2
eternit�.�
2
Nell�antichit� sono tante le figure importanti nel campo sapienziale:
ricordiamo i Sette Sapienti, figure semileggendarie attive tra il VII ed il VI
sec. a.C., il cui numero � da ricollegarsi al valore magico e sacrale attribuito a
tale cifra. Come riferisce Roos
3
, durante i banchetti essi ingaggiavano delle
vere e proprie gare sapienziali per stabilire chi fosse il migliore tra loro, e
proprio durante una di queste gare, svoltasi a Delfi, scolpirono sul tempio del
Dio Apollo le due massime pi� famose: �Conosci te stesso� (divenuta il
fondamento del pensiero socratico) e �Niente di troppo�. Presso la cultura
egizia il genere sapienziale acquis� grande importanza, soprattutto con un fine
educativo: generalmente si trattava di istruzioni rivolte da una persona
autorevole al proprio �protetto� per permettergli di percorrere una carriera
brillante e per avere una vita felice. Ricordiamo per esempio gli Insegnamenti
di Ptahhotep e quelli per Kagemni, risalenti alla met� del III millennio a.C.
Degno di essere menzionato � sicuramente anche il Libro di Ahiqar (redatto
attorno al VI sec. a.C.), una delle opere pi� famose del mondo orientale e
semitico, e fonte di ispirazione in molteplici letterature: composto per lo pi� di
massime ed apologhi, mira a trasmettere delle norme pratiche che indichino la
via verso il raggiungimento della serenit� interiore.
Per quanto riguarda il popolo ebraico, � solo alla corte del Re Salomone (il cui
regno � il primo ad essere stabile e prospero) che si sviluppa un genere
gnomico, dando origine ai Libri Sapienziali (composti dal VI sec. a.C. in poi):
Ecclesiastico, Proverbi, Ecclesiaste e Sapienza, ai quali normalmente si unisce
il libro di Giobbe, i Salmi, ed il Cantico dei Cantici.
Le numerose testimonianze di cui siamo in possesso ci portano a pensare che
una certa influenza della letteratura sapienziale egizia e semitico-orientale �
presente in quella greca: ne sono un chiaro esempio le parti gnomiche delle
__________________________________________________________________________________
2
Roos, P., op.cit., p. 12.
3
Ibid.
3
Favole di Esopo. Tutto questo avvenne grazie ai viaggiatori, ai commercianti e
ai marinai che con i loro frequenti viaggi consentirono una pronta diffusione di
tale cultura.
L�apporto che la cultura greca diede a quella latina, inizialmente attraverso le
colonie della Magna Grecia, per quanto riguarda la letteratura sapienziale si
fece notare soprattutto nel fitto scambio di espressioni proverbiali: ne furono
influenzate, per esempio, le opere di Catone, Cicerone, Orazio, Seneca. Tali
massime e proverbi trattavano argomenti legati alla morale, al diritto, alla
storia per conformarsi alle esigenze di una societ� che ai tempi arcaici era
principalmente agricola.
Come nelle letterature antiche di cui ho parlato finora cos� anche nelle
letterature germaniche, e in particolare in quella anglosassone, si fece sempre
pi� irrinunciabile la necessit� di codificare un ordine nella realt�. Questa
necessit�, unitamente a quella di preservare attraverso la tradizione orale quelli
che erano i capisaldi di una cultura che trova radici in tutto il mondo
germanico, si concretizz� in un vero e proprio genere letterario, e cio� quello
�sapienziale�. Blanche Colton Williams propone per gnome la seguente
definizione: �a sententious saying; in particular, it may be proverbial,
figurative, moral.�
4
Concordo pienamente con Paul Cavill
quando dice che
�while there are undoubtedly times when wisdom forms are intended to teach,
more often, they are the product of knowledge applied to particular situations,
or the preservation of knowledge per se.�
5
Non sempre, infatti, le massime dei
poemi anglosassoni contengono un insegnamento morale ma, al contrario,
spesso esse si presentano come un�osservazione della realt�, di come essa � (le
massime con predominanza di bið ���) o dovrebbe essere (quelle che
utilizzano sceal �deve�). L�osservazione, l�esperienza e il pensiero
intervengono quindi a chiarire e consolidare l�esperienza. Egli assegnava alla
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4
Colton Williams, B., Gnomic Poetry in Anglo-Saxon, New York, 1966, p.3.
5
Cavill, P., Maxims in Old English Poetry, Cambridge, 1999, p. 10.
4
�maxim� il significato di �sententious generalisation� e attribuiva alla parola
latina sententia il significato di �pensiero; opinione; giudizio; decisione;
massima; assioma; detto�, in stretta relazione con i contenuti delle massime
anglosassoni. L�aggettivo �gnomico� (derivante dal greco γνό�αι �conoscere�)
� fin dall�antichit� servito per la descrizione dei poemi contenenti massime:
per cui la poesia gnomica, sempre secondo Cavill, �assigns names, apportions
place and value, outlines what is acceptable and customary; it prescribes and
proscribes; it encompasses popular belief and conventional understandings�
6
. I
�gnomes� e le �maxims� vengono, in conclusione, definiti da Cavill
come
�structured forms of languages which organise thought into conventional
patterns�
7
.
Sulla definizione del gnome data da Cavill concorda anche S.A. Gilles, la
quale cos� si esprime:�gnome is a short, sententious generalization. It may
have as its subject natural phenomena or facts, the behaviour of humans, or
their duties. It is often found in a single sentence, although it may be expanded
into a tiny essay and it may also appear as a phrase or subordinate clause.�
8
Ella ci d� anche una definizione di �proverbio�, dicendo che esso contiene
�folk wisdom�, (riprendendo quanto gi� detto da A. Taylor
9
)
e che �may
include common sense admonitions, the stored knowledge of society�s elders,
or lessons drawn from historical events or well-known fables.�
10
Resta il fatto che comune alle massime, ai proverbi e ai �gnomes� �
l�osservazione della realt�, che spesso, come nel caso dei Precepts
anglosassoni, contiene anche un messaggio morale (in questo caso trasmesso
da un padre al proprio figlio). Per osservazione della realt� intendo sia una
elencazione dei doni che Dio ha assegnato agli uomini (come in Gifts of Men),
ma anche una esaltazione del creato, della natura, e una osservazione di come
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6
Cavill, P., op.cit, p. 10.
7
Ibid.
8
Gilles, S.A., Lyric and Gnome in Old English Poetry, New York, 1985, p. 5.
9
Taylor, A., The Proverb, Massachussets: Harvard, Cambridge, 1931, p. 3.
10
Gilles, S.A., op. cit., p. 7.
5
esso dovrebbe essere (ecco perch� troviamo frequentemente l�uso di sceal). In
tutte le letterature germaniche antiche possiamo riscontrare la presenza di
massime e proverbi, inserite in contesti differenti, oppure di carmi sapienziali
autosufficienti. Per quanto riguarda la letteratura nordica, per
esempio,l�elemento gnomico all�interno dell�Edda
11
(raccolta antologica di
poemi scritta da Snorri Sturluson, e destinata agli �scaldi�
12
, i poeti islandesi)
non � cos� perfettamente isolabile, essendo piuttosto difficile trovare dei carmi
interi di contenuto esclusivamente gnomico. Essi appartengono ad una cultura
pi� spontanea rispetto alla cultura didascalica, e contengono principalmente
norme etiche, regole di vita e rapporti sociali. Troviamo passi gnomici in tutta
la raccolta eddica, anche nelle profezie, come nella Vólóspó, in cui le brevi
risposte dell�indovina alle domande di Odino ricordano la brevit� degli oracoli
greci, o in Baldrs draumar, in cui sempre Odino risveglia dal suo sonno eterno
la profetessa per farsi spiegare il significato degli incubi di suo figlio Baldr.
Altri poemi in cui sono presenti degli enunciati sapienziali sono
l�Hugsvinnsmal e il Malshattakvaedi, ma � soprattutto nell�Hávamál che
troviamo una antologia di tali sentenze e massime. Un autorevole esempio di
�wisdom contest� all�interno della poesia sapienziale in ambito antico nordico
lo troviamo nel Vafðrunismál, in cui Odino interroga il gigante Vaf�runir e
inizia tra i due una gara sapienziale. Troviamo un corrispondente di questo
tipo di poesia anche in ambito anglosassone nel Solomon and Saturn.
Con questo lavoro intendo fornire un quadro delle caratteristiche principali
della poesia sapienziale inglese antica (dal momento che soltanto nel
mondo anglosassone possiamo attestare l�esistenza di un �genere� vero e
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11
Mastrelli, C.A. (a cura di), Edda, Firenze, 1951, p.xxix. Nella prefazione di R. Pettazzoni troviamo
diverse interpretazioni delle origini della parola Edda. Egli riferisce che mentre secondo alcuni Edda
vuol dire �ava� (< *aidhidha, derivato di eidha, �madre�, cfr. got. aidhei), secondo altri ( che ritengono
derivi dall�aisl. odhr, cfr. ted. wut) significherebbe �poetica�. Altri ancora ritengono sia da associare a
Oddi, e cio� la fattoria dove visse S�mund il Saggio (1056-1133), colui al quale il vescovo Brynj�lfur
(che aveva scoperto il manoscritto) aveva attribuito l�opera.
12
Ibid., pp. lxiii-lxiv. Skáld deriva dall�aisl. e significa �poeta, cantore�. In ags. abbiamo invece skop,
con lo stesso significato.
6
proprio con diversi componimenti) cercando di metterne in luce soprattutto
l�estrema attualit� dei concetti. A questo scopo ho scelto all�interno della vasta
produzione sapienziale alcuni poemi che ho trovato essere rappresentativi di
questo genere, e dopo averli tradotti e commentati, ho messo in luce in essi
delle linee comuni. Detti poemi sono: Vainglory, Fortunes of Men, Precepts,
Gifts of Men, Maxims I e II.
Una caratteristica che ritengo sia comune a tutti i poemi da me analizzati � il
concetto di rispetto dei valori. In fondo ogni poema contiene un insegnamento,
anche se questo pu� essere pi� esplicito in alcuni (come Precepts, che
contiene gli insegnamenti di un padre al figlio) e meno in altri (come Gifts of
Men, per esempio, che esaltando i doni assegnati da Dio agli uomini intende
glorificare la misericordia divina): ma tutti invitano al rispetto delle decisioni
divine poich�, come in tutti i poemi viene ribadito negli ultimi versi,
[�] drihten ana wat,
nergende fæder.
�[Il destino di ciascuno � oscuro e nascosto]; solo Dio sa, / il padre che
redime.� (Maxims II, vv. 62b-63a)
Un altro tipo di rispetto cui veniamo invitati � quello per la saggezza, spesso
impersonata da un uomo anziano; ricordiamo i primi versi di Vainglory:
Hwæt, me frod wita on fyrndagum
sægde, snottor ar, sundorwundra fela.
�E dunque, a me un vecchio saggio molto tempo fa disse, acuto messaggero,
molte cose straordinarie.� (vv. 1-2)
� la saggezza, sia che provenga dal popolo sia dagli insegnamenti divini, la
sola che pu� aiutare l�uomo a far tesoro delle parole del poeta nella vita di tutti
i giorni. L�importanza della parola di Dio � evidente in ognuno dei poemi
considerati e tanti e diversi tra loro sono i modi in cui i poeti si riferiscono a
Dio. Riporto di seguito gli appellativi con cui viene nominato Dio all�interno
dei poemi: godes agen bearn (�vero figlio di Dio� in Vainglory, vv.6b, 80b),
meotud (Signore in Vainglory v. 38b; Gifts of Men, v. 4a; Precepts, v. 10b,
7
18b, 71a; Maxims I, v. 7a, 16a, 29b, 137b; Maxims II, v. 49b, 57b, 65b),
dryhten (Signore in Gifts of Men, v. 111a; Maxims I, v. 35a; Maxims II, v.
62b), meahtig dryhten (potente Signore in Fortunes of Men, v. 64b), god (Dio
in Vainglory, v. 49b, 57b; Gifts of Men, v. 16b; Precepts, vv. 5, 40b; Fortunes
of Men, vv. 1b, 8b, 58b; Maxims I, v. 4b, 8b, 120, 155b, 163, 171; Maxims II,
v. 9b, 35b, 59b), weoruda god (Dio delle moltitudini in Gifts of Men, v. 3b),
rice god (Dio potente in Maxims I, v.133b), ælmihtig god (Dio onnipotente in
Maxims I, v. 17a), ælmihtig (l�Onnipotente in Maxims I, v. 10b), felameahtig
god (l'onnipotente Dio in Maxims I, v. 75b), frean (Dio in Precepts, v. 73b),
Crist (Cristo in Maxims II, v. 4b), fæder (Padre in Maxims I, v. 5a), fæder
frumsceafta (Padre delle creature in Vainglory, v. 66a), wuldorcyning (Re
della gloria in Vainglory, v.50a, 77a), þrymcyning (Re glorioso in Vainglory,
v.62a), soðcyning (Re della verit� in Maxims I, v. 134a), alwalda (reggitore in
Maxims I, v. 132b), sigora waldend (Signore delle vittorie in Vainglory,
v.84b), lifes waldend (Signore della vita in Gifts of Men, v. 92b), se us þis lif
giefeð (Colui il quale ci dona questa vita in Gifts of Men, v. 112b), se þe ah
domes geweald (colui che ha il potere di giudicare in Gifts of Men, v. 27b),
weoruda scyppend (Signore degli eserciti in Precepts, v. 62b), weoroda
nergend (Salvatore degli uomini in Fortunes of Men, v. 93b), folca weard
(Pastore delle genti in Gifts of Men, v. 20b), se argifa (Dispensatore di grazia
in Gifts of Men, v. 11), sawla nergend (Salvatore delle anime in Maxims I, v.
134b).
Nel caso di Maxims I e II, per esempio, la critica ha pensato ad una pi�
probabile interpolazione effettuata da un monaco che, in un�epoca successiva
alla loro scrittura, avrebbe aggiunto ai poemi dei versi di chiara impronta
cristiana. Dal punto di vista strutturale per alcuni poemi � stato relativamente
facile individuare una linea guida: come in Fortunes of Men, in cui gli
insegnamenti del padre al figlio sono numerati da 1 a 10, e che viene per
questo definito da Howe
un catalogue poem, in cui �"the order of elements is
apparent and often instructive, for it suggests the interrelations among the
8
various aspects of the subject"
7
. Altre volte � l�uso di determinate strutture che
caratterizza un poema: pensiamo alla continua alternanza delle due forme
sceal e bið particolarmente evidente in Maxims II, ma presente in molti altri
poemi del corpus poetico anglosassone.
Il fatto che nel mio studio mi sia concentrata su una parte della poesia
sapienziale anglosassone non significa certo che tale genere non abbia avuto
uno sviluppo anche nell�ambito dell�inglese medio. Ricordiamo a questo
proposito The Proverbs of Alfred e The Owl and the Nightingale, uno dei
primi esempi (come afferma Daiches
8
) dell�uso di una nuova forma metrica
appresa dal francese, il distico in ottonari. Tale poema, scritto verso il 1200, �
un esempio di �wisdom contest�, ossia di una gara sapienziale fra due o pi�
interlocutori, in questo caso due usignoli. Questi esempi dimostrano quale
importanza, a mio parere, avesse raggiunto la poesia sapienziale, essendo
riuscita ad acquistare col passare del tempo una identit� pi� forte dal punto di
vista tematico allo stesso tempo adattandosi anche a forme metriche diverse.
__________________________________________________________________________________
7
Howe, N. �The Old English Catalogue Poems� in Anglistica XXIII, (1985), p. 10.
8
Daiches, D. Storia della letteratura inglese, vol.1, Milano, 1983, pp. 59-60.