare il suo raggio di interesse e azione. C'è stato un crescente
interesse nei singoli ambienti sociali ed economici collegati con una maggiore
vulnerabilità all'infezione da HIV , ed un riconoscimento che la giustizia sociale, la
povertà, ed i problemi dell'equità stavano guidando la diffusione del virus all'interno
delle singole comunità, e dalle singole comunità a tutta la società.
Uno dei primi pionieri di questo nuovo approccio fu il Dr. Jonathan Mann, responsabile
del Programma Globale sull'AIDS dell'OMS. Nel 1986 ha iniziato la distribuzione di
squadre nei Paesi in via di sviluppo, per avviare programmi nazionali di lotta e
prevenzione all'HIV/AIDS
15
. Fu questo il primo segno dato da un‘istituzione
internazionale di attenzione alla dimensione sociale dell'epidemia. Agli inizi, ad
eccezione dell'OMS, l'epidemia di HIV/AIDS non era nell'agenda di nessuna agenzia
delle Nazioni Unite, e tra il 1986 ed il 1996, le prime risposte erano caratterizzate dalla
negazione, sottovalutazione e da semplificazione eccessiva (cioè concettualizzare
l'HIV/AIDS esclusivamente come un problema medico)
16
.
Nei primi 15 anni dell'epidemia la storia dell'HIV/AIDS può essere riassunta in pochi
passaggi. La prima risposta, che combina un punto di vista epidemiologico con un punto
di vista di sanità pubblica, è stata finalizzata a comprendere la trasmissione del virus, i
fattori di rischio, e come poter evitare la sua diffusione. Una volta che il virus è stato
identificato, la scienza ha cercato cure e risposte di tipo biomedico. Accanto a questo,
sono stati portati avanti tentativi di impedire la diffusione del virus attraverso la
promozione del sesso protetto e di altri comportamenti sicuri. Verso la fine di questo
primo periodo, tuttavia, stavano guadagnando sempre più importanza gli approcci legati
alla promozione dei diritti umani ed una maggiore attenzione verso le persone esposte al
virus dell'HIV
17
.
Dal 1996 ad oggi, vi sono stati grandi cambiamenti nelle risposte all'HIV/AIDS da parte
della scena internazionale. Sempre maggiore è stata l'attenzione posta nell'identificare le
caratteristiche sociali ed economiche di questa epidemia. Le Nazioni Unite crearono
l'UNAIDS, che iniziò la propria attività a Ginevra nel 1996, riconoscendo da subito la
necessità di risposte globali all'epidemia di AIDS, e riconoscendo come questa epidemia
andasse combattuta non solo dal punto di vista medico, ma attraverso un approccio
multisettoriale (sociale, economico, comportamentale, legata allo sviluppo, e medico).
Nello stesso anno, all'XI Conferenza Internazionale sull'AIDS tenutasi a Vancouver,
venne annunciato che nuovi farmaci erano disponibili per il trattamento del virus e della
malattia. Tuttavia, il maggior problema erano i costi dei trattamenti (di media oltre
12000 USD all'anno per paziente) e sopratutto l'iniquità nell'accesso a questi. Alla XIII
Conferenza Internazionale sull'AIDS tenutasi a Durban, il nuovo problema era dato
dall'accesso ai farmaci e alle cure. Da allora, il tema HIV/AIDS è diventato una costante
di tutte le agende politiche dei Paesi maggiormente colpiti, sopratutto quelli dell'Africa
Subsahariana.
Le risposte all'HIV/AIDS sono state da allora dominate da nuove iniziative per rendere
accessibile il trattamento sopratutto nei Paesi in via di sviluppo. Vi è stato un aumento
delle risorse internazionali a disposizione e dei donatori. Lo sviluppo dei farmaci
generici avrebbe portato entro il 2008 il costo dei farmaci a poco più di 100 USD
all'anno per paziente. Nel 2001, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan,
chiese che la spesa per l'AIDS fosse decuplicata nei PVS; venne fondato il Fondo
Globale per l'AIDS, Tubercolosi e Malaria, e l'allora Presidente degli Stati Uniti George
15
J. Mann, D. Tarantola: AIDS in the World II Oxford: Oxford University Press, 1996
16
G. Behrman: ―The Invisible People: How the United States Has Slept through the Global AIDS
Pandemic, the Greatest Human Catastrophe of our Time‖ - New York: Free Press; 2004
17
M. Chazan, M. Brklacich1, A. Whiteside: ―Rethinking the conceptual terrain of AIDS scholarship:
lessons from comparing 27 years of AIDS and climate change research‖ - Globalization and Health, 6
Oct 2009
24
Bush promise 15 miliardi di dollari da destinare al PEPFAR. Se nel 1996 la spesa per
l'HIV/AIDS nei Paesi a reddito medio-basso era di circa 300 milioni di USD, nel 2008
era aumentata a 13,7 miliardi.
Nell'ultimo decennio, l'AIDS è stata sempre più facilmente catalogata come una
―preoccupazione globale‖, ―minaccia globale‖, e nel 2000, il vicepresidente degli Stati
Uniti, Al Gore, dichiarò che l'HIV era una minaccia non solo per i singoli cittadini, ma
per le stesse istituzioni che definiscono e difendono il carattere di una società,
sovvertendo l'ordine e il mantenimento della pace. La risoluzione 1308 del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite, dichiarò come la pandemia di HIV/AIDS, se non
controllata, potesse rappresentare un rischio per la stabilità e la sicurezza
18
.
Dal 1996 ad oggi, i trattamenti sono maggiormente disponibili ed il prezzo dei farmaci è
crollato. Il livello delle risorse destinate ad arginare e combattere questa epidemia sono
cresciute rapidamente, e nuove iniziative globali hanno visto luce
19
.
1. 2. L’epidemia nel mondo
Ancora oggi, l‘HIV/AIDS è un problema globale. La si può definire una epidemia
―paritaria‖: non solo riguarda tutto il mondo, ma non conosce differenze di genere, età,
status sociale, o colore della pelle.
Secondo gli ultimi dati, del rapporto UNAIDS 2010, al 2009 erano 33.3 milioni le
persone al mondo che vivevano con l‘HIV , e si sono registrati più di 2,6 milioni di nuovi
contagi. Ciò vuol dire che al mondo, lo 0,8% della popolazione è sieropositiva. Soltanto
nel 2009, sono state 1,8 milioni di persone a morire per di AIDS
20
.
Si è stimato che il numero di bambini sieropositivi al mondo nel 2009 siano 2,5 milioni,
18
UN Security Council Resolution 1308 (2000) on the Responsibility of the Security Council in the
Maintenance of International Peace and Security: HIV/AIDS and International Peace-keeping
Operations – 17 Jul 2000, Source: http://www.un.org/Docs/scres/2000/sc2000.htm
19
M. Chazan, M. Brklacich1, A. Whiteside: ―Rethinking the conceptual terrain of AIDS scholarship:
lessons from comparing 27 years of AIDS and climate change research‖ - Globalization and Health, 6
Oct 2009
20
Global Report: UNAIDS on the Global AIDS Epidemic 2010 – WHO library. Source:
www.unaids.org/globalreport/Global_report.htm
L'HIV/AIDS nel mondo – Source: UNAIDS