campagna della Pennsylvania, forse grazie al sacrificio dei
passeggeri che sono riusciti a fermare i dirottatori.
Presumibilmente l’obbiettivo di questo aereo era la Casa Bianca.
Ad ogni modo, il tragico bilancio fu di 3000 vittime circa
2
.
2- L’attacco contro Madrid
La mattina dell’undici Marzo 2004, dieci zaini pieni di esplosivo
esplodono in quattro diverse stazioni ferroviarie di Madrid,a
distanza di pochi minuti l’uno dall’altro (tra le 7:39 e le 7:42).
Anche qui il bilancio è scioccante. I morti furono 191 e i feriti
2057 circa. Inizialmente si pensò ad un attacco da parte
dell’ETA, ma tale ipotesi fu presto smentita.
Questa triste vicenda condizionò peraltro l’esito delle elezioni
politiche spagnole che portarono alla vittoria l’attuale leader
Zapatero. Egli infatti promise l’immediato ritiro delle truppe
spagnole dall’Iraq. La Spagna, con il suo allora primo ministro
Aznar, si era impegnata nella guerra contro il terrorismo al
fianco di Bush. E così, quando Aznar accusò l’ETA
3
, capro
espiatorio credibile e che avrebbe permesso di non intaccare le
relazioni con gli Stati Uniti, il popolo spagnolo lo sfiduciò, ben
sapendo che l’attacco aveva un’altra fonte.
3- L’attacco contro Londra
La mattina del sette Luglio 2005, bombe piazzate in tre treni
della metropolitana di Londra e una in un autobus vengono fatte
esplodere provocando 52 morti e 700 feriti. Le prime tre bombe
piazzate sulla linea metropolitana esplosero quasi
simultaneamente in tre diverse linee intorno alle 8:50, mentre
molte persone si recavano a lavoro. La quarta bomba esplose
intorno alle dieci del mattino in uno di quei classici autobus
londinesi a due piani. Ironia della sorte, molte persone che erano
state fatte evacuare dalle stazioni metropolitane, salirono su vari
autobus, tra cui quello colpito.
Sempre da Londra poi, stava per avere luogo un altro gravissimo
attentato, di nuovo diretto contro gli Stati Uniti e che avrebbe
causato danni anche maggiori di quelli provocati l’11 Settembre
2001. Il 10 Agosto 2006 infatti dieci aerei di linea diretti verso
grandi città americane (New York, Washington, Miami),
avrebbero trasportato a bordo i terroristi, armati di bottigliette di
bevande riempite con una soluzione altamente esplosiva.
2
Questa è la versione ufficiale di quanto è accaduto. A distanza di molti anni
restano diversi dubbi sulla integrale veridicità delle dinamiche dell’attentato.
Non sono pochi gli esperti che, ospiti di diverse trasmissioni, hanno
manifestato il loro scetticismo su quanto divulgato ufficialmente.
3
L’ETA (Euskadi Ta Askatasuna) è un movimento terrorista di estrema
sinistra che attraverso azioni violente propugna l’indipendenza del Paese
Basco e la creazione di uno Stato socialista. Nonostante le accuse dell’allora
premier Josè Maria Aznar, l’ETA prese immediatamente le distanze dal
massacro.
4
L’obbiettivo era quello di dirottare gli aerei, guidandoli verso le
zone più popolate della città, facendoli esplodere a mezz’aria.
Fortunatamente l’attentato fu sventato grazie ad un blitz anti-
terrorismo, e non ci furono conseguenze gravi.
4- La “reislamizzazione” dell’Islam
Tre attentati, di gravissime proporzioni, hanno scosso il mondo
occidentale in questi primi anni del nuovo millennio. Tre
attentati che hanno colpito tre diverse città, tre metropoli, tre
simboli dell’Occidente. Ciò che accomuna i tre avvenimenti, e
rende il tutto ancora più preoccupante e spaventoso, è la fonte
dalla quale provengono. Il volto nemico associato a questi tristi
avvenimenti è Osama bin Laden, leader di un gruppo radicale
islamico chiamato al-Qaeda. Ma andiamo per ordine.
Ai tempi della guerra tra URSS e Afghanistan, scoppiata nel
1979, Osama bin Laden (rampollo di una ricca famiglia
dall’Arabia Saudita) investì ingenti somme di denaro al fine di
creare i mezzi
4
per poter reclutare mujahidin pronti a combattere
il jihad
5
. Giovandosi dell’aiuto degli stessi Stati Uniti che,
impegnati nella guerra fredda contro lo storico rivale sovietico,
fornirono addestratori e armi, l’esercito afgano sconfisse
l’URSS. Ma bin Laden non si fermò. Approfittando delle armi e
dei mezzi lasciati a disposizione dagli Stati Uniti, e quelli
abbandonati dalle truppe sovietiche che lasciarono il campo,
l’Islam armato aveva tutto ciò che serviva per poter dare inizio
alla sua guerra di religione. Il jihad non doveva essere
circoscritto ai Paesi arabi, colpevoli di non applicare la shari’a
6
(comunque anch’essi rei), ,a anche a tutti quei Paesi identificati
nella sfera della dar al-harb
7
. In questa sfera compaiono infatti
tutti i Paesi che non sono sottomessi all’Islam, tra cui
ovviamente quelli occidentali. Simbolo di questi Paesi sono gli
4
Uno dei principali mezzi di reclutamento era l’Ufficio Servizi (MAK) che
accolse mujahidin provenienti da ogni parte del mondo islamico
5
Il Corano (prima fonte della religione islamica) dedica ampie parti al jihad.
Esso non significa in sé e per sé “guerra”, bensì sforzo per diffondere e
difendere l’Islam. Secondo la tradizione, durante il periodo meccano di
Muhammad, tale sforzo si basava sulla predicazione. Ma con l’inizio del
periodo medinese, dopo il 622 (anno dell’Egira), il significatò di jihad
cambiò, diventando effettivamente guerra per la fede. Non essendoci
comunque un significato univoco per il termine, e non essendoci un
magistero dottrinale nel mondo islamico che possa guidare all’interpretazione
delle fonti, i musulmani si ispirano liberamente al significato che vogliono.
6
La shari’a è la legge divina, il volere di Dio che prescinde dalla storia e
dalle circostanze. Comprende tutti i codici di usanze e costumi del mondo
islamico, che si diffondono attraverso le fonti, come il Corano o gli hadit
(raccolta di insegnamenti e aneddoti del Profeta).
7
Nel Medioevo, i giuristi islamici divisero il mondo in due grandi aree. La
prima era la dar al-islam (letteralmente “la casa dell’Islam”), cioè tutti quei
Paesi in cui regnava la shari’a. La seconda era la dar al-harb (letteralmente
“la casa della guerra”) dove regnavano gli infedeli, da sottomettere all’Islam
mediante l’aiuto di Dio.
5
Stati Uniti, ma dal momento che la globalizzazione diffonde i
valori occidentali in tutto il mondo, il jihad sarà globale.
Quella che Renzo Guolo definisce “reislamizzazione
dell’Islam”
8
è una volontà che (è importante sottolineare)
appartiene solo all’Islam radicale, e si esplica nella fusione di
potere politico e religioso, capace di rendere la shari’a non solo
una legge morale prettamente religiosa, ma una fonte politica
dalla quale attingere le leggi che governeranno il Paese. Per
poter far ciò la presa del potere è fondamentale e, come detto, il
mezzo è il jihad.
Nel 1989 l’organizzazione al-Qaeda si consolidò e si dotò di
un’organizzazione efficace per la realizzazione dei suoi attentati.
Accolse infatti esponenti e soldati di altri movimenti radicali, tra
cui reduci della guerra afgana e membri del gruppo dei “Fratelli
Musulmani”
9
. Utilizzando come base prima il Sudan e poi
l’Afghanistan, al-Qaeda iniziò con lunga serie di attentati
10
in
tutto il mondo di entità più o meno variabile, fino ad arrivare ai
tre attentati shock sopra elencati. Ciò che più preoccupa è il fatto
che al-Qaeda radicalizza la lotta: infatti oltre ad intervenire in
maniera diretta fornendo armi, mezzi logistici e operativi,
denaro e quant’altro, favorisce e sponsorizza la creazione di
cellule affiliate, mediante un’opera di diffusione del messaggio
del jihad, e di indottrinamento radicale volto a creare un esercito
di mujahidin sparsi in ogni parte del globo.
Altra caratteristica importante è la spettacolarizzazione del
gesto. Se si pensa infatti all’attentato di New York del 2001,
oltre alla visione scioccante dei due aerei che si schiantano
contro le torri, il gesto ha avuto una forte connotazione
simbolica. Cosa meglio di due aerei in volo poteva
simboleggiare l’attacco kamikaze, cioè quello del “vento del
cielo”?
Inoltre l’utilizzo dei media come cassa di risonanza ha il duplice
effetto di creare da un lato il terrore nei Paesi occidentali,
assaliti da incertezza e impotenza, dall’altro di diffondere nel
modo più efficace possibile il messaggio del jihad, per ispirare
futuri mujahidin più o meno improvvisati. E proprio la presenza
di questi martiri rende imprevedibile l’attacco: certo, è vero che
più è ampia la presunta portata dell’attentato, più è possibile
anticipare la mossa; ma più spesso (e i casi di Madrid e Londra
sono abbastanza esemplificativi) sono attacchi silenziosi, che si
8
Renzo Guolo: “Xenofobi e Xenofili. Gli italiani e l’Islam”. Edizioni Laterza
2003. pp 4-5.
9
Tale gruppo nacque in Egitto nel 1928, fondato da Hasan al-Banna.
Anch’esso si dotò di una struttura gerarchica ben articolata e anch’esso
adottò il jihad come metodo (talvolta violento) di diffusione e protezione
dell’Islam.
10
Somalia (1992), Mogadiscio (1993), New York (1993, presso il World
Trade Center), Kenya e Tanzania (1998, contro le ambasciate americane),
Aden (2000, contro una nave americana ancorata), di nuovo New York (11
settembre 2001), Madrid (2004), Londra (2005), New Delhi, Benares e
Bombay (India, rispettivamente nel 2005 e 2006).
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