Introduzione
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1.2 - Comunità sostenibili ed ecovillaggi
Esistono sempre considerevoli discussioni a riguardo delle definizioni, e gli ecovillaggi non
costituiscono un’eccezione.
E’ stato scritto e discusso molto a proposito delle comunità sostenibili durante le ultime
decadi, sia a livello globale sia a livello locale, di seguito si riportano alcune delle definizioni
più comunemente usate.
• Una comunità sostenibile può essere sviluppata da due o più persone in una fattoria, in
un villaggio o in un borgo, in una città, una regione o uno stato. Un ecovillaggio è una
comunità sostenibile, ma non tutte le comunità sostenibili sono ecovillaggi.
• Una comunità intenzionale è fondamentalmente qualsiasi gruppo composto da due o più
persone adulte che decide di definirsi comunità.
Un ecovillaggio può essere (e solitamente lo è) una comunità intenzionale, ma
esistono molte comunità intenzionali che hanno poco o nulla a che fare con l’ecologia
e non si definiscono villaggi né, tanto meno, ecovillaggi.
• Co-abitazione è uno stile di vita di cooperazione che si è sviluppato in Danimarca,
combinando l’autonomia delle abitazioni private ai molteplici vantaggi della vita
comunitaria. Normalmente gli abitanti fondatori partecipano nella pianificazione e
nell’organizzazione della comunità in modo che questa risponda direttamente alle loro
esigenze. Possono, ma non devono necessariamente, essere ecologicamente orientati.
Spesso se la comunità si accresce, si considerano di conseguenza un ecovillaggio.
• Un villaggio è definito da Costantinos A. Doxiadis (1968) come un agglomerato
abitativo composto dai 40 ai 1.500 abitanti. Al suo interno possono esistere uno o più
quartieri, almeno un negozio alimentare, un sistema di produzione di cibo e di beni
per l’auto-sostentamento e per la loro esportazione fuori dai suoi confini. Queste
caratteristiche variano da paese a paese e, all’interno dello stesso paese, da cultura
locale a cultura locale. Definendolo in maniera molto generale è una via di mezzo tra
un casale e una cittadina e, normalmente, dispone di un consiglio decisionale o di un
piccolo governo della comunità (Grindheim and Kennedy, 1999).
• Un ecovillaggio è una comunità intenzionale e/o sostenibile, che può essere inserito in
un’area rurale, urbana o sub-urbana. E’ formato da un certo numero di membri ed è
provvisto di un corpo decisionale. Non ha una dimensione definita, ma generalmente
la sua popolazione varia tra le 50 e le 3000 persone (secondo le definizioni
menzionate durante la Eco-village and Sustainable Community Conference tenutasi a
Findhorn, in Scozia, nel 1995). Ha tutto l’aspetto di una comunità intenzionale, di un
villaggio o di una co-abitazione, come descritto precedentemente, ed ha le
caratteristiche di un progetto ecologico ed olistico come ultimo obiettivo, anche se
può non aver ancora raggiunto del tutto la fase finale.
La RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici) riconosce come ecovillaggi le realtà costituite da
almeno cinque persone adulte che si ispirano a criteri di sostenibilità ecologica, spirituale,
socioculturale ed economica, intendendo per sostenibilità l’attitudine di un gruppo umano a
soddisfare i propri bisogni senza ridurre, ma anzi migliorando, le prospettive delle generazioni
future
(Olivares, 2003).
Introduzione
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La RIVE aderisce al GEN – Global Ecovillage Network – (rete globale degli ecovillaggi) che
collega fra loro le esperienze più significative di insediamenti umani sostenibili in tutto il
mondo.
Lo stesso GEN dà una definizione più sintetica e concisa di ecovillaggio : “ una comunità,
rurale o urbana, di persone che si impegnano a integrare un ambiente sociale di sostegno
attraverso uno stile di vita a basso impatto”
(definizione sul sito: www.gen.ecovillage.org).
Per raggiungere questo impegno le persone coinvolte in un progetto di ecovillaggio utilizzano
pratiche quali bioedilizia, design ecologico, Permacoltura, produzione biologica, energie
alternative, edifici comunitari ecologici, ecc.
In Italia, per fare un esempio, gran parte degli ecovillaggi coinvolgono oggi poche decine di
persone. In questo si differenziano dalle più popolose comunità ottocentesche, di ispirazione
religiosa o utopica e sono più vicini alle comuni degli anni ’60-’70. Gli attuali ecovillaggi
rappresentano spesso la maturazione del più vasto movimento di allora. Questo è evidente
soprattutto all’estero, dove le esperienze più importanti – The Farm in America, Findhorn in
Inghilterra, Cristal Waters in Australia e Auroville in India – affondano le proprie radici in
quegli anni appassionanti e di fermento.
In Irlanda, tuttora, non esistono ecovillaggi. “The Village”, l’ecovillaggio in fase di
realizzazione, analizzato in questo studio, risulta essere l’unico progetto attualmente in corso
nella Repubblica Irlandese.
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1.3 - Le tre dimensioni dell’ecovillaggio
Tutti gli ecovillaggi esistenti al mondo, sono stati costruiti variando la combinazione di tre
fondamentali dimensioni:
• Ecologia
• Comunità (la dimensione sociale)
• Cultura e spiritualità
Attualmente esistono tante tipologie di ecovillaggi quanti sono gli stessi ecovillaggi. Ognuno
ha raggiunto un individuale livello di sviluppo e riflette la particolare creatività ed ispirazione
dei suoi creatori ed abitanti. Nonostante alcuni ecovillaggi siano stati fondati più di venti anni
fa, e stiano dimostrando di essere perfetti esperimenti e modelli di vita sostenibile, altri stanno
cominciando ad emergere soltanto ora.
Nel passato molti ecovillaggi sono stati considerati come insediamenti marginali e idealistici,
nel corso degli anni hanno però aumentato la loro influenza dando vita a una “corrente
principale degli ecovillaggi”. Tale iniziativa integra i principi dell’ecovillaggio con i suoi stili di
vita e le principali aspettative: semplice ed efficiente architettura, combinazioni di case private
e in affitto, attrezzature private e in condivisione, inclusione di giardini individuali e comuni,
diverse esperienze e percorsi di vita, diverse occupazioni lavorative e presenza di tutte le età
generazionali.
Questi ecovillaggi danno vita al loro interno a una grande “diversità”, sia nella composizione
sociale che nella messa a fuoco degli impegni individuali, e nel grado di partecipazione
all’interno della vita della comunità.
La dimensione ecologica degli ecovillaggi evidenzia la connessione tra le persone e la Terra: il
suolo, l’acqua, l’aria, le piante e gli animali. Essa varia all’interno di un’intenzione
esplicitamente espressa di risparmiare energia, riciclare i rifiuti sensibilizzando il maggior
numero di persone in questo impegno, diminuire il proprio impatto ambientale, utilizzare
impianti naturali di trattamento delle acque, utilizzare programmi di rimboschimento,
utilizzare i principi della Permacoltura, coltivare e acquistare prodotti biologici e locali,
costruire edifici ecologici con prodotti naturali e locali, esercitare attività economiche e
professioni nel settore ambientale, analizzare il ciclo di vita dei prodotti utilizzati
nell’ecovillaggio, proteggere e favorire la biodiversità, salvaguardare aree naturali protette.
La dimensione sociale degli ecovillaggi si riferisce al desiderio delle persone di voler spendere
maggior tempo assieme e creare un ambiente adatto dove ognuno può prosperare sia come
individuo libero sia come parte di un gruppo. Gli ecovillaggi sono piccoli a sufficienza
affinché ognuno si possa sentire arricchito nel vivere al loro interno. Nel mondo occidentale,
all’interno dell’assordante rumore dell’ambiente industriale, delle megastrutture politiche e
della sovra comunicazione, la voce dell’individuo spesso non viene ascoltata. In un
ecovillaggio, tale voce è forte e chiara. Le persone sono in grado di partecipare alle decisioni
che influiscono nella loro vita personale e in quella dell’intera comunità, il tutto in completa
spontaneità, trasparenza e sincerità.
Per i bambini, gli ecovillaggi sono ambienti pieni di cure e amore, dove possono partecipare
anche alle attività quotidiane come il giardinaggio sviluppare la fantasia e la creatività con
semplici lavori di artigianato che li aiuta a crescere e a sentirsi parte integrata nella comunità.
Allo stesso tempo questo permette loro di cimentarsi in incarichi che sviluppano le loro
abilità attraverso esperienze pratiche.
Generalmente gli ecovillaggi sono in grado di promuovere un equilibrio tra la propria libertà
personale e le proprie responsabilità nei confronti degli altri, formando persone libere in
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grado di apprendere, di identificare e di soddisfare le proprie necessità personali tanto quanto
quelle della società in cui vivono.
Le basi economiche di un ecovillaggio sono spesso pensate per offrire un supporto sociale
alla vita famigliare riducendo le esigenze finanziarie e permettendo nello stesso tempo un
cambiamento dello stile di vita.
Attraverso l’integrazione dei principi culturali e spirituali, molti ecovillaggi hanno permesso la
rinascita delle tradizioni culturali di tutto il mondo e il ritorno a un modo di vivere dove
l’armonia tra tutti gli esseri viventi è il principio della vita giornaliera e la Terra è la colonna
portante della vita.
Gli ecovillaggi incorporano un senso di unità con il mondo naturale. Promuovono il
riconoscimento della vita umana e dello stesso Pianeta come parte di un più grande cosmo.
Anche se alcuni ecovillaggi scelgono una via spirituale ben definita, molti non promuovono le
pratiche spirituali.
Ad ogni modo, osservando i cicli naturali, salvaguardando l’ambiente e rispettando tutti gli
esseri viventi in esso presenti, tendono a mantenere, ricreare o a trovare nuove espressioni
culturali delle connessioni umane con la natura e l’universo.
In diversi ecovillaggi viene enfatizzata la creatività e l’arte in generale come espressione di
unità e di interrelazione con l’universo.
Mentre nell’emisfero settentrionale gli ecovillaggi sono per la maggior parte un intenzionale
ritorno alla natura, in quanto tentano di ricostruire le comunità dalle basi partendo dalle loro
priorità (ecologiche, sociali e/o culturali-spirituali), nell’emisfero meridionale dal 50 al 75%
della popolazione vive ancora in villaggi dove il tessuto sociale, culturale e spirituale, rimane
intatto ma la maggioranza degli abitanti sopravvive ancora con una economia di sussistenza.
In questo caso il concetto di ecovillaggio, in alternativa al crescente esodo causato
dell’inserimento della monocoltura, prevede la realizzazione di reti di villaggi.
Qui alcuni governi (per esempio in Sri Lanka, Senegal, Burkina Faso, India, ecc.) stanno
tentando di integrare progressivamente i principi degli ecovillaggi nelle strutture dei
tradizionali villaggi, per raggiungere una forma di sviluppo basato sul villaggio sostenibile che
sia in grado di soddisfare le esigenze basilari delle popolazioni attraverso le risorse locali e di
adattarsi alle richieste più moderne della domanda del mercato (Jackson and Svensson, 2002).
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1.4 - Economia di un ecovillaggio
Può un ecovillaggio avere la sua propria economia tanto quanto la sua vita comunitaria?
Se consideriamo i villaggi del passato, è sempre esistita un’economia locale: con il suo fabbro,
panettiere, contadino, selvicoltore, ecc..
Gli ecovillaggi, come processo di sviluppo della comunità, generalmente si danno uno stile di
vita meno consumistico di quello sviluppato nelle città, ma per potersi sostenere
finanziariamente devono pur sempre dotarsi di un sistema che produca un buon livello di
autonomia economica.
In molti degli ecovillaggi che sono sopravissuti nel corso degli anni, i loro abitanti hanno
creato con successo diverse attività di guadagno vicino a casa e nello stesso tempo la loro
propensione verso una vita più semplice ha permesso di contenere le esigenze e di ridurre
alcune spese liberando tempo ed energia per esplorare nuove vie per l’auto-sostentamento.
La parziale autosufficienza nella produzione di cibo locale e di energia, associata con una
forte rete di interrelazioni comuni, provvede a un senso di sicurezza e di coraggio per gli
individui e le comunità nel tentare di cambiare localmente le regole dell’economia
convenzionale. In alcuni casi una comunità ne appoggia un’altra nel suo decollo verso
iniziative rischiose supportando i suoi iniziatori nelle prime e più difficili fasi.
Per ogni ecovillaggio comunque risulta opportuno pianificare lo sviluppo delle proprie attività
locali, in modo da essere realistici relativamente alle possibilità, esperienze e capacità dei
gruppi che lo compongono. E’ necessario inoltre prevedere una struttura temporale per lo
sviluppo delle attività e delle possibili entrate finanziarie, e determinare la proporzione tra i
residenti che dovrebbero lavorare fuori dall’insediamento e quanti al suo interno.
Guy Dauncey, vincitore del premio ”Nautilus” al New York Book Expo 2002, ha studiato e
analizzato per diversi anni le economie locali, riassumendo le impressioni nei suoi libri.
Dauncey propone di cominciare a progettare un ecovillaggio pianificando le sue attività
economiche per riuscire così a coinvolgere alcune imprese nelle iniziative da sviluppare.
Nuovi progetti, infatti, potrebbero esser in grado di attrarre gli opportuni investitori in modo
da creare le basi e la motivazione necessaria per dare effettivamente inizio al progetto
(Jackson and Svensson, 2002).
Il design di un ecovillaggio e dei suoi edifici ecologici, la consultazione in discipline come la
Permacoltura, le energie rinnovabili o il trattamento delle acque, sono competenze che
vengono acquisite e migliorate nel corso della costruzione di un ecovillaggio. Gli anni di
sperimentazione, di analisi e di possibili errori contribuiscono a costituire l’opportuna
conoscenza che si sviluppa attraverso l’esperienza, la ricerca e l’educazione che sono le basi
per dar vita a un’economia locale.
Gli ecovillaggi di Crystal Waters (Australia), Lebensgarten (Germania), Findhorn (Scozia),
Torri Superiore (Liguria) e l’Ecovillage Training Center di The Farm (USA) insegnano e
praticano consultazione in “ecovillage design”.
Auroville (India), The Farm, Crystal Waters, Findhorn, Dyssekilde (Danimarca), Snabegaard
(Danimarca) e Hertha (Danimarca) sono specializzati in bioedilizia mentre Auroville, CAT
(Regno Unito) e Folkcenter (Danimarca) lavorano intensivamente con le energie rinnovabili.
L’educazione è probabilmente la più diffusa e rapida attività economica che possa crescere
all’interno di un ecovillaggio. Molti ecovillaggi stanno insegnando o hanno le capacità per
insegnare le discipline sopra citate. Il coordinamento tra ecovillaggi in quest’area è probabile
possa dare una grande spinta allo sviluppo dell’educazione come attività professionale.
Corsi di Permacoltura e di progettazione di ecovillaggi possono essere eccellenti chiavi
introduttive alla vita dell’ecovillaggio ed è facile trovarli in diversi di questi insediamenti.
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Questi risultano essere anche validi strumenti per architetti di giardini e paesaggio, agricoltori,
pianificatori urbanistici o altre persone interessate nei metodi di coltivazione ecologica.
I principi dei “Living and Learning Centers” (centri di vita e apprendimento) sono oramai
utilizzati frequentemente per strutturare la pedagogia e il contenuto all’educazione
dell’ecovillaggio. Sia nell’emisfero meridionale che settentrionale molti ecovillaggi richiamano
un gran numero di studenti che vogliono apprendere la pratica e la sperimentazione di
discipline ambientali ed ecologiche, come a Lebensgarten, Cristiania, Dyssekilde (Torup) e
Huehuecoyolt (Messico), attraverso specifici laboratori.
L’educazione può a sua volta essere legata al turismo. Organizzando vacanze-lavoro, che
impegnano i visitatori a eseguire attività per poter apprendere direttamente sul campo quello
che già conoscono in teoria (es. aiutare nella costruzione di edifici). Anche una breve
permanenza in un ecovillaggio può essere una forma di esperienza educativa, dove i visitatori
si immergono nella vita della comunità. Il segretariato del Gen Europe in Italia ha dato vita a
un progetto di turismo attraverso gli ecovillaggi chiamato Ecovillage Travels 2001.
Questo servizio si presta ad essere allargato globalmente includendo tutti gli ecovillaggi che
hanno raggiunto le competenze e la capacità di ricevere turisti con la presenza di edifici per gli
ospiti, sistemi sanitari e attrezzatura per la cucina. Auroville ha un gran primato in questo
campo, con un continuo flusso turistico negli ostelli, ristoranti, negozi e bar. Esiste addirittura
un centro per prenotazioni e una banca, dove i visitatori possono lasciare i loro soldi e
ricevere speciali “crediti” da poter spendere in acquisti vari all’interno dell’ecovillaggio.
Anche se è un campo difficile, la produzione di cibo è in grado di assicurare dei proventi.
Nonostante le difficoltà, alcune comunità sono riuscite a trovare il giusto equilibrio tra
autosufficienza e produzione commerciale. L’ecovillaggio di Svanholm, in Danimarca,
assicura una buona rendita alla comunità grazie alla produzione locale di ortaggi venduti
nell’area di Copenhagen. A Damanhur, in Piemonte, si producono vini e formaggi e Crystal
Waters, in Australia, ha da poco installato l’attrezzatura necessaria per la produzione del
formaggio locale. Munach in Danimarca ha un bellissimo giardino di erbe per la produzione
di infusi e te.
A The Farm, in USA, il gruppo “The Mushroom People” si è specializzato nella produzione
di una grande quantità di specie di funghi per il mercato locale.
Olii essenziali, erbe medicinali e altre categorie di prodotti per la salute vengono regolarmente
venduti a Findhorn, in Scozia, Associacion Gaia in Argentina, Torup (Danimarca),
Lebensgarten, Auroville, Crystal Waters e Damanhur.
Spesso gli ecovillaggi introducono i servizi di salute e benessere all’interno delle loro attività
contribuendo a garantire delle entrate. Alcuni degli ecovillaggi che hanno sviluppato questi
aspetti sono Gesundheit Institute (Western medicine and alternative healthcare), Findhorn,
Dyssekilde (Torup), Crystal Waters e Damanhur.
In altre realtà, grazie al supporto dei fondi dei governi, è possibile creare dei piccoli centri in
grado di accogliere persone con problemi di handicap o mentali.
Ceramica, pittura, teatro e altre forme di espressione artistica fanno spesso parte dello stile di
vita degli ecovillaggi e alcuni dei prodotti possono essere venduti ai visitatori e nei negozi
locali (in alcuni casi anche esportati, come accade a Sarvodaya, un ecovillaggio dello Sri
Lanka). Talvolta tali attività fanno parte dello stesso programma educativo fornito
dall’ecovillaggio.
Damanhur produce ceramica, vetro gioielleria e scialli fati a mano. Twin Oaks in Virginia,
USA, produce amache e mobili che costituiscono la gran parte dei loro guadagni. Auroville è
famoso per il suo artigianato. The Farm vende gioielli in stile celtico, borse di canapa e
prodotti ecosolidali provenienti dal Sud America.
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Alcuni ecovillaggi producono CD musicali, film, video e libri di foto, articoli di grafica. La
maggior parte degli ecovillaggi sopra citati è coinvolto in questo tipo di attività. Findhorn
Foundation ha pubblicato i suoi stessi libri per molti anni, come avviene anche al Centre for
Alternative Technology in Wales e al Folkcenter in Thy. Sarvodaya ha il suo personale ufficio
per la stampa che serve sia clienti esterni che interni.
Molti dei prodotti che vengono creati negli ecovillaggi vengono venduti al loro interno
utilizzando la rete tra loro costituita. Il negozio Phoenix a Findhorn offre libri, CD,
videocassette, cibo biologico, medicine naturali, e artigianato. Damanhur dispone di una rete
di negozi attraverso cui vende cibo biologico e artigianato.
The Farm e Auroville hanno cataloghi funzionali per ordinazione via internet. Il catalogo on
line del centro CAT, per esempio, ha avuto particolare successo, con un guadagno annuale di
400.000 sterline.
Molte attività economiche oggi localizzate all’interno di particolari ecovillaggi sono limitate a
progetti specifici. Gli ecovillaggi potrebbero trarre grandi benefici dalla reciproca
cooperazione e dagli scambi, rafforzando un po’ ovunque la loro economia. I nuovi mezzi di
comunicazione, ancora una volta, possono avere un grande ruolo nel successo degli
ecovillaggi e nella possibile espansione di un loro mercato.
Anche le attività legate a internet, che sono indipendenti da dove vengono svolte, risultano
essere adatte ad insediarsi bene in un ecovillaggio. La percentuale dei lavori svolti da casa,
negli ultimi anni, è cresciuta enormemente in quanto le aziende che propongono queste
occupazioni sono sempre più numerose. Se si vive in un ecovillaggio, quando si lavora nella
propria abitazione, non si è isolati (come invece accade in città). Durante il lavoro giornaliero
si è in grado di interagire con altre persone e non è difficile trovare l’ispirazione per la propria
professione o attività all’interno di una comunità sostenibile. Inoltre nei periodi di grande
attività è anche possibile trovare occupazione per altri residenti del villaggio a seconda delle
specifiche competenze.
L’ecovillaggio, come dimostrato dalle esperienze sviluppatesi nel mondo, non è una realtà
fine a se stessa, riservata solo ai suoi abitanti, ma un centro di riferimento, sperimentazione e
ricerca che si integra con la società moderna per dar vita a un sistema più sostenibile che
assicuri una migliore qualità di vita.
La maggior parte delle persone che vivono in un eco-villaggio crede nella cooperazione e nell’
auto-appagamento.
Dare un supporto o ancor di più vivere in un progetto ecologico riflette perfettamente questo
desiderio. Non è solo una buona azione ma è partecipare a uno sforzo per creare un
insediamento sostenibile, per dar vita a una comunità autosufficiente, per dar vita, appunto, a
un ecovillaggio e, in tal modo, per costruire le basi per una società migliore.
Il progetto “The Village”
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CAPITOLO 2 - IL PROGETTO “THE VILLAGE”
2.1. - La storia di “The Village”
I membri fondatori di “The Village” si conoscono nell’ottobre del 1997 a Clones, Irlanda,
durante un incontro tra singoli individui e piccole comunità che da vita all’Irish Eco-Village
Information Network, la rete di comunicazione irlandese degli ecovillagi.
Nel settembre del 1999 viene creata la Sustainable Projects Ireland Ltd (SPIL) sotto il nome
ufficiale di “The Village”, riconoscendola come società di capitali a responsabilità limitata.
Nell’ ottobre del 1999 viene pubblicato un primo prospetto informativo e durante i successivi sei
mesi la piccola comunità organizza una campagna di incontri pubblici per coinvolgere nuovi
possibili membri.
Nel giugno del 2000 vengono acquistati i primi 25 diritti di proprietà virtuali per 900 euro a
nucleo famigliare; la quota poi aumenterà con il tempo. Nel 2001 viene definito il “Memorandum
& Articles of Association”, una specie di regolamento dell’associazione che riflette il carattere
democratico dell’organizzazione nel quale i membri stabiliscono di delineare una strategia
preliminare che prenderà il nome di “Environmental Charter” (successivamente il “The Village
Ecological Charter”). La struttura sociale interna prevede un sistema lavorativo di collaborazione e
di contribuzione comunitaria, inoltre si giunge all’accordo di utilizzare un sistema decisionale
basato sul consenso comune.
Nel 2002, dopo una lunga ricerca e una attenta valutazione di oltre 40 possibili aree, viene
identificato il sito appropriato. Allo stesso tempo si decide di espandere il numero dei membri
della comunità. Nell’ aprile del 2003 la SPIL riesce a conseguire i diritti per l’acquisto della
proprietà di un terreno agricolo di 67 acri (27,114 ettari) a Cloughjordan, nella contea di
Tipperary, dopo aver ottenuto il permesso di pianificazione. Dal 2003 ad oggi si è lavorato senza
interruzione alla progettazione di “The Village”, che grazie alla collaborazione di tutti i suoi
membri, del SEI (Sustainable Energy Ireland) e di altri partners, tra i quali la pubblica
amministrazione locale stessa, è diventato uno dei più grandi progetti di ecovillaggio in Europa.
I membri di “The Village” hanno acquisito la chiara consapevolezza di voler vivere in maniera
sostenibile nella comunità e con l’ambiente. L’obiettivo dell’organizzazione è dimostrare che
quando la ricerca moderna viene associata alla tecnologia nel campo dello sviluppo sostenibile, ad
una scala appropriata, è possibile realizzare un insediamento che includa le necessarie strutture
sociali ed energetiche, con i mezzi e le iniziative culturali che sono opportuni per lo sviluppo di
una comunità sostenibile a lungo termine. In un secondo momento l’insediamento potrà essere
studiato, monitorato e replicato in un contesto di politica nazionale ed internazionale per lo
sviluppo sostenibile.
Il progetto “The Village”
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2.2 - Obiettivi: lo Statuto Ecologico
Il principale obbiettivo del progetto “The Village” è la creazione e lo sviluppo di un villaggio
ecologico in Irlanda. Il villaggio rappresenterà un modello di vita sostenibile per il XXI°
secolo e servirà come risorsa comune per l’educazione e la ricerca e come fonte di servizi e di
molteplici iniziative.
L’organizzazione dimostrerà la possibilità di creare una comunità socialmente,
economicamente ed ecologicamente autosufficiente e promuoverà le sue attività e i risultati
delle sue ricerche attraverso programmi educativi sviluppati dalla comunità e attraverso
numerose vie di comunicazione.
Gli ulteriori scopi dell’organizzazione sono indirizzati al conseguimento di:
1. minimizzare l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo;
2. dimostrare un nuovo approccio al recupero rurale;
3. massimizzare le potenzialità per l’autosufficienza, sia internamente che esternamente
al villaggio, attraverso sistemi di agevolazione nella creazione di lavoro sostenibile e
locale;
4. provvedere alle necessità culturali, artistiche e non-materiali dei residenti del villaggio
e delle comunità limitrofe.
Il progetto prevede la realizzazione di un insediamento adiacente all’esistente villaggio di
Cloughjordan. “The Village” propone uno sviluppo a gestione comunitaria, comprendendo
nella sua pianificazione unità abitative, edifici e infrastrutture per la comunità, spazi per
attività lavorative, un centro per l’educazione, un centro per la pianificazione, servizi di
accoglienza, punti di vendita al dettaglio.
Il 13 agosto 2003 è stato approvato dai membri dell’organizzazione il “The Village Ecological
Charter”, che costituisce una specie di statuto ecologico della comunità di “The Village”.
The Ecological Charter è un documento che stabilisce le linee guida per lo sviluppo del
progetto e che si propone di continuare a regolare tutte le sue future attività.
Esso stabilisce dei chiari obbiettivi che permettono di assistere i membri della comunità nella
decisione di come devono costruire le loro abitazioni e in che modo devono interagire nello
sviluppo complessivo del villaggio.
L’Ecological Charter definisce le modalità attraverso cui la comunità deve gestire i terreni e le
infrastrutture in comune, in modo da ridurre al minimo l’impatto del progetto sull’ambiente,
promuovendo così uno sviluppo sostenibile.
Tutte le abitazioni, gli edifici pubblici e le attività devono rispettare le linee guida definite
nell’Ecological Charter che costituiscono, al tempo stesso, le condizioni essenziali per poter
aderire all’organizzazione diventandone membri (SPIL, 2003a).