4
Il Corriere della Sera, L’Avanti! e L’Unità. Il periodo che abbiamo studiato
giorno per giorno sui quotidiani è quello che va dalla seconda metà di
giugno alla fine di luglio del 1953. Siamo poi passati alla ricerca di
eventuali articoli inerenti al tema controllando le date del primo e secondo
anniversario, poi di cinque anni in cinque anni, dalla data dei fatti, sino al
50° anniversario. Con lo stesso criterio abbiamo ricercato, con esito
davvero deludente, anche su alcune riviste: Rinascita, Mondo operaio (poi
Mondoperaio), Critica Marxista, Il Borghese e L’Espresso. Non abbiamo
quindi potuto dedicare alcun commento per le riviste italiane che risultano,
sia nei numeri immediatamente successivi ai fatti di Berlino sia per tutti gli
anniversari di questo cinquantennio, largamente disinteressate. Anche in
bibliografia non ne abbiamo lasciato di conseguenza traccia.
La tesi sarà divisa in due parti. Nella prima saranno ricostruite le
tappe che determinarono la nascita delle due diverse entità statali tedesche;
le cause degli e gli antefatti della rivolta e le fase “calda” della rivolta. Di
questa prima parte fanno parte i primi quattro capitoli. Il primo capitolo
avrà scopo introduttivo e affronterà la questione tedesca dalla fine della
seconda guerra mondiale alla nascita della DDR e della BRD; particolare
attenzione sarà concessa all’escalation politica della SED quale partito
predominante della Repubblica democratica tedesca. Nel secondo capitolo
si analizzerà il progressivo rafforzamento dei caratteri totalitari del
socialismo reale della SED, l’avvio della “costruzione del socialismo”
(Aufbau des Sozialismus) nella DDR e le conseguenze sociali . Il terzo
capitolo ha come tema un periodo di transizione: der Neue Kurs, cioè “il
nuovo corso”, un momento in cui, dopo la morte del dittatore sovietico
Stalin, ai nuovi capi del Cremlino sembrò opportuno correggere la rotta
della politica interna ed estera in Unione Sovietica e, di flesso anche per la
5
Germania orientale. Il quarto capitolo si propone, tramite lo studio di una
vasta bibliografia in lingua tedesca sull’argomento, di ricostruire le giornate
oggetto della nostra ricerca (la “fase calda”, i giorni del 16 e 17 giugno
1953) e si cercherà di suggerire una buona ricostruzione degli avvenimenti
e delle loro conseguenze politiche a breve termine.
Nella seconda parte si analizzeranno invece le interpretazioni e le
considerazioni immediate che la crisi nella DDR determinò nel sistema
bipolare. Il primo capitolo della seconda parta è stato concepito per dare al
lettore un’idea delle due teorie sostenute dalla DDR e dalla BRD circa il
significato dei disordini. Nell’altro capitolo sarà invece analizzata la
presentazione, degli avvenimenti inerenti alla sollevazione, che i suddetti
quotidiani italiani ne hanno fornito hai lettori. Le conclusioni, infine,
cercheranno di tirare le somme sulla percezione della rivolta che si ebbe in
Italia e di addurre ragioni sul perché la rivolta di Berlino non merita di
finire nel dimenticatoio della storia.
Prima di iniziare con i ringraziamenti voglio fare una precisazione
sulla traduzione dal tedesco all’italiano. Durante la stesura ho deciso di
inserire i brani delle citazioni in originale; si potrà leggere quindi in nota la
mia traduzione italiana del testo citato. In altri casi si è preferito tradurre la
forma originale del testo. Per eventuali errori di traduzione e di
adattamento, così come per l’interpretazione errata del pensiero di altri
autori, mi ritengo unico e diretto responsabile.
Voglio ringraziare molte persone. Anzitutto i miei genitori per il
sostegno a trecentosessanta gradi e l’incoraggiamento che mi hanno dato in
questi anni lontano dall’amata Sicilia (sarebbe ora di fare in modo che
anche in Sicilia ci sia un corso di laurea in storia, no?); il mio grande amico
e compagno di studi Adalberto e tutta la sua famiglia (in senso esteso) che
6
mi hanno fatto sentire veramente (!) a casa anche in Toscana con i loro
pranzi domenicali, il loro affetto e la loro amicizia; Maurone “il Montis
nazionale” per le sue consulenze tecniche ed i suoi consigli; Magda per il
suo aiuto nei momenti difficili e di crisi creativa, oltre che per il suo
indispensabile aiuto per la traduzione delle parti “oscure” (grazie per
avermi sopportato!); il Prof. Oliver Janz per l’aiuto che mi ha dato “in
trasferta” alla FU di Berlino durante l’inizio delle mie ricerche; le
gentilissime e bravissime archiviste e bibliotecarie dell’ASMOS di Siena.
Infine vorrei ringraziare tutti coloro che hanno reso veramente piacevoli gli
anni di studio: Fra, Ciccio, Alfio, Daniela e tutta “Casa Giovannelli” con
Michele, i ragazzi di “Casa Argelide”, Barbarona, Angelo e Lele, i picciotti
di Ragusa, Isacco e “Vallerozzi”, Federico “Metall”, Francesco, Eloisa,
Veronica, Marzia, i Leoni del Siena Rugby Club, gli amici “Gani” de “La
Chiarina”, Maria, Unai ed Ainhoa, Hecktor, Gabriel, Felix, Flo, Seff, Jenny
e gli abitanti del podere “Montechiarino”.
Catania, maggio 2004
Marco Campisano
I. - INTRODUZIONE
7
PARTE PRIMA
I. INTRODUZIONE
I. 1. Il fallimento quadripartito: i due Stati tedeschi
Dopo la sconfitta del III Reich ad opera delle potenze della
coalizione antinazista la Germania doveva ripartire da zero.
Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Unione Sovietica avrebbero
dovuto intraprendere la ricostruzione tedesca come fattore di stabilità in
Europa, senza tralasciare le necessità di riabilitazione sociale della nazione
tedesca.
L’attuazione di una concorde politica interalleata fu resa sempre più
difficile dalle prospettive a lungo raggio dei quattro diversi occupanti e
dalla genericità dei principi che ispiravano gli organi e gli strumenti che
presiedevano al meccanismo di controllo alleato.
A seconda delle diverse concezioni politiche degli occupanti, le
norme emanante dal Consiglio di controllo si prestavano ad essere
interpretate in maniera elastica e quindi a frapporre ostacoli ad un’azione
comune.
1
Vigendo la regola dell’approvazione delle decisioni sul principio
dell’unanimità, si verificava di fatto che quando non si raggiungeva un
accordo di tutti i punti di vista, le autorità delle singole zone di occupazione
si trovavano di fronte alla scelta di non prendere alcun provvedimento o di
prenderlo secondo le proprie finalità e soltanto sulla propria zona di
1
Il Consiglio di controllo (in tedesco Kontrollrat) era l’organo supremo delle quattro
forze di occupazione formato dai rispettivi comandanti militari.
I. - INTRODUZIONE
8
occupazione.
2
Questa situazione di stallo nelle decisioni divenne la regola,
frantumando ben presto l’aspirazione ad una politica unitaria. Una serie di
provvedimenti particolari e differenti prepararono in questo modo a
percorrere una strada che portava verso la divisione delle quattro zone di
occupazione che così divennero dei veri e propri compartimenti stagni. Per
meglio dire, con le parole di un osservatore britannico,
Appena pochi mesi dopo l’inizio del governo militare, le
quattro zone erano diventati quattro mondi diversi, strettamente
associati nella mente di ogni tedesco alle quattro potenze occupanti.
Un viaggio da Colonia a Francoforte era descritto normalmente come
un viaggio dall’Inghilterra all’America; andare da Lipsia a
Norimberga significava fare un viaggio dalla Russia all’America.
3
Risulta quindi chiaro che nelle quattro diverse zone di occupazione si
svilupparono sistemi non omogenei. Comune era però la paralisi del sistema
economico ed amministrativo e la difficile condizione della reperibilità dei
generi alimentari e dei beni consumo.
4
Il primo passo ufficioso verso l’abbandono definitivo della
conduzione della, seppur limitata, politica quadripartita in Germania fu la
2
Il territorio tedesco venne suddiviso fra i quattro della coalizione antinazista: il nord-
ovest alla Gran Bretagna (97.246 kmq e circa 23 milioni di abitanti); il sud e il centro agli
Stati Uniti (116.670 kmq e 26 milioni e mezzo di abitanti circa); il territorio della Saar e
della Rheinland ad ovest (45.495 kmq e circa 6 milioni abitanti); all’Unione Sovietica la
parte della Germania centro e nord orientale fino ai nuovi confini dell’Oder-Neisse
(121.600 kmq e 17 milioni di abitanti). Berlino rimaneva fuori dalle zone e venne divisa
in quattro settori. Si veda: E. COLLOTTI, Storia delle due Germane. 1945-1968, Torino,
Einaudi, 1968, p. 29.
3
Cit. in: ivi, p. 29.
4
Come ci riferisce Collotti, largamente diffusa era la diffidenza dei tedeschi nei riguardi
delle potenze occupanti. Il peggioramento delle condizioni di vita vennero in molti casi
addossati alla democrazia imposta dagli occupanti; molto spesso si manifestavano
risentimento e sospetto rispetto alle forze delle Coalizione antinazista e contro coloro i
quali vi collaborarono. Basti ricordare l’assassinio del sindaco di Aquisgrana, primo
borgomastro tedesco insediato dagli americani, pochi giorni dopo l’inizio del suo
mandato. Si veda: COLLOTTI, Storia delle due Germaie, cit., p. 41.
I. - INTRODUZIONE
9
fusione fra la zona britannica e quella americana. Dato che gli americani
avevano deciso di intraprendere un rapido e progressivo trasferimento dei
poteri amministrativi e di governo ai tedeschi e di riattivare la potenza
industriale tedesca, non fu difficile coinvolgere i cugini inglesi, incapaci di
fronteggiare economicamente gli oneri dell’occupazione, nella
realizzazione di una Bizona.
5
Così avvenne che il 2 dicembre 1946 Ernest
Bevin e James Francis Byrnes, ministri degli Esteri rispettivamente di
Inghilterra e USA, stipularono un accordo sull’unificazione economica
delle due zone a partire dal 1° gennaio 1947. Dalla “unità bizonale” derivò
la necessità di ristrutturare l’architettura amministrativa locale. La
costituzione di comitati amministrativi anglo-americani (come l’Executive
Joint Committees, per le competenze economiche) affiancati da organismi
tedeschi, divenne il nuovo assetto istituzionale. Proprio l’istituzione di
organi amministrativi superiori tedeschi quali il Wirtschaftsrat (Consiglio
Economico) ed il Verwatungsrat (Comitato Esecutivo) predisposero così un
minimo di ripresa dell’attività parlamentare.
Dopo il fallimento della conferenza di Londra dei quattro ministri
degli Esteri (25 novembre - 15 dicembre 1947) si rafforzò il carattere di
trasformazione impresso dalla nascita della Bizona. Da lì a poco vennero
create: il Länderrat, cioè una Camera sulla base della pari rappresentanza
federale, (un’anticipazione del Bundestag della futura Repubblica federale
tedesca); l’Alta Corte economica per la Bizona (Obergricht für das
vereinigte Wiertschaftsgebiet) e venne infine costituita una banca centrale
con funzione di emissione (Bank deutscher Länder). Venne così di fatto
5
Il progetto degli americani era stato rivolto anche ai sovietici ed ai francesi. Entrambi
rifiutarono l’offerta: i primi perché intravedevano in questa operazione un’espansione
dell’egemonia americana e i secondi per il timore di ricostituire un’amministrazione
tedesca centralizzata e pronta a possibili conflitti sulla linea di confine fra i due stati (oltre
che escludere definitivamente le speranze francesi sullo sfruttamento internazionale
controllato della Ruhr e della Saar).
I. - INTRODUZIONE
10
sancita un’unità economica che però necessitava di un comune indirizzo
politico. La futura BRD (Bundesrepublik Deutschlands) cominciava a
muovere i suoi primi passi. La Bizona suscitò proteste da parte dei francesi,
dei sovietiche e dei tedeschi stessi; ognuno per ragioni diverse, vedeva in
cattiva luce l’operazione anglo-americana. I sovietici procedettero quindi a
rafforzare nella propria zona gli organismi centrali di coordinazione ai
danni di quelli regionali (accentramento), fondazione di strutture
amministrative simili a quelle da poco costituite nella zona anglo-americana
e ad avviare una riforma agraria.
6
A metà luglio 1947 venne definitivamente superata per la Bizona la
vecchia impostazione punitiva nei riguardi della Germania sconfitta.
Evadendo le decisioni prese da poco più di un anno dagli accordi di
Potsdam,
7
si auspicava, nel nuovo piano anglo-americano, oltre alla volontà
di portare avanti il disarmo e la smilitarizzazione, una riduzione delle
6
Le autorità sovietiche attuarono una riforma bancaria che istituì banche regionali,
provinciali e casse di risparmio. Pianificazione e controllo della concessione di credito
verrà affidata alla Deutschen Finanzvervaltung (Amministrazione finanziaria tedesca) il
17 febbraio 1947. Per i primi passi della riforma agraria si veda: K. SCHROEDER, Der
SED-Staat. Partei, Staat und Gesellschaft, München, Carl Hanser, 1998, pp. 48-50.
7
Conferenza di Potsdam (17 luglio - 2 agosto 1945). All’ultima grande conferenza fra le
grandi potenze (dopo Teheran e Yalta) si affrontò più nello specifico la questione tedesca.
L’aspetto che ci interessa della Conferenza è il tema delle riparazioni. Il nodo principale
della questione fu che Stalin esigeva, a titolo di riparazioni, 20 miliardi di dollari di cui la
metà sarebbe spettata all’Unione Sovietica. Churchill e Truman opposero un forte rifiuto
a tali richieste sovietiche. Un fatto spiazzante per Stalin, che era persuaso di trovarsi di
fronte a due posizioni differenti. Truman non voleva ripetere lo stesso errore che era stato
commesso alla fine della prima guerra mondiale impoverendo la Germania, mentre
Churchill si dimostrò risoluto nel far valere le richieste dei francesi per ricevere un buona
parte delle riparazioni. Nessuna cifra prefissata venne approvata per le riparazioni, si
stabilì invece che un’apposita commissione (di cui avrebbe fatto parte anche la Francia)
avrebbe stabilito in merito. Per il momento si convenne che ciascuna potenza occupante
avrebbe potuto acquisire gli impianti industriali tedeschi in eccesso nella propria zona. Ai
sovietici fu accordato il permesso di appropriarsi del 15 percento degli impianti in
eccesso anche dalle zone occidentali (maggiormente industrializzate) e di un 10 percento
in carbone estratto in Slesia in cambio di beni alimentari. Alla conferenza venne anche
creato il Consiglio dei ministri degli Esteri con il compito di predisporre uno schema di
trattato di pace per ogni paese interessato. La rappresentanza a tale Consiglio fu concessa
ai paesi di Europa e Asia firmatari di un armistizio. Si veda: E. DI NOLFO, Storia delle
relazioni, 1918-1999, Bari, Laterza, 2002, pp. 547-577.
I. - INTRODUZIONE
11
attrezzature destinate alle riparazioni, poiché andavano, si disse, in senso
contrario alla politica di ricostruzione promossa e sostenuta dal piano
Marshall;
8
ma tale azione generò il risentimento nelle altre nazioni vincitrici
e teatro degli scontri durante la guerra che erano quindi direttamente
impegnate in una vasta ricostruzione: la Francia e l’URSS appunto.
9
La revisione dell’atteggiamento degli alleati nei confronti della
Germania e di conseguenza l’opportunità di non irritare l’opinione
pubblica tedesca diedero l’avvio alla sanatoria definitiva anche in
questo capitolo del dopoguerra tedesco, in cui come sempre
anticipatrice e determinate era l’iniziativa americana; sappiamo
infatti che i primi a sospendere gli smontaggi furono gli americani, i
quali sin dalla primavera del 1946 cessarono unilateralmente anche
l’invio delle forniture in conto riparazioni dovute dalla zona
statunitense all’Unione Sovietica.
In origine, sulla base del livello industriale fissato nel 1946, l’ente
interalleato per le riparazioni tedesche (IARA), […] aveva fissato il
numero degli impianti eccedenti il fabbisogno tedesco nella misura di
1800 fabbriche, delle quali 1636 collocate nelle zone britannica e
statunitense, che venivano destinate alle riparazioni. […]
All’inizio del 1947 si poteva considerare fallito anche il tentativo di
8
Per la Germania (occidentale) il piano Marshall ha significato un evidente invito ad un
progressivo ritorno alla vita civile. L’inserimento nel piano Marshall ha inoltre sancito la
riconciliazione della collaborazione internazionale per un ritorno attivo nell’economia
mondiale; l’integrazione della Bizona, e della BRD poi, nel blocco occidentale e il
reinserimento in un progetto europeo (European Recovery Act) che la rimetteva in
carreggiata con le altre nazioni europee. Il potenziale di risorse industriali e tecniche della
Germania erano ritenute indispensabili per il progetto economico collettivo europeo
delineato dal piano Marshall.
9
I bassi limiti della produzione industriale tedesca, stabiliti dagli accordi di Potsdam,
assicuravano un trasferimento di attrezzature di produzione “inutilizzate” verso Francia e
URSS.
I. - INTRODUZIONE
12
un regolamento interalleato delle riparazioni, che si avviavano ad una
sistemazione separata.
10
Alla Bizona anglo-americana si aprirono ben più grandi aspirazioni
con il riavvicinamento francese, determinato in maniera evidente dai
benefici derivanti dall’adesione al piano Marshall, e dall’interesse del
Benelux a ritrovare un importante partner economico in una Germania
democratica e riabilitata. Determinati, nel senso di rendere effettiva la
nascita di un’entità statale, sebbene monca dei cinque Länder orientali
occupati dall’armata rossa,
11
furono la serie di conferenze che si tennero a
Londra fra le tre potenze occidentali, Olanda, Belgio e Lussenburgo la
prima delle quali fra febbraio e marzo 1948.
12
È stato convenuto in particolare che il mezzo più idoneo per
l’eventuale ristabilimento dell’unità tedesca, attualmente infranta,
sarebbe una forma federale di governo, che dia adeguata tutela ai
diritti dei rispettivi stati provvedendo al tempo stesso ad un’adeguata
autorità di controllo.
13
È da notare che questo comunicato della Conferenza di Londra
dichiarava di fatto infranta l’unità tedesca e proponeva una soluzione
alternativa al Consiglio di controllo alleato, in modo da mettere fuorigioco
l’Unione Sovietica per quel che riguardava il prelievo delle riparazioni di
10
COLLOTTI, Storia delle due Germanie, cit., p. 73.
11
La zona sovietica comprendevai Länder di: Brandeburgo, Sassonia, Sassonia-Anhalt,
Turingia, e Meclemburgo.
12
A rafforzare gli alleati occidentali sulla necessità di dar vita ad uno parziale stato
tedesco inserito nel campo occidentale, influì notevolmente, proprio durante i lavori della
Conferenza, l’insediamento in Cecoslovacchia del 25 febbraio 1948 ai massimi vertici
dello stato di comunisti e socialisti, rinfocolando le paure circa l’espansione del
comunismo in Europa. Per altri versi si possono notare in questo episodio delle
divergenze poiché l’insistenza francese ed inglese per un immediato sostegno militare
statunitense furono schermite dall’amministrazione Truman.
13
Collotti, Storia delle due Germane, cit., p. 125.
I. - INTRODUZIONE
13
guerra sotto forma di risorse minerarie ed industriali presenti in maniera
maggiore nelle zone occidentali. Dal comunicato redatto alla fine dei lavori
emergeva altrettanto limpidamente l’opposizione francese, destata da
antiche e sempre vive paure e rivalità, ad acconsentire ad una
riorganizzazione federale della Germania occidentale. L’Unione Sovietica
non mancò di tentare di sfruttare a proprio favore alcune contraddizioni che
dividevano momentaneamente il campo occidentale.
Il 20 marzo seguente Vassilij Sokolovskij,
14
presidente sovietico di
turno del Consiglio di controllo alleato, dichiarò conclusa la seduta del
Consiglio di sicurezza definendola “priva di senso” e bollando come
“inammissibili” gli accordi di Francoforte del 29 maggio 1947 (cioè le
disposizioni anglo-britanniche sul federalismo della Bizona). L’obbiettivo
che i sovietici si proponevano di raggiungere tramite questa manovra era
strettamente propagandistico: mostrare all’opinione pubblica mondiale
come l’interesse economico statunitense per l’applicazione del piano
Marshall sulle tre zone occidentali scavalcasse la priorità dell’unità tedesca.
Presumibilmente Stalin aveva in mente soprattutto le reazioni
dei tedeschi, che fino ad allora avevano assistito ai preparativi per la
fondazione dello Stato occidentale con una indifferenza sorprendente
rispetto ai suoi schemi. Forse egli supponeva che dietro le difficoltà
emerse durante la conferenza di Londra vi fosse anche la riluttanza di
vasti circoli negli USA, e soprattutto nelle nazione dell’Europa
occidentale, a farsi trascinare in una linea avventurosa di
confrontazione sotto guida americana.
14
Vassilij Danilowitsch Sokolowskij, dal 1956 maresciallo sovietico, 1946-1949
comandate supremo delle forze armate sovietiche in Germania, 1952-1960 membro del
Cc del PCUS e Capo di Stato maggiore.
I. - INTRODUZIONE
14
A questo punto, comunque, anche l’approntamento di una
minaccia poteva servire all’operazione.
15
Venne in questo modo lanciato un dardo dalla diplomazia sovietica contro il
progetto delle tre zone: Berlino avrebbe potuto mantenere il suo statuto
quadripartito soltanto nella misura in cui fosse proseguita l’amministrazione
quadripartita della Germania. La SMAD (Sowjetische Militäradministration
in Deutschland)
16
ordinò a scopo intimidatorio un improvviso blocco degli
accessi a Berlino che si concluse definitivamente il 5 aprile. Con questa
mossa Stalin volle dare prova alle potenze occidentali e all’opinione
pubblica mondiale (ed in particolar modo quella tedesco occidentale) di
come Gran Bretagna e USA, con la riorganizzazione bizonale, base per la
costituzione di uno futuro stato tedesco separato ad ovest dell’Elba, stessero
apertamente violando il sistema di controllo quadripartito. Allo stesso modo
le potenze occidentali minavano gravemente la legittimità della loro
presenza a Berlino, completamente immersa nella zona sovietica.
Alla seconda conferenza di Londra (20 aprile - 2 giugno 1948) si
realizzarono altri passi verso la catastrofica divisione. Venne stabilito in
seno alla conferenza l’inserimento delle tre zone occidentali della Germania
nell’OECE (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), a
cui era affidata la gestione del piano Marshall, e si sollecitarono i
governatori militari al fine di convocare un’Assemblea per l’elaborazione di
una Costituzione su basi federali.
15
W. LOTH, Figliastri di Stalin. Mosca, Berlino e la formazione della RDT, ed. it.,
Urbino, QuattroVenti, 1997, p. 126.
16
Nella zona sovietica la politica di occupazione durò molto a lungo. La SMAD
rappresentava la principale e diretta cinghia di trasmissione del volere politico del
Cremlino nella SBZ. Insediatasi sin dalla capitolazione tedesca, nel suo quartier generale
a Karlshors, alla periferia di Berlino-Est, essa avrebbe indirizzato la vita politica e sociale
attraverso l’applicazione degli ordini emanati dal Cremlino in merito alla politica tedesca
e fornito impressioni e consigli nelle specifiche scelte sovietiche in Germania.
I. - INTRODUZIONE
15
Le tre potenze occidentali rafforzarono la propria volontà al non
procedere al ritiro delle proprie forze di occupazione in caso di costituzione
di uno stato tedesco comprendente le loro rispettive zone. La Francia si era
quindi mostrata disposta a cedere sulla già ricordata questione della Ruhr,
quindi sul punto fondamentale del proprio disappunto rispetto a USA e
Gran Bretagna; un altro evidente rafforzamento dei nuovi equilibri.
Forti ripercussioni avrebbe avuto anche la riforma monetaria che i tre
alleati occidentali sostenevano, in quella che potremmo definire adesso
come Trizona. Il 18 giugno 1948 venne annunciata suddetta riforma e il
ventunesimo giorno dello stesso mese prese corso legale la nuova valuta.
“Politicamente, la riforma segnò la fine dell’interregno apertosi con la
sconfitta del nazismo e il ritorno in scena delle vecchie forze
conservatrici…”.
17
La realizzazione della riforma monetaria nelle tre zone
occidentali, suscitò le collere di Stalin il quale reagì dando ordine di
immettere in tutti e quattro i settori di Berlino quello che di fatto era ormai
diventato il marco orientale; in risposta a ciò, il 23 giugno, la nuova valuta
tedesco-occidentale fu immessa anche nei settori occidentali di Berlino. Il
giorno dopo l’Unione Sovietica, e con essa i paesi del blocco orientale,
prendevano posizione contro le decisioni della II Conferenza di Londra.
Venne applicato un nuovo blocco del traffico a Berlino che durò questa
volta fino al maggio 1949.
… il fatto stesso che Stalin si limitasse in un primo tempo a
minacciare, anziché passare immediatamente all’azione, in un
momento in cui il progetto di uno Stato dell’Ovest incontrava
visibilmente difficoltà, induce largamente a pensare che
l’inglobamento di Berlino nello Stato orientale non era propriamente
17
Collotti, Storia delle due Germanie, cit., p. 130.
I. - INTRODUZIONE
16
il suo scopo. Egli partiva dal presupposto che la minaccia di una
chiusura delle vie di comunicazione a Berlino rinforzasse
notevolmente l’effetto dimostrativo della sospensione dell’attività del
Consiglio alleato di controllo. Mettendo le potenze occidentali di
fronte alla possibilità di perdere tutto, egli scontava la probabilità che
esse avrebbero temuto tanto i rischi di un conflitto per Berlino quanto
la perdita d’immagine nel caso di una ritirata dalla ex-capitale.
18
La mossa sovietica si rivelò alla lunga del tutto controproducente.
Nei mesi che seguirono l’inizio del blocco di Berlino i rappresentati delle
potenze occidentali misero a punto e concordarono la loro politica in
direzione del raggiungimento della nascita dello stato tedesco occidentale
appianando le precedenti divergenze.
19
La realizzazione da parte degli
occidentali di un ponte aereo per rifornire il lato ovest di Berlino scardinò le
intenzioni del capo del Cremlino, il quale conosceva troppo bene la
vulnerabilità della sua aviazione per spingersi a un braccio di ferro sul
terreno militare.
20
L’interruzione delle vie di superficie si era rivelata
un’arma spuntata. La politica americana non si trovò costretta a scegliere il
minore dei due mali come Stalin aveva previsto;
… Di più, lo strumento con cui Stalin voleva dissuadere
all’ultimo momento le potenze occidentali dalla fondazione dello Stato
18
LOTH, Figliasti di Stalin…, cit., pp. 127-128.
19
Particolare importanza detiene la “risoluzione Vandenberg” dell’11 giugno 1948, con
cui il governo degli Stati Uniti si impegnava ad un durevole impiego delle proprie forze
armate in Europa, allontanando così la paura della Francia di ritrovarsi sola
nell’eventualità di fronteggiare un’aggressione sovietica.
20
Come Loth spiega, non esistono neanche accenni nei documenti sovietici per
contrapporre misure efficaci contro alla possibilità che gli occidentali facessero ricorso ad
un ponte aereo. Gli occidentali godevano di troppe garanzie per quel che riguarda i
collegamenti aerei con Berlino mentre altrettanto non si può affermare per le vie di terra
per cui erano vigenti soltanto accordi verbali. Quindi è ancor più difficile comprendere
con quale speranza Stalin avesse optato per tale scelta. Dobbiamo quindi ritenere che
l’eventualità non venne neanche presa in considerazione? Sembrerebbe di si. Si veda:
LOTH, Figliastri di Stalin…, cit., p.134.
I. - INTRODUZIONE
17
tedesco-occidentale gli si rivolse contro. Il blocco apparve come un
tentativo di esporre milioni di persone al rischio della morte per fame
al solo fine di raggiungere qualche vantaggio politico in Germania, e
diede quindi spazio alle più cupe congetture quanto agli scopi
sovietici. Corrispondentemente aumentò l’impulso a stringersi contro
la pressione esercitata dall’URSS, e in relazione a questo diminuirono
i dubbi quanto alla fondazione di uno Stato tedesco-occidentale così
come quelli contro un’alleanza militare europeo-americana. “I
russi”, riassumeva Marshall il 21 settembre - “sono in ritirata”.
21
Dopo diverse consultazioni fra le forze politiche tedesco-occidentali,
il Consiglio parlamentare convenne per la stesura della Grundgesetz
(Costituzione) promulgata il 23 maggio 1949, decretando l’atto di nascita
della Repubblica federale tedesca. Con i successivi accordi di Washington
si stabilì ufficialmente la fusione delle tre zone occidentali, la liquidazione
progressiva delle riparazioni e la ricostruzione della Germania su criteri non
punitivi. Lo Statuto di occupazione trasferì i poteri politici alla neonata
BRD sebbene furono mantenute funzioni di controllo da parte delle potenze
alleate attraverso la costituzione di un’Alta Commissione composta dagli
Alti commissari delle tre zone (Parigi, 20 giugno 1949).
22
21
Ivi , p. 135.
22
Come riferisce Collotti: nel meccanismo tripartito di controllo era riconosciuto, e non
soltanto di fatto, il peso determinante degli Stati Uniti. Era infatti esplicitamente previsto
che ove gli Stati Uniti si fossero trovati nella necessità di accrescere il loro contributo
per l’assistenza della Germania sarebbe stato adottato un sistema di valutazione
proporzionato ai fondi messi a disposizione della Germania dai rispettivi governi.
Inoltre, il sistema di votazioni a maggioranza adottato per le deliberazioni dell’Alta
Commissione alleata era sufficiente garanzia contro ogni possibile fronda, ossia, come è
facile intendere, contro il rischio di sorprese da parte della Francia. COLLOTTI, Storia
delle due Germanie, cit., p. 152.