PREMESSA
Il lavoro di ricerca si propone di analizzare l'evoluzione dell'Art Zone 798 di Pechino, ex complesso
industriale edificato alla fine degli anni cinquanta riconvertito, a partire dall'inizio del nuovo
millennio, in distretto culturale e rapidamente evolutosi fino a divenire il fulcro della scena
artistica contemporanea della capitale.
Partendo da una contestualizzazione storica, per cogliere al meglio le motivazioni che hanno
generato una struttura architettonicamente unica nel contesto pechinese, in quanto
contraddistinta da una linea stilistica di derivazione modernista e ascendenza Bauhaus, l'analisi si
snoda attraverso uno studio dei movimenti artistici cinesi dell'ultimo trentennio.
Solo analizzando brevemente le premesse che hanno dato i natali alla contemporanea scena
artistica pechinese, i cui esponenti sono stati i principali fautori del percorso di rinnovamento
dell'area, è possibile cogliere l'importanza del processo grazie al quale una vera e propria
comunità indipendente ha trovato modo di esprimersi ed esporre i propri lavori al di fuori del
circuito artistico ufficiale.
Proprio il fattore comunitario contraddistingue questa zona e l'operato dei suoi “abitanti”, che
lavorando in sinergia sono riusciti a catturare l'attenzione e l'interesse di gallerie internazionali,
fondazioni private e grandi aziende, trasferitesi in quest'area aprendo spazi espositivi e uffici di
rappresentanza coscienti delle potenzialità di sviluppo dell'Art Zone.
All'analisi delle premesse da cui il processo di riconversione si è sviluppato, segue un'esplorazione
dei meccanismi di crescita ed evoluzione che in pochi anni hanno permesso al 798 di raggiungere
fama internazionale, incentivando la nascita di un mercato artistico nel paese, che trova proprio
nel distretto uno dei suoi punti nevralgici, e comportato da un lato l'inevitabile processo di
spopolamento da parte degli artisti alla ricerca di spazi più economici e dall'altro il mutamento
d'opinione di autorità e rappresentanti governativi, pronti a smantellare l'area fino al 2004 ed ora
suoi promotori.
La ricerca prende inoltre in considerazione la scelta di preservare un sito industriale, inusuale alla
luce dei massicci interventi di distruzione e costruzione ex novo che hanno contraddistinto il
processo di modernizzazione della capiatale in questi ultimi anni, quale esempio tangibile della
volontà di conservare una memoria storica, per quanto recente, e riuscire a far convivere passato
e futuro.
La trattazione dunque cerca di comprendere la sinergia di fattori che hanno permesso questa
rapida evoluzione interrogandosi sui possibili risvolti di crescita e prendendo coscienza che il 798 ,
con il suo esempio di riconversione “dal basso”, si delinea quale precursore e modello di sviluppo
per i numerosi quartireri dell'arte emergenti in città.
1. CONTESTUALIZZAZIONE STORICA
• NASCITA DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE
Il primo ottobre 1949 venne ufficialmente proclamata a Pechino da Mao Tse-tung la nascita della
Repubblica Popolare Cinese (Rpc) decretando l'ascesa al potere del Partito Comunista Cinese (Pcc)
e la definitiva sconfitta del fronte nazionalista, il cui leader Ciang Kaishek scappò dai territori
continentali rifugiandosi nell'isola di Taiwan.
I problemi nodali che il nuovo governo si trovò ad affrontare riguardarono innanzi tutto
l'unificazione del paese, questione di estrema difficoltà in modo particolare per quanto
concerneva Taiwan, la cui indipendenza dalla neonata Repubblica fu ufficialmente sostenuta dal
governo statunitense che appoggiò la politica di Chiang Kaisheck
1
.
Nei confronti di Macao e Hong Kong si definì invece un'azione lenta e diplomatica, accettandone
lo statuto coloniale in vista di una futura annessione al paese.
Fin dalla caduta dell'Impero e ancor più negli ultimi dodici anni di guerra civile il ripristino
dell'unità nazionale si delineò quale obiettivo focale in un paese dilaniato dalle aggressioni
straniere e dai conflitti interni, senza la realizzazione del quale sarebbe stato arduo riorganizzare
l'economia e avviare il processo di ricostruzione infrastrutturale e industriale.
Non bisogna sottovalutare l'origine nazionalista del movimento comunista cinese che fece
dell'anticolonialismo e dell'antimperialismo bandiere del suo agire catalizzando maggiormente
l'attenzione del popolo, che sosterrà con grande fiducia il governo nelle riforme e nelle scelte di
pianificazione economica.
L'atteggiamento di rivalsa nei confronti dell'imperialismo occidentale fu percepibile già dalle prime
scelte intraprese dal governo in merito alla politica estera che sottolineano la volontà di
ripristinare il potere centrale in territori periferici, ne sarà un esempio la questione tibetana
2
, e
1
L'isola di Taiwan, ritornata alla Cina nel 1945 dopo essere stata per cinquanta anni territorio giapponese, divenne
dal 1949, anno di conclusione della guerra civile che vide il fronteggiarsi del Guomindang e del PCC, il rifugio del
Partito nazionalista sconfitto. All'indomani della fondazione della Repubblica, il primo ottobre, Chiang Kaishek
fuggì sull'isola portando con se le riserve d'oro del paese e parte della flotta navale e aerea. Gli Stati Uniti, già
sostenitori del Guomindang, si schierarono a difesa della nuova roccaforte nazionalista ordinando il blocco navale
per difendere le coste dell'isola da un possibile attacco dal continente.
2
In seguito alla caduta dell'ultima dinastia, nel 1911 il Tibet divenne uno stato indipendente fino al 1951 anno in
cui i suoi territori furono annessi alla Repubblica Popolare Cinese. L'accordo in diciassette punti stilato dal governo
cinese decretava il rispetto dello statuto d'autonomia del paese contiguo. Il punto di vista della RPC era quello di
1
affermare l'influenza cinese nell'area asiatica a scapito di quella statunitense, processo nel quale la
partecipazione alla guerra di Corea porterà conseguenze importanti.
Questi primi anni di governo furono perciò caratterizzati da una generale esigenza di ricostruzione
ed edificazione, sia dal punto di vista infrastrutturale che economico e istituzionale.
Per quanto concerne la struttura del potere il Partito, organo supremo tra gli apparati
amministrativi e di controllo, rivestì un ruolo centrale definendo “la linea corretta” d'azione e
dando vita a un sistema di potere verticale, che attraverso organizzazioni di massa quali
associazioni, comitati e sindacati diffondeva e concretizzava le decisioni promulgate dal vertice.
Si riscontra nel Partito Comunista Cinese la fusione tra l'organizzazione staliniana del potere e la
tradizione confuciana che fa di un'élite colta l'interprete di un interesse comune, comportando un
buon grado di accettazione da parte del popolo sin dai primi anni di adozione del nuovo apparato
dirigenziale e amministrativo, che riuscì ad inserirsi nella quotidianità del paese senza scardinare
del tutto il sistema vigente in passato
3
.
Il periodo che intercorse tra la nascita ufficiale della Repubblica alla promulgazione della prima
costituzione, avvenuta il 20 settembre 1954 da parte dell'Assemblea Nazionale del Popolo,
rappresentò un momento di transizione in cui presero forma le nuove istituzioni.
Si cercò in questi anni di rafforzare il consenso popolare del neonato potere attraverso campagne
di propaganda e il consolidamento di un'identità collettiva ma soprattutto vennero avviate le
prime riforme, ponendo le basi del nuovo stato socialista.
Le strade intraprese allo scopo di cancellare gli squilibri economico sociali più evidenti portarono
in questo primo lasso di tempo ad un'economia mista, patrocinando anche lo sviluppo
dell'impresa privata e della piccola borghesia che aveva spalleggiato il partito affinché prendesse il
potere, facendo però dello Stato il fornitore di materie prime o l'unico cliente delle commesse.
Tale scelta si delineò allo scopo di fronteggiare i gravi problemi economici che infliggevano il
paese, praticamente in bancarotta nel momento di nascita della Rpc, e in generale in un contesto
di politica moderata, riscontrabile nei primi anni del nuovo governo anche in campo agricolo e
sociale. Risalgono infatti al 1950 sia la legge sul matrimonio che la riforma agraria, oltre a
numerosi altri provvedimenti nell'ambito delle politiche sociali, come l'eliminazione della
un governo che aveva liberato dalla servitù feudale un popolo indirizzandolo verso la modernizzazione mentre la
prospettiva tibetana tendeva ad individuare nell'azione cinese una vera e propria invasione. Sul finire degli anni
cinquanta gli scontri tra l'Esercito di Liberazione , la milizia cinese, e la popolazione autoctona che lottava per la
liberazione si inasprirono portando il Dalai Lama e oltre 100.000 tibetana ad esiliare in India.
3
M.C. Bergère, La République populaire de Chine de 1949 à nos jours, Armand Collin, Paris 1989, ed. it. La Cina dal
1949 ai giorni nostri, Società Editrice Il Mulino, Bologna 2000, prima ed.it. 1994.
2
prostituzione e la battaglia contro la diffusione dell'oppio.
Il primo di questi due provvedimenti mirò a riformare e a emancipare i singoli membri dal sistema
familiare tradizionale cinese, in particolare la donna, vietando i matrimoni tra infanti e
condannando il concubinato, oltre a proclamare la legalità del divorzio qualora entrambe le parti
fossero state consenzienti.
Nella realtà dei fatti le strutture patriarcali continuarono a sopravvivere e l'orizzonte
dell'uguaglianza sessuale apparve ancora molto distante, i provvedimenti dettati dalla legge
concorsero però a un'effettiva diminuzione degli abusi in ambito familiare.
La riforma agraria lavorò sul livellamento delle disuguaglianze redistribuendo circa il 40% delle
terre, confiscate ai proprietari, al 60% della popolazione, minando così i tradizionali rapporti di
potere sussistenti nell'ambiente rurale e favorendo un aumento dell'adesione popolare al nuovo
regime
4
. Le operazioni di consolidamento del consenso al Pcc si compirono in un un intersecarsi di
campagne propagandistiche e intimidazioni che sfociarono, nel biennio tra il 1950 e il 1952, in
quattro grosse Campagne di mobilitazione di massa.
La prima sostenne l'intervento militare in Corea, mentre la seconda prese di mira principalmente i
controrivoluzionari interni.
Il periodo a cavallo tra il 1951 e il 1952 si delineò quale scenario delle due importanti Campagne
dei tre contro e dei cinque contro.
La Campagna dei tre contro condannò i vizi che ostacolavano il buon funzionamento del partito,
cioè la corruzione della burocrazia, la cattiva gestione e la dissipazione delle risorse.
I cinque contro invitarono i capi delle imprese a fare autocritica facendo loro perdere prestigio
sociale e potere politico, comportando come immediata conseguenza la sostituzione di gran parte
della vecchia generazione di funzionari e il definitivo tramonto di ciò che restava della borghesia
capitalistica
5
.
Questa campagna di rettifica colpì infatti i responsabili di evasione fiscale, truffa e corruzione dei
funzionari governativi, oltre a combattere l'appropriazione indebita e il furto a danno dello Stato.
Nel 1954 l'Assemblea Nazionale del Popolo, detentrice del potere legislativo e a cui spettava la
nomina del governo, designò ufficialmente Mao Tse-tung Presidente della Repubblica e
approvò la costituzione che delineava un paese unitario ma multinazionale, decretando un
sistema di potere basato su tre organi: lo stato, il partito e l'esercito.
6
4
M. Flores, Il secolo-mondo. Storia del Novecento, Società editrice Il Mulino, Bologna 2002.
5
G. Samarani, La Cina del Novecento. Dalla fine dell'impero a oggi, Einaudi, Torino 2004.
6
R. Balzani, A. De Bernardi, Storia del mondo contemporaneo, Paravia Bruno Mondadori Editori, Milano 2003.
3
• GUERRA DI COREA
Nel giugno del 1950 le truppe della settentrionale Repubblica Popolare di Corea guidate dal da
Kim Il Sung oltrepassarono il confine posto in corrispondenza con il trentottesimo parallelo alla
conquista di Seul, capitale della Repubblica di Corea.
Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite durante incoraggiato dagli Usa e in mancanza dei
rappresentanti dell'unione Sovietica, assenti per protestare contro la mancata assegnazione da
parte dell'organizzazione del seggio occupato da Taiwan alla RPC, decise di intervenire affinché
venissero ristabiliti gli iniziali equilibri.
La prospettiva di riunificazione del paese sotto l'ala statunitense spinse i cinesi a intervenire
supportando la Russia, diplomaticamente debole nell'area.
La manovra del leader cinese mirò, secondo l'opinione di diversi studiosi, oltre che a rafforzare la
presenza del paese nell'Asia orientale a ottenere dall'Urss la tecnologia e l'attrezzatura bellica di
cui il suo esercito era carente.
Per quanto invece concerne la fazione sovietica lo scontro e la disponibilità della Cina a prendevi
parte rappresentò un'ottima possibilità al fine di acquisire una conoscenza diretta dei livelli e delle
4
Proclamazione della nasciata della Repubblica Popolare Cinese, piazza Tiananmen, 1 ottobre 1949
Ye Shanlu, Renren fangyi, fensui Mei diguo zhuyide xijunzhan!, Tutti devono prendere delle precauzioni contro le
epidemie per schiacciare la guerra batteriologica dell'Imperialismo Americano!, 1952, manifesto di propaganda,
77x53.5 cm, pubblicato da: Renmin meishu chubanshe, collezione privata Landsberger.
Immagini tratte rispettivamente da: http:// www.tanoabo.com e http://www.chineseposters.net
potenzialità degli armamenti americani.
Le truppe guidate dal generale americano MacArthur riconquistarono Seul per poi dirigersi alla
presa della capitale del nord, Pyongyang; il presidente Truman inoltre revocò la politica di non
intervento a Taiwan, impedendo alle forze cinesi di impadronirsene.
Le milizie cinesi guidate dal maresciallo Peng Dehuai non si accontentarono di liberare il nord del
paese e attaccarono nuovamente alla volta di Seul; la controffensiva non lasciò inerme l'esercito
americano che non perse tempo e rispose all'azione nemica contrattacando a sua volta.
Nel luglio del 1953 le dispute si trasferirono dal campo di battaglia al tavolo dei negoziati
concludendosi con la decisione di ristabilire la linea di frontiera iniziale tra i due paesi della
penisola coreana
7
.
L'azione della Cina in territorio coreano fu una palese manifestazione dello spostamento
geografico dell'asse della guerra fredda dal campo europeo a quello asiatico e sancì, ormai senza
ombra di dubbio la fazione con la quale aveva deciso di schierarsi la RPC; non vanno perciò
sottovalutati gli effetti del conflitto sulla politica, sia estera che nazionale, promulgata dal paese
8
.
Ciò che emerse da questa esperienza fu un rinvigorito spirito nazionale che generò una forte
diffidenza nei confronti degli stranieri, sempre più spesso vittima di infondate accuse di
spionaggio, sentimento questo fomentato dal governo e dalla propaganda emanata dagli organi di
stampa ufficiali.
Inoltre le difficoltà affrontate dall'Esercito Popolare di Liberazione portarono a galla la debolezza
delle milizie cinesi e la datata tecnologia delle sue armi.
Iniziò a delinearsi la volontà nella dirigenza maoista di sviluppare un armamento adeguato alle
possibili esigenze del paese, ciò avvenne appoggiandosi al supporto della tecnologia sovietica.
Già nel 1951 fu approvato da parte della governo sovietico un progetto che prevedeva la
costruzione di impianti per la fabbricazione e riparazione degli aerei che sarebbero stati coinvolti
nel conflitto. Le pretese cinesi durante il periodo di scontri in territorio coreano aumentarono;
vennero richiesti ai neo alleati sovietici i progetti degli armamenti impiegati nel conflitto in modo
tale da poter avviare una linea di produzione.
L'Unione Sovietica non accettò a piene condizioni le richieste ma iniziò a installare in Cina le
strutture industriali e divulgare le tecnologia per la costruzione di numerose tipologie di armi
9
.
7
S. Hugh Lee, The Korean War, Longman, Londra, New York 2001, ed.it. La guerra di Corea, Società editrice il
Mulino, Bologna 2003.
8
M.C. Bergère, La République populaire de Chine de 1949... op. cit.
9
J. Chang, J. Halliday, Mao. The Unknown Story, Jonathan Cape, London 2005, ed.it. Mao, la storia sconosciuta,
Longanesi & C., Milano 2006.
5
• PRIMO PIANO QUINQUENNALE
Il primo programma di pianificazione economica varato dal governo investì ufficialmente, dopo
quattro anni di elaborazione teorica, il periodo dal 1953-57, in realtà l'avvio subì dei ritardi,
rinviandone la piena applicazione solo nel 1955. La chiara ispirazione al modello sovietico di
pianificazione economica rappresentò un punto fondamentale della costruzione socialista del
paese, adottato con lo scopo di trasformare la Cina in uno stato industrializzato e cambiarne
radicalmente le strutture produttive, implicò un ingente progetto di investimenti, la
nazionalizzazione delle imprese e la completa realizzazione della società socialista
10
.
Oltre a fornire il modello teorico concettuale l'Unione Sovietica partecipò alle prospettive di
modernizzazione dello stato cinese versando finanziamenti e trasferendo in Cina numerosi tecnici
specializzati allo scopo di collaborare allo sviluppo tecnologico e industriale del paese.
Le sovvenzioni sovietiche, ufficializzate dal trattato di mutua cooperazione stilato tra i due paesi
nel 1950, erano rimborsabili a partire dal 1956 mediante l'esportazione di merci, per lo più di
primaria necessità, nell'arco di un decennio con un tasso di interesse irrisorio.
Le risorse economiche affluite nelle casse dello stato dalla collaborazione con l'Urss e dai
provvedimenti varati dal governo cinese, finalizzati ad aumentare la tassazione e i tributi
straordinari nel paese, vennero investiti per l'88% nell'industria.
L'attenzione venne focalizzata principalmente sull'industria pesante e bellica, lasciando a un ritmo
di crescita più moderata quella leggera.
Al tempo della pianificazione il settore industriale versava in uno stato di arretratezza, aggravato
dai cospicui oneri economici che il governo dovette accollarsi durante il conflitto coreano,
dall'inflazione e dall'ingente fuga di capitali all'estero, dettata dal processo di statalizzazione
dell'impresa che la nuova dirigenza politica aveva avviato.
L'industria privata, presenza molto debole nel paese fin dai tempi del governo del Guomindang,
con il Movimento dei cinque contro venne ridotta all'osso estendendo sempre più il controllo
dello Stato, unico assegnatario delle commesse e gestore delle materie prime.
Tale processo di statalizzazione arrivò al pieno compimento nel 1956, anno in cui si realizzò la
nazionalizzazione del settore ponendo tutte le imprese sotto il diretto controllo dei ministeri
11
.
10
L. Tomba, Storia della Repubblica Popolare Cinese, Paravia Bruno Mondadori Editore, Milano 2002.
11
G. Samarani, La Cina del Novecento. Dalla fine dell'impero... op. cit.
6
La strada verso la modernizzazione del paese, che procedeva principalmente mediante
l'insediamento di nuovi e costosi apparati industriali, pose momentaneamente in secondo piano la
questione degli investimenti destinati al progresso agricolo.
Per modernizzare il settore primario, dopo la riforma agraria del 1950 che redistribuì le terre
apportando benefici alla classe contadina più povera senza però colpire violentemente i contadini
medio ricchi, il governo scelse di imboccare la via della collettivizzazione
12
.
Condizione necessaria per la realizzazione degli obbiettivi proclamati con la programmazione
quinquennale fu un alto livello di pianificazione centralizzata, strumento adatto a una
distribuzione più razionale ed equa delle risorse ancora troppo scarse nel per il soddisfare il
fabbisogno del paese.
Uno dei primi effetti dell'accentramento del potere nelle mani dello Stato fu la crescita
dell'organizzazione verticale; vennero creati ministeri e istituzioni centrali per ogni settore
12
Y . Chevrier, Mao et la Révolution chinoise, Casterman, Paris 1993, ed. it. Mao Zedong e la rivoluzione cinese, Giunti
Gruppo Editoriale, Firenze 1995.
7
Anonimo, Distribuzione degli investimenti del Primo Piano quinquennale, settembre 1956, Manifesto di propaganda,
collezione privata;
Firma del trattato sino-sovietico.
Immagini tratte rispettivamente da: http:// www.chineseposters.net e www.idcpc.org.cn
disciplinare che esercitavano la loro autorità su un sistema gerarchico regionale, provinciale e
locale.
Un tale processo di redistribuzione del potere e riassegnazione dei ruoli comportò la nascita di
una burocrazia in grado di supervisionare e gestire le direttive di Pechino in ogni angolo del paese.
La scelta di una pianificazione economica quinquennale condusse nell'immediato a esiti positivi,
come il miglioramento delle condizioni di vita e l'incremento della produzione, anche se si trattava
principalmente di una crescita quantitativa, nonostante lo sviluppo di nuove attività e produzioni
diversificate.
Dal punto di vista politico il Primo Piano Quinquennale si concentrò su progetti di sviluppo interni
al paese, senza però tralasciare del tutto la politica estera i cui principali obiettivi furono
l'espansione territoriale in Tibet e l'annessione dell'isola di Taiwan.
8
Li Qun, Huzu daigeng duoda liang junshu shenghuo guodeqiang, Aiutarsi durante l'aratura ha portato un miglior
raccolto, è cresciuto il sostentamento dei soldati , gennaio 1953, manifesto di propaganda, 52x72 cm, pubblicato da
People's Liberation Army Pictorial Publishing House, collezione privata Landsberger.
Immagine tratta da: http://www.chineseposters.net
• CAMPAGNA DEI CENTO FIORI
13
Attorno alla metà degli anni cinquanta, in un panorama di destalinizzazione e sommosse popolari
nei paesi socialisti europei, in Cina non tardò ad emergere una situazione di generale
malcontento.
Gli attriti dovuti prevalentemente ai deludenti risultati delle ultime riforme furono percepibili sia
all'interno del Partito che nell'intera popolazione, urbana e rurale, la prima a risentire degli
squilibri comportati dalle scelte promosse.
Il clima di inquietudine generale e incertezza non lasciò indifferente la classe intellettuale, che
nella millenaria storia del paese aveva rivestito un ruolo fondamentale nel miglioramento della
politica di governo, come spiega la storica Marie Claire Bergère “ I rapporti tra il nuovo potere e gli
intellettuali conservano l'ambiguità e l'instabilità caratteristiche della collaborazione tra il Partito
comunista e l'intellighenzia progressista fin da prima del 1949. Il Partito cerca di soddisfare
esigenze contraddittorie. Vuole costringere gli intellettuali a una stretta ortodossia e asservire la
loro attività ai propri obiettivi. Ma cerca anche di stimolare la loro creatività e il loro spirito
d'iniziativa (…) il gioco di questa dialettica interna tra ortodossia e creatività fa nascere cicli di
repressione-liberazione. Nemmeno l'intellighenzia, da parte sua, è priva di contraddizioni. Erede di
una duplice tradizione- quella del confucianesimo e quella del radicalismo occidentalizzante creato
dal Movimento del 4 maggio 1919- (…) rimane fedele alla tradizione di contestazione che faceva
della dissidenza parte integrante del sistema politico confuciano, e della critica non un diritto, ma
un obbligo morale del letterato. Spettava al letterato correggere l'ideologia dei governanti, non
per rovesciare il loro potere, ma per migliorarne l'esercizio: per dura che fosse la censura non
poteva che situarsi all'interno del sistema che fustigava. Con il Movimento del 4 maggio 1919,
tuttavia, è apparsa una concezione più autonoma dell'attività intellettuale, mutuata
dall'Occidente.”
14
Le tensioni percepibili tra le schiere di letterati e artisti che non spalleggiavano in toto le scelte del
Partito pur essendo espressione di un'insoddisfazione diffusa imboccarono strade e intrapreser
metodi alquanto divergenti per fronteggiare la situazione.
13
Con il termine Cento Fiori si individua la campagna di liberalizzazione culturale durante la quale si invitarono gli
intellettuali cinese e il popolo in generale a pronunciarsi sull'operato del Partito, criticandolo qualora ve ne fosse la
necessità. Il nome fa riferimento a una nota massima della tradizione cinese, imputata al saggio taoista Zhuangzi,
vissuto nel periodo dei “Regni Combattenti”, tra il V e il lll secolo a.C..
14
M.C. Bergère, La République populaire de Chine de 1949 … op. cit. , p. 56.
9
I membri della vecchia generazione intimoriti dalle possibili reazioni del Partito, soprattutto dopo
la campagna contro il poeta Hu Feng
15
e dell'attacco ai controrivoluzionari nascosti, assunsero in
molti casi un atteggiamento cauto e prudente per paura di essere tacciati di inimicizia nei
confronti del Partito e del popolo.
Nel maggio del 1956 Mao, appoggiato principalmente da Liu Shaoqi, Zou Enlai e Deng Xiaoping,
avviò una Campagna di libera critica nei confronti del Partito, tenuto a rendere conto del proprio
operato a tutta la popolazione ed essere reindirizzato sulla giusta via nel caso di manchevolezze.
Lo scopo principale del provvedimento fu quello di risolvere le contraddizioni persistenti nella
società e portare allo scoperto i soggetti pericolosi al fine di migliorare l'efficienza del nuovo
regime.
In questo processo di valutazione il Partito non doveva essere esente da critiche, anzi proprio
grazie a queste avrebbe potuto riassestare il suo operato imboccando la giusta direzione.
In occasione di un discorso tenuto nel 1956 il Presidente esortò al fatto che “cento fiori sboccino e
che cento scuole rivaleggino”
16
, riprendendo la nota massima risalente al periodo dei Regni
Combattenti (480-220 a.C.) imputabile al saggio taoista Zhuangzi, pronunciata riferendosi alla
vasta fioritura di scuole filosofiche che fecero della sua epoca un momento d'oro per lo sviluppo
delle attività intellettuali.
Le piccole rappresentanze dei partiti non comunisti ma soprattutto gli intellettuali e gli studenti
iniziarono così a criticare, spesso aspramente, sia le strade intraprese dalla politica economica che
i provvedimenti sociali portati avanti dal governo.
Punto di discussione delicato fu l'impossibilità di rintracciare nell'indirizzo culturale ufficiale una
vera libertà d'espressione; carenza percepita ampiamente dalla schiera intellettuale e artistica in
un clima in cui le attività creative e d' informazione erano totalmente assoggettate al controllo
burocratico e all'imposta collaborazione col Partito.
La Campagna assunse proporzioni impreviste dai quadri dirigenti, infuriando soprattutto
all'interno dei campus universitari, Pechino in particolare, e coinvolgendo anche i membri stessi
15
Nel 1955 una massiccia campagna venne lanciata contro il poeta Hu Feng, etichettato come “controrivoluzionario “
per aver sostenuto alcune tesi in ambito letterario che si discostavano dalla linea ufficiale promulgata dal governo.
Il punto di disaccordo, che costò al poeta numerose incarcerazioni, si può riassumere nella differente analisi delle
priorità in campo artistico e letterario. Contrariamente alla linea culturale sostenuta dagli organi accademici e
propagandistici il poeta riteneva che i criteri artistici e letterari avessero la precedenza su quelli ideologici e politici,
sia in ambito creativo che critico.
16
La massima venne citata dal presidente Mao Tse-tung in occasione di un discorso tenuto davanti al Consiglio
Supremo il 27 febbraio 1957, durante il quale criticò per le “eccessive” purghe il presidente Stalin e sostenne che il
Partito Comunista Cinese avrebbe dovuto rendere conto del suo operato ed essere “sottoposto a una
supervisione”.
10
dell'éntourage governativo.
Ciò che preoccupò realmente la classe dirigente fu il fatto che le critiche non si limitarono
all'eccessivo burocratismo dei quadri politici o alla lentezza dei meccanismi istituzionali, come
previsto, ma che mettessero in discussione la capacità di governare del Partito e la sua stessa
autorità.
L'impossibilità di gestire una simile ondata di disapprovazione portò il Governo a imboccare un
brusco cambiamento di direzione; i dirigenti del Partito denunciarono il grave errore, compiuto dai
molti “ fiori velenosi”
17
, di allontanarsi dalla causa del socialismo sostenendo la necessità di
eliminarli.
Nel giugno del 1957 sulle pagine del “Quotidiano del Popolo” prese piede un movimento di
rettifica che trovò giustificazione nell'accusa rivolta alla maggior parte degli intellettuali che con
eccessiva durezza avevano dichiarato il loro punto di vista di aver abusato della libertà data loro
per attaccare ingiustamente il Partito e la politica socialista.
17
Con tale denominazione si fa riferimento nel contesto della Campagna dei Cento Fiori alle figure del mondo
intellettuale e artistico le cui eccessive critiche fiorite approfittando del clima liberare, a detta del Partito, non
contribuivano a rettificare la linea politica, minando la stabilità del Partito e del Paese. Tali figure scomode per
Governo in carica vennero tacciate di revisionismo e individuate come nemici del popolo da eliminare.
11
Anonimo, Attaccare e ferire selvaggiamente gli elementi di destra per proteggere i risultati del socialismo!
1957, manifesto di propaganda.
Immagine tratta da: http://www.chineseposters.net