3
Le modalità di ricezione e di trattamento del tema dell’opinione pubblica, da parte
della nascente teoria sociologica, segnano cosi una riduzione della problematica,
una rinuncia ad alcuni aspetti del concetto originario.
La tradizione politologica si concentra prevalentemente sul nesso tra opinione
pubblica e sistema politico, senza preoccuparsi troppo di indagare ne
l’adeguatezza descrittiva del concetto ne la problematica della formazione e del
mutamento del fenomeno. La ricerca sociologica, a sua volta, orienta l’indagine
sull’opinione pubblica nell’ambito dello studio dei gruppi e, soprattutto, in direzione
della rivelazione, mediante sondaggi, della distribuzione delle opinioni. Come
osserva ancora Habermas, “il concetto di opinione pubblica legato alle istituzioni
dell’esercizio del potere politico non riesce a toccare la dimensione dei processi
informali di comunicazione; analogamente, il concetto di opinione pubblica risolta
socio-psicologicamente in relazioni di gruppo non riesce a collegarsi a quella
dimensione in cui un tempo la categoria ha dispiegato il suo significato strategico
e ancora oggi, come finzione di diritto statuale, conduce una sua esistenza
separata che i sociologi non usano prendere sul serio”
3
.
Paul F.Ladzarfeld sottolinea invece, confronta il concetto socio-psicologico di
opinione pubblica con quello tradizionale della teoria dello stato, proponendo
quindi “una sintesi classico-empirica”: “un’attenta analisi secondo la tradizione
classica integrata da moderni dati empirici”
4
.
Come esempio lo studioso riporta la concezione del sistema dell’opinione pubblica
di MacIver.
L’opinione pubblica, secondo tale approccio, deve essere intesa come un sistema
composto da tre elementi:
1) l’allineamento delle opinioni consapevoli
5
2) la struttura della comunicazione che determina il formarsi delle opinioni
6
3) l’area di consenso.
Quest’ultimo, in particolare, riguarda quell’insieme di atteggiamenti durevoli nel
tempo e spesso inconsapevolmente assunti da una popolazione che può essere
definito “clima di opinione
7
”.
3
Ibidem, pp. 286-287
4
P.F.Ladzarfeld, Metodologia e ricerca sociologica, Il Mulino, Bologna, 1967, p.912
5
Ambito di indagine proprio dei sondaggi di opinione.
6
Essa comprende le cosiddette istituzioni della comunicazione quali: mass media, associazioni,
opinion leaders e pubblico.
4
Proprio questo clima d’opinione, inteso più propriamente come la risposta
dell’opinione pubblica alla crisi economica che ha progressivamente attraversato il
Paese costituisce il filo conduttore dell’intera trattazione.
Nel corso del presente lavoro si opera un’analisi, la più oggettiva possibile, di
quelle che sono state le ripercussioni vere e proprie dell’azione di governo sulla
vita dei cittadini.
Un percorso lungo cinque anni, che inizia nel 2001, ancor prima che circa trecento
milioni di cittadini di dodici paesi europei abbandonino l’uso delle tradizionali
monete nazionali per accogliere la moneta unica europea. Ma quali sono gli effetti
di quello che è unanimemente definito come il più grande processo di transizione
monetaria della storia economica moderna?
Che tipo di aspettative, timori o sicurezze hanno accompagnato tale processo di
cambiamento? E soprattutto in che modo le istituzioni hanno accompagnato e
facilitato tale processo?
In tal senso si farà registrare, la mancanza di un filo diretto tra istituzioni e cittadini,
tale da favorire nell’opinione pubblica la percezione dell’importanza storica
dell’evento e di generare una reale consapevolezza del legame profondo tra
Unione monetaria, economica e politica.
Negli anni successivi si osserverà il paese stretto dalla morsa di una lenta ma
progressiva crisi economica particolarmente significativa per ciò che concerne la
domanda complessiva alle imprese, e che si manifesterà nel paese sotto forma di
una variazione del reddito reale delle famiglie.
Una modesta crescita del prodotto interno lordo, unita alla forte perdita del potere
di acquisto nei confronti dei generi di prima necessità non sostituibili, sono
individuati come due dei fattori alla base del abbassamento del potere di acquisto
delle famiglie e del conseguente calo della domanda delle stesse. A fronte di ciò i
risvolti negativi sull’andamento dell’economia, risulteranno come una normale,
ancor che parziale, conseguenza.
La famiglia italiana
8
, ossia il 33% della popolazione che vive con i soli redditi di
occupazione, soffre l’aumento dei prezzi e non riesce più da arrivare alla fine del
mese.
7
P.F.Ladzarfeld, Metodologia e ricerca sociologica, Il Mulino, Bologna, 1967, pp.889-890
8
Il dato riguarda i soli nuclei familiari composti da quattro persone.
5
Si è di fronte a quella che Gian Maria Fara definisce la “povertà fluttuante”.
Gli oltre 14 milioni di individui quasi poveri, indicano il carattere sempre più
complesso della povertà italiana. Il termine fluttuante, sta ad indicare proprio la
provvisorietà e la precarietà della condizione socio economica, culturale ed
assistenziale che riguarda individui soggetti a particolari dinamiche di inclusione-
esculsione sociale per le quali si trovano a fluttuare all’interno delle fasce di
reddito.
All’interno di un contesto cosi definito, non si fatica a comprendere la difficoltà
delle famiglie in quella che per alcuni sembra tornata ad essere l’arte della
sopravvivenza. Le bollette, l’affitto, e le altre spese che fanno parte della vita di
una famiglia, generano purtroppo la nascita di una nuova figura sociale: Il povero
in giacca e cravatta. Dal rapporto della Caritas del 2004 risultano essere sempre
di più le persone che per le ragioni sopra elencate non riescono ad arrivare alla
fine del mese. Cosi si scopre che loro, i figli di quel ceto medio che per troppo
tempo si era giudicato immune da qualsiasi effetto da mal governo economico, si
trovano, nei casi più estremi a dover fare la fila alle mense per garantirsi il pasto
giornaliero, e nella restante parte a chiedere piccoli aiuti economici alle parrocchie.
Un fenomeno di povertà nuovo, perché se la figura tipica del “senza fissa dimora”
risulta invisibile agli occhi dei più, di questi fenomeni, proprio perché nuovi, non se
ne conosceva l’esistenza.
6
-I : L’INTRODUZIONE DELLA MONETA UNICA EUROPEA
1.1 Cenni storici
Il fatto che 300 milioni di cittadini di dodici paesi europei diano le loro monete
nazionali in cambio di una moneta comune, l’euro, è un evento senza precedenti
nella storia economica moderna.
Questo avviene nei primi mesi del 2002. Alla fine di questo periodo, a partire dal 1
marzo 2002, scompaiono definitivamente i vecchi segni monetari nazionali – la
lira, il franco francese, il franco belga, il marco tedesco, il fiorino olandese, la
sterlina irlandese, la peseta spagnola, l’escudo portoghese, la dracma greca, lo
scellino austriaco, la marka finlandese – alcuni di questi con una storia più che
secolare.
L’euro diviene in tale maniera il segno tangibile dell’Unione monetaria.
Il cambiamento in realtà ha avuto inizio il 1 gennaio 1999, quando le monete dei
paesi aderenti all’Unione sono state legate in modo irrevocabile, con un rapporto
di cambio fisso, e il potere di emettere moneta è stato trasferito alla Banca
centrale europea con sede a Francoforte.
I segni monetari nazionali, banconote e monete, hanno continuato ad essere
utilizzati per tre anni, in modo tale che i cittadini, banche ed imprese arrivassero
adeguatamente preparati al fatidico momento della sostituzione della moneta.
E’ importante altresì sottolineare che l’unione europea non è un invenzione
recente, imposta ai cittadini contro la loro volontà, ma il risultato di un lungo
processo evolutivo, frutto di approfondite riflessioni.
Riprendendo la metafora utilizzata dall’ ex Presidente della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi per spiegarne il processo evolutivo, il processo di realizzazione
dell’unione monetaria sarebbe assimilabile alle fasi di realizzazione di una casa.
Dapprima se ne discute il progetto, poi si firma il contratto, e successivamente
dopo aver posto le fondamenta, si può dare il via alla costruzione del tetto e delle
altre strutture architettoniche.
7
Ad opera ultimata, si seleziona chi, avendo rispettato alcune regole di convivenza,
possa andarci ad abitare. Viene aperto il conto in banca per il condominio e
finalmente gli inquilini fanno il trasloco e cambiano indirizzo
9
.
L’unione monetaria ha attraversato tappe simili: dagli studi svolti dal “Comitato
Delors” negli anni 1988-89 per definirne le grandi linee, alla firma nel 1991,
da parte dei capi stato e di governo dei paesi aderenti, delle norme costitutive
contenute nel Trattato di Mastricht; ai lavoro preparatori, effettuati dall’ Istituto
monetario europeo tra il 1994 e il 1998 per creare la Banca centrale europea e
metterla in condizione di poter condurre la politica monetaria unica; alla selezione,
nel maggio 1998, dei paesi che rispettassero i criteri di convergenza. Ulteriori
passaggi sono stati costituiti dalla fissazione dei tassi di cambio e dall’introduzione
dell’euro sui mercati finanziari, fino a giungere al fatidico momento della sua
circolazione fisica, sotto forma di nuove banconote e monete a partire, dal 1
gennaio 2002.
9
L.Bini Smaghi, “L’euro”, Il Mulino, Bologna, 2002