8
Il presente lavoro si propone di mettere in luce alcuni sviluppi del pensiero più
maturo di Maurice Merleau-Ponty, che negli ultimi anni della sua vita dedicò
particolarmente la propria attenzione al “concetto di Natura” da un lato ed all’odierna
“possibilità della filosofia” dall’altro
2
. Sono per lui gli anni dell’insegnamento al
Collège de France (1952-1961)
3
e si fa sempre più chiara l’impressione secondo cui,
nell’evoluzione del pensiero metafisico
4
occidentale, sia in corso un mutamento
profondo a livello di rapporto tra l’uomo e l’essere. Per Merleau-Ponty sintomi
evidenti di ciò sono per esempio fenomeni quali la crisi della razionalità nei rapporti
fra gli uomini (in modo evidente quelli politici) e d’altro lato quella nei nostri
rapporti con la Natura (a partire dai risvolti minacciosi dell’evoluzione tecnica: la
bomba H e l’energia atomica su tutti)
5
.
Secondo Merleau-Ponty questo stato di crisi
6
sta attraversando anche il pensiero:
lo “stato dell’umanità in cui (noi) siamo” immersi è “distruttore della filosofia nel
senso ordinario e classico”
7
. Pertanto da un lato essa, nella sua versione esplicita o
2
M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia? Lezioni al Collège de France 1958-1959 e 1960-
1961, edizione italiana e Introduzione di Mauro Carbone, Prefazione di Claude Lefort, testo stabilito
da Stéphane Ménasé, traduzioni di Franco Paracchini e Andrea Pinotti, ‘Introduzione’ di Mauro
Carbone, p. IX.
3
I riassunti di tali lezioni sono raccolti in M. Merleau-Ponty, Rèsumès de cours. Collège de France
1952-1960, Gallimard, Paris 1968, tr. it. a cura di M. Carbone in M. Merleau-Ponty, Linguaggio
Storia Natura. Corsi al Collège de France, 1952-1961, Bompiani, Milano 1995.
4
In termini strettamente heideggeriani, usare una espressione come questa sarebbe quasi una
contraddizione, o quantomeno si commetterebbe un’imprecisione. Le opere del filosofo che seguono
la ‘Kehre’, infatti, usano la parola ‘filosofia’ quasi come sinonimo di ‘metafisica’ (principale
responsabile dell’odierno oblio dell’Essere), e ‘pensiero’ invece per denotare il modo autentico di cor-
rispondere alla chiamata dell’Essere da parte dell’uomo. Cfr. per esempio M. Heidegger, Brief über
den ‘Humanismus’ (1946), in Wegmarken, Klostermann Frankfurt am Main 1976, tr. it. Lettera
sull’‘Umanismo’ in Segnavia , tr. it. di F. Volpi , Adelphi, Milano 1987.
5
A questo proposito si vedano anche i cenni contenuti in M. Merleau-Ponty, La nature. Notes. Cours
du Collège de France, établi et annoté par D. Séglard , Seuil, Paris 1995, pp. 139 e sgg. ; tr. it. Di M.
Mazzocut-Mis e F. Sossi, La natura. Lezioni al Collège de France 1956-1960, ed. it. a cura di M.
Carbone, R. Cortina, Milano 1996, pp. 140 e sgg.
6
Per uno studio più particolareggiato di come la parola ‘crisi’ diventi sempre più ricorrente nella
filosofia tedesca dal post-kantismo in poi cfr. A. Marini, Psicologia, teoria della conoscenza e
ontologia in Dilthey, Husserl ed Heidegger, (dispensa del corso di Storia della Filosofia Moderna e
Contemporanea II, anno acc. 1986-1987). In tal senso il pensiero di Merleau-Ponty proseguirebbe il
solco tracciato da autori quali Dilthey, Husserl, Heidegger.
7
M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia?, op. cit. , p. 7.
9
ufficiale, versa in uno stato di decadenza
8
. Dall’altro lato si assiste all’espressione di
caratteri filosofici da parte di discipline quali la poesia, la musica, la pittura e la
psicoanalisi
9
. Tale decadenza della filosofia è comunque a suo avviso inessenziale:
non è affatto in pericolo la possibilità del pensiero filosofico in quanto tale. Piuttosto,
ha iniziato a dare segni di inadeguatezza, rispetto ai problemi dell’odierna esperienza
umana, una certa maniera di filosofare: quella secondo le categorie di sostanza,
soggetto-oggetto, causalità
10
. Questi sono i termini propri della tradizione moderna,
di ascendenza cartesiana in modo particolare, utilizzati per esprimere un rapporto tra
l’uomo e l’essere, concepito in ultima analisi come Vorstellung (rappresentazione) o
mero fronteggiamento tra i due.
È dunque tempo di “non-filosofia” quello in cui viviamo
11
. Siamo di fronte ad
“un’alternativa radicale: aut aut – o la morte del pensiero (…), oppure la sua
rinascita, in favore di una reminiscenza della sua origine, di un abbandono
dell’illusione che essa potesse definirsi come pensiero distaccato”
12
.
Nel momento in cui emerge in modo ineluttabile la crisi di questa
Weltanschauung moderna di stampo prevalentemente cartesiano, dicevamo che
cresce parallelamente in Merleau-Ponty l’interesse per quegli ambiti del sapere
tradizionalmente considerati non-filosofici. Loro merito – a suo avviso – è quello di
aver saputo riconoscere il mutamento avvenuto nel rapporto fra uomo e mondo
meglio di quanto abbia saputo fare la filosofia ‘ufficiale’.
8
Tra le espressioni usate per descrivere ciò cfr. ibidem, p. 6: “vuoto filosofico in cui siamo”.
9
A conferma di ciò riportiamo una frase dell’autore stesso ibidem, p. 28: “Dunque la pittura è una
sorta di filosofia” o anche: “La nostra non filosofia che è forse filosofia più profonda” a p. 143, o
ancora: “La psicologia è filosofia. La biologia è filosofia” a p. 57, o anche: “la riflessione psicologica
conduce alla riflessione filosofica. Non vi è che una psicologia completa, è la filosofia […]. Se
filosofia è la vera psicologia, la psicologia è una filosofia principiante” a p. 60 ed inoltre : “[…] la
biologia cosciente tende verso la filosofia” a p. 62 o infine: “Mediante il suo contatto con la profondità
delle cose, la biologia è quasi filosofia” a p. 142.
10
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 7.
11
M. Merleau-Ponty, ibidem, (“ I. Il nostro stato di non filosofia”).
12
M. Merleau-Ponty, ibidem, “Prefazione” di C. Lefort, p. XXV.
10
Ma non solo: esse hanno saputo trovare anche il modo di descriverlo, inaugurando
un linguaggio ed un atteggiamento maggiormente efficaci rispetto a quelli
tradizionali. Merleau-Ponty scorge perciò nell’approfondimento del rapporto con la
non-filosofia l’occasione per il pensiero di ricevere nuovo vigore. Apertura, questa,
che sancirebbe, egli ne è ben consapevole, lo schiudimento di un nuovo orizzonte, di
uno scenario mai indagato prima e che dunque necessiterebbe in sommo grado una
presa di coscienza filosofica. L’ontologia merleau-pontyana non esiterà a farsene
carico. È questa la via che il pensatore transalpino individua, infatti, nella speranza
che la filosofia possa rinascere come la “fenice” dalle proprie ceneri
13
,
reinterpretando così il proprio passato – che non è poi passato – di metafisica
14
.
Ma nello sforzo di adempiere al difficile compito che lo attende, Merleau-Ponty si
accorge di non compiere un tentativo del tutto isolato. Due altri filosofi
contemporanei hanno avvertito questa situazione, si son posti il problema di come la
filosofia possa misurarsi con lo stato di non filosofia imperante ed hanno saputo
anche elaborare originali proposte di potenziale riscatto: i tedeschi Edmund Husserl
(1859-1938) e Martin Heidegger (1889-1976).
13
E. Husserl, Die Krisis der europäischen Wissenshaften und die transzendentale Phänomenologie, a
cura di W. Biemel, Nijhoff, La Haye 1954 (Husserliana VI ), p. 348 , tr. it. di E. Filippini, La crisi
delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, ‘Avvertenza’ di E. Paci , ‘Introduzione’ di
W. Biemel , Il Saggiatore , Milano 1987, p. 358.
14
M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia?, op. cit. , p. 7.
11
All’analisi del loro pensiero è dedicata gran parte del corso del 1958-1959
intitolato “La filosofia oggi”. Noi lo seguiremo passo passo come filo conduttore per
gran parte del nostro lavoro
15
, dedicandone all’uno rispettivamente il primo ed
all’altro il secondo dei capitoli. In essi ci misureremo, dalle Ideen
16
a Essere e
tempo
17
, dalla Krisis
18
a Segnavia
19
, con le opere dei due che Merleau-Ponty
innanzitutto ebbe la possibilità di leggere
20
e che inoltre ritenne più significative.
Protagonista del terzo capitolo, invece, sarà proprio Maurice Merleau-Ponty (1908-
1961). Ivi ci concentreremo in modo particolare sui passaggi salienti che col tempo
hanno dato vita a quel pensiero che egli denomina a-filosofia
21
o intra-ontologia. E
lo faremo ripercorrendone passo passo i prodromi (La struttura del comportamento
22
e Fenomenologia della percezione
23
), gli sviluppi negli anni Cinquanta ed infine la
‘rotta’ più matura (soprattutto ne Il visibile e l’invisibile e nel saggio L’occhio e lo
spirito
24
). Costante interrogativo cui sottoporremo il pensiero dei tre autori sarà
quello sull’identità della filosofia. Ed è nella convinzione secondo cui un po’ tutta la
15
I contenuti di quelle lezioni sono in M. Merleau-Ponty Notes de cours 1959-1961, op. cit.
16
E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie, Erstes
Buch, Niemeyer, Halle/Saale 1913 (poi ripreso in Husserliana III, a cura di W. Biemel, Nijhoff, Den
Haag 1950); secondo volume (Zweites Buch) Ideen pubblicato postumo a cura di M. Biemel, Nijhoff,
Den Haag 1952 (Husserliana IV ); terzo volume, intitolato ‘Die Phänomenologie und die Fundamente
der Wissenschaften’, pubblicato nel 1952, a cura di W. Biemel; tr. it. a cura di E. Filippini, Torino,
Einaudi 1965, nuova ed. it. a cura di V. Costa, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia
fenomenologica, “Introduzione” di E. Franzini, 2 voll. , Einaudi, Torino 2002.
17
M. Heidegger, Sein und Zeit (Erste Hälfte, Jahrbuch für Phil. und phän. Forschung, in vol.,
Niemeyer, Halle 1927), Niemeyer, Tübingen 1957, tr. it. di Pietro Chiodi, Essere e tempo, UTET,
Torino 1969.
18
E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, op. cit.
19
M. Heidegger, Wegmarken, Klostermann Frankfurt a. M. 1976, tr. it. Lettera sull’‘Umanismo’ in
Segnavia , tr. it. di F. Volpi , Adelphi, Milano 1987.
20
Il fatto che il francese morì prima di Heidegger comporta il fatto che non tutte le sue opere potevano
essergli note, oltre al fatto che i tempi di pubblicazione di certe altre gli impedirono di fatto una
conoscenza nei minimi termini del pensiero di Heidegger. Non proprio la stessa cosa può essere detta
per il pensiero di Husserl, del quale Merleau-Ponty ebbe il privilegio di consultare alcuni manoscritti
inediti sin dalla fine degli anni Trenta.
21
M. Merleau-Ponty, Résumés de cours, Gallimard, Paris 1968, tr. it. Linguaggio, storia, natura, op.
cit. , “Filosofia e non filosofia dopo Hegel”, pp. 11-92.
22
M. Merleau-Ponty, La structure du comportement, datato 1938, PUF, Paris 1942, tr. it. G. D. Neri
La struttura del comportamento, Bompiani, Milano 1963.
23
M. Merleau-Ponty, Phénoménologie de la perception, Éditions Gallimard, Paris 1945; tr. it. di A.
Bonomi, Fenomenologia della percezione, Il Saggiatore, Milano 1965, 1980.
24
M. Merleau-Ponty, L’Œil e l’Esprit, Éditions Gallimard, Paris 1964; tr. it. di Anna Sordini:
L’occhio e lo spirito, SE, Milano 1989.
12
loro attività abbia come nota di sottofondo il tentativo di dare risposta a questa
domanda che scandaglieremo grossomodo la traiettoria evolutiva della filosofia di
ciascuno di essi.
Scrisse un giorno Merleau-Ponty: “Nessuno si è spinto più lontano di Proust nella
fissazione dei rapporti del visibile e dell’invisibile, nella descrizione di un’idea che
non è il contrario del sensibile, che ne è il risvolto, la profondità”
25
. Senza avere
l’intenzione di mettere a tema il debito del filosofo con lo scrittore francese, ci
impegneremo a mostrare che, quantomeno nella stessa misura, Merleau-Ponty,
rispetto all’indagine intorno all’essere, ha ben saputo percorrere la traccia segnata. E
lo ha fatto elaborando un pensiero “più rigoroso di quello concettuale”
26
. Non
meramente “teoretico né pratico”, né prettamente morale o estetico, esso si colloca
“prima di questa distinzione”: “rammemora (Andenken) l’essere e nient’altro”
27
e si
configura come un radicale, serio, “ritorno all’ontologia”
28
, o alle sorgenti della
metafisica, nel tentativo, però, “‘di esordire diversamente’”
29
.
Ma è giunto ora il momento di iniziare il nostro cammino. Ambita destinazione è
la risposta alla domanda su ‘che cos’è la filosofia?’.
25
M. Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile, op. cit. , p. 164.
26
M. Heidegger, Lettera sull’‘Umanismo’, op. cit. , p. 308.
27
M. Heidegger, ibidem, p. 309.
28
M. Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile, op. cit. , p. 183, nota di lavoro intitolata ‘Origine della
verità’, del Gennaio 1959.
29
M. Merleau-Ponty, ibidem, ‘Presentazione’ di M. Carbone, p. 12.
13
Capitolo primo
La luce e l’ombra del filosofo:
Edmund Husserl
nel pensiero di Maurice Merleau-Ponty
14
I. Considerazioni introduttive preliminari
Questo capitolo si propone di approfondire la parte delle Notes de cours 1959-
1961 dedicata al corso del 1958-1959, tenuto da Merleau-Ponty al Collège de France:
quello della filosofia oggi. Gli appunti di tale ciclo di lezioni fungeranno da sentiero
segnato nel corso del dipanarsi del nostro lavoro di questo primo capitolo su Husserl.
Essi ci sembrano infatti fornirne un’eccellente interpretazione, acuti nel far emergere
gli apporti che il filosofo tedesco offrì nel tentativo di dare una risposta alla domanda
intorno allo stato attuale della filosofia. Se dunque il primo dei due corsi contenuti
nelle Notes de cours 1959-1961 fungerà per noi da strada maestra, accadrà che
talvolta ci permetteremo di indugiare a sottolineare, approfondire o esplicitare
passaggi salienti della filosofia del tedesco, al fine di rendere più organica nella
presentazione e profonda nei contenuti l’esposizione da parte nostra della tematica.
Nostra persuasione è infatti quella secondo cui la domanda “che cos’è la
Filosofia?”
30
sia stata per Husserl un po’ come la nota di sottofondo di tutta la sua
speculazione o come il punto di fuga verso cui le sue molteplici direzioni di interesse
maturate negli anni trovano la loro più profonda unità. Cercheremo di mostrare ciò
soprattutto nel corso dell’analisi della matura produzione del filosofo tedesco, in cui
emergerà un armonico intreccio dei temi affrontati nella sua precedente riflessione. A
tal fine, abbiamo ritenuto conveniente attenerci fedelmente al percorso stesso operato
da Merleau-Ponty nel corso suddetto, effettuando un’interpretazione della filosofia
30
Cfr. M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia? Lezioni al Collège de France 1958-1959 e
1960-1961, edizione italiana e Introduzione di Mauro Carbone, Prefazione di Claude Lefort, Testo
stabilito da Stéphane Ménasé, traduzioni di Franco Paracchini e Andrea Pinotti, Raffaello Cortina
Editore, Milano 2003; p. 50. Avendo come titolo il corso universitario del 1958-59 da cui è stata
ricavata la parte delle Notes de cours 1959-1961 intitolata ‘La filosofia oggi’, è un po’ come se per
argomento ci fosse proprio tale domanda. La lettera maiuscola è fedelmente riportata.
15
del tedesco di carattere cronologico, che parte dalle Logische Untersuchungen
31
(1901-1902) e finisce con La crisi delle scienze europee e la fenomenologia
trascendentale
32
(1936, ma Husserl vi lavorò fino al 1937) e altri testi ad essa coevi.
Ci serviremo anche di opere del Merleau-Ponty maturo dedicate al pensiero del
maestro Husserl che presentano affinità tematiche: su tutte Le philosophe et son
ombre (1959), in cui si misura apertamente con la ricchezza del pensiero husserliano.
Ma entriamo in medias res. Il titolo che Merleau-Ponty attribuisce alla sezione
delle note di corso dedicata alla trattazione della filosofia di Husserl (ma altrettanto
per quella di Heidegger) è: “II. La filosofia di fronte a questa non filosofia”
33
. Egli
ritiene infatti che costoro siano stati i due pensatori contemporanei che più hanno
capito la situazione di crisi in cui versa la filosofia, sapendo inaugurare di contro
un’interessante azione di rinnovamento del pensiero filosofico stesso. Husserl dà a
questo suo tentativo il nome di fenomenologia. Su di essa egli poggia la propria
“ambizione, fin dall’inizio, di rifare una filosofia dopo lo psicologismo, lo
storicismo, il positivismo, che hanno seguito il crollo di Hegel”
34
. Convinzione di
Merleau-Ponty è che con Hegel sia cominciato “qualche cosa” di prezioso che è poi
proseguito con Marx, Kierkegaard, Nietzsche, Heidegger. Un modo di filosofare in
stretto legame con dimensioni quali l’“‘apparenza’, l’‘al di qua’, l’‘esistenza’, la
‘vita’, l’‘esperienza’”: in una parola “la non filosofia”
35
. Il sapere che per Merleau-
Ponty è in grado di farsi carico di questi ‘ambiti’ è detto a-filosofia. Egli scrive nel
corso del 1958-1959 “Filosofia e non filosofia dopo Hegel”: “La vera filosofia si fa
31
E. Husserl, Logische Untersuchungen, 2 Bde., Nijhoff, Den Haag 1900-1901; III ed. M. Niemeyer,
Halle 1922 da cui la tr. it. a cura di G. Piana, Ricerche logiche, 2 voll., Il Saggiatore, Milano 1968.
32
E. Husserl, Die Krisis der europäischen Wissenshaften und die transzendentale Phänomenologie, a
cura di W. Biemel, Nijhoff, La Haye 1954 (Husserliana VI ), tr. it. di E. Filippini, La crisi delle
scienze europee e la fenomenologia trascendentale, ‘Avvertenza’ di E. Paci , “Introduzione” di W.
Biemel , Il Saggiatore , Milano 1987.
33
M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia?, op. cit. , p. 37.
34
M. Merleau-Ponty, ibidem.
35
Cfr. M. Carbone, Il sensibile e l’eccedente. Mondo estetico, arte, pensiero, Guerini e Associati,
Milano 1996, p. 76.
16
beffe della filosofia, è a-filosofia”
36
. Hegel, a giudizio di Merleau-Ponty è colui che
ha inaugurato i momenti di “storia dell’a-filosofia”
37
, in modo particolare con
l’Einleitung alla Fenomenologia dello Spirito
38
, nella quale il filosofo teorizza
l’apparizione dell’Assoluto nel fenomeno
39
. Questa dunque la motivazione del
perché ritenere Hegel padre del pensiero a-filosofico.
Ma perché allora ‘crollo’ di Hegel? A giudizio del pensatore transalpino, suo
demerito è stato quello di aver rotto l’equilibrio raggiunto nella Fenomenologia,
dopo aver teorizzato l’Assoluto come Ineinander, facendo tornare la filosofia al
solito “Denken di sorvolo”. In tal modo Hegel si è fatto attrarre dall’ideale di un
sapere assoluto che, per Merleau-Ponty, mette profondamente in pericolo la
possibilità della filosofia votandola al silenzio
40
.
In conseguenza a tutto ciò, ora noi siamo in una difficile situazione di “vuoto
filosofico”: il “nostro tempo (…) è tempo di non filosofia”
41
. Così si esprime per
inciso in un’altra occasione Merleau-Ponty: “Nostro stato di non filosofia: la nostra
crisi
42
non è mai stata altrettanto radicale”
43
. In merito a ciò annota in un’occasione:
36
M. Merleau-Ponty, Résumés de cours. Collège de France 1952-1960, Gallimard, Paris 1968, pp.
142-143; tr. it. e cura di M. Carbone in M. Merleau-Ponty, Linguaggio, storia, natura, Bompiani,
Milano 1995; cfr. inoltre M. Carbone, Il sensibile e l’eccedente…, op. cit. , in cui si segnala il
riecheggiamento della frase di Pascal che dice: “Ridersela [se moquer] della filosofia significa
filosofare per davvero” (B. Pascal, Pensées, a cura di L. Brunschvicg, tr. it. di G. Auletta, Pensieri,
Paoline, Roma 1979, p. 151, frammento 4).
37
M. Merleau-Ponty, Linguaggio, storia, natura, op. cit. , p. 134.
38
M. Carbone, Il sensibile e l’eccedente…, op. cit. , p. 77: “(…) commento delle pagine della
Einleitung della Phänomenologie des Geistes”.
39
Un maggiore approfondimento della tematica si può trovare, oltre che nei due corsi del 1958-1959
troncati dalla morte improvvisa “Filosofia e non filosofia dopo Hegel” e “L’ontologia cartesiana e
l’ontologia d’oggi”, nel terzo e nel quinto capitolo di M. Carbone, Il sensibile e l’eccedente…, op. cit.
40
Tale tentazione Merleau-Ponty intravede anche in Heidegger, laddove in Brief über den
‘Humanismus’ (1946), p. 109; tr. it. Lettera sull’‘Umanismo’ in Segnavia, di F. Volpi, Adelphi,
Milano 1987, p. 273, quando egli scrive: “Prima di parlare, l’uomo deve prima lasciarsi reclamare
dall’essere, col pericolo che, sotto questo reclamo, egli abbia poco o raramente qualcosa da dire”. Cfr.
in proposito M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia?, op. cit. , pp. 120; inoltre a p. 123, nella
nota n° 459 si parla di “giusto silenzio”.
41
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 6. La nota n° 5 alla stessa pagina dice: “‘Vuoto’ filosofico dopo
Hegel. Qualche cosa è finita con lui. Dopo, la filosofia è messa in questione della filosofia,e messa in
questione confusa. [Per quanto riguarda in particolare queste valutazioni, cfr. anche M. Merleau-
Ponty, Linguaggio, storia, natura, op. cit. , p. 107]”.
42
Per uno studio più particolareggiato di come la parola ‘crisi’ diventi sempre più ricorrente nella
filosofia tedesca dal post-kantismo in poi cfr. A. Marini, Psicologia, teoria della conoscenza e
17
lo “stato dell’umanità in cui (noi) siamo” immersi, è “distruttore della filosofia nel
senso ordinario e classico”
44
. Pertanto da un lato essa, nella sua versione esplicita o
ufficiale, versa in uno stato di decadenza
45
, che si ripercuote in modo particolare
nella concezione corrente che i filosofi hanno dell’Essere. In merito a ciò, dice
fugacemente nel corso del 1958-1959: “Dopo Hegel: anti-filosofia, l’essere è un
‘vapore’ (Nietzsche) […]. Da Hegel in poi si è prodotto un appiattimento del mondo
(…) cioè il mondo [è considerato] senza rilievo, come specchio che non riflette più
nulla, superficie unica dei ‘fatti’, del misurabile e dell’indifferente”
46
. Tuttavia il
giudizio di Merleau-Ponty assume tinte meno fosche allorché ricorda: “La mia tesi:
questa crisi della filosofia è inessenziale”
47
; non è affatto in pericolo la possibilità del
pensiero filosofico in quanto tale. Potremmo sinteticamente affermare con C. Lefort:
“Merleau-Ponty, in accordo con i due filosofi [Husserl ed Heidegger], formul[a]
un’alternativa radicale: aut aut – o la morte del pensiero, quel pensiero che aveva
guadagnato, foss’anche al prezzo di uno smarrimento, la sua altezza nella filosofia,
oppure la sua rinascita, in favore di una reminiscenza della sua origine, di un
abbandono dell’illusione che essa potesse definirsi come pensiero distaccato”
48
.
In questo contesto Merleau-Ponty sostiene di assistere tuttavia all’espressione di
caratteri filosofici da parte di discipline quali la poesia, la musica, la pittura e la
psicoanalisi
49
. Passa a suo giudizio attraverso il rapporto con esse l’occasione per la
ontologia in Dilthey, Husserl ed Heidegger, (dispensa del corso di Storia della Filosofia Moderna e
Contemporanea II, Anni Acc. 1986-1987). In tal senso il pensiero di Merleau-Ponty proseguirebbe il
solco tracciato da autori quali Dilthey, Husserl, Heidegger.
43
M. Merleau-Ponty, Le visibile et l’invisible, testo stabilito da Claude Lefort, Éditions Gallimard,
Paris 1964, tr. it. di A. Bonomi, nuova edizione italiana a cura di M. Carbone, Il visibile e l’invisibile,
Studi Bompiani, Milano 1993, 1999, in “Note di lavoro”, ‘Origine della verità’, p. 183.
44
Cfr. M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia? , op. cit. , p. 7.
45
Tra le espressioni usate per descrivere ciò cfr. ibidem, p. 6 : “vuoto filosofico in cui siamo”.
46
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 116
47
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 7.
48
M. Merleau-Ponty, ibidem, ‘Prefazione’ di C. Lefort, p. XXV.
49
A conferma di ciò riportiamo una frase dell’autore stesso ibidem, p. 28: “Dunque la pittura è una
sorta di filosofia” o anche: “La nostra non-filosofia che è forse filosofia più profonda” a p. 143, o
ancora: “La psicologia è filosofia. La biologia è filosofia” a p. 57, o anche: “la riflessione psicologica
conduce alla riflessione filosofica. Non vi è che una psicologia completa, è la filosofia […]. Se
18
filosofia stessa di ricevere nuovo vigore, apertura della quale, tuttavia, Merleau-
Ponty è ben consapevole sancirebbe lo schiudimento di un nuovo orizzonte, di uno
scenario mai indagato prima, che chiama in sommo grado ad una presa di coscienza
filosofica. Attraverso questo percorso Merleau-Ponty tenta di organizzare la sua
“nuova ontologia”
50
, forte della convinzione che “da 100 anni, c’è un pensiero
fondamentale
51
che non è sempre ‘filosofia’ esplicita”
52
, il quale attende di essere
localizzato, approfondito e pensato. In virtù di questo all’inizio del corso del 1960-
1961 intitolato “L’ontologia cartesiana e l’ontologia d’oggi” il francese scrive: “[lo]
scopo di questo corso [è di] cercare di formulare filosoficamente la nostra ontologia
che rimane implicita, nell’aria”
53
, ed intende “perseguire questo scopo interrogando
la tradizione filosofica stessa. Anzi, una certa tradizione filosofica: Cartesio,
Husserl, Heidegger, ma anche gli autori di quella che chiamava ‘storia dell’a-
filosofia’
54
, a partire da Hegel per continuare con Marx, Kierkegaard, Nietzsche e
ancora Heidegger”
55
.
“Non esporre Heidegger, il vecchio e il nuovo, ma rilevare (…) quel che concerne
la nostra questione: [la] possibilità della filosofia”
56
, disse Merleau-Ponty nel 1958.
Crediamo che spirito non diverso animasse il pensatore transalpino allorché si
accinse ad indagare le tesi di Husserl, e la medesima prospettiva ci auguriamo di
tenere noi, ora che cominceremo ad addentrarci nel pensiero del filosofo di
Grossnitz.
filosofia è la vera psicologia, la psicologia è una filosofia principiante”, ibidem, p. 60 ed inoltre : “[…]
la biologia cosciente tende verso la filosofia”, ibidem, p. 62 o infine: “Mediante il suo contatto con la
profondità delle cose, la biologia è quasi filosofia” ibidem, p. 142.
50
M. Merleau-Ponty, ibidem, pp. 5-6.
51
La nota n° 3 di M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 149 dice: “Pensiero in cui, a giudizio di Merleau-
Ponty, trova espressione un rapporto fra l’uomo e l’Essere che la ‘«filosofia» esplicita’ non ha ancora
davvero pensato”.
52
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 149.
53
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 152.
54
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 134.
55
M. Merleau-Ponty, ibidem, ‘Introduzione’ di M. Carbone, p. XI.
56
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 63.
19
II. Il periodo delle Logische Untersuchungen
57
Una delle prime difficoltà che allo stato nascente la fenomenologia di Husserl
incontra, è quella di non avere un campo di indagine già pre-costituito
58
. Ciò di cui
sembra necessitare in sommo grado la situazione filosofica e generale attuale, è un
modo nuovo e radicale di trattare i problemi, intuizione che emerge in modo evidente
dal motto della fenomenologia: “Zu den Sachen selbst! ” (“Alle cose stesse! ”)
59
.
La prima opera che egli elabora, intitolata Philosophie der Arithmetik
60
, contiene
un’analisi dei concetti matematici nel tentativo di individuare i “principi psicologici
della logica”: suo scopo è “negare la semplicistica riduzione dell’un termine
all’altro”
61
. La seconda opera, sempre su questo rapporto, prende il nome invece di
Logische Untersuchungen
62
. Il modello che Husserl assume in vista della
formulazione del sapere cui aspira è quello “di cui le scienze matematiche hanno
dato l’esempio”
63
. Alcuni anni più tardi, il parere di Husserl muterà radicalmente: il
modo di pensare scientifico (specialmente il paradigma galileiano-cartesiano)
diventerà oggetto particolare di critica.
57
Il periodo in questione è importante nella formazione del pensiero husserliano in quanto, come si
dice in E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, nuova ed. it.
a cura di V. Costa, “Introduzione” di E. Franzini, 2 voll., Einaudi, Torino 2002; “Introduzione”, p.
XV, concetti quali “epochè, riduzione fenomenologica, sospensione del giudizio”, consistono nella
“principale acquisizione, in primo luogo terminologica, degli anni che conducono dalle Ricerche
logiche verso Idee I ”.
58
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 37: “Questa nuova filosofia appare all’inizio sotto forma di un
ambito, di temi di cui le scienze e la storia non parlano”.
59
M. Merleau-Ponty, ibidem.
60
E. Husserl, Philosophie der Arithmetik, C.E.M. Pfeffer, (R. Stricker), Halle/Saale 1891 (poi ripreso
in Husserliana XII, a cura di L. Eley, Nijhoff, Den Haag 1970); ed. it. a cura di G. Leghissa, Filosofia
dell’Aritmetica, Bompiani, Milano 2001.
61
Cfr. M. Dal Pra, Storia della filosofia, diretta da, F. Vallardi Società Editrice Libraria, Milano 1975-
78, vol. decimo, p. 175.
62
E. Husserl, Ricerche logiche, op. cit.
63
M. Merleau-Ponty, È possibile oggi la filosofia? , op. cit. , p. 38.
20
Nel primo stadio della sua filosofia Husserl adotta un “orientamento oggettivo”
64
:
il “senso dell’essere”
65
risiede nelle essenze, intese in termini di “strutture (…)
invarianti da mettere in evidenza tramite variazione eidetica”
66
. È pur vero che
Husserl non adotta mai una posizione “realista” o ‘platonistica’ nel senso corrente
del termine
67
: le essenze che cerca il fenomenologo sono sempre
imprescindibilmente collegate ad un’intenzionalità, ad una coscienza di…, che
risulta consistere nel rapporto spirituale di un soggetto concreto con il senso o con
l’essenza”
68
. E di ciò aveva già dato prova per Merleau-Ponty nelle Ricerche logiche.
Sin da questi primi anni di riflessione, emergono fattori della posizione filosofica
husserliana che eserciteranno una durevole influenza sul suo sviluppo fino alle sue
più mature direzioni. Scrive sempre Merleau-Ponty a commento dell’indirizzo
filosofico del maestro nel periodo delle Logische Untersuchungen: “La ricerca del
Wesen (es gehört zum wesen...) è esplicitazione di un’esperienza. Si tratta di una
‘fenomenologia’, cioè di esprimere l’essere così come lo si incontra effettivamente.
Per esempio il mondo, la cosa”, vengono tentativamente “definiti tramite il loro
modo di apparire”
69
. La frase suddetta non può non suonare nuova rispetto al modo
tradizionalmente usato di interpretare la filosofia di Husserl. Se solitamente la critica
è stata incline a leggere una svolta di carattere idealistico nelle Ideen (1913)
70
,
Merleau-Ponty lascia qui trasparire la sua convinzione che già l’opera di Husserl del
64
M. Merleau-Ponty, ibidem.
65
M. Merleau-Ponty, ibidem.
66
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 37.
67
M. Merleau-Ponty, ibidem, p. 38.
68
M. Merleau-Ponty, ibidem.
69
M. Merleau-Ponty, ibidem. La frase così continua: “cioè: 1) l’essenza esprime fatticità; 2) essa
esprime [il] rapporto con un soggetto concreto”.
70
Cfr. E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, op. cit. ,
‘Introduzione’ di E. Franzini, p. XII: “nel momento della sua pubblicazione, avvenuta nel 1913, (…)
questa Introduzione generale alla fenomenologia pura (come si legge nel sottotitolo) venne infatti
ritenuta una ‘svolta’ nel pensiero husserliano, punto d’avvio di quel percorso ‘idealistico’ che si
svilupperà poi negli anni di Friburgo, università in cui Husserl si trasferì nel 1916”.
21
1900-01 debba essere considerata in continuità con le successive
71
. Se di idealismo
tuttavia si può parlare, crediamo sia più suggestivo farlo, più che per la sua
componente di carattere ‘soggettivistico’
72
, per certe analogie con alcuni contenuti
dell’Einleitung della Fenomenologia dello Spirito di Hegel (vedi l’accostamento di
due piani tradizionalmente considerati separati se non ‘contrari’ come quello delle
essenze e quello dei fenomeni
73
).
Sin da queste prime battute due spunti ci sembrano particolarmente preziosi. Il
primo consiste nell’importanza riconosciuta da Husserl all’esperienza
74
, dimensione
che contraddistinguerà tutta la fenomenologia e che la pone distante da quel retaggio
di ascendenza cartesiana che diffida del livello fenomenico del reale. Il secondo nella
scelta del metodo descrittivo
75
, preferito a quello di carattere speculativo, capace di
attenersi meglio al livello empirico cui la fenomenologia mira.
71
Cfr. E. Husserl, ibidem, “Introduzione”, nota 2 p. XIII: “il concetto (…) di ‘svolta’ (…) non si
adatta al metodo ‘stratificato’ del lavoro di Husserl. Infatti, in tutta la sua opera, Husserl insiste sui
medesimi concetti, pur da angolature e con prospettive molto diverse. Si può dire che il suo pensiero,
in ogni opera, e spesso anche all’interno della medesima opera, è paradossalmente sempre identico a
se stesso e sempre nuovo”. Sempre su questa linea si colloca anche l’osservazione di Franzini ibidem,
p. XIV in cui sostiene che tra le Idee e le Ricerche logiche, Husserl “instaura[…] (…) un rapporto di
solida continuità tematica”, per quanto nemmeno Merleau-Ponty manchi “di osservare (…) il ‘punto
di svolta’ presente all’interno del primo volume di Idee” (ibidem, p. XII).
72
Per la scelta dell’attributo “soggettivistico” come peculiarità della corrente idealistica, ci rifacciamo
all’accezione romantica e, in modo particolare, alla definizione che Hegel dava del proprio quale
idealismo soggettivo o assoluto. Un simile accostamento, infatti, risulterebbe scorretto, per esempio,
per quanto riguarda la filosofia di Baruch Spinoza. Cfr. N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, Unione
Tipografico-Editrice Torinese, Torino 1980.
73
Per un maggiore approfondimento della tematica rimandiamo a M. Carbone, Il sensibile e
l’eccedente... , op. cit. , in modo particolare il capitolo terzo.
74
Esplicativo, anche per la sintetica visione d’insieme che dà dei passi della filosofia di Husserl, ci
sembra il seguente passo di V. Costa, E. Franzini, P. Spinicci, La fenomenologia, Einaudi, Torino
2002, p. 183 in cui si sottolinea come: “L’esperienza non è un caos, non è il regno dell’opinione
soggettiva, ma un campo in cui vivono regole a priori. Tuttavia, con ciò urtiamo anche nei limiti della
nostra analisi, che si muoveva per così dire su un terreno ‘solipsistico’, in cui gli altri non svolgevano
alcuna funzione nella costituzione di un mondo oggettivo. Ma è chiaro che se noi fossimo dei solus
ipse non potremmo mai raggiungere lo stadio del mondo oggettivo, perché non potremmo correggere,
per esempio, eventuali anomalie dei nostri organi di senso. Ed è per questo che, se da un lato le analisi
costitutive preparano la problematica del mondo della vita, dall’altro richiedono, ai fini della
costituzione di un mondo oggettivo, la presa in considerazione della costituzione intersoggettiva”.
75
E. Husserl, La crisi delle scienze europee… , op. cit. , p. 47: “semplicemente (…) rilevare, (…)
descrivere ciò che vedo”.