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L ’ OBIETTIVO
PROGETTARE UNA DERIVA PER DISABILI
Questo libro illustra il percorso progettuale che si intende intraprendere per arrivare
alla progettazione e alla costruzione di una deriva per disabili.
Tale percorso nasce dall’esigenza di sviluppare nuove terapie riabilitative che avvicinino
persone colpite da gravi traumi cranio-encefalici o cerebrolesioni acquisite ad una vita più
“normale” .
Alla base del progetto vi è l’identificazione delle caratteristiche che deve avere un’imbar-
cazione
per disabili: prima tra tutte la stabilità per limitare lo sbandamento ed evitare la scuffia;
in secondo luogo si è pensato ad una navigazione facilitata, per renderla accessibile
a chiunque, anche a chi ha difficoltà motorie e cognitive; inoltre la costruzione dell’imbar-
cazione deve essere semplificata , per rendere protagonisti i pazienti; infine l’estetica, che
ha la sua importanza poiché il paziente è consapevole e vuole avere una barca come gli
altri.
Le motivazioni personali che mi hanno mosso verso questa tesi sono legate alle due tema-
tiche affrontate: la disabilità e la deriva.
La prima è legata alle molteplici esperienze nel campo del volontariato con persone
diversamente abili e/o persone con disagi sociali avute nella vita privata negli anni passati.
Queste realtà hanno influenzato le scelte di vita e consolidato i valori morali e etici per-
sonali.
La seconda è nata dopo aver partecipato al progetto Mille e Una Vela per l’Università
nell’a.a. 2009/2010, portando a termine il refitting dei due skiff costruiti dal Polo Marconi
della Spezia, Speziale e Corsara. L’esperienza diretta in cantiere ha potuto agevolare non
solo la
progettazione della costruzione, ma anche la scelta dei materiali più adatti, la previsione
dei costi, la progettazione dell’armo e del percorso da proporre ai pazienti del
Centro Cardinal Ferrari.
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ANALISI CONTESTO OPERATIVO
100 hanno una disabilità.
La disabilità può essere più o meno latente, di natura
fisica, sensoriale, mentale o intellettuale, o una
combinazione di queste; inoltre possono essere con-
genite, oppure sopravvenute o come conseguenza di
un incidente.
Non esiste ancora oggi un’unica tipologia di classifi-
cazione delle disabilità.
Attualmente nel panorama internazionale esistono
due classificazioni: la classificazione ICIDH (Interna-
tional Classification of Impairments Disabilities and
Handicaps) del 1980 dell’Organizzazione mondiale
della sanità e la classificazione, detta ICF (International
Classification of Functioning) o Classificazione dello
stato di salute, stilata negli anni 90.
La prima ha come punto di partenza lo stato morboso
(malattia congenita, sopravvenuta, incidente) che
provoca una menomazione (fisica o psichica), la quale
può sfociare in disabilità, intesa come limitazione nello
svolgere le attività “normali”, mentre la disabilità può
portare all’handicap, ovvero allo svantaggio sociale
nell’interazione con l’ambiente.
L’ICF ha una prospettiva multidimensionale, non
limitandosi solo ai fattori organici (strutture corporee
e funzioni corporee), ma anche ai fattori contestuali
(fattori ambientali e fattori sociali).
Le classificazioni non sono del tutto esaustive poiché,
ogni disabile reagisce in maniera assolutamente per-
sonale all’handicap: un individuo con una determinata
disabilità può essere più indipendente di altri aventi lo
stesso grado di disabilità.
COSA VUOL DIRE DISABILITA’?
La disabilità è la condizione personale di colui che,
dopo aver subito un trauma prima, durante o dopo la
nascita, risulta essere meno autonomo nelle attività
quotidiane.
Questa diversità, che pone uno svantaggio sociale,
permette al disabile di compiere le sue aspirazioni con
un percorso speciale, diverso.
Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, tutti, anche
ai ragazzi speciali, possono raggiungere i propri
obiettivi, soprattutto oggigiorno che, come afferma
l’indagine ISTAT del 2004-2005 (”Condizioni di salute e
il ricorso ai servizi sanitari”) in Italia quasi 5 persone su
QUALI SONO I TIPI DI DISABILITA’?
Sono elencate ora le disabilità e in seguito vengono
approfondite le malattie di coloro che sarebbero in-
dirizzati all’uso di questa deriva, con lo scopo di avere
una panoramica generale e comprendere quali siano
gli aspetti da tener conto quando si vuole avvicinare
un disabile alla Vela.
_ Trauma cerebrale
_ Non vedenti e ipovedenti
_ Paralisi celebrale
_ Disabilità intellettuali
_ Paraplegia e Quadriplegia
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ANALISI CONTESTO OPERATIVO
LO SPORT COME TERAPIA
L'inserimento di individui portatori di handicap in un
contesto sportivo è un fatto relativamente recente.
Individui affetti da paralisi spinale traumatica sono sta-
ti i primi disabili a praticare sistematicamente un'attivi-
tà sportiva.
Tale attività pionieristica ebbe origine in Gran Breta-
gna, nell'ospedale di Stoke Mandeville (Aylesbury),
non lontano da Londra, grazie all'entusiastica opera
di Sir Ludwig Guttmann, neuro¬chirurgo, direttore di
quel centro di riabilitazione motoria.
Nel 1952 per la prima volta i Giochi di Stoke Mandevil-
le, nati nel 1948, divennero internazionali, e nel 1960
si svolsero nel contesto delle Olimpiadi di Roma.
L'apoteosi del movimento sportivo per disabili si ebbe
nel poi 1988 a Seul (Corea del Sud), con una importan-
te manifestazione successiva alle Olimpiadi, durante la
quale gareggiarono ben 3200 atleti provenienti da 65
Nazioni, al cospetto di un pubblico di 100.000 perso-
ne.
Con l'andare del tempo e con l'aiuto sempre maggiore
delle nuove tecnologie lo spettro di sport che i disa-
bili possono praticare si è andato ampliando sempre
più.
21
ANALISI CONTESTO OPERATIVO
LA VELA TERAPIA
È una disciplina Paralimpica, relativamente giovane:
compare tra gli sport dimostrativi, per la prima volta,
ad Atlanta 1996, per diventare a tutti gli effetti discipli-
na da medaglia a Sydney 2000.
Questo sport è aperto ad atleti con amputazioni,
cerebrolesioni, cecità o disabilità visiva, lesioni spinali
e non solo.
Il sistema di classificazione nella Vela è fondato su
quattro parametri:
_ Stabilità,
_ Funzionalità della mano,
_ Mobilità e
_ Visibilità.
Le classi veliche riconosciute sono tre:
_ 2.4: equipaggio composto da un solo elemento
_ SKUD: equipaggio composto da 2 elementi
_ SONAR: equipaggio composto da 3 elementi
Le imbarcazioni 2.4 e Sonar sono riservate alla mag-
gior parte dei gruppi di disabilità; l’imbarcazione per
il Doppio, invece, è concepita espressamente per gli
atleti affetti da disabilità particolarmente grave.
L’organismo internazionale che regola questa discipli-
na sportiva è l’IFDS , che coopera in stretta relazione
con la Federazione Internazionale Vela. Questo sport
ha visto, in questi ultimi anni, uno sviluppo ed una
diffusione rapidissimi, fino a registrare, nell’anno 2008,
ben 70 nazioni in cui si pratica attività velica a livello
agonistico. In Italia attualmente si praticano compe-
tizioni solo nella Classe 2.4, una categoria integrata:
aperta cioè a soggetti normodotati e disabili indistin-
tamente e dedicata a competizioni miste. In partico-
lare, però, la 2.4 è classe aperta solamente a disabili
con handicap fisico. Esiste un protocollo d’intesa tra
CIP e FIV che definisce i rispettivi ambiti d’intervento e
di collaborazione. I campionati italiani CIP si svolgono
congiuntamente a quelli FIV con classifiche avulse.
Anche i disabili mentali e non vedenti praticano vela
ma in altre classi veliche.
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Dopo aver fatto una panoramica generale sul signifi-
cato di Disabilità e aver compreso a carattere generale
quali sono le principali tipologie e comprendere che
lo sport viene utilizzato come terapia riabilitativa,
si è voluto capire quali fossero le realtà italiane che
hanno associato la realtà del disabile con lo sport, in
particolare la vela.
Per tale ricerca si è fatto riferimento al sito www.
disabili.com, una testata giornalistica specifica per la
Disabilità pubblicata on-line, esistente dal 1999. Il sito
è una realtà libera ed indipendente in quanto non ap-
partiene ad alcuna Associazione o Ente del settore ed
ospita tutti quelli che hanno consigli ed informazioni
per migliorare la qualità di vita dei Disabili. Aderisco-
no e partecipano attivamente a DISABILI.COM oltre
200 Associazioni di tutta Italia e migliaia segnalano le
loro iniziative. La Redazione redige e invia newsletter
a oltre 14.700 iscritti, 200 Aziende di settore e 2.500
tra Quotidiani e periodici nazionali con un’area PRESS
riservata alla Stampa.
Una mission accomuna tutte le associazioni prese
in esame e di seguito analizzate: l’integrazione e
l’inclusione sociale attraverso lo sport e rendendo
accessibile a chiunque l’esperienza della navigazio-
ne a vela.
ANALISI PANORAMA OPPORTUNITÀ:
Ricerca e Analisi dei Centri Vela per disabili in Italia
ASSOCIAZIONI ONLUS PRESE IN ESAME
LO SPIRITO DI STELLA
L'Associazione "lo Spirito di Stella" Onlus nasce nel
2003 attorno all'esperienza del primo catamarano
privo di barriere architettoniche "Lo Spirito di Stella" ,
rendendolo usufruibile, comodo e funzionale per
chiunque.
L'imbarcazione rappresenta la realizzazione di un
sogno personale di Andrea Stella: tornare a navigare
nonostante la sedia a rotelle.
Dopo la costruzione del catamarano, infatti Andrea
Stella affronta una traversata oceanica da La Spezia a
Miami.
Attualmente l'Associazione cura numerosi progetti
che vanno dall' attività velica gratuita dedicata a
persone disabili ad una campagna concreta di sensi-
bilizzazione per l'abbattimento fisico e culturale delle
barriere architettoniche con incontri nelle Università e
la promozione di un concorso internazionale di idee.
BARCAVELANDO
Nata dall'esperienza dell'accompagnamento sociale e
dell'integrazione, Barcavelando si propone di rendere
accessibile a tutti l'esperienza della navigazione a vela:
un'avventura indimenticabile, che incoraggia la colla-
borazione e stimola il senso di responsabilità, poten-
ziando l'autonomia e la sicurezza in se stessi.
Utilizzando la barca a vela come strumento di socia-
lizzazione, crescita e sviluppo delle risorse personali.
Barcavelando offre a persone che difficilmente si avvi-
cinerebbero a questa esperienza, una stimolante moti-
vazione a conoscersi, interagire e mettersi in gioco,
attraverso l'esercizio di abilità pratiche e una maggiore
attenzione verso gli altri.
L’associazione organizza vacanze in barca a vela, una
tipologia rivolta ai ragazzi dai 10 ai 18 anni (giovani
corsari)e una rivolta a persone disabili (onde diverse).
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ANALISI CONTESTO OPERATIVO
Per il percorso azzurro è stata richiesta la collabora-
zione per progettare un’imbarcazione a vela, che
potesse essere costruita in parte dai pazienti stessi
per poi in futuro essere usata per la riabilitazione in
acqua.
All’interno della struttura si vorrebbe allestire un
laboratorio, dove si potranno compiere alcune fasi
della costruzione, appoggiandosi ovviamente a una
figura esperta, la quale potrebbe essere una falegna-
meria o un piccolo cantiere.
L’imbarcazione dovrà soddisfare le condizioni di
sicurezza necessarie in mare ed essere accessibile
e costumizzabile a tutte le tipologie di pazienti e
disabilità.
Dovrà anche permettere all’operatore di assistere il
paziente durante la navigazione.
Il CCF ha ribadito più volte che l’estetica della barca
ha un ruolo importante: il paziente, infatti, è consape-
vole e desidera avere una barca come gli altri.
Questo tipo di percorso a fini riabilitativi e formativi
ha l’intento di migliorare la qualità della vita dei
propri pazienti; si cerca il loro coinvolgimento per
esaltare le capacità individuali di ognuno ed aumen-
tare la propria autostima. La barca in alcuni casi potrà
quindi essere il punto di partenza dell’accettazione
della propria condizione permanente.
TERAPIA
OCCUPAZIONALE
APPROCCIO
TEORICO
ALLA VELA
USCITE IN MARE
ATTIVITA ’ PRA TICHE
COSTRUZIONE
BARCA
LE RICHIESTE DEL COMMITTENTE
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LE IMBARCAZIONI PER DISABILI
In questo capitolo si sono volute esaminare
le principali imbarcazioni di piccole dimensioni
adatte a persone disabili.
La ricerca non si è solamente legata al panorama
nazionale, ma si è fatto riferimento ad associazioni
internazionali quali l’Access Sailing,
a classi olimpioniche e a tutti quei progetti che in un
certo modo hanno voluto superare le barriere fisiche
che si possono presentare in barca.
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SKUD 18
Frutto della collaborazione tra Access Sailing e Beth-
waite Design, coniugando la particolare sensibilità
e filosofia nei riguardi della “Vela per Tutti” di Chris
Mitchel con i venti anni di esperienza di Bethwaite
sugli skiff ad alte prestazioni: il risultato ottenuto è
l'innovativo SKUD 18.
Scelta come barca da regata per equipaggio doppio a
partire dai Giochi Paralimpici del 2008 di Pechino,
lo SKUD18 rappresenta una classe di stretta monotipia.
Per gli eventi Paralimpici i due membri dell’equipag-
gio devono stare seduti nei sedili in corrispondenza
della mezzeria, ma la barca può essere configurata per
soddisfare equipaggi con esigenze diverse.
Perfetto anche per l’addestramento di velisti più gio-
vani, prima di volerli trasferire sugli skiff ad alte
prestazioni o sulle derive.
È stata inoltre tenuta in considerazione la possibilità di
trasporto containerizzato, la semplice manutenzio-
ne ed una generale facilità d’uso.
Il timoniere ha la possibilità di utilizzare normalmente
la barra del timone, o di essere seduto in un posto
fisso in corrispondenza della mezzeria usando una
cloche, una barra tira/molla, o di usare un joystick
di servocomando per il pieno controllo di tutte le
funzioni.
L'equipaggio di prua può essere disposto sulla linea
centrale, manovrando manualmente, oppure anche
utilizzando il trapezio in dotazione.
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LE IMBARCAZIONI PER DISABILI
Specifiche:
Lunghezza 5.80m
Larghezza 2.29m
Immersione 1.73m
Peso 165kg (+chiglia 165 kg)
Sup. velica 10.5 mq (Randa)
5.0 mq (Fiocco)
19.2 mq (Gennaker)
Albero 6.83m
Peso max equipaggio 250 kg
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IL CONCEPT
Attraverso le richieste del committente e all’analisi
delle barche per disabili esistenti si può finalmente
delineare il concept dell’ imbarcazione.
COSTRUZIONE SEMPLIFICATA:
Sarà necessario individuare un metodo costruttivo
semplice e un materiale facile da lavorare.
ESTETICA:
Alla vista dovrà sembrare una barca come le altre, do-
vrà essere un oggetto gradevole da dover costruire.
STABILITA’ E SICUREZZA:
Occorre garantire una certa stabilità di peso per limi-
tare lo sbandamento ed evitare la scuffia. Dovranno
essere presenti piccoli accorgimenti per sentirsi sicuri
a barca sbandata.